Anche Bruno Tamanini, nato il 24 settembre 1921, fu colpito da una raffica di mitra al capo mentre si trovava in un posto di blocco sopra il ponte di Valle Salici, in località San Giorgio. La vicenda umana di questo partigiano, che apparteneva al battaglione "Boatto", è particolarmente significativa poiché - fuggito dalla prigionia dei tedeschi - trovò la morte combattendo per la liberazione di un paese che non era quello che gli aveva dato i natali. Bruno Tamanini era un giovane di Borgo Valsugana - in provincia di Trento - che, arruolatosi nei carabinieri nel 1940, allo scoppio della guerra era stato mandato in Grecia, dove nell'ottobre del 1943, fu fatto prigioniero dalle truppe tedesche e dalle stesse internato in Germania. Ricoverato all'ospedale di Klagenfurt (Carinzia) per malattia, fuggì nel giugno 1944. Dopo essersi rifugiato per un certo periodo in campagna e a casa, partì per destinazione ignota, fino all'arrivo a San Stino, dove si aggregò alle formazioni partigiane locali con il nome di battaglia "Giulio Valica". Quest'ultimo fu il nome con cui tenne la corrispondenza con la sua famiglia fino al 25 marzo 1945.
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