L'albero delle pantofole
C'era una volta un popolo chiamato Senzamaiscarpe. Il capo di questo popolo era il signore Consemprescarpe. Lui era l'unica persona a possedere e a indossare delle scarpe. Il problema era che quelle scarpe erano scomodissime, in quanto erano fatte di legno.
Tutta la popolazione protestava, ogni giorno, per il fatto che avevano continuamente vesciche e calli sotto i piedi. Il signor Consemprescarpe diceva sempre: "le mie scarpe non sono fatte per voi, sono troppo costose e non se ne possono costruire di altre perché in zona è rimasto solo un albero, l'albero senzafrutto".
Un giorno, stanco di sentirsi dire sempre le stesse cose, un uomo di nome Tonino disse: "sì, è vero che l'albero non produce frutti, ma produce dei fiori, quando arriva primavera è davvero petaloso!".
L'albero, che negli ultimi secoli, non aveva mai ricevuto complimenti, cominciò a produrre dei frutti davvero strani.
Consemprescarpe si domandò sorpreso: " ma cosa sono questi strani frutti? Mi sono sempre chiesto che tipo di albero fosse l'albero senzafrutto... non ho idea di cosa siano questi frutti, ma sicuramente Aquilastanca lo sa."
Aquilastanca, portato davanti all'albero dai frutti misteriosi, svenne. Si rianimò solo dopo tre giorni, ma poi risvenne. Questa volta si rianimò dopo tre minuti, quattro secondi e ottanta millesimi di secondo e poi...risvenne. Anche Consenzascarpe svenne vedendo Aquilastanca svenire ripetutamente." Ah ah ah", che risata si fecero i Senzamaiscarpe. Poi rianimatosi anche il capo Aquilastanca disse: " quello strano frutto dell'albero senzafrutto, dalla chioma petalosa in primavera, si chiama pantofola". Poi aggiunse "non so se avete capito quello che io ho capito, capendo anche voi avete capito per chi non ha capito. Io ho capito anche se non molto, voi dovete aver capito perché altrimenti non capisco cosa non avete capito. Capito?"
E tutto il popolo, dopo una smorfia, disse: "Noi abbiamo capito quello che tu hai e non hai capito".
Un bambino di quattro anni, di nome Giorgio disse all'albero: "Oh albelo, dai fioli petaloti e bellittimi, mi puoi legalale due pantofoline pel me, pel la mia tolellina e per i miei genitoli?".
L'albero lusingato fece otto belle pantofole per il bambino e quest'ultimo corse e l'abbracciò.
Così tutta la popolazione dei Senzamaiscarpe diventò pantofoluta (con pantofole calde e comode) in inverno e infraditute (con infradito fresche) d'estate.
Tutti erano felici tranne il capotribù Consemprescarpe che non riusciva a togliersi le sue scarpe di legno e quindi...vissero tutti (o quasi) felici e contenti.
Alessia Zago IA
Parigi
Gino, un simpatico dodicenne, andò a scuola e quel giorno il Prof. Itterol diede ai ragazzi il modulo di iscrizione alla visita di Notre Dame, prevista per il giorno dopo.
L'indomani i ragazzi arrivarono a destinazione in autobus. Entrarono in chiesa. Appena entrò a Gino parve di vedere con la coda dell'occhio delle gargoyles muoversi, ma non ci badò.
Ad un certo punto sentì che degli artigli gelidi lo afferravano per le spalle, Gino si girò e in quel momento una gargoyle lo prese e lo portò sulla guglia più alta di Notre Dame.
Appena raggiunta la guglia Gino provò a tirare un pugno alla gargoyle, ma essendo di pietra si spaccò la mano e cacciò un urlo.
La gargoyle chiese a Gino: "perché mi hai tirato un pugno? Io voglio solo fare amicizia con te...come ti chiami?"
Gino rispose: "scusami, non avevo capito le tue intenzioni. Io mi chiamo Gino e tu?"
La gargoyle rispose: "io mi chiamo Ciottolone III, Il Duro, re della Germania"
Gino: "della Germania?"
Ciottolone:" sì della Sassonia"
Gino: "Ahah Ok...ti posso fare una foto?"
Ciottolone: "certo!"
Gino scattò la foto e disse: "Questa va dritta su Instagram"
Ciottolone: "Nooo! La gente potrebbe spaventarsi nel vedermi !"
Gino: "Giusto, scusa! Ti va di venire un po' a casa mia?".
I due volarono a casa di Gino, poi rientrarono giusto in tempo per prendere l'autobus di ritorno a scuola.
Da quel giorno i due diventarono grandi amici.
Alessandroenrico Tobia Slepoi IA
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