Oggi siamo andati all'Istituto Statale di Istruzione Superiore "L. da Vinci" di Portogruaro, per partecipare a un mondo di energia.
Dopo una presentazione sull'attività e una riflessione su quanta energia ci serve e dove la prendiamo, ci siamo divisi in tre gruppi e abbiamo fatto alternativamente tre laboratori: cantiere, fisica e LENSeS (sulle energie rinnovabili), con i Professori Colloredo Giovanni Paolo, Furlanis Gabriele e Tonello Moreno.
Sarà ovvio per tutti, ma bisogna lo stesso ricordarlo: tutto ha bisogno di energia.
E tutta l'energia di cui ci serviamo dipende direttamente o indirettamente da un'unica fonte, il Sole.
Noi abbiamo una fame vorace di energia e ne divoriamo in quantità sempre crescenti man mano che aumentano il grado tecnologico e il livello di vita che conduciamo.
A cosa serve tutta questa energia?
Il 31% dell'energia mondiale va nei trasporti,
il 29% nei consumi residenziali,
il 22% nell'industria,
il 18% per generare altra energia.
Inutile negarlo, nel nostro sistema le fonti non rinnovabili la fanno ancora da padrone:
l'80% dell'energia, consumata nel mondo, deriva dal petrolio, carbone e gas,
il 15% dalle rinnovabili e
il 5% dal nucleare.
Il problema delle fonti non rinnovabili è che non chiudono i cicli. Significa che, al contrario della natura che invece chiude tutti i suoi cicli, cioè restituisce al sistema pianeta tutto ciò che gli sottrae, gli uomini non solo consumano risorse che non si ricreano ma, facendolo, producono rifiuti non riassorbibili dall'ecosistema.
Un esempio tipico di ciclo non chiuso è quello del petrolio, che è il risultato di milioni di anni di decomposizione di microrganismi e altra materia organica: estrarlo e consumarlo non solo richiede un enorme consumo di energia, ma produce materiale di scarto (gas inquinanti e a effetto serra). Una volta usato, il petrolio non si può ricreare (se non in tempi geologici), così il ciclo è interrotto, il sistema non è più in equilibrio e quindi non può sostenersi a lungo. Al contrario la legna bruciando produce la stessa quantità di anidride carbonica che produrrebbe se fosse lasciata a decomporsi nei boschi, anidride che viene riassorbita attraverso la fotosintesi da nuove piante.
Un esempio tipico di ciclo non chiuso è quello del petrolio, che è il risultato di milioni di anni di decomposizione di microrganismi e altra materia organica: estrarlo e consumarlo non solo richiede un enorme consumo di energia, ma produce materiale di scarto (gas inquinanti e a effetto serra). Una volta usato, il petrolio non si può ricreare (se non in tempi geologici), così il ciclo è interrotto, il sistema non è più in equilibrio e quindi non può sostenersi a lungo. Al contrario la legna bruciando produce la stessa quantità di anidride carbonica che produrrebbe se fosse lasciata a decomporsi nei boschi, anidride che viene riassorbita attraverso la fotosintesi da nuove piante.
Dobbiamo dunque pensarci!
Lo sviluppo sostenibile è l'unica strada percorribile, preso atto che non è possibile tornare indietro di tre secoli.
IIIAL-IIIBL
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