sabato 4 maggio 2019

La figura di Giorgio Romiati

“la palude è sempre apparsa nei secoli simbolo di morte. Per noi agricoltori ha però conservato l’insuperabile fascino delle sue attrattive, dell’immensità dei suoi orizzonti, dello splendore delle sue albe e dei suoi fiammeggianti tramonti, dello stesso scatenarsi incontenibile delle bufere, delle stupende e commoventi manifestazioni biologiche tra gli specchi d’acqua e i canneti brulicanti di selvaggina e guizzanti di pesci. Fascino vivificato e accresciuto in quest’ultimo sessantennio nell'ancor maggiore attrattiva della bonifica nelle sue alte prospettive di redenzione umana e di sviluppo agricolo…”

Parole di Giorgio Romiati (dal libro “il fiume Livenza” di Giuseppe Marson)



Nominato cavaliere del lavoro nel 1952 per il settore Agricoltura, Giorgio Romiati era nato a Padova nel 1876 dove è stato sepolto dopo la morte avvenuta nel 1967.
Dopo gli studi di medicina, nel 1897 egli assunse la direzione della Azienda agricola di San Giorgio, 3000 ettari completamente paludosi, alla foce del Livenza, che bonificò.
Durante il primo conflitto mondiale alternò il servizio medico in prima linea con audaci azioni belliche. Nel corso del secondo, invece, fu alla direzione dell’Ospedale militare di Pordenone, dove salvò dalla deportazione molti soldati e ufficiali. Apportò inoltre la sua competenza in numerose amministrazioni e istituzioni.
Dopo la prima guerra mondiale riprese, con i fratelli, l’attività interrotta e la estese a tutta la proprietà. Si dedicò intensamente ai consorzi di Bonifica del Basso Piave.
L’intero comprensorio fu così dotato, oltre che di modernissimi impianti di prosciugamento, di strade, linee elettriche, impianti di irrigazione, impianti sanitari…
Benemerita fu la sua azione contro la malaria. All'opera di bonifica associò la difesa boschiva e il riscatto sociale dei contadini. Per tutto ciò ricevette dall'Università di Padova la laurea honoris causa in scienze agrarie.

Il XX secolo è anche per Caorle il secolo delle grandi guerre. In particolare si infiamma la vita lagunare dopo la disfatta di Caporetto, diventando territorio strategico per il fronte che combatteva sul Piave. Nell'ultima offensiva del 1918 anche i caorlotti si fecero onore, tanto che il cittadino Giorgio Romiati fondò l’associazione Giovane Italia, insignita della medaglia d’argento al valor militare dopo la vittoria del 4 novembre.
Non a caso una delle sezioni del Battaglione San Marco si chiamava proprio “Battaglione Caorle” e, insieme col Battaglione Bafile, ebbe un ruolo importante nella battaglia di liberazione sul Piave.

Durante il secondo conflitto grave fu il peso dell’occupazione tedesca, che arrivò a minacciare di allargare, per motivi strategici, tutto il litorale per una profondità di 10 chilometri; l’allarme rientrò inaspettatamente e ancor oggi i caorlotti, a memoria di un voto emesso il 2 gennaio 1944, attribuiscono il merito di ciò all'intercessione della loro Madonnina del Mare.

 dal testo "Se magnea tuti da na padea - Mangiavamo tutti da un'unica pentola : storie di vita contadina tra le foci di Piave e Livenza intorno alla metà del Novecento" di Andreetta Dino

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