New York 2014, ore 23.30.
Stavo seduto sulla mia poltrona rossa davanti al caminetto, quando il telefono squillò. Alzai la cornetta (sì, noi investigatori abbiamo anche un telefono fisso, capite, per fare più scena) e risposi:
“Pronto? Sono il signor Fox, investigatore privato”
“Buonasera, signor Fox, sono Margaret Davies” mi salutò una voce debole, ma amichevole:
“Scusi l’orario, ma volevo contattarla per un furto. Vede, ieri sera era il compleanno di mio figlio, e quindi l’abbiamo festeggiato nella mia villa. Questa mattina mi sono svegliata e non ho più trovato la mia preziosa collana con diamanti, rubini, smeraldi e zaffiri.”
“Doveva valere una fortuna!” la interruppi.
“Ovviamente, ma per me non aveva solo un valore oggettivo, ma anche affettivo: me l’aveva regalata mio marito Jonathan, deceduto otto anni fa”.
“Quindi vorrebbe che io la ritrovassi?”
“Certo, se per lei va bene”.
“Raduni tutti gli ospiti che c’erano ieri sera: sto arrivando.” Abbassai la cornetta, mi misi un giubbotto e partii.
Arrivato davanti al cancello suonai il campanello. Al citofono mi rispose la stessa signora che mi aveva telefonato: “Chi è?”
“Sono il signor Fox”
“Entri pure”.
Il cancello si aprì. Una stretta stradina conduceva ad un'enorme villa che sorgeva su una collinetta.
Percorsa la stradina, bussai alla porta della villa. Mi accolse una vecchietta che dimostrava circa novant’anni. Indossava una vestaglia a fiori, portava occhiali tondi e aveva capelli grigi raccolti con buffi bigodini rosa.
“La signora Davies, presumo” dissi appena entrai in casa.
“Certo” rispose lei.
Mi tolsi il capotto, mentre la signora Davies mi accompagnava in cucina. Attorno al tavolo, vidi una decina di persone agitate che parlavano tra di loro. Pensai fossero i parenti e gli amici invitati alla festa: c’erano i due figli di Margaret con le loro mogli, i nipoti, la sorella, alcuni amici e la donna delle pulizie.
Li interrogai uno per uno, riuscendo a ricostruire gli avvenimenti della sera precedente: avevano mangiato, ballato e, verso mezzanotte, gli ospiti avevano iniziato a tornare alle proprie abitazioni.
Tutti si incolpavano a vicenda, ma molti sospettavano di David, il nipote della signora Davies. La stessa Margaret dubitava del nipote, visto che quella mattina si era comprato una nuova Ferrari, ma David aveva un alibi di ferro: era a Dubai per lavoro da qualche settimana.
Dopo di che andai ad ispezionare la camera da letto della signora Davies, visto che era proprio lì che custodiva la sua collana. Trovai, per terra, uno straccio e lo mostrai alla signora Davies. Mi disse che apparteneva a Samantha, la donna delle pulizie e che, probabilmente, le era caduto mentre puliva la stanza. Cercai meglio e trovai un capello lungo e castano sul piedistallo su cui era custodita la collana. Pensai appartenesse al ladro e, per questo, lo feci analizzare da un amico che lavorava nella scientifica. Dopo circa venti minuti arrivò un riscontro: apparteneva ad una certa Kate Sullivan. Chiesi a Margaret se conosceva qualcuno con quel nome e lei, stupita, disse che era la moglie di suo figlio (cinquantenne). Stavo per uscire, quando sentii un gradevole, ma insolito profumo nell’aria. Non avevo mai sentito quello specifico profumo, ma riuscii a capire che apparteneva ad una linea di profumi, Nature&Co, che vendeva mia sorella Sarah.
Salutai la signora Davies e mi diressi verso casa mia.
Il giorno dopo andai a casa di Kate per farle alcune domande.
Bussai alla porta e mi aprì una ragazza di circa sedici anni, con i capelli biondi ed un vestito azzurro. Le mostrai il mio distintivo e le dissi che volevo parlare con Kate Sullivan.
Lei mi fece accomodare e chiamò sua madre, una signora di circa quarant’anni con i capelli castani e gli occhi verdi, che indossava maglietta e pantaloni grigi.
Mentre l’aspettavo sentii nell’aria lo stesso profumo che mi aveva incuriosito a casa della signora Davies.
Parlando con Kate, capii che era molto affascinata dalla collana, ma, appena le dissi del capello, scattò subito sulla difensiva. Molto sospetto, ma non avevo tante prove. Perciò, deluso ma motivato, tornai a casa mia e pensai, pensai e pensai, ma senza risultati. Il giorno dopo tornai a casa Davies, sulla scena del crimine. Riflettei sulle prove trovate: un capello, il profumo e, anche se non importante, lo straccio. Tutte riconducevano a Kate. Mancava solo un pezzo del puzzle: in che modo avrebbe potuto rubare la collana? Era stata sempre insieme al marito la sera della festa.
Così si creò un'idea dentro la mia testa, corsi subito nella camera di Margaret, e lì trovai la donna delle pulizie intenta a cancellare le prove! Restai a bocca aperta; questo era uno dei più gravi reati nel mondo del crimine: occultare le prove ostacolando le indagini! La bloccai subito e la arrestai.
Interrogandola, crollò rivelando tutto: era molto invidiosa di quella collana e quindi, la sera della festa, la rubò.
Venne messa in prigione e, il giorno dopo, venne ritrovata la collana.
La signora Davies mi ringraziò moltissimo, ma io le dissi che non era stata un’impresa difficile.
Tornai a casa e continuai quello che avevo lasciato a metà: accesi il caminetto, mi sedetti sulla mia poltrona rossa, aprii il mio libro e cominciai a leggere.
Tommaso Vio IIBL
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