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mercoledì 3 aprile 2019

Emozioni: cotta e decotta


Caro lettore,
ci rivediamo di nuovo, eh? Sì, è vero, ti ho trascurato per un bel po' però da oggi ti scriverò più volte in vista degli esami.
Oggi non ti racconterò della mia più grande nostalgia o di un'avventura emozionante che mi è capitata: oggi ti racconterò (oh, non ci posso credere che lo sto per dire veramente) della mia prima cotta adolescenziale. Ti ho sorpreso eh? Beh, neanche io me lo sarei mai aspettata, soprattutto da me: ormoni, mi avete fatto proprio un brutto scherzo! Va beh, incominciamo.
Il momento in cui è avvenuto il fatidico bagliore (ma che bagliore! La luce di un faro!) è stato quando abbiamo fatto il concerto del coro in I media: non so come, non so cosa, non so perché ma puff! Il mio cuore ha incominciato a correre come un cavallo impazzito e sentivo la faccia surriscaldarsi: stavo arrossendo, già mi vedevo. Lui stava salendo le scale per accedere al palco del teatro con molta difficoltà in quanto si era appena operato a un ginocchio e lì è scattata la scintilla, si è acceso il fiammifero, si è appiccato l'incendio: lì il mio cervello ha fatto un passo falso. Comunque per il resto della sera l'ho aiutato e poi, durante l'estate, gli mandavo dei messaggi per chiedergli come andava. Non facevo altro che pensare a lui (bleh), ma immagino che questo accada a tutte (e a tutti).
Ma chi è questo ragazzo? Non ti preoccupare, dopo questa descrizione capirai subito, ma non rivelerò il suo nome: motivi di Privacy.
Una lunga coda di capelli lunghi e ben curati si appoggiava delicatamente sulla sua schiena; aveva degli occhi scuri e profondi e un corpo da rugbista. Basta, hai già capito chi è, non continuerò soltanto per mettermi in ulteriore ridicolo. Guarda! La mia dignità has left the game! Comunque, ai tempi, mi sembrava un modello ammaliante e super-bellissimo, anche se con lui non ci si poteva intendere: in I mi stava molto (molto, molto, molto, troppo) antipatico, non faceva altro che prendermi in giro e cercava spesso di mettermi sotto cattiva luce, invitando anche altre persone a chiamarmi con il soprannome che aveva inventato per me, ovvero “Smolliccio”. Ma la cosa peggiore era che lo incontravo dappertutto e lui mi accusava di seguirlo: assurdo! In II comunque il nostro rapporto era nel limbo: non eravamo stra-amici ma nemmeno ci odiavamo a morte.
Dopo un po' di tempo che mi piaceva mi sono abituata e sembrava tutto ok, finché quel fatidico venerdì di marzo una mia compagna di classe rivelò a tutti la mia cotta: lo urlò proprio ai quattro venti e ovviamente un altro che ne era molto amico glielo ha urlato direttamente in faccia, così, tanto per essermi d'aiuto. Non riuscivo a crederci: per il resto della giornata l'ho interrogato su quello che era successo, sulla sua reazione, credevo in una cosa che non si sarebbe mai avverata. Ah, la gioventù...
Mentre uscivamo da scuola, il mio compagno di classe è andato a chiedergli se io gli piacevo ma quando è ritornato mi ha detto le seguenti parole: “Selma, ti ha bidonato: ha detto che sei brutta come la fame”. Ero incredula (aspetta, aspetta, adesso arrivano i sentimenti), allibita, sconcertata: sentivo le lacrime pizzicarmi gli occhi ma cosa potevo fare? Mettermi a piangere in mezzo al cortile? No, signora, no! Continuavo a rimuginare su queste parole, provavo un misto di rabbia, tristezza e vergogna: vergogna perché mi ero fatta trasportare da fantasie e sentimenti inutili e superficiali a dispetto di una semplice simpatia.
Comunque, alla fine, non abbiamo mai affrontato questo argomento e ne sono felice. Spero vivamente che questa esperienza non si ripeta più: innamorarsi ti dà soltanto false aspettative, soprattutto a questa età dove non riusciamo a capire cosa sia veramente questo sentimento che chiamiamo amore. Comunque tu fai quello che vuoi: questi sono soltanto miei pensieri.
Selma

Selma Matilde Ahmed III C

Racconto autobiografico: la mia prima cotta





Beh, prima poi accade a tutti quella sensazione strana in cui ti batte il cuore incontrollabilmente, arrossisci e tutto ciò che ti sembrava sbagliato ora diventa perfettamente perfetto quando incontri una determinata persona. Insomma, la prima cotta.
La mia prima e vera cotta l’ho avuta nell'estate tra la seconda e la terza media durante un camp d’inglese. Prima d’allora lo conoscevo solo di vista o per lo più me lo ricordavo soltanto com'era all'asilo.
Il primo giorno, arrivata a scuola insieme alla mia amica, appena l’ho visto ho pensato fra me e me: “Uhh, ma quanto è carino questo; non me lo ricordavo così”. Durante la giornata abbiamo cominciato a parlare, fino a quel punto era tutto ok, o -meglio- non avevo alcun problema a parlare e a stare con lui. Insomma per me era carino ma lo vedevo semplicemente come un amico.
Nei giorni seguenti la storia si è complicata un po’: insomma tra di noi c’era un po’ d’imbarazzo, veramente non riuscivo più a parlare a dire una sola parola in sua presenza per paura di sbagliare. Credetemi, è una cosa molto strana da parte mia considerando il fatto che non so mai stare zitta, inoltre per la prima volta avevo le farfalle nello stomaco, ma non ero poi così sicura che mi piacesse. 
Poi i miei amici mi hanno fatto notare che lui con me era diverso che con le altre ragazze: era più gentile, carino e anche lui si limitava a dire le solite cose per paura di sbagliare. Inoltre mi hanno confermato che gli piacevo e che anche io mi comportavo in un modo completamente differente dal mio solito dimostrando che provavo qualcosa per lui. Mi sembrava tutto così strano: insomma, fino a due giorni prima manco ci calcolavamo, sono bastati pochi giorni e ci siamo follemente innamorati l’una dell’altro? Capite anche voi che c’era qualcosa che non andava, la mia testa in quei giorni pensava a tantissime cose l’una dopo l’altra senza un filo logico, ma solamente un parola continuava a rimanermi impressa credo che abbiate capito a che parola mi riferisco: …… eh, volevate sapere come si chiama? E invece no, mi dispiace.
Ormai avevo la conferma su tutto: mi ero INNAMORATA di lui, ogni suo difetto ora era semplicemente una cosa fantastica, veramente lo vedevo perfetto in ogni cosa anche se ero consapevole del fatto che la perfezione non esiste, ma in quel momento non me ne importava.
Da quando lo capii il mondo appariva meraviglioso, per la prima volta io ero nel posto giusto al momento giusto con la persona che desideravo di più. L’unica cosa che volevo era stare con lui, perché mi faceva stare bene e a mio agio. 
La ciliegina sulla torta accade il 13 luglio mentre ero a mangiare una pizza con una mia amica, ci stavamo scrivendo ed ad un certo punto mi squilla il telefono. Era proprio lui, in quella frazione di secondo prima che gli rispondessi speravo che mi dicesse quella frase che ogni teen spera di sentirsi dire dal ragazzo che le piace. E fu proprio così. Lascio a voi immaginare la frase e la mia reazione. Dico solo che mi sono messa ad urlare e a saltare in mezzo al ristorante dalla gioia; ripensandoci adesso voglio solo sprofondare dall'imbarazzo. 
Devo dire che questa esperienza è stata molto bella e diversa dalle altre perché per la prima volta avevo capito cosa significasse avere le farfalle nello stomaco a causa di un ragazzo. Anche se alla fine la nostra storia non si è conclusa nel migliore dei modi -forse anche per il fatto che ci conoscevamo appena- mi rimane un bel ricordo che spero di non perdere e che sicuramente mi ha fatto ragionare e maturare. 

anonima05