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venerdì 10 febbraio 2023

Consiglio di lettura per il Giorno del Ricordo

Nel 1945, quando suo padre scompare, inghiottito nelle spaventose voragini carsiche, Egea è solo una bambina. Ancora non sa che a breve inizierà la sua vita di esule, che la costringerà a lasciare la sua terra e ad affrontare un futuro incerto, prima in Sardegna, poi a Bolzano, accudita da una zia che l'amerà come una figlia. La geografia del cuore di Egea Haffner avrà però sempre i colori, gli odori e i suoni di Pola, la sua città. Ed è una geografia che custodisce la sua storia personale, ma è anche parte della nostra vicenda nazionale: nella sua memoria si riflette il dramma di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo di istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra. Il suo racconto tiene accesa la luce della memoria e si fa simbolo della storia di chiunque ancora oggi sia costretto a lasciare la propria casa.

lunedì 7 febbraio 2022

10 febbraio, giorno del ricordo: in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo istriano, fiumano e dalmata

Al Porto Vecchio di Trieste c’è un “luogo della memoria”: il Magazzino n. 18. Una sedia, accatastata insieme a molte altre, porta un nome, una sigla, un numero e la scritta “Servizio Esodo”, simile la catalogazione per armadi, materassi, letti, stoviglie, fotografie, giocattoli e altri oggetti ancora. Beni comuni di tante vite interrotte dalla Storia e dall’Esodo: con il Trattato di Pace del 1947 l’Italia cedette vasti territori del confine orientale alla  Jugoslavia. Circa 300 mila persone scelsero di lasciare la loro terra natale.


Magazzino 18 è anche il titolo di un musical scritto da Simone Cristicchi, che racconta proprio l'esodo istriano, fiumano e dalmata.

Se volete vedere lo spettacolo cliccate sopra l'immagine del Magazzino 18.

mercoledì 10 febbraio 2021

Giorno del ricordo a Trieste

Oggi, 10 febbraio, in occasione del Giorno del Ricordo, "siamo andati " a Trieste.
Attraverso filmati, testimonianze, racconti e visite guidate al Monumento Nazionale di Basovizza e al Magazzino 18, abbiamo conosciuto un po' meglio la triste storia dell’esodo degli istriani, giuliani e dalmati.
Per saperne di più cliccate sulla foto.





venerdì 7 febbraio 2020

Emergenza profughi dell'esodo istriano-fiumano-dalmata


In Italia l'emergenza profughi (circa 283.000 persone) viene superata nel corso degli anni cinquanta. Il governo assume numerosi provvedimenti a favore degli esuli. Fra questi, un imponente piano di costruzioni la cui realizzazione viene affidata principalmente all'Opera per l'assistenza ai profughi giuliani e dalmati. Vengono così realizzati più di 7000 alloggi popolari distribuiti in 39 province, oltre a convitti e case di riposo.
In alcune città vengono costruiti veri e propri quartieri destinati agli esuli (Roma, Alessandria, Torino, Bari, Carpi...) che offrono finalmente un alloggio dignitoso a chi prima era ospitato nei campi profughi. Inoltre, i nuovi quartieri consentono agli istriani di rimanere vicini e di conservare meglio la loro identità.
Soprattutto, il "miracolo economico", che si manifesta fra gli anni cinquanta e sessanta, offre agli esuli nuove opportunità di lavoro e prospettive di vita, facilitandone l'integrazione. Sotto il profilo sociale, questa avviene abbastanza rapidamente, mentre rimane viva la ferita della memoria.



mercoledì 5 febbraio 2020

Il confine orientale italiano dal 1941 al 1954


Nel 1941, dopo l'attacco tedesco, italiano e bulgaro alla Jugoslavia, il confine orientale italiano si espande fino a comprendere la Slovenia meridionale, l'entroterra di Fiume e la Dalmazia. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, il crollo del nuovo confine imperiale travolge anche le terre annesse dopo la Grande Guerra. I tedeschi raccolgono tutte le province a cavallo della frontiera in una Zona di Operazioni Litorale Adriatico.
Nel maggio 1945 la maggior parte della Venezia Giulia, con tutta l'Istria, viene sottoposta all'occupazione jugoslava. Il Trattato di pace assegna alla Jugoslavia Zara, Fiume e quasi tutta l'Istria. La parte nord-occidentale della penisola dovrebbe entrare a far parte del Territorio Libero di Trieste, ma rimane invece sotto occupazione jugoslava. 
Il Trattato di Pace prevedeva il diritto, per gli abitanti di madrelingua italiana dei territori passati sotto la sovranità jugoslava, di optare per la cittadinanza italiana e di trasferirsi in Italia con i loro beni mobili.
Tra il 1948 e il 1951 quasi tutti optarono per l'Italia. Le ragioni erano sia economiche che politiche.
Il regime distingueva tra italiani "onesti e buoni", cioè disposti a mobilitarsi in favore della Jugoslavia e del comunismo, e "residui del fascismo", cioè tutti gli altri. Questi ultimi subivano angherie di ogni sorta, vedevano negati valori e costumi e impedita ogni espressione di italianità. Di conseguenza, le comunità italiane si convinsero che nella Jugoslavia comunista mantenere la loro identità era impossibile e scelsero il rischio dell'esodo.
Capitò, in massa, prima a Pola poi agli abitanti della Zona B, del previsto, ma mai costituito, Territorio Libero di Trieste.
Il Memorandum di Londra del 1954 assegnò di fatto Trieste all'Italia e il resto (Zona B) alla Jugoslavia.

martedì 4 febbraio 2020

Cosa sono le foibe?



Le foibe sono inghiottitoi naturali tipici dei terreni carsici, che sono stati utilizzati per far scomparire i corpi di parte delle vittime delle stragi di italiani compiute nella Venezia Giulia nell'autunno del 1943 e nella primavera del 1945. Di solito però il termine viene usato nel suo significato simbolico, come sinonimo di quelle stragi.
Nel 1943 l'epicentro delle stragi è l'Istria, nel 1945 Trieste e Gorizia, in misura minore Pola e Fiume. In entrambi i casi il territorio è occupato dal movimento di liberazione jugoslavo o dalle autorità del nuovo stato comunista jugoslavo, responsabili delle violenze.
Sia nel 1943 che nel 1945 i partigiani jugoslavi estendono alla Venezia Giulia le pratiche di lotta già sperimentate nel corso della guerra di liberazione jugoslava, che è anche guerra civile e rivoluzione. Ovunque vengono creati i "poteri popolari" e si procede all'"epurazione dei nemici del popolo". Come tali vengono considerati quanti rappresentano i potere italiano: quadri del partito fascista, esponenti delle istituzioni, notabili, professionisti, figure eminenti delle comunità italiane, ma anche familiari dei ricercati e vittime di rancori personali.
In Istria, nel 1943 gli arrestati vengono concentrati in alcune località, sottoposti a giudizio sommario, in genere condannati a morte e poi fucilati collettivamente, spesso sull'orlo delle voragini. I corpi vengono precipitati nelle cavità naturali (foibe) o artificiali (miniere) oppure anche dispersi in mare. 
Nel 1945 l'elenco dei "nemici del popolo" si estende ancora, fino a comprendere sia chi ha collaborato con i tedeschi, sia gli esponenti dei comitati di liberazione italiani, che hanno combattuto contro i tedeschi ma sono contrari all'annessione della regione alla Jugoslavia, sia anche gli esponenti del movimento autonomista fiumano, antifascista e antiannessionista.
In tutta la Venezia Giulia gli arrestati sono più di 10.000. Alcuni vengono uccisi subito, altri inviati nei campi di prigionia, dove la mortalità è altissima. Alcune migliaia non fanno ritorno.

Per capirne un po' di più consigliamo la visita al Museo della Civiltà Istriana, Fiumana e Dalmata di Trieste