C’era una volta una bambina alla quale dissero che non contava niente. Viveva tra le montagne del Guatemala, ma lei e i suoi familiari dovevano lavorare nelle valli raccogliendo i chicchi di caffè. I proprietari delle piantagioni li facevano faticare e li picchiavano se non erano abbastanza veloci nella raccolta. I lavoratori erano trattati come schiavi e pagati pochissimo. “La tua vita non vale un sacco di chicchi” le dicevano i suoi capi. “Mi chiamo Rigoberta” replicava lei, “e la mia vita vale quanto la vostra”.
Rigoberta era fiera della sua gente e della sua cultura. I Maya del Guatemala potevano far risalire la loro storia fino ai tempi molto antichi. Avevano avuto una civiltà splendida e ricca. Ma poi erano stati ridotti in povertà, e ormai venivano malmenati e addirittura uccisi dai soldati se solo osavano protestare.
Rigoberta cominciò a lottare per far avere al suo popolo condizioni migliori e uguali diritti. Organizzò scioperi e dimostrazioni. Anche se non sapeva leggere o scrivere, parlava con una tale convinzione che sempre più guatemaltechi aderirono alla sua causa. Molti vennero portati via e uccisi, compresi i genitori e il fratello di Rigoberta. Il governo tentò di farla tacere e i proprietari cercarono di piegarla ma nessuno riuscì a sconfiggere il suo spirito indomito. Lei continuò a raccontare la sua storia: non perché era la sua ma perché era la storia delle popolazioni indigene oppresse di tutto il mondo.
Rigoberta ha svolto un ruolo importante nel porre fine alla guerra civile in Guatemala. Per questo, e per aver passato la vita a sostenere i diritti dei poveri, le è stato assegnato il Premio Nobel per la Pace.
biografia tratta da Storie della buonanotte per bambine ribelli 2 di Elena Favilli e Francesca Cavallo
Dal 2002 Rigoberta è stata insignita della cittadinanza onoraria di Caorle.
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