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lunedì 18 febbraio 2019

-3 giorni a Firenze: Ponte Vecchio



Ponte Vecchio è uno dei simboli della città di Firenze e uno dei ponti più famosi del mondo. Attraversa il fiume Arno nel suo punto più stretto, dove nell'antichità esisteva il guado. Il ponte romano, in legno su piloni di pietra, su cui passava la via Cassia, fu più volte rovinato dalla piena del fiume, fino a venire ricostruito, interamente in pietra, nel Trecento.
Il ponte era tanto solido e largo da poter comprendere due portici laterali. Nei portici si installarono le botteghe dei macellai, che in città avevano il problema di smaltire gli scarti: ora potevano semplicemente gettarli nell'Arno. Il ponte era però un passaggio obbligato per andare dai palazzi pubblici del centro alle residenze granducali sull'altro lato dell’Arno, e nel Cinquecento il granduca ordinò la sostituzione delle botteghe dei macellai con quelle, più decorose e meno odorose, degli orefici.
In realtà, il granduca poteva già andare da casa in “ufficio” senza mescolarsi alla folla. Aveva infatti ordinato la costruzione di un corridoio, lungo più di un chilometro (ma percorribile in carrozzella) che dal palazzo governativo (gli Uffizi) costeggiava l’Arno, lo scavalcava sul Ponte Vecchio e conduceva fino a Palazzo Pitti, sua residenza.
Nel corridoio, a metà percorso, si aprono due finestre panoramiche sull'Arno. Nel 1938, in occasione della visita di Hitler in Italia per stringere l’infausta amicizia con Mussolini, questi volle che fossero aperte altre due finestre.

domenica 17 febbraio 2019

-4 a Firenze: le Gallerie degli Uffizi



Cento anni dopo Lorenzo il Magnifico, i Medici decidono di costruire grandi edifici destinati a ospitare gli uffici pubblici della città. Decidono anche, nell'occasione, di destinare un’apposita galleria all'esposizione delle opere d’arte accumulate dalla famiglia, in modo da renderle visibili a tutti gli interessati. Nasce così la Galleria degli Uffizi, ancora oggi la più ricca collezione di quadri del Rinascimento.
Nel 1737 Anna Maria Luisa, ultima dei Medici, pretese di firmare un patto, il “patto di famiglia”, con i suoi successori per stabilire che le collezioni di famiglia sarebbero rimaste inalienabili “per ornamento dello Stato, per utilità del Pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri”. Così Firenze mantiene, ancor oggi, intatto il suo tesoro di capolavori.