Il deserto di Atacama è uno dei territori più estremi della Terra, dove una volta l’anno si verifica un evento che ha un ché di magico. In seguito a una mite pioggia, le piante che giacciono sepolte sotto la sabbia si risvegliano e danno alla luce dei coloratissimi fiori che infuocano il paesaggio. Nel giro di qualche ora, il sole rovente annienta le rose lasciando negli occhi la sensazione di un’allucinazione. Pochi fortunati hanno potuto assistere a questo evento e descriverne la meraviglia.
Ne Le rose di Atacama (Ed. Guanda) Luis Sepúlveda ha scelto di raccontarci la precarietà che accomuna l’esistenza di queste rose a quella di una serie di preziosi individui, nelle cui storie l’autore si è imbattuto. Essi sono al contempo umani qualunque ed eroi. Eroi silenziosi e discreti, il cui valore palpita sotto il deserto delle dittature, della tortura, della violenza e delle privazioni.
Il libro si compone di un insieme di trentacinque storie di uomini e di donne che hanno in comune la volontà di lottare per i propri ideali e di non piegarsi alle prepotenze. I luoghi ove si svolgono le storie narrate toccano tutti gli estremi della terra, dalla Patagonia alla Norvegia, dall'Argentina alla Russia, passando per i campi di sterminio nazisti e le prigioni di Pinochet, le terre lapponi e le isole dell'Adriatico. Tra i ritratti effettuati dall'autore, emergono l'indio dell'Amazzonia che discute del cosmo mentre utilizza i suoi amuleti, un poeta ebreo di Vilnius, un genovese che attraversa la pampa portandosi appresso solo una valigia di dischi, tutti accomunati da una passione vitale.
Ciao Maestro!
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