Le maestre marchigiane sono:
Adele Capobianchi, Carolina Bacchi, Dina Tosoni, Emilia Simoncioni, Giulia Berna, Giuseppina Graziola, Iginia Matteucci, Luigia Mandolini, Palmira Bagaioli e Enrica Tesei.
Erano tutte maestre delle elementari e furono le prime donne in Italia a essere inserite nel registro elettorale (nel 1906). Dopo aver letto una lettera di incitamento scritta da Maria Montessori le mastre fecero richiesta di voto, un giudice le appoggiò e ottennero di essere iscritte nel registro elettorale per cinque mesi: se si fosse votato in quei mesi quelle donne avrebbero potuto esercitare il loro diritto.
Un racconto che fa capire quanto fosse stata difficile la loro lotta è quello di Giulia Berna.
Questa insegnante fece scrivere alle proprie alunne un avviso, sul libretto delle comunicazioni, da far firmare ai genitori. Il testo diceva che la maestra, Giulia Berna, voleva comunicare, per correttezza, le sue intenzioni di richiedere il diritto di voto al consiglio provinciale, incitata dalla lettera scritta da Maria Montessori, pubblicata sul giornale “La Vita”. Non esisteva infatti nessuna legge italiana che vietasse alle donne di votare. Giulia fece scrivere questo avviso perché voleva conoscere il parere dei genitori delle sue alunne in merito.
Quando arrivò il momento di leggere i diari, la donna vide che quasi nessun avviso era stato firmato e intuì che quello era un segno di disaccordo.
Tra tutte le sue alunne c’era una bambina, Mariolina, che fremeva dalla voglia di parlare.
La bimba disse che sua mamma si aspettava dalla maestra un comportamento del genere, visto era anche rimasta incinta prima del matrimonio e che ormai aveva superato il limite del buon gusto. Il padre di Mariolina di fronte a quell’avviso decise di far cambiar classe alla figlia.
Giulia chiese allora il parere di Mariolina in merito al diritto di voto delle donne ma la bambina rimase zitta.
Quando Mariolina dovette cambiare classe chiese a Giulia se le donne avessero ottenuto il diritto di voto. La maestra rispose di sì. La bambina le chiese se anche lei da grande avrebbe potuto votare. Giulia le disse che forse quando sarebbe stata grande tutte le donne avrebbero potuto votare.
La bambina di tutta risposta le disse che se non fosse andata così, lei avrebbe fatto richiesta di voto, proprio come aveva fatto la sua maestra.
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