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mercoledì 13 febbraio 2019

-8 giorni a Firenze: Santa Maria del Fiore


Nel tardo Medioevo, quando le principali città si affermarono come comuni indipendenti, il segno più vistoso e riconoscibile della forza e della ricchezza acquistate era rappresentato dalla chiesa cattedrale o duomo. Non stupisce dunque che il Comune di Firenze abbia dato l’incarico nel 1296 all'architetto Arnolfo di Cambio di farne l’edificio “più magnifico e bello della città”. Un secolo dopo, la chiesa era pressoché completata: mancava però la copertura finale. Fu allora bandito un concorso per la sua realizzazione, che fu vinto dall'architetto Brunelleschi. Questi era stato a Roma, insieme all'amico Cellini, per studiare i grandi monumenti degli antichi: in particolare lo avevano colpito il Pantheon e la basilica di Massenzio. Ciò fu probabilmente all'origine della sua idea: costruire sulla grande basilica una cupola come quella del Pantheon. In realtà, la cupola prevista per il Duomo di Firenze era ancora più vasta di quella del Pantheon e doveva poggiare su un cilindro in muratura (il “tamburo”) e alzarsi fino a cento metri! 
Brunelleschi progettò egli stesso i colossali argani per innalzare i materiali all'interno della cupola, che servirono anche a innalzare sulla cuspide la colossale palla di bronzo: a questi ultimi lavori partecipò anche il giovane Leonardo da Vinci.

martedì 12 febbraio 2019

- 9 giorni al viaggio in Toscana: i signori di Firenze




I MEDICI
Dopo la fine della Repubblica, dal 1434, Firenze fu governata per secoli dalla famiglia dei Medici, una famiglia ricca colta e molto legata alla sua città. Cosimo, il capostipite, era il più ricco banchiere di Firenze.
La famiglia Medici fu la più importante della città. Tra loro figurano persino tre papi e due regine di Francia, ma quello che rubò la scena a tutti fu Lorenzo De’ Medici, nipote di Cosimo. 
La sua passione per le lettere e per l’arte, lo spinse a finanziare scrittori e artisti perché riempissero Firenze di meraviglie. 
Per la sua generosità e il suo valore politico, Lorenzo venne chiamato IL MAGNIFICO.
Al centro della cultura celebrata da Lorenzo c’era l’uomo, non più Dio o il destino: l’uomo era il fautore della sua fortuna. 
Questa rivoluzione del pensiero prese il nome di UMANESIMO.

lunedì 11 febbraio 2019

-10 giorni al viaggio d'istruzione delle classi Terze: geni toscani


DANTE ALIGHIERI (Firenze 1265- Ravenna 1321): poeta dei poeti

Nacque nel 1265 in una Firenze vivace e fremente, governata da banchieri e mercanti. Veniva da una stirpe di affaristi, ma visse una vita differente: niente commerci ma lettere, niente affari ma pensiero, niente denaro ma letteratura. Lui è il padre del nostro modo di raccontare, il poeta dei poeti. La sua Divina Commedia è considerata il più grande capolavoro letterario del mondo!
Nel 1302 venne esiliato da Firenze per ragioni politiche, da allora non poté più tornare nella sua amata città. Morì di malaria a Ravenna, nel 1321.


LEONARDO DA VINCI  (Vinci 1452- Amboise 1519): inventore di mondi

Nacque a Vinci nel 1452. Trascorse l’infanzia in campagna dai nonni e ricevette un’educazione disordinata. Imparò a scrivere con la sinistra e alla rovescia: quello che scriveva poteva essere letto soltanto allo specchio. A diciassette anni si trasferì a Firenze e andò a bottega da Andrea del Verrocchio, noto artista dell’epoca. Leonardo scriveva tantissimo e inventò anche dei marchingegni prodigiosi: ordigni a vapore, opere idrauliche, strumenti musicali, macchine volanti…Dove tutti gli altri vedevano qualcosa di impossibile da realizzare, Leonardo invece vedeva un’idea di come realizzarlo. “Se puoi immaginare una cosa, puoi farla, - pensava. -Perché il destino ci vende tutto ciò che vogliamo e il solo prezzo che ci chiede è il nostro lavoro.”



MICHELANGELO BUONARROTI (Caprese 1475 - Roma 1564): gigante tormentato

Figlio di un padre violento e di una madre che morì presto, da bambino Michelangelo non aveva nessuna voglia di studiare. Lo interessava solo il disegno. A tredici anni se ne andò a Firenze (era nato a Caprese, vicino ad Arezzo) e cominciò a lavorare come apprendista presso un famoso artista dell’epoca, Domenico Ghirlandaio. Dopo un anno Michelangelo lasciò la bottega, poi Lorenzo de’ Medici lo accolse alla sua corte. Lorenzo si era accorto che quel giovane scapestrato aveva un talento eccezionale: aveva capito che la sua aggressività era solo “il guscio ringhioso di un’anima dolente”.