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sabato 7 marzo 2020

Poesia: i calligrammi


I calligrammi sono una forma di poesia suggestiva: intende richiamare analogicamente, con la disposizione delle parole, l'oggetto di cui si parla.
I poeti hanno sempre deprecato l'incolmabile lacuna che esiste tra il segno (l'alfabeto, la lingua) e la cosa, e hanno spesso tentato d'inventarsi una scrittura analogica, cioè somigliante alle cose descritte e evocate.
Ecco ad esempio un calligramma pubblicato nel 1913, dall'autore francese Guillaume Apollinaire.


VERSI PER LOU

Riconosciti
Questa adorabile persona sei tu
Sotto il grande cappello da canottiere
Occhio
Naso
La bocca
Ecco l’ovale del tuo viso
Il tuo collo bellissimo
Ecco infine l’immagine non completa del tuo busto adorato visto come attraverso una nuvola
Un po’ più basso è il tuo cuore che batte


"Un calligramma è dunque una poesia scritta non linearmente, riga dopo riga, in modo da formare il solito quasi rettangolo di testo sulla pagina, bensì tale che le parole disegnino l'immagine di qualcosa di cui si parla. Se la poesia è sulla pioggia, le parole possono cadere, una lettera dopo l'altra. Se parla d'amore possono essere disposte in modo da formare un cuore... La cosa più importante da capire è che le parole della poesia non devono essere solo la descrizione della forma che costruiscono, devono invece esprimere un sentimento o un'emozione in qualche modo associabili alla forma disegnata. 
Se i calligrammi non riguardano emozioni tendono a essere meccanici e insipidi."
(da Desideri, sogni, bugie di Kenneth Koch)

martedì 3 marzo 2020

Gabriele D'Annunzio (Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, I marzo 1938)


La vita di questo scrittore è un susseguirsi di colpi di scena e di scandali, spesso alimentati dallo stesso D'Annunzio per celebrare la propria fama e per aderire all'ideale di superuomo. Il suo rapporto con Mussolini è singolare e contraddittorio: se da un lato lo scrittore è vicino al fascismo e alla sua ideologia, dall'altro non vi aderisce mai completamente. D'Annunzio pubblicizza anche i suoi amori e le sue spese folli in seguito alle quali, è costretto, nel 1910, a rifugiarsi in Francia per sfuggire ai creditori. Nel 1915 conduce un'intensa campagna interventista a favore dell'entrata in guerra dell'Italia. Nel corso della guerra, cui partecipa come volontario, si lancia in imprese spericolate, come quando a bordo di una aeroplano sorvola Vienna nel 1918 per far cadere sulla città dei volantini tricolori in segno di provocazione. Nel 1919, dopo la fine della guerra, organizza una spedizione di volontari per occupare la città di Fiume, che le potenze Alleate vincitrici non avevano assegnato all'Italia ma alla Jugoslavia. La missione riesce, ma il governo italiano gli intima di abbandonare la città e tornare in patria. Costretto a rinunciare all'impresa, D'Annunzio si ritira nella sua villa sul Garda, detta poi il Vittoriale degli Italiani.



La poetica
Vita e arte sono profondamente collegate in D'Annunzio. Come la sua esistenza, anche le sue opere sono ispirate:
-alla ricerca della bellezza (estetismo) attraverso la scelta di parole raffinate, l'uso di uno stile ricercato e la descrizione di ambienti eleganti e aristocratici;
-all'ideale del superuomo, con la creazione dei personaggi che appaiono superiori alla massa, per nobiltà, sensibilità, audacia;
-al sensualismo, inteso come attenzione ai sensi e a tutto ciò che può suscitare sensazioni di piacere, sia fisico che spirituale.

lunedì 2 marzo 2020

Giovanni Pascoli e il fanciullino


Giovanni Pascoli nasce a San Mauro di Romagna (oggi San Mauro Pascoli) in provincia di Forlì. Quarto di dieci figli, trascorre un'infanzia serena fino al 10 agosto 1867, giorno in cui il padre, Ruggiero Pascoli, viene assassinato con una fucilata mentre torna a casa. Le ragioni e gli autori del delitto, rievocato nella poesia X Agosto, sono rimasti per sempre sconosciuti. 
Pascoli, che all'epoca ha soltanto dodici anni, rimane profondamente traumatizzato da quest'evento che sconvolge la vita della sua famiglia, la quale attraversa prima una forte crisi economica, poi viene colpita da altri lutti e alla fine è costretta ad abbandonare la tanto amata residenza in campagna. Pascoli deve così lasciare il collegio presso Urbino dove aveva iniziato le scuole, ma riesce comunque a completare gli studi, fino a conseguire la laurea in lettere, che gli permette di diventare insegnante di latino e greco nei licei e poi professore universitario. Muore a Bologna nel 1912, dopo aver pubblicato diverse raccolte poetiche.


Il fanciullino
Il poeta, secondo Pascoli, è un fanciullino, un ragazzo che "rimane piccolo anche quando noi ingrossiamo", che "piange e ride senza un perché di cose che sfuggono ai nostri sensi ed alla nostra ragione", che "guarda tutte le cose con stupore e con meraviglia", che ha una sensibilità speciale che gli consente di trovare significati nascosti anche nelle cose più comuni. "Il poeta è colui che dice la parola che tutti avevano sulle labbra e che nessuno avrebbe detta".

lunedì 17 febbraio 2020

Poesia: Sagge follie


Pensieri volano e svaniscono,
silenziosi rumori tacciono
Immagina una casa, un'orchestra, una rosa
qualcosa di bello come un castello
un mondo di pace e serenità
aria senza smog, foreste senza fuoco
un mare senza plastica e crudeltà
senza urla silenziose e false verità
uomini senza pregiudizi, senza avidità.
Cosa dite: ci diamo un'altra possibilità?
Ci sono ostacoli da superare,
ma la terra è da salvare.
Non si può continuare solo a sperare
siamo noi che dobbiamo cambiare...
allora, più impegno, basta parole,
adesso passiamo all'azione!

IAL

venerdì 14 febbraio 2020

Poesia: la mia soddisfazione è un'utopia


Non sono mai pienamente soddisfatto,
nonostante ci provi come un pazzo:
una forte debolezza, un record mancato,
un tesoro nascosto, una salita infinita,
lacrime asciutte, emozioni confuse
mi spingono verso un obiettivo sconosciuto.

E la sera mi rigiro un po' nel letto,
nella speranza di un giorno perfetto.

IIIAL

martedì 11 febbraio 2020

Poesia: tu per me sei...


Tu per me sei...
aria, oro e quadrifoglio
splendente come un raggio di sole
trasparente come l'acqua di fonte
prepotente come la pioggia d'estate
paziente come lo scorrere lento del tempo

Tu per me sei...
davvero speciale!

IIBL

venerdì 7 febbraio 2020

Poesia: Cos'è la vita?


La vita, a volte, è
misteriosa  come un abisso
ignota come la fine dell'arcobaleno,
faticosa come scalare una montagna,
assurda come sfidare il vento,
difficile come cercare qualcosa che non riusciamo a trovare.

Ma la vita, soprattutto, è
speranza, sogno, fantasia, curiosità, novità
un viaggio, una prova, un'avventura, una scoperta continua
la cosa più preziosa che abbiamo
il libro, di cui noi siamo gli autori.

IIIAL

mercoledì 5 febbraio 2020

Poesia: Rispetto


Rispetto è dignità, necessità
essenziale come acqua,
fondamentale come  cibo.

Rispetto è consapevolezza
intelligente, di saper
essere accogliente.

Rispetto è dono.

IAL

martedì 3 dicembre 2019

Su "L'infinito" di Giacomo Leopardi



Si può chiudere l'infinito in una bottiglia, in una scatola, in un recinto? No, ma lo si può cantare e consegnare al futuro in quindici endecasillabi sciolti. Se il significato di questi ti è parso oscuro, proverò a parafrasarli.

"Mi è sempre stato caro questo colle solitario e questa siepe che impedisce allo sguardo gran parte dell'orizzonte. Quando mi siedo e resto a fissarla, riesco a immaginare degli spazi sconfinati, al di là di questa, e mi pare di sentire un silenzio assoluto, come mai ve ne sono stati in questo mondo popolato dagli uomini, e avverto una serenità così profonda da restarne turbato. Poi, il suono delle foglie carezzate dal vento mi riporta al presente. E mi viene da paragonare il silenzio che ho immaginato a questo suono. Penso all'idea di eternità, a tutte le epoche passate e dimenticate, e a questa in atto, ancora viva, e alla sua voce. Così il mio pensiero sprofonda in quest'immensità: ed è dolce naufragare in questo mare."

Nel 1819, a ventun'anni, Giacomo Leopardi compose L'infinito, la sua poesia più celebre e una tra le più belle mai scritte. Per raggiungere la siepe, Leopardi doveva solo attraversare il giardino di casa, tagliare per l'orto di un convento ed eccolo arrivato sulla sommità di un colle. Nei giorni privi di foschia, da lì riusciva a vedere il mare. I momenti che prediligeva, li aveva provati seduto di fronte a quella siepe, perso a immaginare.
Ognuno ha la sua siepe, un luogo nel quale stare solo e lasciare che l'immaginazione si muova liberamente nel tempo e nello spazio. Non sappiamo se quell'infinito esista realmente, eppure ci piace provare a immaginarlo. In questo preciso istante, mentre sei seduto e i tuoi occhi scorrono questi segni, la tua mente viaggia indietro di duecento anni e poi in avanti, forse, o chissà dove. Forse la tua "siepe" la stai stringendo tra le mani. Nello spazio finito della pagina di un libro, un luogo d'accesso al tuo splendido naufragio.

pensiero di Daniele Aristarco

mercoledì 2 ottobre 2019

"Sulla Luna" di Gianni Rodari


Sulla Luna, per piacere,
non mandate un generale:
ne farebbe una caserma
con la tromba e il caporale.

Non mandateci un banchiere
sul satellite d’argento,
o lo mette in cassaforte
per mostrarlo a pagamento.

Non mandateci un ministro
col suo seguito di uscieri:
empirebbe di scartoffie
i lunatici crateri.

Ha da essere un poeta
sulla Luna ad allunare:
con la testa nella Luna
lui da un pezzo ci sa stare...

A sognar i più bei sogni
è da un pezzo abituato:
sa sperare l’impossibile
anche quando è disperato.

Or che i sogni e le speranze
si fan veri come fiori,
sulla Luna e sulla Terra
fate largo ai sognatori!

lunedì 23 settembre 2019

Diamo i numeri... in poesia



Questa è la storia di un bambino
che un giorno trovò un libricino.

Lesse:

1, 2, 3 la storia dei numeri comincia da te
4, 5, 6 il protagonista tu sei
7, 8, 9 l'ambienterai quando piove
e con il tuo sorriso giocondo
regalerai i numeri al mondo!

Emma Bortolomai, Rachele Cappelletto, Michele Veronese, Riccardo La Rocca Russo
IAL