Martedì 20 ottobre, noi ragazzi di terza, siamo andati a visitare la Biennale di arte contemporanea "All the world's futures" a Venezia. L'autobus ci ha portati fino al Tronchetto, dove abbiamo preso il vaporetto per i Giardini di Sant'Elena.
Mentre la professoressa prendeva i biglietti, abbiamo fatto merenda e giocato con i piccioni.
Alle 10.00 siamo entrati ai Giardini e abbiamo conosciuto la nostra guida: Alessia.
Il primo padiglione che abbiamo visitato è stato quello centrale.
All'entrata del padiglione, sulla facciata di epoca fascista, sporgevano dei grandi e pesanti teli neri, che lasciavano intravedere la facciata originale del padiglione.
La prima opera che abbiamo visto è stato il muro occidentale di Fabio Mauri: un muro costruito con delle valigie di ebrei deportati, recuperate alla stazione di Milano. Da una parte il muro era piatto e dall'altro si notava la diversa profondità delle valigie: il nazismo "aveva uniformato" gli ebrei, mentre erano tutti persone diverse. Le valigie erano "povere" e questo ci ha fatto venire in mente l'attualità dell'immigrazione in Italia.
Poi abbiamo visto altre opere e siamo anche passati per un'arena, dove tutti i giorni si recitava qualcosa di diverso. Quel giorno un uomo e una donna stavano leggendo a turno Il Capitale di Marx.
La guida ci ha poi divisi in quattro gruppi.
Ogni gruppo doveva andare in un padiglione che gli era stato assegnato e cercare di rispondere alle domande che erano state poste da Alessia.
I nostri padiglioni erano quello della Corea, dell'Australia, della Francia e dell'Olanda.
Alla fine ogni gruppo ha fatto la guida, agli altri, nel "proprio" padiglione.
Quello dell'Australia aveva come titolo "The wrong way time". In questo padiglione ci hanno colpito delle sculture di pane sopra a degli atlanti aperti: sulla carta geografica del Mediterraneo, ad esempio, c'erano barche rovesciate, con i migranti in mare.
Nel padiglione della Corea proiettavano il video di una giornata-tipo di una ragazza che viveva in un mondo futuro, distrutto dall'inquinamento.
I padiglioni della Francia e dell'Olanda si concentravano sulla natura.
Poi abbiamo visitato in autonomia gli altri padiglioni.
Quello che è piaciuto a tutti è stato quello del Giappone: la stanza era attraversata da tantissimi fili rossi intrecciati, con una miriade di chiavi appese, che rappresentavano il ricordo, la memoria.
Alle 13.30 siamo andati all'Arsenale, l'altra sede espositiva della Biennale. Anche lì abbiamo visto un sacco di opere di diverso tipo. A conclusione della visita c'erano due grandissime fenici galleggianti realizzate da un artista cinese, con pezzi di macchine da lavoro, per denunciare le disumane condizioni di produzione dell'industria nel suo paese.
A termine della visita guidata abbiamo fatto un laboratorio, utilizzando un programma di foto-ritocco: a gruppi, abbiamo modificato un paesaggio reale, in base al nostro gusto, immaginandolo nel futuro.
Enrico Valente, Marco Ridolfo, Kledi Catto, Claudio Timis (IIIB)
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