Novembre 1797
Caro diario,
un terribile fatto è accaduto, il nostro eroe con un trattato ha ceduto la laguna agli asburgici. Non posso crederci, noi che lo vedevamo un salvatore... ha gettato le finte spoglie e la sua veritiera indole ci ha fatto vedere. E mentre io devo preparare i bagagli e partir il prima possibile, lui con calma può tornarsene con orgoglio nella sua patria accolto, mentre io infelice ne vado verso una nuova salutando i cari.
Ascoltando le persone che cercano di nascondere il significato delle loro parole parlando in greco, ahimè io i loro discorsi li capisco, ma il loro significato cerco di non cogliere.
Il traditor mi ha macchiato il cuore, una macchia indelebile che l'amor non può cancellare ma che forse il tempo può alleviare.
Mia mamma, che purtroppo non rivedrò, resterà infelice e riceverà lo stesso dolor che io provo, ma mio fratello potrà sicuramente asciugare le lagrime del dolor che ora coltiva per la perdita del suo figliol.
E ora guardando il sole che scendendo sta, vedo gli uccelli migrar come io stesso ormai farò, ma che al contrario mai più tornerò.
Oramai il tempo di partir è sopraggiunto ma spero prima o poi di riveder la mia casa e trovarci dentro il profumo di cenere del caminetto, e vedere mia madre che con affanno, mi abbraccia lacrimando. Questo desiderio non si avvererà ma in un miracolo conviene credere. Partendo alla sera la bruma si alza e le gocce di rugiada iniziano a posarsi mentre tutte le persone dormono, le cicale cantano il mio addio come i poeti.
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