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giovedì 19 marzo 2020

Il FuTurisMo e Filippo Tommaso Marinetti (1876 Alessandria d'Egitto -1944 Bellagio)

Nel 1909 il poeta italiano Filippo Tommaso Marinetti pubblica sul giornale francese Le Figaro il primo Manifesto futurista: una dichiarazione scritta in cui vengono sintetizzati i principi della nuova corrente alla quale aderiscono scrittori e artisti.
Secondo i futuristi, che amano un linguaggio provocatorio e bizzarro, per rinnovare l'arte è necessario:
-"uccidere il chiaro di luna": cioè opporsi alla letteratura e alla poesia tradizionale e in particolare quella romantica;
- comporre "parole in libertà", che nascono dal libero accostamento di immagini per analogie e similitudini, secondo il principio dell'"immaginazione senza fili";
- liberare il linguaggio dalle regole, sintattiche e grammaticali, anche grazie all'inserimento di elementi visivi e grafici all'interno del testo poetico;
- celebrare la velocità, il progresso, le macchine e tutto quello che è espressione della modernità;
- esaltare la guerra, come "sola igiene del mondo", cioè come possibilità di rinnovamento per la società.



Negli anni che precedono la Prima guerra mondiale, Marinetti è tra i maggiori animatori della campagna interventista.
Arruolatosi volontario partecipa egli stesso alla guerra con entusiasmo e coraggio.
Con l'ascesa di Mussolini al potere, aderisce al fascismo.
Viene nominato "Accademico d'Italia" da Mussolini.

lunedì 16 marzo 2020

Luigi Pirandello e le maschere

Luigi Pirandello (Agrigento, 28 giugno 1867 – Roma, 10 dicembre 1936) è stato un drammaturgo, scrittore e poeta italiano, insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1934. Per la sua produzione, le tematiche affrontate e l'innovazione del racconto teatrale è considerato tra i più importanti drammaturghi del XX secolo. Tra i suoi lavori spiccano diverse novelle e racconti brevi (in lingua italiana e siciliana), circa quaranta drammi e romanzi.



Pirandello aderisce inizialmente al Verismo, per poi distaccarsene successivamente. Egli infatti scopre che è impossibile riuscire a descrivere n maniera realistica un personaggio e una situazione, semplicemente perché per ogni individuo non esiste una sola verità, ma tante verità quanti sono gli occhi di chi la interpreta. Ognuno di noi è, al tempo stesso:

-uno, perché crede di essere un individuo unico con caratteristiche particolari;

-centomila, perché ha tante maschere quante sono le persone che lo circondano;

-nessuno, perché la sua identità, frantumata in centomila immagini diverse, finisce con l'annullarsi.

La società, secondo Pirandello, impone all'uomo di indossare continuamente delle maschere, per poter essere quello che gli altri si aspettano da lui. Quando questo non avviene e un individuo esce dal ruolo che la società gli impone, allora viene visto come un "pazzo". Secondo Pirandello, la follia consiste semplicemente nel togliersi la maschera per dire la verità. Ma questa scelta condanna all'emarginazione e alla solitudine. E' questo il dramma dell'uomo pirandelliano: la società opprime l'individuo, ma fuori di essa è impossibile vivere.

sabato 14 marzo 2020

Guido Gozzano e il Crepuscolarismo

Guido Gozzano nasce nel 1883 a Torino, dove muore a soli 33 anni, nel 1916, affetto da tubercolosi. Iscrittosi alla facoltà di giurisprudenza, non porta a termine gli studi per dedicarsi alla letteratura.
Gozzano tende ad accogliere nel linguaggio poetico anche gli aspetti della realtà più dimessa. La forma dei suoi componimenti poetici è molto vicina alla prosa, semplice e discorsiva ma è creata attraverso un ricercato equilibrio delle forme espressive.



Il termine Crepuscolarismo viene coniato dal critico Giuseppe Antonio Borgese per definire le caratteristiche comuni a un gruppo di poeti amanti del "crepuscolo", cioè del tramonto, della malinconia e della quiete. I crepuscolari 
-parlano, nelle loro poesie, degli avvenimenti apparentemente banali di ogni giorno e delle "cose buone di pessimo gusto" che si possono trovare a casa della nonna o di una vecchia zia;
-si rifiutano di partecipare attivamente alla vita politica, trovando rifugio negli affetti e nei ricordi;
-mascherano il loro pessimismo nei confronti del presente con un atteggiamento ironico e distaccato;
-usano in poesia un linguaggio semplice, uno stile discorsivo, simile a quello della prosa, e molti termini tratti dal parlato, tradizionalmente esclusi dalla poesia.
L'apparente semplicità dei testi nasconde però una profonda conoscenza della tradizione letteraria italiana e delle nuove tendenze della poesia contemporanea straniera.

lunedì 9 marzo 2020

Italo Svevo e "La coscienza di Zeno"

Hector Schmitz nasce, nel 1861, a Trieste, quando la città fa parte ancora dell'Impero austo-ungarico. Di padre austriaco e madre italiana, lo scrittore sceglie lo pseudonimo di Italo Svevo, che sintetizza la sua doppia identità culturale. Affacciata sull'Europa, crocevia di lingue e culture diverse, Trieste è una città di confine viva e aperta alle più moderne tendenze letterarie, filosofiche e scientifiche. Svevo, dopo aver studiato in Germania, torna a Trieste dove trova impiego in banca ma, al tempo stesso, inizia a frequentare scrittori italiani ed europei e si interessa alle teorie di Sigmund Freud, padre della psicanalisi. Nello stesso periodo, Svevo inizia a scrivere, ma i primi insuccessi e la necessità di dedicarsi all'azienda del suocero, che dopo il matrimonio gli è stata affidata, lo allontanano per lungo tempo dalla letteratura. 
Il successo per Svevo arriva tardi, nel 1923, quando ha più di sessant'anni, grazie a quello che ancora oggi è considerato il suo romanzo più riuscito, La coscienza di Zeno: racconto autobiografico in cui il protagonista, Zeno Cosini, su consiglio dello psicanalista, scava dentro di sé, dando libero corso al fluire dei suoi ricordi, per capire le cause del suo disagio esistenziale. 
Cinque anni dopo, nel 1928, Svevo muore in un incidente d'auto.



La coscienza di Zeno viene accolto dai contemporanei come un romanzo molto innovativo, sia per la struttura che per i contenuti:
-la storia non viene raccontata cronologicamente, dall'inizio alla fine, ma secondo l'ordine in cui i ricordi si presentano alla mente del protagonista;
-il racconto prosegue per episodi, immagini che si presentano alla mente del narratore come "flusso di coscienza" cioè una libera esposizione dei pensieri, così come compaiono nella mente.