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giovedì 4 novembre 2021

4 novembre 2021: centenario del Milite Ignoto

 

foto del Prof. Andrea Maurutto

Il Milite Ignoto o Soldato Ignoto è un militare italiano caduto al fronte durante la prima guerra mondiale e sepolto a Roma sotto la statua della dea Roma all'Altare della Patria al Vittoriano. 

La sua identità resta ignota poiché il corpo fu scelto tra quello di caduti privi di elementi che potessero permetterne il riconoscimento.

La tomba del Milite Ignoto rappresenta simbolicamente tutti i caduti e i dispersi in guerra italiani; è scenario di cerimonie ufficiali che si svolgono annualmente in occasione di festività civili durante le quali il Presidente della Repubblica Italiana e le massime cariche dello Stato rendono omaggio al sacello del Milite Ignoto con la deposizione di una corona d'alloro in ricordo ai caduti e ai dispersi italiani nelle guerre. 

Fu inaugurata solennemente il 4 novembre 1921 con la traslazione da Aquileia dei resti di un soldato, dopo un viaggio in treno speciale attraverso varie città italiane. 

Oggi in occasione delle celebrazioni per i 103 anni della fine della Prima Guerra Mondiale, il nostro Comune ha conferito la cittadinanza onoraria al Milite Ignoto.

mercoledì 23 dicembre 2020

Le domande di Rudolf Henz: la guerra nel Basso Piave vista da un giovane tenente austriaco

Rudolf Henz era un giovane austriaco, tenente dell'Orient Korps, inviato nel Basso Piave per partecipare all'ultimo attacco dell'Impero Austro Ungarico.

Nel 1935 a distanza di anni dalla fine della guerra, Rudolph pubblicò Dennoch Mensch, ein Roman von Krieg und Liebe (Uomini comunque, un romanzo di guerra e di amore) di cui troverete un estratto tradotto dalla Prof.ssa Lucia Tracanzan nel libro Le domande di Rudolf Henz, dentro la battaglia del Sile, da lei curato in collaborazione con Marino Perissinotto e Bruno Marcuzzo.

La quarta di copertina spiega il valore etico di quest'opera dedicata alle memorie e ai dubbi del giovane tenente.

Dove correva la trincea che Rudolf Henz percorse per avvicinarsi a Cavazuccherina, adesso passa la strada del mare, per il cemento e le spiagge di Jesolo.

Di quelle battaglie, di quegli uomini, del loro vivere e morire, ogni traccia è stata rimossa.

Leggere queste memorie fa dire: questo fu, qui avvenne.

La sua testimonianza e i suoi dubbi sono la chiave per interpretare il suo e il nostro passato e riflettere sul futuro che vorremmo.

mercoledì 22 aprile 2020

Mattina" e "Fratelli" di Giuseppe Ungaretti


MATTINA
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917

M'illumino
d'immenso

(dalla raccolta l’Allegria)


Il chiarore di un'alba illumina un giorno di guerra e invade l'animo del poeta atterrito dalla guerra, che porta con sé soltanto distruzione, lutto e paura della morte. Questa lirica, in apparenza molto semplice, racchiude in sé le caratteristiche principali della poesia ermetica: la brevità della composizione e del verso, l'uso di figure retoriche capaci di sintetizzare grandi concetti nello spazio di poche parole, l'emergere di tematiche autobiografiche e intimistiche che lasciano trasparire gli stati d'animo del poeta, la rottura delle forme metriche tradizionali.



FRATELLI
Mariano, il 15 luglio 1916

Di che reggimento siete
 fratelli?

Parola tremante
nella notte

Foglia appena nata

Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
fragilità

Fratelli

(dalla raccolta l’Allegria)


In una forma essenziale, privata di qualsiasi elemento superfluo (primo fra tutti la punteggiatura), Ungaretti esprime i propri stati d'animo e il proprio punto di vista sulla guerra: violenza, orrore, paura e dolore, che mettono l'uomo di fronte alla consapevolezza della sua fragilità e all'immagine così vicina e presente della morte. In questo scenario desolante, l'individuo riscopre la solidarietà umana, che ha origine in quel sentimento di fratellanza che accomuna tutti gli uomini, rendendoli uguali e uniti a prescindere dall'appartenenza a una trincea, a un esercito, a un Paese.




Poesia: "San Martino del Carso" di Giuseppe Ungaretti

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto

Ma nel cuore
nessuna croce manca

È il mio cuore
il paese più straziato

Valloncello dell’Albero Isolato il 27 agosto 1916

(dalla sezione Il Porto sepolto della raccolta l’Allegria)


Dalla visione realistica di un paese distrutto dalla guerra, il poeta passa alla riflessione sulla fine di persone che gli erano care.
Il «cuore» del poeta diventa sia il cimitero posto a testimonianza dei valori andati perduti, sia il luogo più sconvolto dalla distruzione stessa.
Da un lato c’è il consueto corrispondersi tra paesaggio e interiorità; dall'altro l’interiorità del poeta assume su di sé il compito di restituire alla distruzione una disperata armonia, quasi raccogliendo l’eredità di tutte le assenze.




Giuseppe Ungaretti

Giuseppe Ungaretti, figlio di genitori toscani, nasce nel 1888 ad Alessandria d'Egitto, dove trascorre gli anni della giovinezza. Nel 1912 si reca a Parigi, dove entra in contatto con l'ambiente culturale internazionale e conosce, tra gli altri, il pittore cubista Picasso e il poeta futurista Marinetti. Nel 1914, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, decide di arruolarsi volontario e combatte come fante sul Carso. L'esperienza della guerra, a cui aveva aderito con tanto entusiasmo, lo segna profondamente, ispirandogli le più belle poesie delle sue raccolte. Ungaretti muore a Milano nel 1970.


Dopo aver combattuto sul  Carso e aver visto spegnersi tante giovani vite, Ungaretti comprende che la guerra è molto diversa da come l'aveva immaginata: non gloria, eroismo, coraggio, ma violenza, patimenti d'ogni genere e paura.
E' proprio in questo periodo che maturano i temi della sua poesia:
- l'orrore per la guerra che fa a brandelli case, città e, soprattutto, l'animo umano;
-il sentimento di fratellanza che unisce tutti gli uomini, a prescindere dalla divisa che indossano;
- la fragilità degli uomini e la solidarietà che dovrebbe regnare tra loro, se solo non fossero accecati dagli odi e dalla violenza.

giovedì 16 aprile 2020

Umberto Saba (Trieste 1883-Gorizia 1957)


Umberto Poli nasce a Trieste, all'epoca ancora sotto la dominazione asburgica; solo in seguito adotterà il cognome Saba che in ebraico significa "pane", per rendere omaggio alle sue origini ebraiche. Dopo aver frequentato le scuole commerciali ed aver lavorato per un po' presso un magazzino, si imbarca come mozzo. Più tardi chiede e ottiene la cittadinanza italiana e si stabilisce a Firenze, dove finalmente si dedica agli studi letterari, alla poesia e inizia a frequentare i maggiori intellettuali dell'epoca. Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale si trasferisce nuovamente a Trieste, ormai italiana e apre una libreria.
Nel 1921 inizia a lavorare alla sua maggiore raccolta poetica: il Canzoniere.



Di origine ebrea, Saba vive, durante il fascismo, il dramma della discriminazione e delle persecuzioni. Costretto a fuggire da Trieste, si nasconde prima a Parigi, poi in altre città italiane. Queste esperienze drammatiche sono all'origine delle tematiche principali della sua poesia:
- l'amore per gli aspetti quotidiani e semplici della vita di ogni giorno, per la propria città, la propria moglie e gli affetti più cari;
- la consapevolezza che tutti gli esseri viventi sono soggetti alla comune legge del dolore;
- l'interesse per le emozioni e i sentimenti dell'animo umano.
A differenza di altri poeti di questo periodo, Saba adotta uno stile meno lontano da quello della tradizione e un linguaggio più semplice, meno "ermetico" e oscuro. Egli si definisce infatti un "poeta onesto", che parla cioè nelle sue poesie di affetti e sentimenti veri, con parola chiare e comprensibili.


L'Ermetismo



Alla fine della Prima Guerra Mondiale, si afferma in Italia un nuovo modo di fare poesia che accomuna alcuni grandi scrittori come Ungaretti, Montale, Saba, Quasimodo.
Per definire queste poesie oscure, enigmatiche, di difficile interpretazione, il critico letterario Francesco Flora conia la parola Ermetismo, le cui caratteristiche principali sono:
- la brevità dell'intera composizione e del singolo verso;
- lo stile frammentario e aspro, che riflette in letteratura il sentimento di fragilità e insicurezza di un'epoca caratterizzata dalla perdita delle certezze e valori e dal timore per la guerra e le sue conseguenze;
- la rottura con le forme metriche della tradizione e la predilezione per il verso libero;
- l'uso di metafore, analogie, similitudini capaci di sintetizzare grandi concetti in poche parole;
- le tematiche intimistiche e autobiografiche, che intendono far luce con sincerità sugli stati d'animo del poeta (malinconia, gioia, dolore, insicurezza) per poterli condividere con i lettori;
- la riflessione sull'incomunicabilità e sulla solitudine umana.

Più che una corrente vera e propria, l'Ermetismo è stato definito come l'atteggiamento, comune a diversi intellettuali italiani tra le due guerre, di delusione verso gli ideali patriottici che avevano spinto a partecipare con entusiasmo alla guerra. Di fronte alla scoperta che ogni conflitto è solo distruzione e lutto, non c'è altra scelta che rifugiarsi nella poesia, vista come un "porto" sicuro dove poter riflettere sulla condizione dell'uomo e sul significato della vita stessa.

giovedì 19 marzo 2020

Il FuTurisMo e Filippo Tommaso Marinetti (1876 Alessandria d'Egitto -1944 Bellagio)

Nel 1909 il poeta italiano Filippo Tommaso Marinetti pubblica sul giornale francese Le Figaro il primo Manifesto futurista: una dichiarazione scritta in cui vengono sintetizzati i principi della nuova corrente alla quale aderiscono scrittori e artisti.
Secondo i futuristi, che amano un linguaggio provocatorio e bizzarro, per rinnovare l'arte è necessario:
-"uccidere il chiaro di luna": cioè opporsi alla letteratura e alla poesia tradizionale e in particolare quella romantica;
- comporre "parole in libertà", che nascono dal libero accostamento di immagini per analogie e similitudini, secondo il principio dell'"immaginazione senza fili";
- liberare il linguaggio dalle regole, sintattiche e grammaticali, anche grazie all'inserimento di elementi visivi e grafici all'interno del testo poetico;
- celebrare la velocità, il progresso, le macchine e tutto quello che è espressione della modernità;
- esaltare la guerra, come "sola igiene del mondo", cioè come possibilità di rinnovamento per la società.



Negli anni che precedono la Prima guerra mondiale, Marinetti è tra i maggiori animatori della campagna interventista.
Arruolatosi volontario partecipa egli stesso alla guerra con entusiasmo e coraggio.
Con l'ascesa di Mussolini al potere, aderisce al fascismo.
Viene nominato "Accademico d'Italia" da Mussolini.

domenica 3 novembre 2019

Celebrazioni: il Fronte Italiano (1915-1918)


- Cronologia-

1915
26 APRILE
L’Italia aderisce al patto di Londra con l’Intesa.
3 MAGGIO
L’Italia denuncia la Triplice Alleanza.
23 MAGGIO
L’Italia presenta la dichiarazione di guerra all’Austria-Ungheria.
24 MAGGIO
L’Italia comincia le ostilità con l’Austria-Ungheria. Prima veloce avanzata fino al confine militare austriaco.
23 GIUGNO – 7 LUGLIO
Prima battaglia dell’Isonzo, senza risultati rilevanti.
18 LUGLIO - 4 AGOSTO
Seconda battaglia dell’Isonzo, senza risultati rilevanti.
18 OTTOBRE - 4 NOVEMBRE
Terza battaglia dell’Isonzo, con lo scopo di aiutare i serbi. L’offensiva italiana viene respinta.
10 NOVEMBRE – 2 DICEMBRE
Quarta battaglia dell’Isonzo, con scarsi risultati.



1916
11 – 19 MARZO
Quinta battaglia dell’Isonzo, decisa dai francesi per distogliere truppe tedesche dal fronte di Verdun. L’offensiva italiana viene respinta.
15 – 24 MAGGIO
L’esercito austriaco al comando del maresciallo Franz Conrad, scatena un’offensiva nel Trentino.
29 MAGGIO
Gli austriaci occupano Asiago.
4 – 10 GIUGNO
Battaglia sull'altopiano di Asiago.
12 – 16 GIUGNO
L’estremo tentativo austriaco contro il Novegno e il Lemerle fallisce.
16 GIUGNO – 24 LUGLIO
Controffensiva italiana che ottiene risultati parziali.
6 AGOSTO – 16 SETTEMBRE
Sesta battaglia dell’Isonzo. Avanzata italiana e conquista di Gorizia (9 AGOSTO).
27 AGOSTO
L’Italia dichiara guerra alla Germania.
14 – 16 SETTEMBRE
Settima battaglia dell’Isonzo. Offensiva italiana respinta.
10 – 12 OTTOBRE
Ottava battaglia dell’Isonzo. Offensiva italiana respinta.
1 – 4 NOVEMBRE
Nona battaglia dell’Isonzo. Limitati successi italiani.


1917
12 – 28 MAGGIO
Decima battaglia dell’Isonzo. Limitati successi italiani.
4 GIUGNO
Controffensiva austriaca sul Carso, che vanifica in gran parte le recenti conquiste italiane.
10-25 GIUGNO
Offensiva della VI armata italiana sull'altopiano di Asiago (battaglia dell’Ortigara), risoltasi con un sanguinoso fallimento.
17 AGOSTO – 15 SETTEMBRE
Undicesima battaglia dell’Isonzo. Limitati successi tattici italiani (Conquista dell’altopiano della Bainsizza e del Monte Santo).
4 SETTEMBRE
Attacco austriaco sul Carso.
24 OTTOBRE
I tedeschi e gli austriaci rompono il fronte italiano davanti a Tolmino e a Plezzo. Gli italiani devono ripiegare dietro il Tagliamento e quindi dietro il Piave.
8 NOVEMBRE
Armando Diaz sostituisce Luigi Cadorna come capo di stato maggiore del Regio Esercito.
10-26 NOVEMBRE
Battaglia d’arresto italiana sull'altopiano di Asiago, sul Grappa e sul Piave.


1918
15-23 GIUGNO
Offensiva austriaca da Asiago alle foci del Piave; respinta dalle truppe italiane.
24 OTTOBRE – 3 NOVEMBRE
Offensiva che si conclude con la vittoria di Vittorio Veneto e l’armistizio di Villa Giusti.



da "Maledetti Balcani" - Paolo Rumiz racconta la Grande Guerra

contributo fotografico da  #SPUNTIDISTORIA della Prof.ssa Lucia Tracanzan (novembre 2018), approfondimento sulla Prima Guerra Mondiale nel nostro territorio

sabato 4 maggio 2019

La figura di Giorgio Romiati

“la palude è sempre apparsa nei secoli simbolo di morte. Per noi agricoltori ha però conservato l’insuperabile fascino delle sue attrattive, dell’immensità dei suoi orizzonti, dello splendore delle sue albe e dei suoi fiammeggianti tramonti, dello stesso scatenarsi incontenibile delle bufere, delle stupende e commoventi manifestazioni biologiche tra gli specchi d’acqua e i canneti brulicanti di selvaggina e guizzanti di pesci. Fascino vivificato e accresciuto in quest’ultimo sessantennio nell'ancor maggiore attrattiva della bonifica nelle sue alte prospettive di redenzione umana e di sviluppo agricolo…”

Parole di Giorgio Romiati (dal libro “il fiume Livenza” di Giuseppe Marson)



Nominato cavaliere del lavoro nel 1952 per il settore Agricoltura, Giorgio Romiati era nato a Padova nel 1876 dove è stato sepolto dopo la morte avvenuta nel 1967.
Dopo gli studi di medicina, nel 1897 egli assunse la direzione della Azienda agricola di San Giorgio, 3000 ettari completamente paludosi, alla foce del Livenza, che bonificò.
Durante il primo conflitto mondiale alternò il servizio medico in prima linea con audaci azioni belliche. Nel corso del secondo, invece, fu alla direzione dell’Ospedale militare di Pordenone, dove salvò dalla deportazione molti soldati e ufficiali. Apportò inoltre la sua competenza in numerose amministrazioni e istituzioni.
Dopo la prima guerra mondiale riprese, con i fratelli, l’attività interrotta e la estese a tutta la proprietà. Si dedicò intensamente ai consorzi di Bonifica del Basso Piave.
L’intero comprensorio fu così dotato, oltre che di modernissimi impianti di prosciugamento, di strade, linee elettriche, impianti di irrigazione, impianti sanitari…
Benemerita fu la sua azione contro la malaria. All'opera di bonifica associò la difesa boschiva e il riscatto sociale dei contadini. Per tutto ciò ricevette dall'Università di Padova la laurea honoris causa in scienze agrarie.

Il XX secolo è anche per Caorle il secolo delle grandi guerre. In particolare si infiamma la vita lagunare dopo la disfatta di Caporetto, diventando territorio strategico per il fronte che combatteva sul Piave. Nell'ultima offensiva del 1918 anche i caorlotti si fecero onore, tanto che il cittadino Giorgio Romiati fondò l’associazione Giovane Italia, insignita della medaglia d’argento al valor militare dopo la vittoria del 4 novembre.
Non a caso una delle sezioni del Battaglione San Marco si chiamava proprio “Battaglione Caorle” e, insieme col Battaglione Bafile, ebbe un ruolo importante nella battaglia di liberazione sul Piave.

Durante il secondo conflitto grave fu il peso dell’occupazione tedesca, che arrivò a minacciare di allargare, per motivi strategici, tutto il litorale per una profondità di 10 chilometri; l’allarme rientrò inaspettatamente e ancor oggi i caorlotti, a memoria di un voto emesso il 2 gennaio 1944, attribuiscono il merito di ciò all'intercessione della loro Madonnina del Mare.

 dal testo "Se magnea tuti da na padea - Mangiavamo tutti da un'unica pentola : storie di vita contadina tra le foci di Piave e Livenza intorno alla metà del Novecento" di Andreetta Dino

venerdì 15 marzo 2019

Ciaspolata alle Cinque Torri nelle Dolomiti Ampezzane, sul percorso storico nelle trincee della Prima Guerra Mondiale


Questa zona fu teatro di aspre battaglie tra truppe italiane e austro-ungariche durante la Grande Guerra; conserva ancor oggi numerose testimonianze delle battaglie e delle costruzioni belliche erette dal Regio Esercito italiano, recentemente recuperati in seno ad un'operazione di ristrutturazione e valorizzazione che ha permesso la creazione di interessanti itinerari storici.

Nella zona Lagazuoi-Cinque Torri è stato realizzato un esteso museo della Prima Guerra Mondiale (su un raggio di 5 km), composto dai musei all'aperto del Lagazuoi, delle Cinque Torri, del Sasso di Stria e dal museo del Forte Tre Sassi.

Ecco alcuni scatti realizzati dal Prof  Marco Carraro della nostra escursione di martedì scorso.





Grazie ancora Prof per averci fatto conoscere questo luogo!

III AL e III BL

sabato 9 febbraio 2019

Tregua di Natale (1914): "Cessate il fuoco!"


Durante il Natale del 1914 i soldati inglesi e tedeschi uscirono dalle trincee per celebrare la festa concedendosi una pausa, perciò cessarono il fuoco contro i nemici.
A prendere questa iniziativa non furono gli ufficiali, ma i soldati che disobbedirono agli ordini dei superiori scavalcando le trincee e andando dagli avversari per festeggiare il Natale e per scambiarsi gli auguri di buone feste.
Questa rischiosa iniziativa ha dimostrato che i soldati nelle trincee non volevano la guerra e che avevano scelto la via della pace e della fratellanza.

All'inizio del giorno di Natale si smise di sentire il rombo dei cannoni proveniente dalle piazzole di artiglieria, infatti si levarono dai ripari dei soldati canti natalizi.
Durante i festeggiamenti uno spericolato soldato tedesco corse attraverso la terra di nessuno per andare alle trincee inglesi a festeggiare. Dopo di lui fecero lo stesso altri soldati tedeschi. Inglesi e tedeschi durante questa ricorrenza cessarono il fuoco su numerosi fronti, raccolsero e seppellirono i cadaveri, si scambiarono doni e auguri.  
La tregua durò due giorni, dopo di che ricominciò la guerra e i soldati che presero la lieta iniziativa ne subirono le conseguenze (fucilazioni e corte marziale).

Queste vicende hanno trasmesso un messaggio di fratellanza tra gli uomini che ha ispirato numerosi film libri e canzoni, i più noti esempi sono:
“La tregua del Natale-lettere del fronte” di Ebbe Pierini
“Una verità dimenticata – Joyeux Noel” di Christian Carion
il videoclip del brano” Sono più sereno” del gruppo Le vibrazioni

Frase di soldato ignoto diventata famosa è:
Non avrei perso l'esperienza di ieri neanche per la cena di Natale più bella in Inghilterra!

Ricerca a cura della IIIC

lunedì 17 dicembre 2018

SpuntidiStoria a San Stino di Livenza


Entrambe le Scuole Secondarie di I grado del nostro Istituto hanno partecipato all'esposizione.
Il lavoro di ricerca storica è stato davvero significativo.
La mostra merita di essere visitata, vi aspettiamo numerosi!

martedì 27 novembre 2018

27 Novembre: incontro con Luigi Perissinotto, autore di "San Stino nella Grande Guerra 1915-1918"


Oggi siamo andati in delegazione per assistere alla presentazione del libro "San Stino nella Grande Guerra 1915-1918", scritto dal maestro e storico Luigi Perissinotto.
Il libro parla del nostro paese, durante la Prima Guerra Mondiale, detta anche Grande Guerra o IV Guerra d'Indipendenza, in quanto le prime due guerre d'Indipendenza erano servite a liberare e ad unificare l'Italia, la terza a "guadagnare" il Veneto, questa, la quarta dunque, a  liberare i territori irredenti di Trento e Trieste.
Come ci ha raccontato il maestro Perissinotto, questa fu una guerra di trincea, di posizione di logoramento.
Dopo dodici battaglie sull'Isonzo, con la disfatta di Caporetto, le nostre zone sono diventate teatro di guerra. 
Nel novembre del 1917 gli austroungarici arrivarono nel nostro paese; mentre si dirigevano verso il Piave i soldati italiani facevano saltare i ponti, per rendere più lenta l'avanzata nei nemici, cercando inoltre di far crollare i campanili per impedire agli austriaci di usarli come vedetta.
Il maestro Perissinotto ci ha raccontato, anche, che in quel periodo il Municipio di San Stino era diventato un ospedale austroungarico.
L'autore ha poi ricordato Tarcisio Martina e Giorgio Romiati, nostri compaesani che hanno rischiato la vita, per fare le spie tra gli austriaci, inviando poi messaggi all'esercito italiano per prepararlo alle mosse del nemico.
Tante delle informazioni e delle fotografie del libro, il maestro le ha trovato presso gli archivi, come ad esempio quello di Vienna.
Per noi è stato un vero piacere ascoltare Luigi Perissinotto, lo abbiamo seguito in silenzio e con molta attenzione.
Grazie!

Irene Dal Tin IIAL

martedì 9 ottobre 2018

Consiglio di lettura: "l'uomo che piantava gli alberi" di Jean Giono



Si aggirava per i monti della Provenza un uomo che cercava un po' di tranquillità.
Aveva molta sete, ma non trovava un goccio d'acqua. 
Ad un certo punto vide un'ombra e avvicinandosi scoprì che era un pastore.
L'uomo gli chiese dell'acqua, il pastore lo fece bere dalla sua borraccia e lo invitò da lui.
Una volta a casa, il pastore estrasse delle ghiande da un sacchetto, selezionandole. 
L'uomo gli chiese cosa stesse facendo, ma il pastore non rispose.
L'uomo chiese al pastore di poter passare la notte e il giorno successivo a casa sua, per riposarsi, ma in realtà voleva saperne di più sulle ghiande.
Il giorno dopo il pastore portò a pascolare le pecore e portò con sé anche le ghiande.
L'uomo lo seguì, prendendo una strada parallela. 
Arrivarono entrambi ad un ampio terreno e il pastore si mise a sotterrare le ghiande: piantava querce.
Il terreno però non era suo e non sapeva nemmeno di chi fosse.
Arrivò la guerra del '14 e l'uomo si dimenticò del pastore.
Una volta finita la guerra, l'uomo tornò in quei luoghi: davanti a sé vide una grandissima foresta, creata dal pastore... (la storia continua, continuate a leggere il libro!)

Gaia Bartoli IIIBL

lunedì 25 gennaio 2016

Volare: il gioco, il viaggio, la guerra

IL GIOCO
Gli aquiloni

Gli aquiloni furono inventati 2800 anni fa in Cina. Le prime descrizioni degli aquiloni, però, furono diffuse, in Occidente, attraverso gli scritti di Marco Polo solo alla fine del XIII secolo, mentre i primi aquiloni provenienti dal Giappone e dalla Malesia furono importati dai marinai nel XVI e XVII secolo. Inizialmente venivano considerati delle vere e proprie curiosità, ma successivamente nel XVIII e XIX secolo, gli aquiloni furono uno strumento per ricerche scientifiche. Benjamin Franklin pubblicò la descrizione di un esperimento per provare che il fulmine è un' espressione di elettricità, facendo volare, durante un temporale, un aquilone, a cui aveva legato una chiave di ferro come conduttore. Gli aquiloni furono usati durante la ricerca e lo sviluppo del progetto, dai fratelli Wright per la costruzione del primo aeroplano alla fine del‘800.


Esistono quattro tipi di aquilone: quello statico, combattente, acrobatico e quello a trazione. 
L'aquilone statico è controllato da un unico cavo che lo fa rimanere in aria. L'aquilone combattente è controllato da un unico cavo, ma grazie alle sue particolari caratteristiche può passare da una posizione stabile a una instabile (quando viene allentata la tensione del filo). Quando si trova in una posizione instabile l'aquilone tende a fare dei giri su se stesso. 
La persona che guida l'aquilone combattente può fargli compiere dei movimenti alternando la spinta sul cavo di ritenuta, ottenendo quindi delle acrobazie che possono essere giri su se stesso, picchiate, cabrate, volo orizzontale e volo obliquo. 
L'aquilone acrobatico può essere controllato da due a quattro cavi e può eseguire acrobazie nel cielo. 
Nelle gare i partecipanti devono sostenere 3 diverse prove:
le figure di precisione, rappresentazioni nel cielo di figure obbligatorie riportate su un foglio;
la parte di free-style, praticamente una sessione di volo libero;
il balletto, esecuzione di acrobazie a tempo di musica.
Le gare possono essere eseguite individualmente, in coppia o in squadra. L'aquilonismo acrobatico è molto praticato in Francia, negli USA, in Canada, UK , in Germania, nei Paesi Bassi, in Svizzera e in Italia.

Elisa Brollo (IIIA)


La Mongolfiera

Il primo tentativo di volo con una Mongolfiera fu realizzato il 19 settembre 1783 dai fratelli Francesi Mongolfier  (da qui il nome Mongolfiera). I fratelli  usarono come passeggeri per il volo una pecora, un gallo e un'anitra, riuscirono a volare dentro un cesto legato ad un pallone con aria calda all'interno per tre chilometri circa.

 Ma il primo volo in Mongolfiera della storia con persone a bordo fu fatto a Parigi il 21 novembre 1783 da  Jean-Francois in compagnia del Marchese d'Arlandes.
 I fratelli Mongolfier ritenevano che a fare volare  la Mongolfiera  non fosse l'aria calda all'interno del “pallone” ma bensì un particolare gas che venne chiamato il “gas Mongolfier”.

Il merito di comprendere che la Mongolfiera volava semplicemente grazie all'aria calda va riconosciuta allo scienziato Italiano Alessandro Volta. Attualmente le Mongolfiere in Europa sono fabbricate in due sole fabbriche, uno è a Barcellona ed il secondo in Inghilterra.

L'obbiettivo di ottenere una massa di gas più leggera dell'atmosfera circostante può essere ottenuto con strategie differenti; può infatti venire utilizzata aria riscaldata o gas più leggeri dell'aria o entrambi. 
I gas che possono essere usati sono elio, idrogeno, ammoniaca [molto raramente perché tossica]

Con un  m3 di gas si può sollevare  kg 1. 


Filippo Cicuto IIB


IL VIAGGIO, LA GUERRA

L'aeroplano (anche aereo) è un aeromobile dotato di ali rigide, piane e solitamente fisse che sospinto da uno o più motori, è in grado di decollare e atterrare su piste rigide e volare nell'atmosfera terrestre sotto il controllo di un pilota.
L'aeroplano è utilizzato, nelle sue svariate forme, dimensioni e configurazioni, come mezzo di trasporto di persone, di merci e come strumento militare.
Il Flyer, il primo aeroplano propriamente detto, vide la luce nel 1903, quando i fratelli Wright riuscirono a far spiccare il volo ad una sorta di aliante. 
Il primo aereo italiano fu costruito da Aristide Faccioli nel 1908.


Inizialmente l'aereo fu considerato una semplice curiosità per appassionati, ma a poco a poco si iniziò a riconoscerne le capacità e nacquero i primi modelli capaci di prestazioni di volta in volta ritenute impossibili sino a poco tempo prima: sorvolare le Alpi, volare sopra il canale della Manica, o semplicemente, raggiungere altezze e velocità sempre più elevate.

L'avvio di uno sviluppo più scientifico avvenne in concomitanza con la prima guerra mondiale. Fino ad allora gli Stati si erano relativamente disinteressati alle potenzialità del nuovo mezzo ma la guerra innescò l'interesse di questi ultimi nel campo aeronautico.
Tra il 1914 e il 1918 nacquero moltissimi modelli biplani destinati inizialmente a compiti di ricognizione.
Alla fine della prima guerra mondiale, l'aeroplano uscì notevolmente migliorato.
Dagli anni Venti si iniziò a guardare al velivolo come un pacifico mezzo di trasporto. 
Nacquero così le prime compagnie aeree.
La pacifica evoluzione dell'aeroplano subì una nuova accelerazione con i nuovi venti di guerra che spiravano sul mondo alla metà degli anni Trenta. 
Allo scoppio della seconda guerra mondiale tutte le potenze, partecipanti al conflitto, erano dotate di una moderna aeronautica da caccia e da bombardamento.

Un Boeing B-17 Flying Fortress

I bombardamenti strategici furono una costante della guerra.
Gli Alleati costruirono bombardieri con 4 motori e con grande capacità di carico: il più famoso fu il B-17.
Sempre durante la seconda guerra mondiale, in Inghilterra nacque  il radar, che velocemente venne esportato negli Stati Uniti e adottato anche in Germania. Era l'unico modo per prevedere con un certo anticipo un attacco aereo nemico e permettere ai propri caccia di decollare in tempo. Dapprima solo in postazioni terrestri, poi anche montato su aerei.
A fianco dell'Aeronautica si svilupparono anche accorgimenti a terra per limitare i danni degli attacchi aerei: i bunker e i cannoni antiaerei.


Simone Saltarel  (IIB)

mercoledì 18 novembre 2015

La Storia




Lunedì 9 novembre 2015, noi  ragazzi di 3A e 3B della scuola Fogazzaro di La Salute di Livenza, alle 10:30, siamo partiti per andare a visitare la mostra 1915-1918. Ricordi della Grande Guerra, nella Sala Consiliare, del Palazzo Municipale, a San Stino di Livenza
Una volta arrivati il maestro Luigi Perissinotto ci ha accolti e ha iniziato a spiegarci la situazione che c'era, nei nostri territori, al tempo della Prima Guerra Mondiale. 
L'Italia entrò nel conflitto nel 1915 (cento anni fa), vivendo questa guerra come fosse la quarta guerra d'indipendenza, per avere Trento e Trieste.
Il maestro Perissinotto ci ha raccontato la storia del sottotenente Luigi Martina, fratello del parroco di San Stino, che si arruolò a 18 anni e morì a soli 19 anni.
Due anni dopo l’inizio della guerra, il 24 ottobre 1917, nella 12° battaglia dell'Isonzo, ci fu la disfatta di Caporetto. Gli Italiani furono costretti a ritirarsi fino ai tre fiumi: il Tagliamento, la Livenza e il Piave. 
L'esercito italiano si spostò sul Tagliamento, dove fece saltare i ponti, per ritardare l’avanzata nemica, e i campanili, che potevano essere dei punti di vedetta.
Intanto i nemici avanzavano e il 6 novembre arrivarono a San Stino di Livenza.
Gli Austriaci rimasero a San Stino a lungo. Durante questo periodo vi furono bombardamenti tra loro e gli Italiani, che si trovavano sull'altra sponda della Livenza.
Superato il fiume si fermarono sul Piave, dove vi fu la battaglia decisiva. 
L’ultima battaglia avvenne a Vittorio Veneto, il 4 novembre 1918: gli Austriaci vennero definitivamente sconfitti e Trento e Trieste diventarono italiani. 
Il Piave da allora è diventato “Fiume sacro alla Patria”.
Per quanto riguarda La Salute, il maestro Perissinotto ci ha parlato anche di Romiati, che ha bonificato il nostro territorio, e del soldato De Carli.
Secondo noi è stata una mostra interessante, per le foto e gli oggetti esposti, ma soprattutto per i racconti del maestro Perissinotto.

Alessia Ruggiero IIIA e Alessia Marino IIIB