Nel 1909 il poeta italiano Filippo Tommaso Marinetti pubblica sul giornale francese Le Figaro il primo Manifesto futurista: una dichiarazione scritta in cui vengono sintetizzati i principi della nuova corrente alla quale aderiscono scrittori e artisti.
Secondo i futuristi, che amano un linguaggio provocatorio e bizzarro, per rinnovare l'arte è necessario:
-"uccidere il chiaro di luna": cioè opporsi alla letteratura e alla poesia tradizionale e in particolare quella romantica;
- comporre "parole in libertà", che nascono dal libero accostamento di immagini per analogie e similitudini, secondo il principio dell'"immaginazione senza fili";
- liberare il linguaggio dalle regole, sintattiche e grammaticali, anche grazie all'inserimento di elementi visivi e grafici all'interno del testo poetico;
- celebrare la velocità, il progresso, le macchine e tutto quello che è espressione della modernità;
- esaltare la guerra, come "sola igiene del mondo", cioè come possibilità di rinnovamento per la società.
Negli anni che precedono la Prima guerra mondiale, Marinetti è tra i maggiori animatori della campagna interventista.
Arruolatosi volontario partecipa egli stesso alla guerra con entusiasmo e coraggio.
Con l'ascesa di Mussolini al potere, aderisce al fascismo.
Viene nominato "Accademico d'Italia" da Mussolini.
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