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lunedì 6 maggio 2019

La maestra Lisa Davanzo (1917-2006)



Nel 1940 l’Italia entra nel Secondo Conflitto Mondiale e Lisa inizia la sua carriera di insegnante a Ca' Corniani, facendo da maestra ai contadini del posto. È lei a raccontare nell'introduzione del suo libro “ossi de persego” come Romiati avesse a cuore la cultura di mezzadri e braccianti per i quali aveva creato, all'interno della sua azienda agricola, una scuola serale a titolo gratuito allo scopo di alfabetizzarli.

“Mi fae a maestra
E in bicicleta
Vae de qua e de à:
a Mussetta Castaldia Ca’ Corniani”

Lisa soggiornava per tutta la settimana nella casa delle insegnanti della scuola elementare della stessa Agenzia, e tornava a casa il sabato.

In quella zona operò la “Missione Nelson”, che in Valle Altanea aveva il compito di far imbarcare sui sottomarini che arrivavano a Porto Santa Margherita i prigionieri degli Alleati. L’ultimo tratto, lungo il Canale Brian, lo facevano i gommoni trasportatori, con la connivenza e la collaborazione di Giorgio Romiati, che aveva in casa il Comando Tedesco di zona e perciò rischiava la vita.

Se volete sapere qualcosa di più sulla maestra Lisa Davanzo cliccate qui

sabato 4 maggio 2019

La figura di Giorgio Romiati

“la palude è sempre apparsa nei secoli simbolo di morte. Per noi agricoltori ha però conservato l’insuperabile fascino delle sue attrattive, dell’immensità dei suoi orizzonti, dello splendore delle sue albe e dei suoi fiammeggianti tramonti, dello stesso scatenarsi incontenibile delle bufere, delle stupende e commoventi manifestazioni biologiche tra gli specchi d’acqua e i canneti brulicanti di selvaggina e guizzanti di pesci. Fascino vivificato e accresciuto in quest’ultimo sessantennio nell'ancor maggiore attrattiva della bonifica nelle sue alte prospettive di redenzione umana e di sviluppo agricolo…”

Parole di Giorgio Romiati (dal libro “il fiume Livenza” di Giuseppe Marson)



Nominato cavaliere del lavoro nel 1952 per il settore Agricoltura, Giorgio Romiati era nato a Padova nel 1876 dove è stato sepolto dopo la morte avvenuta nel 1967.
Dopo gli studi di medicina, nel 1897 egli assunse la direzione della Azienda agricola di San Giorgio, 3000 ettari completamente paludosi, alla foce del Livenza, che bonificò.
Durante il primo conflitto mondiale alternò il servizio medico in prima linea con audaci azioni belliche. Nel corso del secondo, invece, fu alla direzione dell’Ospedale militare di Pordenone, dove salvò dalla deportazione molti soldati e ufficiali. Apportò inoltre la sua competenza in numerose amministrazioni e istituzioni.
Dopo la prima guerra mondiale riprese, con i fratelli, l’attività interrotta e la estese a tutta la proprietà. Si dedicò intensamente ai consorzi di Bonifica del Basso Piave.
L’intero comprensorio fu così dotato, oltre che di modernissimi impianti di prosciugamento, di strade, linee elettriche, impianti di irrigazione, impianti sanitari…
Benemerita fu la sua azione contro la malaria. All'opera di bonifica associò la difesa boschiva e il riscatto sociale dei contadini. Per tutto ciò ricevette dall'Università di Padova la laurea honoris causa in scienze agrarie.

Il XX secolo è anche per Caorle il secolo delle grandi guerre. In particolare si infiamma la vita lagunare dopo la disfatta di Caporetto, diventando territorio strategico per il fronte che combatteva sul Piave. Nell'ultima offensiva del 1918 anche i caorlotti si fecero onore, tanto che il cittadino Giorgio Romiati fondò l’associazione Giovane Italia, insignita della medaglia d’argento al valor militare dopo la vittoria del 4 novembre.
Non a caso una delle sezioni del Battaglione San Marco si chiamava proprio “Battaglione Caorle” e, insieme col Battaglione Bafile, ebbe un ruolo importante nella battaglia di liberazione sul Piave.

Durante il secondo conflitto grave fu il peso dell’occupazione tedesca, che arrivò a minacciare di allargare, per motivi strategici, tutto il litorale per una profondità di 10 chilometri; l’allarme rientrò inaspettatamente e ancor oggi i caorlotti, a memoria di un voto emesso il 2 gennaio 1944, attribuiscono il merito di ciò all'intercessione della loro Madonnina del Mare.

 dal testo "Se magnea tuti da na padea - Mangiavamo tutti da un'unica pentola : storie di vita contadina tra le foci di Piave e Livenza intorno alla metà del Novecento" di Andreetta Dino

martedì 27 novembre 2018

27 Novembre: incontro con Luigi Perissinotto, autore di "San Stino nella Grande Guerra 1915-1918"


Oggi siamo andati in delegazione per assistere alla presentazione del libro "San Stino nella Grande Guerra 1915-1918", scritto dal maestro e storico Luigi Perissinotto.
Il libro parla del nostro paese, durante la Prima Guerra Mondiale, detta anche Grande Guerra o IV Guerra d'Indipendenza, in quanto le prime due guerre d'Indipendenza erano servite a liberare e ad unificare l'Italia, la terza a "guadagnare" il Veneto, questa, la quarta dunque, a  liberare i territori irredenti di Trento e Trieste.
Come ci ha raccontato il maestro Perissinotto, questa fu una guerra di trincea, di posizione di logoramento.
Dopo dodici battaglie sull'Isonzo, con la disfatta di Caporetto, le nostre zone sono diventate teatro di guerra. 
Nel novembre del 1917 gli austroungarici arrivarono nel nostro paese; mentre si dirigevano verso il Piave i soldati italiani facevano saltare i ponti, per rendere più lenta l'avanzata nei nemici, cercando inoltre di far crollare i campanili per impedire agli austriaci di usarli come vedetta.
Il maestro Perissinotto ci ha raccontato, anche, che in quel periodo il Municipio di San Stino era diventato un ospedale austroungarico.
L'autore ha poi ricordato Tarcisio Martina e Giorgio Romiati, nostri compaesani che hanno rischiato la vita, per fare le spie tra gli austriaci, inviando poi messaggi all'esercito italiano per prepararlo alle mosse del nemico.
Tante delle informazioni e delle fotografie del libro, il maestro le ha trovato presso gli archivi, come ad esempio quello di Vienna.
Per noi è stato un vero piacere ascoltare Luigi Perissinotto, lo abbiamo seguito in silenzio e con molta attenzione.
Grazie!

Irene Dal Tin IIAL

venerdì 6 maggio 2016

En plein air a Valle Tagli


Lunedì 9 Maggio, noi ragazzi di terza siamo andati a Valle Tagli per visitare una bellissima chiesetta neo-romanica, costruita nel 1940.
L'interno della chiesa è stato interamente decorato da Carlotta Prosdocimi, moglie di Giorgio Romiati, committente della costruzione.
Gli affreschi intorno all'altare hanno chiari riferimenti simbolici, tra questi:
- le pecorelle rappresentano le otto beatitudini
-i sette rivoli che partano dalla croce simboleggiano i sacramenti
- la vigna il Signore
-il pellicano che nutre i suoi piccoli con il sangue è Gesù 
-il pavone è il simbolo della Resurrezione.
Dopo aver visitato la chiesetta, ci siamo disposti lungo l'argine del fiume e abbiamo dipinto a tempera "en plein air". Ognuno di noi si è posizionato dove  preferiva per dipingere ciò che vedeva...abbiamo scoperto che non è molto facile dipingere all'aria aperta, ma anche che è molto divertente.

Catto Kledi, Timis Claudio, Mattiuzzo Paolo, Comin Luna (IIIB)