lunedì 25 gennaio 2016

Gioca con la tua fantasia e scopri l'enigma



Provate a ricostruire l'antefatto di questa storia e scrivete un piccolo racconto. Poi inviatelo a passaparola.magazine@gmail.com

Scopriremo chi tra gli studenti della scuola si avvicinerà di più al vero antefatto, vincendo il titolo di "detective in erba".

Alcuni anni fa in Inghilterra, un uomo salì sulla metropolitana: dopo alcune fermate salì anche una donna, la quale si sedette e si tolse i guanti. L'uomo si alzò e la uccise. Poi andò alla polizia e fu lasciato libero dopo meno di un'ora.

Volare: il gioco, il viaggio, la guerra

IL GIOCO
Gli aquiloni

Gli aquiloni furono inventati 2800 anni fa in Cina. Le prime descrizioni degli aquiloni, però, furono diffuse, in Occidente, attraverso gli scritti di Marco Polo solo alla fine del XIII secolo, mentre i primi aquiloni provenienti dal Giappone e dalla Malesia furono importati dai marinai nel XVI e XVII secolo. Inizialmente venivano considerati delle vere e proprie curiosità, ma successivamente nel XVIII e XIX secolo, gli aquiloni furono uno strumento per ricerche scientifiche. Benjamin Franklin pubblicò la descrizione di un esperimento per provare che il fulmine è un' espressione di elettricità, facendo volare, durante un temporale, un aquilone, a cui aveva legato una chiave di ferro come conduttore. Gli aquiloni furono usati durante la ricerca e lo sviluppo del progetto, dai fratelli Wright per la costruzione del primo aeroplano alla fine del‘800.


Esistono quattro tipi di aquilone: quello statico, combattente, acrobatico e quello a trazione. 
L'aquilone statico è controllato da un unico cavo che lo fa rimanere in aria. L'aquilone combattente è controllato da un unico cavo, ma grazie alle sue particolari caratteristiche può passare da una posizione stabile a una instabile (quando viene allentata la tensione del filo). Quando si trova in una posizione instabile l'aquilone tende a fare dei giri su se stesso. 
La persona che guida l'aquilone combattente può fargli compiere dei movimenti alternando la spinta sul cavo di ritenuta, ottenendo quindi delle acrobazie che possono essere giri su se stesso, picchiate, cabrate, volo orizzontale e volo obliquo. 
L'aquilone acrobatico può essere controllato da due a quattro cavi e può eseguire acrobazie nel cielo. 
Nelle gare i partecipanti devono sostenere 3 diverse prove:
le figure di precisione, rappresentazioni nel cielo di figure obbligatorie riportate su un foglio;
la parte di free-style, praticamente una sessione di volo libero;
il balletto, esecuzione di acrobazie a tempo di musica.
Le gare possono essere eseguite individualmente, in coppia o in squadra. L'aquilonismo acrobatico è molto praticato in Francia, negli USA, in Canada, UK , in Germania, nei Paesi Bassi, in Svizzera e in Italia.

Elisa Brollo (IIIA)


La Mongolfiera

Il primo tentativo di volo con una Mongolfiera fu realizzato il 19 settembre 1783 dai fratelli Francesi Mongolfier  (da qui il nome Mongolfiera). I fratelli  usarono come passeggeri per il volo una pecora, un gallo e un'anitra, riuscirono a volare dentro un cesto legato ad un pallone con aria calda all'interno per tre chilometri circa.

 Ma il primo volo in Mongolfiera della storia con persone a bordo fu fatto a Parigi il 21 novembre 1783 da  Jean-Francois in compagnia del Marchese d'Arlandes.
 I fratelli Mongolfier ritenevano che a fare volare  la Mongolfiera  non fosse l'aria calda all'interno del “pallone” ma bensì un particolare gas che venne chiamato il “gas Mongolfier”.

Il merito di comprendere che la Mongolfiera volava semplicemente grazie all'aria calda va riconosciuta allo scienziato Italiano Alessandro Volta. Attualmente le Mongolfiere in Europa sono fabbricate in due sole fabbriche, uno è a Barcellona ed il secondo in Inghilterra.

L'obbiettivo di ottenere una massa di gas più leggera dell'atmosfera circostante può essere ottenuto con strategie differenti; può infatti venire utilizzata aria riscaldata o gas più leggeri dell'aria o entrambi. 
I gas che possono essere usati sono elio, idrogeno, ammoniaca [molto raramente perché tossica]

Con un  m3 di gas si può sollevare  kg 1. 


Filippo Cicuto IIB


IL VIAGGIO, LA GUERRA

L'aeroplano (anche aereo) è un aeromobile dotato di ali rigide, piane e solitamente fisse che sospinto da uno o più motori, è in grado di decollare e atterrare su piste rigide e volare nell'atmosfera terrestre sotto il controllo di un pilota.
L'aeroplano è utilizzato, nelle sue svariate forme, dimensioni e configurazioni, come mezzo di trasporto di persone, di merci e come strumento militare.
Il Flyer, il primo aeroplano propriamente detto, vide la luce nel 1903, quando i fratelli Wright riuscirono a far spiccare il volo ad una sorta di aliante. 
Il primo aereo italiano fu costruito da Aristide Faccioli nel 1908.


Inizialmente l'aereo fu considerato una semplice curiosità per appassionati, ma a poco a poco si iniziò a riconoscerne le capacità e nacquero i primi modelli capaci di prestazioni di volta in volta ritenute impossibili sino a poco tempo prima: sorvolare le Alpi, volare sopra il canale della Manica, o semplicemente, raggiungere altezze e velocità sempre più elevate.

L'avvio di uno sviluppo più scientifico avvenne in concomitanza con la prima guerra mondiale. Fino ad allora gli Stati si erano relativamente disinteressati alle potenzialità del nuovo mezzo ma la guerra innescò l'interesse di questi ultimi nel campo aeronautico.
Tra il 1914 e il 1918 nacquero moltissimi modelli biplani destinati inizialmente a compiti di ricognizione.
Alla fine della prima guerra mondiale, l'aeroplano uscì notevolmente migliorato.
Dagli anni Venti si iniziò a guardare al velivolo come un pacifico mezzo di trasporto. 
Nacquero così le prime compagnie aeree.
La pacifica evoluzione dell'aeroplano subì una nuova accelerazione con i nuovi venti di guerra che spiravano sul mondo alla metà degli anni Trenta. 
Allo scoppio della seconda guerra mondiale tutte le potenze, partecipanti al conflitto, erano dotate di una moderna aeronautica da caccia e da bombardamento.

Un Boeing B-17 Flying Fortress

I bombardamenti strategici furono una costante della guerra.
Gli Alleati costruirono bombardieri con 4 motori e con grande capacità di carico: il più famoso fu il B-17.
Sempre durante la seconda guerra mondiale, in Inghilterra nacque  il radar, che velocemente venne esportato negli Stati Uniti e adottato anche in Germania. Era l'unico modo per prevedere con un certo anticipo un attacco aereo nemico e permettere ai propri caccia di decollare in tempo. Dapprima solo in postazioni terrestri, poi anche montato su aerei.
A fianco dell'Aeronautica si svilupparono anche accorgimenti a terra per limitare i danni degli attacchi aerei: i bunker e i cannoni antiaerei.


Simone Saltarel  (IIB)

I nostri vulcani



Nella nostra classe, con i professori Cesco Sonia e Giorgio Alberto, durante le ore di scienze, abbiamo fatto un laboratorio sui vulcani.
Come attività di preparazione al laboratorio sono state fatte alcune lezioni teoriche sui vulcani.
Gli obiettivi di questa attività erano:
saper costruire un vulcano, 
sapere cos'è un vulcano, 
sapere com'è fatto un vulcano e come erutta.
Le fasi del laboratorio sono state: 
-la spiegazione pratica del professor Giorgio Alberto su come si costruisce il vulcano e sui materiali da usare per farlo eruttare in vari modi (il principale è bicarbonato di sodio e aceto di vino bianco)
 -la presentazione dei nostri vulcani alla classe.
Ci siamo proprio divertiti imparando!

Alessandro Buoso IIIA

Due film scelti da noi...

PER RIFLETTERE...




Il film un “sogno per domani” (2000) parla di un ragazzino di dodici anni di nome Trevor che vive con la madre. Il primo giorno di scuola un  nuovo professore dà ai ragazzi un progetto, per scienze sociali: cercare di cambiare il mondo. Trevor pensa al  progetto “passa il favore”:aiutare tre persone e chiedere loro di aiutare altre tre persone e così via. Tornando a casa Trevor trova un senzatetto, lo ospita a casa sua mentre la madre non c'è. Oltre al senzatetto Trevor cerca di aiutare altre due persone: sua madre e l'insegnante che gli ha assegnato il compito. I due si innamoreranno.
Quando il padre di Trevor, che aveva abbandonato la famiglia chiede alla moglie di dargli un'altra possibilità per essere un buon padre per Trevor...
Un giornalista, di Los Angeles,viene a sapere di "passa il favore", farà un' intervista al ragazzo. Finita l'intervista Trevor vede dei bulli maltrattare un ragazzino, tenta di fermarli ma uno dei bulli tira fuori un coltello e lo accoltella. Il piccolo Trevor viene portato di corsa all'ospedale...

Vian Vittoria Dafne (IIA)


PER RIDERE...


Nel film “I Minions” (2015) i personaggi sono piccoli esseri gialli, ovvero come dicono nel film, dei piccoli bambini senza capelli e con l‘itterizia. I minions hanno una lingua tutta loro con parole che sembrano messe a caso. Sono di tutte le forme: alti, bassi, con un solo occhietto o con due, praticamente sono di tutti i tipi.
Il loro scopo è trovare un padrone cattivo da servire per tutta la vita. I minions esistevano da molto prima di noi, infatti il loro primo “capo” è stato un T-rex, ma le cose non andarono a buon fine quando sul ciglio di un vulcano dei minions scivolarono e fecero cadere l’enorme dinosauro nella lava.
Il secondo capo fu Dracula, il re dei vampiri. Aveva l’abitudine di fare baldoria tutta la notte e di dormire di giorno. Un giorno però per festeggiare il suo 357° compleanno i minions aprirono le tende e, come tutti sappiamo, i vampiri con la luce del sole diventano cenere quindi potete immaginare che fine ha fatto Dracula.
Poi venne il turno di Ramses II, che morì schiacciato da una piramide, che era stata costruita a testa in giù!
La gente, allora, si ribellò e i minions dovettero scappare e andarsene in una grotta. All'inizio erano felici di cominciare una nuova vita, ma dopo un po’ si accorsero che qualcosa non andava e allora un minion si fece avanti: quel minion era Kevin.
Kevin si era preparato per molto tempo e ora voleva uscire da quella grotta per cercare un nuovo padrone. Ora però gli mancavano i volontari. Si era proposto Bob, un piccolo minion basso come un nano, che teneva sempre con sé un orsacchiotto di peluche di nome Tim,  Kevin non lo considerava abbastanza forte per resistere alla missione. Dopo un po’si candidò come volontario Stuart, un minion che teneva sempre con sé un ukulele. In realtà lui stava dormendo e il braccio glielo aveva alzato un altro minion quindi non sapeva nemmeno per cosa era stato scelto. Alla fine, sia perché insisteva e sia per la mancanza di volontari Kevin scelse anche Bob e partirono alla scoperta del mondo.
Attraversarono montagne, boschi e campi finchè arrivarono a New York. Lì finirono in un centro commerciale dove videro un programma in TV.
Il programma annunciava che a Orlando c’era un EXPO dei cattivi e allora decisero di andare per trovare un padrone. Trovato un passaggio da una famiglia che andava nello stesso posto entrarono in questa fiera dei cattivi. A un certo punto uscì da un tendone la protagonista della serata: Scarlet Sterminator. Era l’unica cattiva in quel posto ad essere una ragazza e per questo tutti la stimavano. Alla fine Scarlet ingaggiò i minions per andare a rubare la corona della regina. 
Saranno riusciti Kevin, Bob e Stuart a rubare la corona? 

Questo film è molto bello e lo consiglio, soprattutto, ai bambini perché vi farà sganasciare dalle risate!!!

Alex Zago (IIB)

giovedì 21 gennaio 2016

In our name: Antonio Fogazzaro

La nostra scuola porta il nome "Antonio Fogazzaro", ma chi era costui?
Antonio Fogazzaro è stato uno scrittore vicentino dell'Ottocento, il cui romanzo più compiuto e conosciuto è Piccolo mondo antico (terminato nel 1895) .
L'intreccio del romanzo si svolge sullo sfondo delle vicende risorgimentali comprese tra la prima e la seconda guerra di indipendenza ed ha come protagonista un giovane di idee liberali, Franco Maironi, che vive con la nonna, una Marchesa. Franco decide di sposare una ragazza di modeste condizioni, Luisa Rigey, malgrado le avversioni della nonna che minaccia di diseredare il nipote. Dopo il matrimonio i due vanno ad abitare a Oria, sul lago di Lugano, col vecchio zio scapolo Piero Ribera, imperial regio ingegnere. Nasce una bambina, Maria che lo zio ama chiamare Ombretta Pipì. Purtroppo la differenza di carattere e più di mentalità tra Franco e Luisa va delineandosi in modo chiaro: coltivano entrambi aspirazioni liberai, ma lui è tutto fede, mentre lei è tutta severa giustizia. Il contrasto si evidenzia quando si tratta di decidere che uso fare (o non fare) di un vecchio documento di famiglia, un testamento saltato fuori inopinatamente e tale da spossessare, a favore di Franco, la vecchia marchesa. Franco preferisce non farne niente, per carità cristiana; Luisa invece è decisa ad affrontare la marchesa. Ma proprio in quel giorno la bambina affoga miseramente nel lago, e questa tragedia allontana ancor di più i due coniugi. Luisa, tutta presa in una lucida disperazione, rinfaccia al marito il suo idealismo d’artista e le sue credenze religiose che lo portano al perdono e alla rassegnazione; Franco preferisce staccarsene completamente per consacrarsi interamente alla causa patriottica. Ma ecco che dopo tre anni di lontananza Franco, alla vigilia della sua partenza per la guerra, chiede a Luisa un ultimo incontro. I due si incontrano all’Isola Bella, alla presenza dello zio Piero: il buon ingegnere ha soddisfazione di veder partire coi soldati il nipote ormai riconciliato con la moglie, e subito dopo, su una panchina pubblica, cessa di vivere. Ma una nuova vita, intanto, si annuncia nel grembo di Luisa.
 Buoso Alessandro (IIIA)

Inni d'Europa: Norvegia, Svizzera e Repubblica Ceca


NORVEGIA

Ja, vi elsker dette landet,
som det stiger frem,
furet, værbitt over vannet,
med de tusen hjem.
Elsker, elsker det og tenker
på vår far og mor
og den saganatt som senker
drømmer på vår jord.
Sì, noi amiamo questo paese,
così come s'innalza,
solcato, vittima del tempo sulle acque,
coi suoi mille paesi.
L'amiamo, l'amiamo e pensiamo
ai nostri padri e madri
e alla notte delle saghe che affonda
sogni nella nostra terra.

Questa è l'unica strofa che viene normalmente cantata; essa allude ai fiordi, alla durezza del clima, ai piccoli paesi (tusen hjem è un'espressione comune per "dappertutto, ovunque abiti gente in Norvegia"), al passato mitologico delle saghe.
Dette landet Harald berget
med sin kjemperad,
dette landet Håkon verget
medens Øyvind kvad;
Olav på det landet malte
korset med sitt blod,
fra dets høye Sverre talte
Roma midt imot.


Bønder sine økser brynte
hvor en hær dro frem,
Tordenskiold langs kysten lynte,
så det lystes hjem.
Kvinner selv stod opp og strede
som de vare menn;
andre kunne bare grede,
men de kom igjen!


Visstnok var vi ikke mange,
men vi strakk dog til,
da vi prøvdes noen gange,
og det stod på spill;
ti vi heller landet brente
enn det kom til fall;
husker bare hva som hendte
ned på Fredrikshald!


Hårde tider har vi døyet,
ble til sist forstøtt;
men i verste nød blåøyet
frihet ble oss født.
Det gav faderkraft å bære
hungersnød og krig,
det gav døden selv sin ære -
og det gav forlik.
Harald salvò questo paese
con la sua gran flotta,
Håkon protesse questo paese
mentre Øyvind cantava;
Olav dipinse su questo paese
la croce col suo sangue,
dalle sue altezze Sverre parlò
dritto contro Roma.


I contadini affilarono le loro asce
quando s'avvicinò un esercito,
Tordenskiold sfolgorò lungo la costa,
sì che si vide a casa.
Anche le donne si ribellarono e si batterono
come fossero uomini;
altri potevano solo piangere,
ma tutto finì!

Certo non eravamo molti,
ma fummo abbastanza,
quando fummo sfidati,
e il paese era in gioco;
lasciammo piuttosto bruciare il paese
che farlo cadere;
ricordiamo solo cosa accadde
laggiù a Fredrikshald!



Abbiamo passato tempi duri,
e infine fummo scacciati;
ma nella disgrazia un'innocente
libertà fu per noi nata.
Diede forza paterna soffrire
fame e guerra,
diede alla stessa morte il suo onore -
e diede compromesso.

Le parole dell'inno sono state scritte da Bjørnstjerne Bjørnson (1832-1910) , premio Nobel e maggior letterato norvegese; la musica fu composta da Rikard Nordraak (1842-1866) nel 1864.
Nel 1905 la Svezia concesse l'indipendenza alla Norvegia (che era stata sotto il dominio svedese dal 1814) e in tale occasione, bandiera e inno, fino allora di uso locale divennero simboli nazionali.
Anastasia Bugoev IIA


SVIZZERA


Il testo originario in tedesco di Leonhard Widmer è stato tradotto da tre autori in tutte le lingue ufficiali svizzere.


Testo tedesco
di Leonhard Widmer

(1809-1867)
Testo francese
di Charles Chatelanat

(1833-1907)
Testo romancio
di Gion Antoni Bühler

(1825-1897)
Testo italiano
di Camillo Valsangiacomo

(1898-1978)
Trittst im Morgenrot daher,
Seh'ich dich im Strahlenmeer,
Dich, du Hocherhabener, Herrlicher!
Wenn der Alpenfirn sich rötet,
Betet, freie Schweizer, betet!
Eure fromme Seele ahnt
Eure fromme Seele ahnt
Gott im hehren Vaterland,
Gott, den Herrn, im hehren Vaterland.
Sur nos monts, quand le soleil
Annonce un brillant réveil,
Et prédit d'un plus beau jour le retour,
Les beautés de la patrie
Parlent à l'âme attendrie;
Au ciel montent plus joyeux
Au ciel montent plus    joyeux
Les accents d'un coeur pieux,
Les accents émus d'un coeur pieux.
En l'aurora la damaun ta salida il carstgaun,
spiert etern dominatur, Tutpussent!
Cur ch'ils munts straglischan sura,
ura liber Svizzer, ura.
Mia olma senta ferm,
Mia olma senta ferm Dieu en tschiel,
il bab etern, Dieu en tschiel, il bab etern.
Quando bionda aurora, il mattin c'indora
L'alma mia T'adora, Re del ciel
Quando l'alpe già rosseggia
A pregare allor: T'atteggia
In favor del patrio suol
In favor del patrio suol
Cittadino, Dio lo vuol
Cittadino, Dio, si Dio lo vuol
Kommst im Abendglühn daher,
Find'ich dich im Sternenheer,
Dich, du Menschenfreundlicher, Liebender!
In des Himmels lichten Räumen
Kann ich froh und selig träumen!
Denn die fromme Seele ahnt
Denn die fromme Seele ahnt
Gott im hehren Vaterland,
Gott, den Herrn, im hehren Vaterland.
Lorsqu'un doux rayon du soir
Joue encore dans le bois noir,
Le coeur se sent plus heureux près de Dieu.
Loin des vains bruits de la plaine,
L'âme en paix est plus sereine,
Au ciel montent plus joyeux
Au ciel montent plus joyeux
Les accents d'un coeur pieux,
Les accents émus d'un coeur pieux.
Er la saira en splendur da las stailas en l'azur
tai chattain nus, creatur, Tutpussent!
Cur ch'il firmament sclerescha en noss cors
fidanza crescha.
Mia olma senta ferm,
Mia olma senta ferm Dieu en tschiel,
il bab etern, Dieu en tschiel, il bab etern.
Se di stelle è un giubilo la celeste sfera
Te ritrovo a sera, ò Signor
Nella notte silenziosa
L'alma mia in Te, riposa
Libertà, concordia, amor
Libertà, concordia, amor
All'Elvezia serba ognor
All'Elvezia serba ognor
Ziehst im Nebelflor daher,
Such'ich dich im Wolkenmeer,
Dich, du Unergründlicher, Ewiger!
Aus dem grauen Luftgebilde
Tritt die Sonne klar und milde,
Und die fromme Seele ahnt
Und die fromme Seele ahnt
Gott im hehren Vaterland,
Gott, den Herrn, im hehren Vaterland.
Lorsque dans la sombre nuit
La foudre éclate avec bruit,
Notre coeur pressent encore le Dieu fort;
Dans l'orage et la détresse
Il est notre forteresse;
Offrons-lui des coeurs pieux:
Offrons-lui des coeurs pieux:
Dieu nous bénira des cieux,
Dieu nous bénira du haut des cieux.
Ti a nus es er preschent en il stgir dal firmament,
ti inperscrutabel spiert, Tutpussent!
Tschiel e terra t'obedeschan
vents e nivels secundeschan.
Mia olma senta ferm,
Mia olma senta ferm Dieu en tschiel,
il bab etern, Dieu en tschiel, il bab etern.
Se di nubi un velo m'asconde il Tuo cielo
Pel Tuo raggio anelo, Dio d'amor
Fuga, ò Sole, quei vapori
E mi rendi i Tuoi favori
Di mia patria, dè, pietà
Di mia patria, dè, pietà
Brilla, Sol di verità
Brilla solo, Sol di verità
Fährst im wilden Sturm daher,
Bist du selbst uns Hort und Wehr,
Du, allmächtig Waltender, Rettender!
In Gewitternacht und Grauen
Lasst uns kindlich ihm vertrauen!
Ja, die fromme Seele ahnt,
Ja, die fromme Seele ahnt,
Gott im hehren Vaterland,
Gott, den Herrn, im hehren Vaterland
Des grands monts vient le secours;
Suisse, espère en Dieu toujours!
Garde la foi des aïeux, Vis comme eux!
Sur l'autel de la patrie
Mets tes biens, ton coeur, ta vie!
C'est le trésor précieux
C'est le trésor précieux
Que Dieu bénira des cieux,
Que Dieu bénira du haut des cieux.
Cur la furia da l'orcan fa tremblar il cor uman
alur das ti a nus vigur, Tutpussent!
Ed en temporal sgarschaivel
stas ti franc a nus fidaivel.
Mia olma senta ferm,
Mia olma senta ferm Dieu en tschiel,
Il bab etern, Dieu en tschiel, il bab etern.
Quando rugge e strepita impetuoso il nembo
M'è ostel Tuo grembo, ò Signor
In te fido, Onnipossente
Dè, proteggi nostra gente
Libertà, concordia, amor
Libertà, concordia, amor
All'Elvezia serba ognor
All'Elvezia serba ognor
Aurora Pavan IIA



REPUBBLICA CECA



"Kde domov můj, kde domov můj?", cioè "dov'è la mia casa (patria)?" è il nome dell'inno della Repubblica Ceca.
Originariamente il canto fu composto, da Franstisek Skroup e Josef Kajetan Tye, per una commedia, e fu eseguito per la prima volta nel teatro Teatro Nazionale di Praga, il 21 Dicembre 1834.
Ecco la traduzione della prima strofa:

Dov'è la mia casa? Dov'è la mia casa?
L'acqua scroscia sui prati,
le fronde frusciano sulle rocce,
nel giardino risplende il fiore di primavera,
il paradiso terrestre a prima vista.
Questa è la splendida terra,
la terra ceca, casa mia,
la terra ceca, casa mia!

Sarah Macchi IIA

Focus on Elisabetta I d'Inghilterra


Elisabetta I fu regina d'Inghilterra  dal 1588 al 1603.
Era figlia di Anna Bolena e di Enrico VIII. Lei era salita al trono dopo la morte dei suoi fratelli. Elisabetta compì un vero miracolo trasformando l'Inghilterra da stato povero a stato ricco e potente.
Continuò la politica del padre Enrico VIII, riaffermando l'obbedienza alla fede anglicana, la tolleranza ai puritani e proibendo il cattolicesimo.
Si lanciò nel controllo dei commerci internazionali facendo un  accordo con i corsari e  mandandoli contro la rivale Spagna di Filippo II.
Filippo II (erede di Carlo V) si era fatto promotore della difesa della religione Cattolica, per questo venne chiamato il Cattolicissimo.
Lui voleva invadere i Paesi Bassi, proprio perché erano protestanti, ma in aiuto di questi ultimi arrivò  proprio Elisabetta I.
Filippo II, a quel punto, voleva punire l’ Inghilterra, invadendola, per questo allestì una flotta di 130 navi con 17.000 soldati chiamata L’ Invincibile Armata,  ma fu sconfitto e perse il controllo dell’ Atlantico.
Letizia Dal Tin (IIA)

mercoledì 20 gennaio 2016

I tarocchi raccontano







Il principe Giovanni stava attraversando la foresta, ormai da parecchi giorni, senza imbattersi in nessuna avventura, quando all'orizzonte scorse un castello.
Lo raggiunse, ci entrò e nella sala da pranzo trovò dame e cavalieri che mangiavano in silenzio, a capo chino; si sentivano solo i rumori della masticazione "gnam, gnam" e della deglutizione "glu, glu".






Provando a salutare i commensali si accorse che era diventato muto, così come tutti gli altri nella stanza. 
Giovanni batté la mano sul tavolo per attirare l'attenzione e salutò con la mano.
Tutti lo salutarono e gli offrirono  pane e vino, ma lui rifiutò.
Prese un sasso appuntito nel cortile del castello, ritornò nella sala da pranzo e cominciò a disegnare per terra, graffiando il pavimento. Raccontò così le mille avventure della sua vita: gli scontri con la morte, il diavolo, i mostri... Tutti rimasero stupiti dalla grandezza di quell'eroe.









Ad un certo punto  Giovanni smise di disegnare e iniziò a scrivere: propose loro di recarsi dallo stregone Biridatao, per chiedergli di restituirgli la voce con una pozione.

Dame e cavalieri accettarono, annuendo.





Trascorsero la notte al castello e la mattina dopo quando il gallo cantò , si alzarono e partirono.
Al tramonto arrivarono nella caverna di Biridatao; ci entrò solo Giovanni, perché gli altri avevano una grande paura dello stregone.
Biridatao sapeva già tutto e aveva già preparato la pozione. Senza che Giovanni chiedesse nulla, lo stregone gli porse una fiala dicendo "ti darò la pozione che cerchi per 400 monete d'oro".
Il principe ne aveva solo 200, ma essendo un periodo di crisi economica, Biridatao accettò comunque.
Tutti bevvero la pozione che li resi immuni dall'incantesimo della foresta taciturna.

Alessia Zago IA

Goal!



Umberto Saba scrisse diverse poesie dedicate al calcio, di cui la più famosa è sicuramente "Goal" del 1933. Originario di Trieste, Saba amava moltissimo la squadra della sua città: la Triestina. 

In questa poesia Saba opera come se fosse un regista televisivo che in momenti diversi fotografa le tre realtà sul campo di calcio nel momento del goal.

Il portiere caduto alla difesa
ultima vana, contro terra cela
la faccia, a non veder l'amara luce.
Il compagno in ginocchio che l'induce
con parole e con mano, a rilevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.


Questa prima strofa descrive il momento subito dopo il goal. "La telecamera" si sofferma sul portiere battuto, vanamente consolato dal compagno. Il primo piano è sulle lacrime del portiere, e la sua sofferenza è sottolineata dalla sinestesia, che è nel contempo un ossimoro "amara luce".


La folla-unita ebbrezza-par trabocchi
nel campo. Intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli,
a quanti l'odio consuma e l'amore,
è dato, sotto il cielo, di vedere.


Questa volta l'occhio del poeta si rivolge all'entusiasmo dei tifosi, che sono "diventati", attraverso una metafora, un liquido che par trabocchi, ebbri di gioia.

Saba poi rivolge il suo sguardo all'abbraccio dei compagni al giocatore che ha segnato, alla bellezza del calcio, al senso di festa e di appartenenza. Il poeta conclude la sestina con un'iperbole, un'esagerazione (Pochi momenti come questo belli,/a quanti l'odio consuma e l'amore,/è dato, sotto il cielo, di vedere).

Presso la rete inviolata il portiere
l'altro – è rimasto. Ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasta sola.
La sua gioia si fa una capriola,
si fa baci che manda di lontano .
Della festa – egli dice – anch'io son parte.


Lo sguardo è dedicato al portiere della squadra che ha segnato, colto nella sua felicità, contrapposta al dolore dell'altro portiere. Lui è lontano dall'azione vincente, eppure il suo spirito è molto vicino e gioisce. Questa felicità è ben resa dalla personificazione della gioia, che fa una capriola.


Stoppa Nicolò, Timis Claudio, Padovese Sofia, Biasia Alex (IIIB)

Ernest Hemingway: il ragazzo del Basso Piave


HEMINGWAY E LA PRIMA GUERRA MONDIALE
Nel 1917 quando gli USA entrano nella prima guerra mondiale, Ernest Hemingway decide di partire come volontario in Italia, ma non può combattere a causa di problemi alla vista, quindi partirà come volontario della Croce Rossa Americana.
Dopo aver attraversato in nave l'Atlantico, arriva in Francia e dopo una breve sosta a Parigi, in treno arriva a Fossalta di Piave, dove si sta combattendo l'ultima fase della guerra, che vedrà vincere l'Italia contro l'Austria. 
Qui fa l'assistente di trincea, porta viveri, medicine e munizioni ai soldati italiani.
L'8 luglio 1918, in una sua "missione" in bicicletta, viene colpito dalle schegge di una granata austriaca, ma aiuta comunque un soldato gravemente ferito a trarsi in salvo. Durante l'operazione viene colpito a un ginocchio. Verrà portato in ospedale a Milano e dopo esser guarito gli verrà conferita la medaglia d'argento al valore militare.
Ernest, partito volontario con l'ideale virile della guerra, capisce proprio in quella circostanza che la guerra non è un gioco, capisce di non essere immortale.
Finita la guerra torna in America.




HEMINGWAY E IL VENETO
Ernest aveva continuato a scrivere durante la guerra e continuerà a farlo anche dopo. Continua la sua opera di scrittore e di giornalista. Lavorerà per il Toronto Star che lo invierà in Europa negli anni '20, mentre stanno prendendo piede i totalitarismi e sarà inviato di guerra, successivamente, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Cresce la sua fama letteraria ma anche quella mondana: frequenta il mondo dei vip, ha molte donne (si sposerà 4 volte e avrà 3 figli) e gli piace bere.
Viaggia spesso, ma gli unici due luoghi che sembrano dargli pace sono Cuba e il Veneto.
Del Veneto adora in particolare i luoghi della sua giovinezza: l'area tra Venezia e Trieste.
Lui rende famoso l'Harry's bar di Venezia, e la locanda Cipriani a Torcello, dove va a scrivere. Va spesso a sciare a Cortina e viene a S. Gaetano a caccia, dove è ospite dei conti Franchetti, proprietari terrieri di tutta la zona. Hemingway adora il bel mondo ma anche la gente semplice, quella con cui canta e beve all'osteria e che trova spazio nei romanzi.




DI LA' DEL FIUME E TRA GLI ALBERI

Il più autobiografico dei suoi romanzi è proprio quello che ha come sfondo quest'area geografica, uscito nel 1950 dal titolo "di là del fiume e tra gli alberi", nel quale racconta la storia di un vecchio colonnello americano, che ritorna sui luoghi dove ha combattuto la Prima Guerra Mondiale. Il protagonista, dietro il quale si nasconde lo stesso Hemingway, è innamorato di una giovane contessina veneziana; l'uomo riflette continuamente su questo amore: sulla giovane età di lei, sulla maturità di lui e sul suo corpo malato che si lascerà morire dopo una battuta di caccia in botte...forse già un pensiero di morte. In questo libro Hemingway racconta in modo non troppo celato il ferimento di Fossalta e il suo significato.
QUELL'INVERNO IL COLONNELLO ERA STATO FERITO TRE VOLTE, MA ERANO STATE TUTTE FERITE DA NIENTE; PICCOLE FERITE NELLA CARNE SENZA FRATTURE DI OSSA, E AVEVA ACQUISTATO FIDUCIA NELL'IMMORTALITÀ DELLA PROPRIA PERSONA PERCHÉ SAPEVA CHE NEI BOMBARDAMENTI DI ARTIGLIERIA PESANTE CHE PRECEDEVANO SEMPRE GLI ATTACCHI AVREBBE DOVUTO RESTARE UCCISO.
ALLA FINE VENNE FERITO A DOVERE E SUL SERIO, NESSUNA DELLE ALTRE FERITE GLI AVEVA FATTO L'EFFETTO CHE GLI FECE LA PRIMA FERITA GRAVE, DEV'ESSERE STATA LA PERDITA DELL'IMMORTALITÀ, PENSO' , BE', IN UN CERTO SENSO E' UNA PERDITA GROSSA.

In Italia questo libro uscirà nel 1965




L'EPILOGO DEL "RAGAZZO DEL BASSO PIAVE"
Oltre all'appassionante storia in questo romanzo Hemingway riesce a descrivere magnificamente la natura, quasi magica della laguna, 
I SILENZI SONO DOLCISSIMI. I RUMORI SONO QUELLI DI UN CEFALO CHE QUA E LA' GUIZZA A MEZZ'ARIA E RICADE NELL'ACQUA, DEL FRUSCIO DELLE FOGLIE APPENA MOSSE DAL VENTO, DEL RICHIAMO DEGLI UCCELLI MIGRATORI CHE ARRIVANO DOPO UN LUNGO VIAGGIO DAI PAESI DELL'EST E SCENDONO CON LARGHE VOLUTE SULLA LAGUNA DI CAORLE RIMASTA ANTICA NEI SUOI UMORI E NEL SAPORE DELLA VITA.
Questa è una zona sicuramente privilegiata dal punto di vista naturalistico, piena di uccelli che mentre vanno dal nord al sud, per svernare, decidono di fermarsi qui, dal momento che non ghiacciandosi la laguna è generosa di cibo anche d'inverno.

Continua il successo di Hemingway: nel 1953 vince il Pulizer con "il Vecchio e il mare" e nel 1954 il Nobel.
Man mano che gli anni passano Hemingway sente sempre più vicina la morte, la depressione e l'alcolismo diventano sempre più gravi, proprio questo stato mentale lo porterà al suicidio il 2 luglio del 1961, quando deciderà di spararsi alla testa con il fucile.
Così finisce la vita del grande scrittore, ma ancor oggi continua, attraverso la letteratura, il mito del ragazzo del basso Piave che qui ha lasciato il suo cuore.

Calligrammi H2O

Scende 
silenzioso il
 fiume dalla sua
casa, scende senza
fare rumore.
Non sveglia nessuno:
il suo silenzio è inquietante.
Scende il fiume e aumenta
il suo passo, diventa
        frettoloso : vuole finire il suo
       viaggio. Scende il fiume rumoroso, 
      sveglia tutti. Diventa pericoloso,
     tormenta le anime della gente...
   poi si calma e diventa
 lamentoso, sofferente: 
lo aspetta il mare.

Paula Linga IA



da lontano
sta piangendo
il fiume e le sue
lacrime cadono in
continuazione. Il suo
vestito è verde e lungo
i suoi occhi luccicano
e brillano al sole,
sono specchio.
Il fiume
è vita
!

Zlotea Nicoleta IA


Tu
puoi
cambiare forma.
Puoi essere calda e fredda.
Puoi fare poco rumore da sola,
ma in compagnia puoi farne molto.
Nuoti in tutti i fiumi del mondo
non muori mai e cambi solo
Oh piccola gocciolina
d'acqua...

Giulia Buoso IA


Il tramonto 
si riflette sull'acqua
calma e gelida del fiume
mentre gli uccelli ci 
volano sopra dandogli
un'aria romantica

Ramon Sofia IA