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sabato 13 gennaio 2018

Rita Levi Montalcini (1909-2012): "soprattutto, non temete i momenti difficili. Il meglio viene da lì."



Quando la sua tata morì di cancro, Rita decise di diventare una dottoressa.
Era particolarmente affascinata dai neuroni (ciò di cui è fatto il nostro cervello), così, dopo la laurea, cominciò le sue ricerche in questo campo insieme a uno straordinario professore di nome Giuseppe Levi e a un gruppo eccezionale di scienziati.
Erano nel bel mezzo di un'importante ricerca quando un crudele dittatore promulgò una legge: gli Ebrei non potevano lavorare all'università.
Rita fuggì in Belgio insieme al professore, che era ebreo come lei. Ma quando i nazisti invasero il Belgio, dovette fuggire e tornò in Italia.
E' difficile lavorare come scienziata quando devi nasconderti in continuazione e non hai accesso a un laboratorio, ma Rita non si arrese.
Trasformò la sua camera in un piccolo laboratorio di ricerca. Affilò gli aghi da cucito per creare strumenti chirurgici e sistemò un piccolo tavolo operatorio di fronte al letto, che usava per dissezionare i polli e studiare le cellule al microscopio.
Quando la sua città (Torino) fu bombardata, Rita fuggì un'altra volta, e poi un'altra ancora. Di nascondiglio in nascondiglio, tuttavia, qualunque fossero le difficoltà e ovunque si trovasse, continuava a lavorare.
Per la sua opera nel campo della neurobiologia, Rita ricevette il Nobel per la medicina: la terza persona della sua classe di medicina a ottenere questo risultato!

biografia tratta da "Storie della buonanotte per bambine ribelli" di Elena Favilli e Francesca Cavallo

Per approfondire Elogio dell'imperfezione di Rita Levi-Montalcini

domenica 26 novembre 2017

Malala Yousafzai: "Quando tutto il mondo tace, anche una sola voce diventa potente"



C'era una volta una bambina a cui piaceva molto andare a a scuola. Si chiamava Malala.  Malala abitava in un tranquillo villaggio del Pakistan. Un giorno, un gruppo di uomini armati chiamati talebani prese il controllo della valle, terrorizzando la gente con i suoi fucili.
I talebani proibirono alle bambine e alle ragazze di andare a scuola.
Molte persone non erano d'accordo, ma per sicurezza preferirono tenere le loro figlie a casa.
Malala pensava che fosse ingiusto, e lo scrisse nel suo blog. Amava molto la scuola, perciò un giorno disse in TV: "L'istruzione è potere per le donne. I talebani stanno chiudendo le scuole femminili perché non vogliono che le donne abbiano potere".
Qualche giorno dopo, Malala prese il suo scuolabus come al solito. Ad un tratto, però, due talebani fermarono l'autobus e gridarono: "Chi di voi è Malala?"
Quando le sue amiche la guardarono, gli uomini spararono e la colpirono alla testa.
Malala fu subito portata in ospedale e non morì. Migliaia di bambini e bambine le scrissero di guarire presto, e lei si riprese più in fretta di quanto si potesse immaginare.
"Pensavano di farci tacere con i proiettili, ma non ci sono riusciti" ha detto. Anzi, anzi nel 2014 Malala è stata la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la Pace.
"Prendiamo i nostri libri e le nostre penne. Sono le nostre armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo."

scelta da Carolina Brichese e Nicolò Lucchetta IIBL

Alfonsina Strada (1891 - 1959): "Nessuno può fermare la mia bicicletta."



C'era una volta una bambina che era velocissima sulla sua bicicletta. Quando passava lei, era come veder passare un lampo. "Non andare così forte, Alfonsina!" le gridavano i suoi genitori. Troppo tardi: era già sparita.
Quando la bambina diventò grande e si sposò, i suoi sperarono che finalmente avrebbe abbandonato l'idea folle di diventare una ciclista. Invece, il giorno delle nozze, suo marito le fece un dono: una bici da corsa nuova di zecca. I due si trasferirono a Milano, e Alfonsina cominciò ad allenarsi come una professionista.
Era così veloce e così forte, che alcuni anni dopo si iscrisse al Giro d'Italia, una delle corse più dure del mondo. Nessun'altra donna ci aveva mai provato. "Non ce la farà mai " diceva la gente. Ma nessuno poteva fermare Alfonsina.
La corsa era lunga e molto faticosa, con dodici tappe in un giorno ciascuna, e si inerpicava per alcune delle strade di montagna più ripide d'Europa. Dei novanta ciclisti alla partenza, solo trenta tagliarono il traguardo: Alfonsina era una di loro. Fu accolta come un'eroina.
L'anno seguente, tuttavia, le fu proibito di partecipare. "Il Giro d'Italia è una corsa per soli uomini" dichiararono gli organizzatori. Ma neanche questo la fermò.
Continuò a correre e stabilì un record di velocità che rimase insuperato per ventisei anni, nonostante la sua bicicletta pesasse venti chili e avesse un'unica marcia!
Oggi il ciclismo femminile è uno sport molto popolare ed è perfino diventato disciplina olimpica. Alfonsina sarebbe felice di sapere che le cose sono cambiate molto da quando era bambina.

biografia tratta da "Storie della buonanotte  per bambine ribelli" di Elena Favilli e Francesca Cavallo scelta da Angela Lucchetta IIBL

Per approfondire Gli anni ruggenti di Alfonsina Strada di Paolo Facchinetti