Il
treno degli emigranti
Non
è grossa, non è pesante
la
valigia dell’emigrante…
C’è
un po’ di terra del mio villaggio,
per
non restar solo in viaggio…
Un
vestito, un pane, un frutto
e
questo è tutto.
Ma
il cuore no, non l’ho portato:
nella
valigia non c’è entrato.
Troppa
pena aveva a partire,
oltre
il mare non vuole venire.
Lui
resta, fedele come un cane,
nella
terra che non mi dà pane:
un
piccolo campo, proprio lassù…
Ma
il treno corre: non si vede più.
Girotondo in tutto il mondo
Filastrocca per tutti i bambini,
per gli italiani e per gli abissini,
per i russi e per gli inglesi,
gli americani ed i francesi;
per quelli neri come il carbone,
per quelli rossi come il mattone;
per quelli gialli che stanno in Cina
dove è sera se qui è mattina.
Per quelli che stanno in mezzo ai ghiacci
e dormono dentro un sacco di stracci;
per quelli che stanno nella foresta
dove le scimmie fan sempre festa.
Per quelli che stanno di qua o di là,
in campagna od in città,
per i bambini di tutto il mondo
che fanno un grande girotondo,
con le mani nelle mani,
sui paralleli e sui meridiani…
Il
cielo è di tutti
Qualcuno
che la sa lunga
mi
spieghi questo mistero:
il
cielo è di tutti gli occhi,
di
ogni occhio è il cielo intero.
È
mio, quando lo guardo.
È
del vecchio e del bambino,
dei
romantici e dei poeti,
del
re e dello spazzino.
Il
cielo è di tutti gli occhi,
e
ogni occhio, se vuole,
si
prende la Luna intera,
le
stelle comete, il sole.
Ogni
occhio si prende ogni cosa
e
non manca mai niente:
chi
guarda il cielo per ultimo
non
lo trova meno splendente.
Spiegatemi
voi dunque,
in
prosa o in versetti,
perché
il cielo è uno solo
e
la Terra è tutta a pezzetti.
IAL
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