Buone Feste e Felice Anno Nuovo!
lunedì 17 dicembre 2018
SpuntidiStoria a San Stino di Livenza
Entrambe le Scuole Secondarie di I grado del nostro Istituto hanno partecipato all'esposizione.
Il lavoro di ricerca storica è stato davvero significativo.
La mostra merita di essere visitata, vi aspettiamo numerosi!
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SOS Magia di Natale
Voi pensate davvero che il Natale sia sempre stato la festa più amata da tutti? No cari miei, non è sempre stato così! In molte famiglie, compresa la mia, ad esempio, non si è festeggiato per molto tempo! Mia madre pensava che il Natale fosse una festa inutile e mio padre continuava a negare l’esistenza di Babbo Natale. Io quindi, fino a quando non raggiunsi l’età della ragione, non sapevo nemmeno che esistesse il Natale. Poi successe una cosa strana… Era il 24 dicembre e, mentre i miei genitori dormivano, sentii un rumore provenire dal corridoio. Mi alzai e scorsi una grande ombra avanzare. Avvicinandomi vidi un grosso signore anziano, vestito di rosso, con una barba bianca, lunghissima. Stavo per correre dai miei genitori, pensando che fosse un ladro, quando, nella foga della fuga, inciampai. Quell'uomo mi sollevò da terra. Toccando la sua mano io capii che quello era davvero Babbo Natale e sentii potentissima tutta la magia della festa. Gli raccontai che nella mia famiglia non si era mai festeggiato il Natale. Lui già lo sapeva (anche senza letterina), e per farmi recuperare il tempo perduto, mi chiese se volessi aiutarlo quella notte a portare a termine le sue consegne. Risposi subito di sì, e così viaggiai in tutto il mondo in una sola notte, concludendo il mio giro al Polo Nord, proprio a casa di Babbo Natale. Babbo Natale, quella notte, mi fece un regalo molto speciale: mi diede il dono di infondere, con un solo soffio, la magia della festa, nei cuori di tutte le persone scettiche. Lo faccio ancora oggi, ovviamente di nascosto, senza che vi possiate accorgere. Comunque potete provare a scovarmi: sono forse quell'uomo che sta starnutendo? Quello che soffia sulla cioccolata calda? O quello che si sta scaldando le mani alitandoci sopra? Chissà, forse non sono solo, forse siamo tanti: ecco allora da dove arriva tutta questa magia di Natale!
Il senso del Natale
La magia del Natale
È davvero tra noi?
Ognuno pensa solo ai regali suoi;
alberi, ghirlande e luci a festa…
È possibile avere solo questo in testa?
Il senso di tutto è l’Amore,
Quello vero che scalda il cuore.
L’Amore è il bene più grande,
non solo un giorno è importante.
Segui questo avvertimento
È ormai giunto il momento!
IIBL
domenica 16 dicembre 2018
La storia di Stille Nacht
Stille Nacht! Heilige Nacht!
Alles schläft, einsam wacht…
Silent night, holy night
all is calm, all is bright…
Notte silenziosa, notte santa!
Tutto è calmo, tutto è luminoso…
Chi non conosce questa canzone? È una delle più famose e più conosciute canzoni di Natale ed ha una storia originale.
Era il 1818. Nel paesino di Obendorf, nelle Alpi austriache, si stava preparando il Natale. Mancavano pochi giorni ormai alla festa, quando il parroco, Jose Mohr si accorse che l’organo era rotto e che gli spartiti erano stati rosicchiati dai topi.
Era dispiaciuto e non si rassegnava al fatto che non si potesse suonare una canzone nella notte di Natale.
Quella notte venne chiamato improvvisamente a battezzare un bimbo nato per miracolo. Mentre camminava, si incantò ad ammirare la neve, le stelle brillanti, il silenzio incredibile e la bellezza della natura gli ispirò dei versi.
Portò la sua poesia al maestro del villaggio Franz Gruber, che conosceva la musica e sapeva suonare l’organo. All'inizio il maestro non voleva accettare la richiesta del cappellano: come si poteva comporre un canto in un giorno? Ma Jose Mohr riuscì a convincerlo e così Franz Gruber ideò la melodia per i versi scritti dal sacerdote.
E fu così che nella notte della Vigilia, nella Chiesa di San Nicola, al suono della chitarra, per la prima volta fu suonata Stille Nacht. Era così bella che si diffuse ben presto in tutta l’Austria. Stille Nacht è stata tradotta in molte lingue, e ancora adesso è una delle canzoni più amate e più suonate del periodo natalizio.
IAL
Il palloncino dell'amicizia
In una calda giornata di giugno, un giovane contadino ungherese, Borbèly, trovò in un solco un palloncino verde. Incredulo, lo raccolse per poi darlo alla figlia Veronika, che sarebbe stata felicissima. Infatti, pur essendo una brava bambina, non aveva molti giochi. Il contadino legò il palloncino al ramo di un albero e continuò il suo lavoro.
Di ritorno dal mercato, Veronika si accorse del palloncino e iniziò a giocarci finché non si impigliò su un ramo e scoppiò. Lei ci rimase male, ma non ebbe nemmeno il tempo di piangere perché si accorse che all'interno di esso c'era un bigliettino.
I suoi genitori lo lessero, tuttavia, nessuno riuscì a capire cosa ci fosse scritto.
Trascorsi alcuni giorni compresero che il palloncino veniva dall'Italia e scoprirono che apparteneva ad un bambino: Danilo Amati. Decisero di scrivergli. Danilo appena ricevette la lettera, ovviamente, non ci capì niente perché il messaggio era scritto in Ungherese.
Il bambino corse subito da Don Acciai, un prete molto dinamico e attivo, per cercare di tradurre la lettera. La lessero, ne fecero una traduzione e inviarono una risposta. I due ragazzi continuarono a scriversi per ben sei mesi e alla fine vollero "incontrarsi".
Veronika e Danilo, proprio la vigilia di Natale, di quello stesso anno, ebbero la gioia di vedersi tramite video, e questo fu uno dei regali più belli ed eccezionali che potessero desiderare.
I due bambini erano stati uniti dalla capricciosa traiettoria del palloncino: chi l'avrebbe mai detto che il messaggio contenuto all'interno di un palloncino potesse accorciare le distanze e far nascere una nuova amicizia!
IBL
venerdì 14 dicembre 2018
Pansecco e panettone: la storia di Angelo Motta
La
vita di Angelo Motta si lega al periodo di Natale. Abbiamo scelto di
raccontarla perché una delle sue più importanti creazioni riguarda la ricetta
di un dolce tradizionale di questo periodo, il panettone, ma soprattutto perché
quest’uomo non si è mai dimenticato delle sue origini ed è sempre stato pronto
ad aiutare gli altri.
Angelo Motta nacque nella provincia milanese alla fine dell’Ottocento.
A dieci anni lasciò la famiglia e andò a Milano con il sogno di diventare pasticciere. Aveva l’indirizzo di un laboratorio dolciario in tasca e tanta fame. Mentre stava camminando, un carrettiere lo vide e gli diede un passaggio. Per calmare la fame, rubò un piccolo pezzo di pane secco e si mise a sgranocchiarlo.
Arrivato a Milano, si recò al forno di cui aveva l’indirizzo, ma il panettiere si era trasferito.
Così il ragazzo si trovò a girare per la città senza un soldo e si addormentò su una panchina, rubando, senza volerlo, il posto a un barbone. Per fortuna quest’ultimo aveva un cuore buono e aiutò Angelo a trovare lavoro.
Negli anni seguenti Angelo lavorò in alcuni laboratori di pasticceria, andò al fronte nel periodo della prima guerra mondiale e riuscì ad aprire il proprio negozio, costruendo da solo il suo primo forno, perché non aveva i soldi per comprarlo. Proprio in questo periodo sperimentò l’invenzione per cui viene ancora adesso ricordato: inserì una cintura di cartone nel momento della lievitazione del panettone, un dolce tipico natalizio di Milano e con questo accorgimento riuscì a renderlo più alto e più soffice.
Grazie a questa invenzione, Angelo Motta divenne celebre e ricco. Non era solo un uomo avveduto negli affari, ma anche amabile e sensibile. Amava giocare a carte con i suoi autisti e i suoi garzoni. Per aiutare le persone che soffrono, nel 1934 istituì il “Premio Motta”, per premiare i più notevoli e significativi atti di bontà. Angelo morì nel 1957, il 26 dicembre come se anche lui andasse a riscuotere un premio per la sua vita e per i suoi gesti di bontà.
Angelo Motta nacque nella provincia milanese alla fine dell’Ottocento.
A dieci anni lasciò la famiglia e andò a Milano con il sogno di diventare pasticciere. Aveva l’indirizzo di un laboratorio dolciario in tasca e tanta fame. Mentre stava camminando, un carrettiere lo vide e gli diede un passaggio. Per calmare la fame, rubò un piccolo pezzo di pane secco e si mise a sgranocchiarlo.
Arrivato a Milano, si recò al forno di cui aveva l’indirizzo, ma il panettiere si era trasferito.
Così il ragazzo si trovò a girare per la città senza un soldo e si addormentò su una panchina, rubando, senza volerlo, il posto a un barbone. Per fortuna quest’ultimo aveva un cuore buono e aiutò Angelo a trovare lavoro.
Negli anni seguenti Angelo lavorò in alcuni laboratori di pasticceria, andò al fronte nel periodo della prima guerra mondiale e riuscì ad aprire il proprio negozio, costruendo da solo il suo primo forno, perché non aveva i soldi per comprarlo. Proprio in questo periodo sperimentò l’invenzione per cui viene ancora adesso ricordato: inserì una cintura di cartone nel momento della lievitazione del panettone, un dolce tipico natalizio di Milano e con questo accorgimento riuscì a renderlo più alto e più soffice.
Grazie a questa invenzione, Angelo Motta divenne celebre e ricco. Non era solo un uomo avveduto negli affari, ma anche amabile e sensibile. Amava giocare a carte con i suoi autisti e i suoi garzoni. Per aiutare le persone che soffrono, nel 1934 istituì il “Premio Motta”, per premiare i più notevoli e significativi atti di bontà. Angelo morì nel 1957, il 26 dicembre come se anche lui andasse a riscuotere un premio per la sua vita e per i suoi gesti di bontà.
IIIAL
mercoledì 12 dicembre 2018
Gino Strada:«Io non sono pacifista. Io sono contro la guerra»
Luigi Strada - noto come Gino - nasce a Sesto San Giovanni (Milano) il 21 aprile 1948.
Conseguita nel 1978 la laurea in Medicina presso l'Università Statale di Milano, si specializza in chirurgia d'urgenza.
Come professionista pratica nel campo del trapianto di cuore fino al 1988, poi Gino Strada indirizza i propri interessi verso la chirurgia traumatologica e la cura delle vittime di guerra.
Tra il 1989 e il 1994 lavora con il Comitato Internazionale della Croce Rossa in varie zone di conflitto: si sposta continuamente tra Pakistan, Etiopia, Perù, Afghanistan, Somalia e Bosnia-Erzegovina.
Questa esperienza sul campo assieme alla sensibilità personale del chirurgo alimentano la motivazione di Gino Strada, assieme ad un gruppo di colleghi, per fondare Emergency, nel 1994, un'associazione umanitaria internazionale per la riabilitazione delle vittime di guerra e delle mine antiuomo.
IIIBL
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domenica 9 dicembre 2018
8 Dicembre: l'Albero di Natale
Sono sempre vissuto in montagna, isolato.
A farmi compagnia c’erano solo gli animaletti del bosco: gli uccelli che mi raccontavano il mondo visto dall'alto, i topolini che mi raccontavano il mondo visto dal basso e gli scoiattoli che mi raccontavano il mondo dall'alto e dal basso. Erano molto simpatici, mi facevano compagnia, ma anche una grande invidia: perché io quel mondo non lo potevo vedere.
Noi alberi siamo così: rimaniamo immobili, sempre lì nel posto dove siamo nati.
Spesso le volpi e i caprioli mi parlavano di un animale, che io non avevo mai visto.
Dicevano fosse malvagio: sparava, feriva, cacciava. Perciò, tutto sommato, stare fermo in quel posto non era così male, ero al sicuro: lì l’uomo non c’era mai stato.
Ma un giorno di novembre tutto cambiò…
Mi svegliai a causa di un forte rumore, guardai in basso e vidi sotto la mia chioma degli esseri, che dalla descrizione fatta dai miei amici animali, sembravano uomini.
Dalla paura svenni: non sono mai stato coraggioso e tutto quello che è nuovo mi spaventa tantissimo.
Appena mi risvegliai mi accorsi che mi avevano legato e incappucciato, disteso dentro qualcosa di freddo che faceva un gran fracasso e si muoveva. In realtà non ero ferito e per la prima volta in vita mia potevo anche muovere i piedi.
Ad un certo punto, finì il movimento e si arrestò il dondolio: tutto faceva presagire che quella fosse la mia fine. Udii un tonfo, mi sentii sollevare in verticale e i miei piedi sprofondarono in una terra soffice e ricca.
Mi tolsero il cappuccio e le corde, mi diedero da bere e mi guardai attorno: ero in un luogo strano, circondato da un sacco di piccoli uomini che sembravano felici. Attorniato da una foresta di pietra, sentivo nell'aria nuovi e dolci profumi. Anch'io ora stavo ammirando il mondo.
C’era tanta vita attorno e tutti si prendevano cura di me: appesero ai miei rami molte sfere colorate simili a grandi bacche, frutti e pigne, poi delle bellissime stalattiti e mi avvolsero tutto il corpo con soffici liane. Lo fecero gentilmente, accarezzandomi: forse non tutti gli uomini sono pericolosi.
Nei giorni successivi l’atmosfera diventò ancora più magica: le persone cantavano tutte insieme come gli uccellini e sorridevano.
Non mi ero mai sentito così tanto amato.
Una sera successe una cosa bellissima: tutti si disposero attorno a me, in una specie di girotondo, mi guardarono con trepidazione e… 3-2-1 accesero le stelle con cui mi avevano ammantato.
In quel momento tutti si scambiarono un
“Buone feste”,
non so di preciso cosa voglia dire
forse che è bello
gli altri
amati far sentire.
IIAL
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lunedì 3 dicembre 2018
Il cervo
Mi persi nel bosco,
tutto era buio.
Sentii un bramito lì vicino.
Un cervo mi guardava:
i suoi occhi erano spiraglio di luce.
Silvia Fantinello IIAL
Livenza
A ti che te sa essar
profonda come un sienzio
tenebrosa come el caigo
calma come un pensier
limpida de verità.
A te che sai essere
profonda come silenzio,
tenebrosa come nebbia,
calma come pensiero,
limpida di verità.
IIAL
mercoledì 28 novembre 2018
"Un mondo di energia" all'Istituto Statale di Istruzione Superiore di Portogruaro
Oggi siamo andati all'Istituto Statale di Istruzione Superiore "L. da Vinci" di Portogruaro, per partecipare a un mondo di energia.
Dopo una presentazione sull'attività e una riflessione su quanta energia ci serve e dove la prendiamo, ci siamo divisi in tre gruppi e abbiamo fatto alternativamente tre laboratori: cantiere, fisica e LENSeS (sulle energie rinnovabili), con i Professori Colloredo Giovanni Paolo, Furlanis Gabriele e Tonello Moreno.
Sarà ovvio per tutti, ma bisogna lo stesso ricordarlo: tutto ha bisogno di energia.
E tutta l'energia di cui ci serviamo dipende direttamente o indirettamente da un'unica fonte, il Sole.
Noi abbiamo una fame vorace di energia e ne divoriamo in quantità sempre crescenti man mano che aumentano il grado tecnologico e il livello di vita che conduciamo.
A cosa serve tutta questa energia?
Il 31% dell'energia mondiale va nei trasporti,
il 29% nei consumi residenziali,
il 22% nell'industria,
il 18% per generare altra energia.
Inutile negarlo, nel nostro sistema le fonti non rinnovabili la fanno ancora da padrone:
l'80% dell'energia, consumata nel mondo, deriva dal petrolio, carbone e gas,
il 15% dalle rinnovabili e
il 5% dal nucleare.
Il problema delle fonti non rinnovabili è che non chiudono i cicli. Significa che, al contrario della natura che invece chiude tutti i suoi cicli, cioè restituisce al sistema pianeta tutto ciò che gli sottrae, gli uomini non solo consumano risorse che non si ricreano ma, facendolo, producono rifiuti non riassorbibili dall'ecosistema.
Un esempio tipico di ciclo non chiuso è quello del petrolio, che è il risultato di milioni di anni di decomposizione di microrganismi e altra materia organica: estrarlo e consumarlo non solo richiede un enorme consumo di energia, ma produce materiale di scarto (gas inquinanti e a effetto serra). Una volta usato, il petrolio non si può ricreare (se non in tempi geologici), così il ciclo è interrotto, il sistema non è più in equilibrio e quindi non può sostenersi a lungo. Al contrario la legna bruciando produce la stessa quantità di anidride carbonica che produrrebbe se fosse lasciata a decomporsi nei boschi, anidride che viene riassorbita attraverso la fotosintesi da nuove piante.
Un esempio tipico di ciclo non chiuso è quello del petrolio, che è il risultato di milioni di anni di decomposizione di microrganismi e altra materia organica: estrarlo e consumarlo non solo richiede un enorme consumo di energia, ma produce materiale di scarto (gas inquinanti e a effetto serra). Una volta usato, il petrolio non si può ricreare (se non in tempi geologici), così il ciclo è interrotto, il sistema non è più in equilibrio e quindi non può sostenersi a lungo. Al contrario la legna bruciando produce la stessa quantità di anidride carbonica che produrrebbe se fosse lasciata a decomporsi nei boschi, anidride che viene riassorbita attraverso la fotosintesi da nuove piante.
Dobbiamo dunque pensarci!
Lo sviluppo sostenibile è l'unica strada percorribile, preso atto che non è possibile tornare indietro di tre secoli.
IIIAL-IIIBL
martedì 27 novembre 2018
27 Novembre: incontro con Luigi Perissinotto, autore di "San Stino nella Grande Guerra 1915-1918"
Oggi siamo andati in delegazione per assistere alla presentazione del libro "San Stino nella Grande Guerra 1915-1918", scritto dal maestro e storico Luigi Perissinotto.
Il libro parla del nostro paese, durante la Prima Guerra Mondiale, detta anche Grande Guerra o IV Guerra d'Indipendenza, in quanto le prime due guerre d'Indipendenza erano servite a liberare e ad unificare l'Italia, la terza a "guadagnare" il Veneto, questa, la quarta dunque, a liberare i territori irredenti di Trento e Trieste.
Come ci ha raccontato il maestro Perissinotto, questa fu una guerra di trincea, di posizione di logoramento.
Dopo dodici battaglie sull'Isonzo, con la disfatta di Caporetto, le nostre zone sono diventate teatro di guerra.
Nel novembre del 1917 gli austroungarici arrivarono nel nostro paese; mentre si dirigevano verso il Piave i soldati italiani facevano saltare i ponti, per rendere più lenta l'avanzata nei nemici, cercando inoltre di far crollare i campanili per impedire agli austriaci di usarli come vedetta.
Il maestro Perissinotto ci ha raccontato, anche, che in quel periodo il Municipio di San Stino era diventato un ospedale austroungarico.
L'autore ha poi ricordato Tarcisio Martina e Giorgio Romiati, nostri compaesani che hanno rischiato la vita, per fare le spie tra gli austriaci, inviando poi messaggi all'esercito italiano per prepararlo alle mosse del nemico.
Tante delle informazioni e delle fotografie del libro, il maestro le ha trovato presso gli archivi, come ad esempio quello di Vienna.
Per noi è stato un vero piacere ascoltare Luigi Perissinotto, lo abbiamo seguito in silenzio e con molta attenzione.
Grazie!
Irene Dal Tin IIAL
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venerdì 23 novembre 2018
Tenzin Gyatso: XIV Dalai Lama del Tibet
Tenzin Gyatso è un monaco buddista tibetano, nonché XIV Dalai Lama del Tibet.
Nel 1935, anno in cui venne al mondo, il lama, allora in carica, reggente del governo del Tibet, era impegnato nella ricerca della reincarnazione del XIII Dalai Lama, morto nel 1933.
Nel 1937 Tenzin Gyatso venne identificato come la reincarnazione del XIII Dalai Lama.
Nel 1939, venne condotto al Potala, residenza dei Dalai Lama e cuore del governo e della religione del Tibet e ad appena sei anni Tenzin cominciò la sua educazione monastica.
La quiete dell'infanzia del giovane Dalai Lama e l'isolamento del Tibet s'interruppero rapidamente nel 1950, quando le truppe della neonata Repubblica Popolare Cinese attraversarono il confine nordorientale, incorporandone i territori nel proprio dominio.
In questa situazione di crisi Tenzin Gyatso assunse, appena quindicenne, i pieni poteri governativi cercando di “studiare” la migliore risposta all'invasione straniera. Poiché i funzionari del Partito Comunista Cinese e i soldati diedero luogo alle prime brutalità a danno dei monaci, dei latifondisti e persino degli agricoltori tibetani, nel 1954 il XIV Dalai Lama partì alla volta di Pechino con l'intento di negoziare con Mao.
Nel 1959, il movimento di resistenza tibetano scatenò una grande sollevazione a Lhasa, che fu duramente repressa dall'Esercito Cinese.
Convinto di dover rendere pubblica la grave situazione in cui versava il suo Paese e di dover ottenere il sostegno della comunità internazionale, il Dalai Lama andò in India, a Dharamsala, dove formò un governo in esilio.
Il Dalai Lama è regolarmente denunciato dal governo cinese come un pericoloso secessionista desideroso di provocare il disfacimento dell'unità nazionale cinese. Ciononostante, egli ha sempre sostenuto di desiderare l'autonomia interna della cosiddetta Regione Autonoma del Tibet, lasciando la gestione della difesa e degli affari esteri alla Cina.
Il Dalai Lama è un convinto assertore della nonviolenza e della pace fra tutte le creature.
Nel 1989 ricevette il Premio Nobel per la pace poiché nella sua lotta per la liberazione del Tibet ha sempre e coerentemente rifiutato l'uso della violenza, preferendo ricercare soluzioni pacifiche basate sulla tolleranza e il rispetto reciproco.
IIIBL
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mercoledì 21 novembre 2018
Wangari Maathai (1940-2011): "Il momento è adesso"
C’era una volta, in Kenya, una donna di nome Wangari. Quando i laghi vicini al suo villaggio cominciarono a prosciugarsi e i ruscelli a scomparire, Wangari capì che doveva fare qualcosa. Così chiamò a raccolta alcune delle altre donne.
“Il governo abbatte gli alberi per fare spazio alle fattorie, ma ora dobbiamo camminare chilometri per raccogliere legna da ardere” disse una di loro.
“Ripiantiamo gli alberi, allora” esclamò Wangari.
“Quanti?” chiesero le altre.
“Qualche milione dovrebbe bastare” rispose lei.
“Qualche milione? Sei matta? Non esistono serre abbastanza grandi per coltivarne così tanti!”
“Non li compreremo in una serra. Li coltiveremo noi, a casa.”
Fu così che Wangari e le sue amiche raccolsero i semi nella foresta e li piantarono in dei barattoli. Li annaffiarono e li accudirono finché le piante nate da quei semi non furono alte una trentina di centimetri. Poi piantarono gli arboscelli in cortile.
Tutto cominciò con un piccolo gruppetto di donne. Ma poi, proprio come un albero che spunta da un minuscolo seme, l’idea crebbe e diede vita a un grande movimento.
L’organizzazione Green Belt Movement, fondata da Wangari, ha superato i confini del Kenya. Sono stati piantati quaranta milioni di alberi, e Wangari Maathai ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace per il suo lavoro. Ha festeggiato piantando un albero!
Biografia tratta da "Storie della buonanotte per bambine ribelli" di Elena Favilli e Francesca Cavallo
Consiglio di lettura: "Drilla" di Andrew Clements
Nick Allen è un bambino davvero intelligente e anche molto furbo... lo sanno tutti.
Ed è per questo che nessuno si stupisce più di tanto, quando decide che la penna non si chiamerà più "penna" ma “drilla”.
Tutti quanti, a scuola, cominceranno ad utilizzare la nuova parola "drilla" al posto della consueta parola "penna".
L'insegnante di lettere di Nick, Mrs. Granger, che ha la passione e il gusto delle parole, non può incoraggiare questo piccolo colpo di stato. Deve imporre la sua autorità.
Come andrà a finire questo "braccio di ferro" tra Nick e Mrs. Granger?
Scopritelo, leggendo questo divertentissimo libro!
IIAL
lunedì 19 novembre 2018
Fotografie e Storia: il Rivoltoso Sconosciuto
"Rivoltoso Sconosciuto" è il soprannome di un ragazzo anonimo che divenne famoso in tutto il mondo quando fu filmato e fotografato durante la protesta di piazza Tienanmen a Pechino. Sono state scattate diverse fotografie del ragazzo, in piedi di fronte ai carri armati del governo cinese, sbarrandogli il passo.
Nel 1989 il fotografo, del Newsweek, Charlie Cole, con la sua versione della foto vinse il premio World Press Photo con lo scatto che è diventato il simbolo della rivolta contro il governo cinese.
Nell'aprile del 1998, la rivista Time ha incluso "Il Rivoltoso Sconosciuto" nella sua lista de "Le persone che più hanno influenzato il XX secolo". Ma come la stessa rivista scrive, citando uno dei leader del movimento pro-democratico cinese, "gli eroi nella fotografia del carro armato sono due: il personaggio sconosciuto che rischiò la sua vita piazzandosi davanti al bestione cingolato e il pilota che si elevò alla opposizione morale rifiutandosi di falciare il suo compatriota".
Il fatto ebbe luogo il 5 giugno 1989, il giorno dopo che il governo cinese incominciò a reprimere brutalmente la protesta contro la mancanza di diritti civili, imposta dal governo.
L'uomo si mise in mezzo alla strada e sfidò i carri armati.
Teneva una busta nella mano sinistra e la giacca nella mano destra.
Appena i carri armati giunsero allo stop il ragazzo sembrò volerli scacciare.
In risposta, i carri armati provarono a girargli intorno, ma il ragazzo li bloccò più volte, mettendosi di fronte a loro ripetutamente, adoperando la resistenza passiva.
Il governo della Repubblica Popolare Cinese fornì poche informazioni sull'incidente e a proposito del rivoltoso sconosciuto.
IIIBL
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venerdì 16 novembre 2018
Vedute... di La Salute
Sotto un cielo azzurro,
tra secchi pali,
un fiume profondo.
Sharon Gusso
Vento forte,
nuvole scure:
il temporale
Tommaso Bortoluzzo
Cipressi alti,
sassi bianchi,
una chiesa.
Silvia Fantinello
Erba verde,
cielo limpido,
un uomo cammina.
Gioia Abigail Zia
Un grande campo di pannocchie,
piccoli alberi con il loro padre.
Gianmaria Presottin
Acqua immobile,
fruscio rilassante:
l'ansa.
Karen Simondo
Un albero spoglio e solitario,
il cielo grigio,
una strada che divide.
Giosuè Carbonera
Case colorate,
cielo allegro,
tanto spazio:
divertimento.
Valentina Gaetani
Sulla strada stretta,
verso alti alberi,
corrono le bici.
Manuel Roman
La scuola, nascosta,
vicino al ponte bianco
sul nostro fiume Livenza.
Lorenzo Molin
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martedì 16 ottobre 2018
Il mito di Prometeo, il ladro del fuoco
Prometeo e Zeus erano molto amici e spesso mangiavano insieme.
Un giorno Prometeo consigliò al padre degli dèi di creare gli uomini.
Zeus propose a Prometeo di plasmare delle statuette di argilla, per dargli un modello di come dovessero essere creati l'uomo e la donna.
Lui lo fece e Zeus diede vita alle due statuette.
Prometeo amava davvero queste creature e decise di donargli l'intelligenza.
A lui piaceva davvero molto stare con gli uomini, anzi gli piaceva stare più con gli uomini che con gli dèi: Zeus ne diventò geloso.
Il padre degli dèi, per testare se potesse ancora fidarsi di Prometeo o meno, lo mise alla prova: invitò lui e i suoi amici uomini a pranzo sull'Olimpo.
Zeus prese un bue intero e disse a Prometeo di dividere, in due, la carne per il pasto (una parte per il padre degli dèi e una parte per gli uomini), aspettandosi che la miglior scelta di carne sarebbe andata a lui.
Prometeo per non far arrabbiare subito Zeus, e per far felici gli uomini, mise in un sacco la carne migliore coprendola però con lo stomaco del bue (una parte non molto buona) e mise in un altro sacco le ossa con sopra il grasso, la parte più gustosa.
Zeus, sbirciando all'interno dei sacchi, prese per sé il secondo sacco.
Dopo essersi accorto dell'inganno, il padre degli dèi decise di punire Prometeo, punendo i suoi cari amici uomini, togliendogli il fuoco.
Dopo essersi accorto dell'inganno, il padre degli dèi decise di punire Prometeo, punendo i suoi cari amici uomini, togliendogli il fuoco.
Prometeo di nascosto riuscì a riprenderselo, mentre Zeus e gli altri dèi dormivano.
Quando il padre degli dèi se ne accorse punì severamente Prometeo, che aveva osato sfidarlo, facendolo legare ad una roccia e mandandogli ogni notte un'aquila dal becco ricurvo che costantemente gli mangiava il fegato, che continuava a rigenerarsi.
Questa punizione durò anni, finché un giorno Eracle uccise l'aquila e liberò Prometeo.
Quando Zeus lo seppe, dapprima si arrabbiò, ma poi decise che la punizione che aveva inflitto a Prometeo era durata abbastanza e gli consentì di tornare a vivere una vita normale, tra gli uomini che aveva sempre difeso.
Irene Dal Tin e Mohamed Jacem Mtira di IIAL
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Zeus
Mary Wollstonecraft Shelley (1797-1851): "Attenti: Siccome non ho paura, posso fare qualsiasi cosa!"
C'era una volta una ragazzina che si chiamava Mary e che aveva perso la mamma pochi giorni dopo la sua nascita. La matrigna non era gentile con lei, e Mary sentiva tantissimo la mancanza di una madre. La sua unica consolazione era l'enorme biblioteca di casa, da cui prendeva ogni giorno un libro diverso che poi andava a leggere sulla tomba di sua madre.
I libri la affascinavano e la trasportavano lontano da quella casa in cui si sentiva sola e infelice. Ben presto cominciò a scrivere lei stessa racconti e poesie.
Un giorno conobbe un giovane poeta di nome Percy. I due si diedero appuntamento per la prima volta sulla tomba della madre di Mary, e lì capirono di essere profondamente innamorati. Il padre di Mary, però, era contrario al loro amore, così furono costretti a fuggire a Parigi per stare insieme.
Viaggiarono attraverso l'Europa, facendo amicizia con molti altri artisti e scrittori.
In una notte di tempesta, Mary, Percy e alcuni amici cominciarono a raccontarsi storie del terrore. Dopo un po', uno di loro propose che tutti tornassero nelle proprie stanze a scrivere storie di fantasmi, per poi vedere chi sarebbe stato l'autore della più spaventosa.
In una notte di tempesta, Mary, Percy e alcuni amici cominciarono a raccontarsi storie del terrore. Dopo un po', uno di loro propose che tutti tornassero nelle proprie stanze a scrivere storie di fantasmi, per poi vedere chi sarebbe stato l'autore della più spaventosa.
Quella notte, a Mary venne l'idea di un folle scienziato che creava un mostro composto da pezzi di cadaveri e lo riportava in vita tramite l'elettricità. Furono tutti d'accordo: la storia del dottor Victor Frankenstein era quella che faceva più paura.
Il romanzo di Mary, Frankenstein o il moderno Promoteo, ebbe un successo strepitoso. Ancor oggi, a duecento anni di distanza, la gente ama leggere del dottor Frankenstein e della sua orrenda creatura, invenzioni della straordinaria fantasia di Mary Wollstonecraft Shelley.
biografia tratta da "Storie della buonanotte per bambine ribelli 2" di Elena Favilli e Francesca Cavallo
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giovedì 11 ottobre 2018
Ruby: la bambina coraggiosa, protagonista del più famoso quadro di Norman Rockwell
Norman Rockwell Museum , Stockbridge,
Massachusetts
Il problema con cui tutti viviamo è un dipinto, olio su tela (91cm x150cm), del 1964 di Norman Rockwell.
È considerato un'immagine iconica del movimento per i diritti civili negli Stati Uniti.
Raffigura Ruby Bridges, una bambina afroamericana di sei anni, sulla strada per la scuola elementare William Frantz (una scuola pubblica completamente bianca), il 14 novembre 1960, durante il periodo di segregazione scolastica a New Orleans.
A causa di minacce di violenze contro di lei, Ruby è scortata da quattro vice marescialli statunitensi; il dipinto è incorniciato in modo tale che le teste dei marescialli siano tagliate alle spalle.
Sulla parete dietro di lei è scritto il motto razziale "nigger" e le lettere "KKK"; è anche visibile un pomodoro schiacciato e schizzato contro il muro.
I manifestanti bianchi non sono visibili, dal momento che lo spettatore guarda la scena dal loro punto di vista.
Ricerca a cura della IIAL
È considerato un'immagine iconica del movimento per i diritti civili negli Stati Uniti.
Raffigura Ruby Bridges, una bambina afroamericana di sei anni, sulla strada per la scuola elementare William Frantz (una scuola pubblica completamente bianca), il 14 novembre 1960, durante il periodo di segregazione scolastica a New Orleans.
A causa di minacce di violenze contro di lei, Ruby è scortata da quattro vice marescialli statunitensi; il dipinto è incorniciato in modo tale che le teste dei marescialli siano tagliate alle spalle.
Sulla parete dietro di lei è scritto il motto razziale "nigger" e le lettere "KKK"; è anche visibile un pomodoro schiacciato e schizzato contro il muro.
I manifestanti bianchi non sono visibili, dal momento che lo spettatore guarda la scena dal loro punto di vista.
Ricerca a cura della IIAL
martedì 9 ottobre 2018
Consiglio di lettura: "l'uomo che piantava gli alberi" di Jean Giono
Si aggirava per i monti della Provenza un uomo che cercava un po' di tranquillità.
Aveva molta sete, ma non trovava un goccio d'acqua.
Ad un certo punto vide un'ombra e avvicinandosi scoprì che era un pastore.
L'uomo gli chiese dell'acqua, il pastore lo fece bere dalla sua borraccia e lo invitò da lui.
Una volta a casa, il pastore estrasse delle ghiande da un sacchetto, selezionandole.
L'uomo gli chiese cosa stesse facendo, ma il pastore non rispose.
L'uomo chiese al pastore di poter passare la notte e il giorno successivo a casa sua, per riposarsi, ma in realtà voleva saperne di più sulle ghiande.
Il giorno dopo il pastore portò a pascolare le pecore e portò con sé anche le ghiande.
L'uomo lo seguì, prendendo una strada parallela.
Arrivarono entrambi ad un ampio terreno e il pastore si mise a sotterrare le ghiande: piantava querce.
Il terreno però non era suo e non sapeva nemmeno di chi fosse.
Arrivò la guerra del '14 e l'uomo si dimenticò del pastore.
Una volta finita la guerra, l'uomo tornò in quei luoghi: davanti a sé vide una grandissima foresta, creata dal pastore... (la storia continua, continuate a leggere il libro!)
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giovedì 4 ottobre 2018
Film: la leggenda del pianista sull'oceano
La leggenda del pianista sull'oceano è un film del 1998 diretto da Giuseppe Tornatore, tratto dal monologo teatrale Novecento di Alessandro Baricco.
Il piroscafo Virginian arriva a New York.
Migranti di terza classe e ricchi di prima classe sbarcano.
Danny Boodman, un macchinista di colore del Virginian, fa un giro nel salone delle feste per cercare oggetti di valore, persi e/o dimenticati.
Non trova nulla di prezioso, ma sopra il pianoforte trova un neonato abbandonato dentro una cassetta di limoni, di marca T.D.
Decide di tenerlo con sé nel locale caldaia e di crescerlo.
Lo chiama Danny Lemon T.D. Novecento (perché il ritrovamento avviene nel gennaio del 1900).
A raccontare questa storia, attraverso dei flashback, è Max Tooney, trombettista del Virginian, amico di Novecento.
Danny Lemon T.D., a otto anni, rimane orfano una seconda volta: Danny Boodman muore a causa di un incidente sul lavoro.
Il piccolo crescerà all'interno del piroscafo, scoprendo l'amore per la musica e un innato talento per il pianoforte...
Nicolò Lucchetta IIIBL
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mercoledì 3 ottobre 2018
Storia di Gina: piccola migrante veneta
Un giorno Gina torna a casa da scuola, quel giorno però non è come tutti gli altri...
Il padre tiene in mano una lettera che viene dall'America. La zia invita una delle figlie del fratello, tra cui Gina, a raggiungerla in "Merica" per lavorare e aiutare così la famiglia, che vive in povertà a Forno di Zoldo.
Gina è la più grande, ha undici anni, e dunque sarà lei a partire.
Il giorno dell'imbarco sul piroscafo, Gina e i suoi documenti vengono affidati a un caro amico di famiglia, Polone, anche lui diretto in America.
Una volta saliti sulla nave, però, i due vengono separati: i maschi devono stare da una parte e le femmine da un'altra.
Gina si sente tanto sola, così tira fuori dalla tasca, un regalo che le aveva fatto la maestra: un quaderno e una matita.
Il 10 Ottobre 1900, Gina inizia a scrivere un diario. Lo scriverà per tutta la traversata da Genova all'America e oltre.
Il 10 Novembre 1900, la ragazzina riporta di aver visto tutta la gente correre sul ponte, indicando la Statua della Libertà, urlando "Nuovaiorche".
La nave, però, non si ferma a New York, prosegue per Ellis Island: lì i migranti vengono controllati ed eventualmente rispediti al luogo di partenza.
Gina non ha i documenti con sé (li ha Polone), così viene prima affidata a una donna e poi portata da un poliziotto. Il poliziotto non parla l'italiano e Gina non parla inglese. Allora la bambina per farsi capire fa un disegno di se stessa con Polone, scrivendo i loro nomi accanto alle immagini.
Polone viene chiamato; i due si ritrovano.
Essendo in perfetta salute e avendo i documenti con sé, ora anche la piccola può dirigersi verso New York.
Gina lavorerà per diversi anni in "Merica", mantenendo la famiglia in Veneto e riuscirà anche a mettersi da parte un gruzzolo, per ritornare in Italia e aprire, con le sorelle, una merceria nel suo paesello d'origine.
Emma Calcinotto IIIBL
ispirato da "Verso la Merica" di Vanna Cercenà tratto da A braccia aperte. Storie di bambini migranti (Mondadori)
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lunedì 24 settembre 2018
I nostri Corti
L'anno scorso noi ragazzi di IIAL e IIBL abbiamo girato dei cortometraggi e finalmente mercoledì 19 settembre abbiamo visto il frutto delle nostre fatiche.
La proiezione dei video è stata fatta nella sala Romano Pascutto presso la delegazione di La Salute di Livenza alle 18.00.
Lì c'erano Lisa dell'Associazione "Dire e Fare", Lucia dell'Associazione "Peter Pan", Riccardo della "Macchia Verde" e la Prof.ssa Donadon.
Il primo cortometraggio raccontava la nostra esperienza di creazione del labirinto sulla golena del fiume Livenza, il secondo e il terzo, la nostra interpretazione in chiave attuale dei labirinti, cioè di ciò che ci "intrappola", ossia l'abuso del cellulare e dei social che impediscono le vere relazioni sociali e portano anche a fenomeni di cyberbullismo.
Gianmaria Presottin e Karen Simondo
Girare i corti è stato bellissimo...un'esperienza da rifare!
Valentina Gaetani e Sharon Gusso
E' stato molto emozionante vedere i cortometraggi dopo il montaggio: sembravamo dei veri attori!
Carolina Ronchiato e Aurora Valeri
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Marcovaldo al Megafono: nostalgia della Natura
Venerdì 28 settembre alle ore 11:00, per la Maratona di lettura "Il Veneto legge",
gli alunni della Fogazzaro leggeranno, ad altissima voce, le comiche disavventure dell'ingenuo Marcovaldo, manovale della Sbav, nato dal grande genio di Italo Calvino.
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mercoledì 6 giugno 2018
8 Giugno 2018: festa di fine scuola alla Fogazzaro
Ecco il programma della festa di chiusura dell'anno scolastico 2017-2018... buon divertimento a tutti!
8.30-9.30
LAND ART: visita al LABIRINTO
SULLA GOLENA della Livenza
9.30 – 10.30 CONTINUITA’: esposizione delle opere nate
dalla collaborazione tra la scuola d’infanzia, la primaria e la secondaria di I°di La Salute di Livenza
10.30 – 11.00 SAGGIO DI CHITARRA delle classi della
Fogazzaro
11.00 – 11.15 PAUSA
11.15 – 12.00 FOGAZZARO’S GOT TALENT
12.00 – 13.00 PREMIAZIONE DEI GIOCHI SPORTIVI
STUDENTESCHI D'ISTITUTO
13.00 – 13.30 CORO ROCK
13.30 – 14.00 BRINDISI FINALE (analcolico😊)
BUONE VACANZE A TUTTI! CI RIVEDIAMO A SETTEMBRE!
Film: Caterina va in città
Caterina è una ragazza di dodici anni, con la passione per la lirica, che vive nel paesino di
Montalto di Castro.
Nel 2002 si trasferisce con i suoi genitori a Roma, perché il
padre, professore di ragioneria, prende una cattedra in città. Lui confida
molto in questo trasloco: spera di poter lì realizzare il suo grande
sogno di diventare uno scrittore.
In realtà questo cambiamento con gli gioverà molto,
contrariamente alle sue aspettative, l’ambiente scolastico urbano lo farà
uscire di testa, portandolo poi ad avere seri problemi con la moglie Agata.
Caterina è in terza media.
Inizialmente a scuola non riesce ad integrarsi, ma poi fa amicizia con Margherita e Daniela: la prima alternativa e ribelle figlia di due intellettuali, la seconda ricchissima e viziata figlia di un politico.
Inizialmente a scuola non riesce ad integrarsi, ma poi fa amicizia con Margherita e Daniela: la prima alternativa e ribelle figlia di due intellettuali, la seconda ricchissima e viziata figlia di un politico.
Un giorno, mentre Caterina è chiusa nel bagno dello
spogliatoio della palestra a scuola, sente Daniela e altre ragazze che la
definiscono “sfigata, un caso irrecuperabile”. Arrabbiata per quanto ha
sentito Caterina durante l’ora di motoria spinge Daniela a terra e da lì nasce
una rissa.
Caterina scappa da scuola.
Ad aiutarla a risolvere “il casino combinato” sarà Edward…
“Caterina va in città” è un film molto divertente, su temi fondamentali come la ricerca della felicità, le passioni che fanno crescere progetti,
il perseguire i propri sogni.
IAL
domenica 3 giugno 2018
sabato 26 maggio 2018
Le nostre scelte e i nostri consigli di lettura dalla Mostra del Libro di La Salute
La fabbrica di cioccolato è fra i più famosi libri per ragazzi scritti da Roald Dahl. Il racconto è ispirato alla giovinezza di Dahl: quando frequentava la Repton School, la famosa ditta produttrice di cioccolato Cadbury spediva ai collegiali delle scatole piene di nuovi tipi di dolci e un foglietto per votare. I dolci preferiti venivano quindi immessi nel mercato.
Anna non è mai stata la prima della classe. Inoltre lei odia le prime della classe, odia anche le madri che si impicciano negli affari delle figlie, l'ortografia, Barbie, le riunioni di famiglia del sabato, uscire in cortile d'inverno, pulire la sua camera ecc. ecc. Per Anna niente potrebbe essere più noioso di essere come tutti gli altri in un mondo perfetto. La sua ricetta per divertirsi è seguire i suoi desideri, tutti i sui desideri ed essere diversa dagli altri. Nel suo diario ci sono segreti consigli e trucchi per esser una vera peste e per entrare a far parte della compagnia delle pesti.
Il pozzo e il pendolo (The Pit and the Pendulum) è un racconto breve scritto da Edgar Allan Poe e pubblicato per la prima volta nel 1842. La storia ha un notevole effetto nell'ispirare paura nel lettore, a causa della particolare attenzione dedicata alle percezioni sensoriali, come il suono, che ne enfatizzano il realismo. Ciò rappresenta un elemento di discontinuità con le altre storie di Poe, che spesso fanno uso di elementi soprannaturali.
Romeo e Giulietta (The Most Excellent and Lamentable Tragedy of Romeo and Juliet – La tragedia eccellentissima e lamentevolissima di Romeo e Giulietta) è una tragedia di William Shakespeare composta tra il 1594 e il 1596, tra le più famose e rappresentate, nonché una delle storie d'amore più popolari del mondo.
Germania, 1972. Alex Ostermann vive con la sua famiglia a Berlino Est. I genitori hanno credenziali irreprensibili per il regime, ma lui e sua sorella Geli non sposano interamente la propaganda sovietica e si “ostinano” a vedere del buono nella cultura occidentale. Alex è affascinato dalla musica rock, ascolta di nascosto i Rolling Stones e i Led Zeppelin e ha perfino formato una piccola band con i suoi amici. Geli, sempre vestita di nero e con le sue fotografie di edifici in rovina, mostra inclinazioni “decadenti”. A casa, i genitori fingono di disapprovare le passioni dei figli, mentre l’unica a parlare in modo critico del regime è la nonna. Alla fine, l’eccessivo “individualismo” dei ragazzi, pericoloso per la “causa socialista”, attira l’attenzione della Stasi, che comincia a tenerli d’occhio. Quando le pressioni diventano insopportabili, la famiglia Ostermann riesce a fuggire dalla Ddr, ma a un prezzo che Alex e Geli non sono disposti a pagare.
Ginger, una splendida gatta Maine coon, si è appena risvegliata nel Giardino dei Musi Eterni, un tranquillo e fiorito cimitero per animali. Anche lei adesso è un Àniman, uno spirito che fa parte dell’anima del mondo, invisibile agli occhi umani. E la vita coi suoi nuovi amici Àniman – il pastore maremmano Orson, il cane poliziotto Ted, la dolce porcellina d’India Trilly, la sacra tartaruga Mama Kurma e decine d’altri – trascorre felice, fra tuffi nella pioggia per diventare immense nuvole animali, corse nel vento in cui si scambiano la pelle, canti notturni con le rane del canale, e visite di un’umana un po’ speciale, la loro amata Nonnina. Ma oscure minacce incombono: le misteriose sparizioni dei fratelli, le lugubri ricerche dell’ambiguo Custode, alcuni strani peluche dei bambini in visita, che hanno sguardi quasi vivi, inquietanti…
Questo libro narra di tre ragazzi che, al ritorno a scuola dopo le vacanze estive, vedono sparire nel nulla, una dopo l'altra, le persone che li circondano. Si tuffano così anima e corpo alla ricerca di una spiegazione razionale, in un'avventura che li vedrà viaggiare molto per scoprire cosa si cela dietro tale mistero. Questa storia di avventura, caratterizzata da un'ambientazione un po' fantasy, vedrà i protagonisti cementare sempre di più la loro amicizia per superare diversi ostacoli, ma le cose non sempre andranno per il verso giusto...
La vita della quindicenne Sofia cambia per sempre il giorno in cui, giunta in Vaticano per mostrare al papa le sue abilità di spadaccina, riceve un'offerta incredibile dal grande inventore e artista Leonardo da Vinci: ufficialmente nuova modella del maestro, diventa in realtà la sua guardia del corpo.
Il coraggio e l'intraprendenza di Sofia vengono messi alla prova quando Leonardo scopre che qualcuno ha rubato i disegni di alcune nuove e potentissime armi che sta progettando e decide di partire con lei all'inseguimento del ladro. Il pericoloso viaggio le conduce sempre più lontano, navigando alla larga dai porti in cui infuria la peste, fino a Istanbul. Ma anche alla sfarzosa corte del sultano in ogni angolo qualcuno trama contro Sofia, che deve trovare quei disegni ad ogni costo, prima che finiscano nella mani sbagliate...
Grazie a Daria, le Wild Swans vincono una vacanza tutto compreso per andare a Tbilisi, in Georgia, ad assistere agli Europei di pallavolo femminile. Il viaggio sarà così intenso che Eva e le sue amiche avranno il tempo per visitare la città, incontrare la squadra locale, imparare nuove cose sul loro sport preferito, assistere alle partite della Nazionale, giocare una rocambolesca amichevole, conoscere una rockstar... ed essere spettatrici di una stupenda storia d'amore!
Wonder è il romanzo d'esordio di Raquel Jaramillo pubblicato nel 2012 sotto lo pseudonimo di R. J. Palacio e uscito in Italia l'anno seguente. Il racconto segue le vicende di August Pullman, affetto da una deformazione craniofacciale, che per la prima volta affronta il mondo della scuola entrando in prima media.
In un'intervista, l'autrice racconta che l'idea di Wonder nasce da una sua esperienza personale: un giorno al parco, insieme ai figli, incontra una bambina affetta dalla Sindrome di Treacher Collins e la sua prima reazione è quella di alzarsi di scatto dalla panchina e allontanarsi, per timore che il figlio minore possa spaventarsi e dire un commento spiacevole. Il profondo turbamento seguito al suo comportamento insensibile l'ha spinta a scrivere il romanzo.
IAL
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