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lunedì 29 gennaio 2018

Un ricordo d'infanzia - liberamente tratto da "Arrivederci ragazzi" di Louis Malle

illustrato dalla IIBL


1944
I fratelli Quentin, Julien e François, partono dalla stazione di Parigi, 
dopo le vacanze di Natale per recarsi al loro collegio, situato nella 
campagna francese.


I ragazzi sono tristi, soprattutto il più piccolo, Julen di dieci anni.



Al rientro al collegio, c'è una novità: è arrivato un nuovo compagno,
Jean Bonnet, appassionato di libri come Julien.


...il collegio rimane comunque un posto triste e freddo.


La guerra ormai è giunta anche in campagna, tanto che arrivano
dei soldati tedeschi, in collegio, a farsi confessare da Padre Jean.


Si soffre la fame e tutti cercano di sopravvivere nel migliore dei modi.
Joseph, il giovane inserviente del collegio, ad esempio, si dedica al 
mercato nero.


I ragazzi continuano le lezioni, nonostante la guerra. Julien non
sopporta proprio il nuovo arrivato, Jean, perché gli ha rubato il
posto di primo della classe e sembra essere superiore a tutto:
superiore agli scherzi degli altri compagni, superiore ai 
bombardamenti, superiore anche alle preghiere.


Una notte, mentre tutti dormono, Julien scopre che Jean prega in
un modo tutto suo...


I due ragazzi diventano amici grazie a una disavventura: si perdono
nel bosco durante una caccia al tesoro, organizzata dal collegio.
I due vengono ritrovati solo a notte fonda, da due tedeschi che li 
riportano in collegio.


Il giorno dopo quando entrambi sono in infermeria, a causa della
febbre presa la notte prima, Julien ha la conferma che Jean è ebreo
e si sta nascondendo dai tedeschi.


Ma la persecuzione è arrivata anche in quell'angolo remoto di 
campagna francese: tutto è iniziato con il divieto di andare ai 
bagni pubblici e al ristorante...


Un giorno l'inserviente Joseph viene beccato a rubare e viene
cacciato dal collegio.


Il ragazzo, per vendicarsi, denuncia ai tedeschi la presenza di 
alcuni Ebrei nel collegio.


I soldati arrivano e portano via il direttore del collegio, padre Jean
(che aveva cercato di salvarli), Jean  Bonnet e gli altri due ragazzi ebrei.


I ragazzi moriranno ad Auschwitz, padre Jean a Mauthausen.


venerdì 26 gennaio 2018

Giornata della Memoria: L'ippocastano di Prinsengracht


e illustrato dalla IAL

Amsterdam

Sono un vecchio ippocastano di Prinsengracht e
voglio raccontarvi la storia di Anne: una ragazzina
che viveva nella soffitta, al numero 263 e che non
usciva mai...


Nella soffitta il tempo passava lento e nonostante ci 
abitassero otto persone, ci si annoiava. Per questo 
Anne passava il tempo scrivendo un diario e guardando
fuori dalla finestra...


Osservandomi lei assisteva all'alternarsi delle stagioni,
sperando che presto sarebbe giunta anche "la sua primavera"...

Purtroppo così non fu. Il 4 Agosto 1944 dei poliziotti
armati arrivarono a prendere quegli Ebrei nascosti nella
soffitta del 263 di Prinsengracht...


Anne morì di tifo, stenti e disperazione nel campo di 
concentramento di Bergen Belsen, nella primavera 
del 1945. Il suo diario, però, sopravvisse e ancor oggi
continua a far rivivere la memoria di Anne e di tutti 
i sei milioni di Ebrei vittime della Shoah.


martedì 3 ottobre 2017

3 Ottobre: giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione

Ricordando


Saamiya Yusuf Omar

Saamiya Yusuf Omar è nata nel 1991 in una famiglia povera di Mogadiscio.
Da sempre Saamiya ha la passione e l'attitudine per la corsa.
Dopo aver vinto tutte le gare per dilettanti somale, inizia a partecipare a gare per professionisti con l'aiuto del centro olimpico somalo, situato a Mogadiscio.
Partecipa alle Olimpiadi di Pechino 2008, nella gara dei 200 m, ottenendo il record personale di 32"16, l'ultimo tempo di tutte le batterie, venendo però comunque incoraggiata e applaudita dal pubblico presente allo stadio. Successivamente alla gara tutti i giornalisti la intervistano, perchè, con la sua partecipazione alle Olimpiadi, diventa un simbolo per l'emancipazione delle donne musulmane di tutto il mondo.
L'appuntamento è con le Olimpiadi di Londra del 2012. Ma tutto diventa difficile. Gli integralisti prendono ancora più potere in Somalia, Saamiya corre chiusa dentro un burqa. Rimanere in Somalia, all'improvviso, non ha più senso. Una notte parte, a piedi, rincorrendo la libertà e il sogno di vincere le Olimpiadi.
Sola, intraprende il Viaggio di ottomila chilometri, l'odissea dei migranti dall'Etiopia al Sudan e, attraverso il Sahara, alla Libia, per arrivare via mare in Italia.
La giornalista Teresa Krug, di Al Jazeera, a lungo in contatto con Saamiya, conferma successivamente che la ragazza avrebbe viaggiato attraverso Etiopia, Sudan e Libia con l'intento di giungere in Europa per trovare un allenatore che la mettesse in grado di partecipare alle Olimpiadi di Londra 2012; ma all'inizio di aprile del 2012 sarebbe morta annegata nel naufragio di un'imbarcazione diretta a Lampedusa. La notizia della morte è poi stata confermata dalle agenzie di stampa internazionali.
La vita di Saamiya Yusuf Omar è stata raccontata nel romanzo Non dirmi che hai paura, scritto da Giuseppe Catozzella ed edito da Feltrinelli il 12 gennaio 2014, romanzo poi pubblicato in tutto il mondo, che è valso a Giuseppe Catozzella la nomina a Goodwill Ambassador UNHCR, Ambasciatore per l'Agenzia dei Rifugiati delle Nazioni Unite.

mercoledì 27 aprile 2016

25 Aprile: noi Italiani...


Il giorno 22 Aprile siamo andati nella sala della delegazione per assistere a "Noi, Italiani": una commemorazione per l'anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo (25 Aprile 1945), organizzata dall'ANPI.
Lì Gianni Visentin, Mauro Marchiori, Alessandra Migotto e Rita Fanton ci hanno fatto ripercorrere le tappe della Liberazione leggendoci lettere e resoconti dei protagonisti della lotta partigiana del nostro paese.
Ogni brano letto era introdotto da musica o canzoni, ad esempio "Bella Ciao". A tal proposito prima ancora di cominciare la commemorazione, ci siamo alzati tutti in piedi e insieme abbiamo cantato l'Inno di Mameli: l'inno di Noi Italiani.
I racconti che abbiamo sentito erano molto "forti": i partigiani dovevano essere sempre pronti a sparare o a scappare, mangiavano e dormino poco. Oltre a raccontarci dei partigiani ci hanno raccontato di quei soldati che sono stati portati in campo di concentramento , dopo l'8 settembre 1943, dei soldati italiano che avevano dovuto partecipare alla campagna di Russia e molto altro ancora.
Ad un certo punto Rita ci ha raccontato di un bambino che gattonando voleva prendere dei fili d'erba al di là del filo spinato del campo di concentramento e di come una guardia tedesca gli abbia freddamente sparato in testa...assurdo!
L'incontro si è concluso con la poesia di Romano Pascutto, un grande poeta dialettale, che è stato partigiano e sindaco del nostro paese, "Lapide Partigiana".
Dopo l'emozionante racconto a più voci abbiamo letto dei pannelli in esposizione che riassumevano gli eventi storici che ci hanno portato ad essere liberi.
E' stato davvero emozionante e interessante, soprattutto perchè solitamente gli eventi storici che studiamo sembrano lontani nello spazio e nel tempo, invece se oggi qui c'è la democrazia è anche merito dei nostri compaesani. Grazie!

Sofia Padovese IIIB

venerdì 22 aprile 2016

Libera!



Il 21 marzo, giorno della commemorazione delle vittime della mafia,  Silvia ed Elisabetta,, delle volontarie dell'Associazione Libera sono venute nella nostra scuola per raccontare, a noi ragazzi di terza, la storia della mafia e spiegarci come si può e deve combatterla.
L'associazione Libera è nata con l'intento di sollecitare la società civile alla lotta contro le mafie e di promuovere responsabilità, giustizia e legalità. Prima che nascesse Libera, la mafia non veniva considerata dal popolo, perché si diceva che essa fosse un'invenzione per dei delitti che non avevano nome.
Una delle ragazze ha cominciato a porci delle domande per capire quanto sapevamo sulla mafia: molti di noi non sapevano un granché.
Ci hanno raccontato, utilizzando anche dei video, i diversi attentati che hanno assassinato molti di coloro che lottavano contro la mafia, come i giudici Borsellino e Falcone.
L'associazione Libera organizza anche dei campi estivi per sensibilizzare i ragazzi giovani alla loro causa.
Quello che abbiamo capito è che la mafia, comunque, non è indistruttibile e se siamo uniti possiamo sconfiggerla.

Marco Ridolfo, Marella Fruttaldo, Clara Caminotto IIIB

domenica 28 febbraio 2016

Per ricordare: Foiba di Basovizza


Il termine italiano foiba deriva dal latino fovea, abisso. Si tratta di voragini scavate per erosione idrica che hanno la forma di un imbuto rovesciato, con una piccola apertura sul terreno e una profondità di circa 200 metri. La formazione della foiba è dovuta all'adeguamento del terreno  composto da rocce ad alto contenuto di carbonato di calcio che, attraverso gli agenti atmosferici tra i quali pioggia e corsi d'acqua sotterranei, permettono la fusione di doline che ingrandendosi e fondendosi vanno a creare la foiba. Per foiba però si intende anche il luogo che diede la morte a molti italiani che vivevano nei territori che, che alla fine della Seconda Guerra Mondiale, diventarono interamente slavi.
La foiba di Basovizza si trova a Trieste nella zona nord-est dell'altopiano del Carso (377 metri di altitudine). 
E' profonda 256 metri; in origine questa foiba era un pozzo minerario, scavato all'inizio del XX secolo, per l'estrazione del carbone, poi fu abbandonato per la sua improduttività.
L'8 settembre del 1943 i partigiani di Tito iniziarono a infoibare alcuni italiani che abitavano nella zona giuliano-dalmata. Le vittime erano  civili, militari, carabinieri, finanzieri, agenti di polizia e di custodia carceraria.  Furono infoibati anche tedeschi e sloveni anticomunisti. 
Nella foiba di Basovizza morirono migliaia di persone. Le vittime venivano divise a gruppi poi venivano legate, tra loro,  con il filo di ferro, venivano messi sul bordo della foiba, poi venivano mitragliati i primi della fila che cadendo nella buca trascinavano con sé tutti gli altri, che trovavano così una morte più lenta.
La pulizia etnica nei confronti degli italiani, da parte di Tito, finì nel 1954. Molti italiani che vivano in Istria e Dalmazia se ne andarono, per non rischiare di essere infoibati, o per non ripudiare la propria italianità: iniziò così un esodo verso l'Italia e non solo.
Ancora oggi nel Porto Vecchio di Trieste esiste il magazzino 18 nel quale i giuliano-dalmati stiparono le loro cose (mobili e masserizie varie) credendo di poterle andare a riprendere in tempi migliori.
 Nel 1980 il pozzo di Basovizza e la foiba n. 149 vennero riconosciuti monumenti di interesse nazionale. La foiba di Basovizza fu dichiarata monumento nazionale nel 1992.

Buoso Stefania (III A) e Valente Laura  (IIIB)

lunedì 22 febbraio 2016

Nelson Mandela

Più potente della paura per l’inumana vita della prigione è la rabbia per le terribili condizioni nelle quali il mio popolo è soggetto fuori dalle prigioni.



Nelson Mandela nasce il 18 luglio 1918. E' figlio del capo della tribù Thembu. Studia nella scuola per studenti neri, riesce a laurearsi in Giurisprudenza e si trasferisce a Johannesburg. 
Nel 1944 Mandela si rende conto dei trattamenti disumani in cui vive la popolazione di colore e con altri amici fonda la lega dalla ANC (African national Congress). Quando nel 1948 nasce il regime dell' apartheid Mandela decide di protestare, per le leggi ingiuste. Nel 1956 Mandela viene arrestato con l'accusa di alto tradimento, per lo stesso motivo sono state arrestate altre 156 persone. Dopo un lungo processo nel 1961 viene dichiarato non colpevole. Mandela è costretto a nascondersi per evitare attentati alla sua persona. Continua però la sua lotta per i diritti delle persone di colore. Viene arrestato di nuovo, condannato all'ergastolo è mandato a Roben una delle prigioni più dure del Sudafrica. Continua la sua lotta anche in carcere  e viene liberato nel 1990. Nel 1993 riceve il premio Nobel per la pace e un anno dopo diventa presidente del Sudafrica, il primo di colore. 
Muore nel dicembre del 2013.

L'APARTHEID
Il termine apartheid significa “separazione” e indica tutti quei provvedimenti attuati in Sudafrica a partire dal 1948, che portarono alla segregazione della popolazione di colore nei ghetti. L'apartheid negava i diritti fondamentali alla popolazione di colore e ne impediva la partecipazione alla vita pubblica.
Dagli anni '70 del Novecento diversi movimenti cercano di liberare il Sudafrica da questo regime. Tuttavia solo l'esempio di Nelson Mandela riuscì a scardinarlo. La sua storia fece il giro del mondo e molte persone chiesero la sua liberazione.

L'ESEMPIO DI MANDELA
Mandela è considerato una figura fondamentale per la storia del 1900. egli accettò il carcere per non tradire i suoi ideali e , una volta libero e al potere, non cercò vendetta. Il suo esempio è riuscito a scardinare ciò che un esercito non avrebbe potuto.

Elisa Brollo IIIA

Un film per la Memoria: Schindler's list


Schindler's list, parla di un tedesco di nome Schindler, che approfittando della guerra vuole fare i soldi aprendo una fabbrica di armi, aiutandosi con gli ebrei arrestati dai tedeschi.
Prende un ragioniere ebreo che gli ''serve'' per fare i conti, questo ebreo approfittando di questa situazione fa assumere altri ebrei salvando intere famiglie e anziani, da morte certa nei campi di sterminio.
Quando Schindler si accorge che in questo modo salva ebrei, vende tutto quello che ha per ''comprarne'' altri, facendo una lista di nomi degli ebrei, che i tedeschi credono gli servano per il lavoro...così facendo Schindler salva migliaia di ebrei.
Per questa sua azione Schindler è  stato considerato "un giusto" è ancor oggi i discendenti degli ebrei, salvati da lui, visitano la sua tomba.

Letizia Dal Tin IIA