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sabato 20 marzo 2021

Sebastião Salgado e il nostro Pianeta

Sebastião Salgado  è nato l'8 febbraio del 1944, ad Aimorés in Brasile. 

Viveva in mezzo a una valle verde. 

Salgado si ricorda quando lui e le sue sette sorelle si tuffavano nella cascata vicina alla loro fazenda e delle lunghe passeggiate sulle vicine colline insieme al padre. 

Lui sapeva che oltre a quei rilievi si trovava un'infinità di storie che voleva a ogni costo scoprire, perché lo affascinavano e lo incuriosivano molto.

A quindici anni un treno lo portò a Vittoria, dove frequentò il liceo, poi si iscrisse all'università.

Il padre sognava per lui un futuro da avvocato ma Sebastião non voleva saperne, anche perché non gli piaceva studiare, comunque alla fine si laureò in economia. 

Nel periodo universitario conobbe Leila, la sua futura moglie. 

Leila aveva acquistato una macchina fotografica per i suoi studi di architettura, ma Sebastião se ne appropriò: aveva trovato lo  strumento per scoprire e raccontare quelle storie che da piccolo lo affascinavano molto. 

Smise di lavorare in banca e usò i suoi risparmi per comprare apparecchiature fotografiche. All'inizio fotografava matrimoni e eventi sportivi però non trovava le storie che cercava.  

Fu durante un viaggio in Niger che capì cosa doveva fotografare: gli "ultimi", i più sfortunati.


Salgado dopo venti anni di racconti di storie che non possono essere dimenticate e documentazioni  drammatiche, si sentiva svuotato quindi decise di tornare alla fazenda. 

Quando tornò vide che era distrutta: i campi erano diventati secchi e la cascata si era prosciugata.

Lui e la moglie decisero di farvi rispuntare la vita. Piantarono due milioni di alberi e così nacque l'Instituto Terra, che si ripopolò di animali, tra cui il giaguaro, il più grande felino del Sudamerica.

Quando la fazenda tornò come prima a Salgado tornò la voglia di "raccontare" i mesi di viaggio in  giro per il mondo. 

Nei suoi viaggi  decise di omaggiare, con la sua arte, la grande bellezza del pianeta. 

Nacque il progetto del libro fotografico Genesi: esso racconta ciò che noi dobbiamo preservare e ci rende più consapevoli della natura che ci circonda. Secondo Salgado ad un certo punto l'uomo dovrà fermarsi e ricostruire tutto quello che sta distruggendo, per ritrovare un equilibrio con il pianeta.

L'Instituto Terra è stato poi donato al governo brasiliano ed è diventato un parco nazionale, che tutti possono visitare.

Questo è solo un piccolo esempio di come le terre maltrattate possano tornare a essere rigogliose foreste.

Daniel IIIBL


Robert Capa (Budapest, 22 ottobre 1913 – Tay Ninh, 25 maggio 1954) e la guerra

Robert Capa é stato un abile e importante fotografo del '900. 

Faceva parte di una famiglia ebrea di Budapest, proprietaria di una avviata a casa di moda. 

A diciassette anni venne arrestato per le sue simpatie comuniste . 

Uscito di galera, andò a Berlino, con la speranza di diventare un giornalista, ma per mantenersi dovette intraprendere la strada della fotografia nell'agenzia Dephot di Simon Guttmann.

 A causa dell'avvento del nazismo, Capa dovette lasciare Berlino. 

Nel 1935 a Parigi Capa conobbe Gerda Taro, una giornalista e fotografa ebrea tedesca, che diventerà la sua compagna. 

Nel 1936 entrambi decisero di seguire sul campo gli sviluppi della Guerra Civile Spagnola.

Capa  pubblicò allora la foto che lanciò la sua carriera. Essa ritrae un soldato con la camicia bianca, che viene colpito da un proiettile. La foto, scattata a Cordova, esprime bene la crudeltà della guerra. 

Divenuti famosi per questa foto, Gerda e Robert fondarono un loro marchio: Capa-Taro.

Poi successe una disgrazia. Gerda morì il 26 luglio del 1937 a Madrid, travolta da un carro armato amico, che per sbaglio la investì. 

Capa, addolorato, pubblicò un libro intitolato: Death in Making che contiene anche le fotografie scattate da entrambi nella guerra di Spagna. 

Robert continuò a fare il fotografo di guerra. In Sicilia, allo sbarco degli Alleati, incontrò un giovanissimo e allora sconosciuto Andrea Camilleri.

Il famoso scrittore, in diverse interviste, raccontò questo incontro, avvenuto davanti a un duello tra un aereo tedesco e uno americano, che Capa documentò con un sacco di foto. 

Camilleri capì, solo da adulto, che quel fotografo era il noto Robert Capa.

Nel seguire la Liberazione della Sicilia, Capa fece un'altra delle sue famose foto: il pastore e il soldato.

Nel 1944 Capa fotografò anche lo sbarco in Normandia. Per sfortuna molte di quelle foto andarono "perse" al momento dello sviluppo, ma qualcuna, anche se fuori fuoco, sopravvisse.

Nel 1947 a New York, Capa e altri fotografi fondarono l'agenzia Magnum, una delle più grandi agenzie fotografiche al mondo.

Robert era molto conosciuto anche per il suo coraggio e la sua temerarietà, che purtroppo lo portarono alla morte: in Vietnam, per scattare una foto, appoggiò il piede su una mina che lo fece saltare in aria.

Roberto IIIBL


mercoledì 19 febbraio 2020

Le truppe Alleate sbarcano a Omaha Beach


Una marea di acciaio si materializza all'orizzonte del mar di Normandia, è la mattina del 6 giugno 1944.  I soldati della I Divisione di Fanteria statunitense sbarcano a Omaha Beach sotto il fuoco delle mitragliatrici tedesche. Quel 6 giugno tra i soldati americani c’è anche lui, Robert Capa. “Se le tue foto non sono buone, vuol dire che non eri abbastanza vicino” è il suo motto. Tra acqua, proiettili, esplosioni e corpi di soldati riesce a catturare quei famosi istanti tra la vita e la morte. Capa si mette in salvo e, appena raggiunta la spiaggia consegna i rullini a un motociclista che porterà il suo lavoro negli uffici di Londra. Il resto è storia: il reportage fotografico più fenomenale della Seconda Guerra Mondiale è quasi interamente rovinato da un incidente in camera oscura. Solo 11 dei 106 scatti si salvano, eppure, guardando l’immagine fuori fuoco del soldato Houston S. Riley che annaspa nell'acqua tra un mare di rottami e cadaveri, pubblicata da LIFE il 19 giugno 1944, gli americani ebbero una visione più chiara di quello che stava succedendo sulle coste del Nord della Francia.


Robert Capa (1913 Budapest – 1955 Thai Binh)


Il vero nome di Robert Capa era Endre Ernő Friedmann. 
Internazionalmente riconosciuto come il più grande fotografo di guerra, Robert Capa è diventato celebre per il suo stile di vita non meno che per il suo talento. Avventuroso e professionale, impegnato e ironico, pronto a tuffarsi in nuove storie e reportage. Soprattutto, pronto sempre ad avvicinarsi il più possibile al soggetto per scattare una buona fotografia.
Le sue immagini della guerra civile in Spagna e dello sbarco alleato in Normandia sono celebri. Corrispondente delle grandi riviste illustrate, come LIFE, Collier o Holiday, ha seguito tutti i conflitti, in Cina, in Israele e in Indocina, dove è morto tragicamente nel 1954 saltando su una mina. (da FotoNote - Contrasto)

venerdì 14 febbraio 2020

Fotografia: Miliziano colpito a morte – Robert Capa



Un uomo muore, colpito da un proiettile esploso da un nemico invisibile. Non è un soldato, non indossa una divisa ma abiti civili. Impugna un fucile. L’uomo è un miliziano, combatte per la Repubblica di Spagna contro le truppe nazionaliste guidate da Francisco Franco. E’ il settembre del 1936, è da poco scoppiata la Guerra Civile Spagnola. Il protagonista è l’anarchico “Taino” Federico Borell García, caduto a Cerro Muriano, 20 chilometri a nord di Cordova. Si dice che lo scatto sia stato realizzato, sollevando la macchina senza guardare, da una trincea…  insomma l’immagine simbolo della Guerra Civile Spagnola sarebbe il frutto del caso, un capriccio del destino. In molti pensano in realtà che la foto non sia stata scattata da Endre Ernő Friedmann ma da Gerda Taro. Secondo gli esperti infatti le caratteristiche della foto non sarebbero compatibili con la macchina di Endre, una Leica, ma rimanderebbero a una Rolleiflex: il tipo di apparecchio utilizzato da Gerda Taro.

da Le 100 immagini che hanno cambiato il mondo

martedì 11 febbraio 2020

Gerda Taro (1910 Stoccarda - 1937 Brunete)


Gerda Taro scattava delle foto mentre intorno a lei piovevano bombe e fischiavano proiettili. Il nome Gerda Taro è legato a quello di un altro fotografo famoso: Robert Capa. Lei e il suo fidanzato, Endre Friedmann, usarono questo pseudonimo per firmare molte foto scattate durante la Guerra Civile Spagnola. Gerda e Endre si conobbero a Parigi, dove si erano trasferiti rispettivamente dalla Germania e dall'Ungheria, per fuggire dalla persecuzione nazista. Endre era fotografo. Gerda non aveva mai tenuto in mano una macchina fotografica, ma imparò in fretta i trucchi del mestiere da Endre.
Quando scoppiò la Guerra Civile, si trasferirono in Spagna, per far sapere in Europa quel che succedeva in quel paese. La famosa foto del miliziano che cade a terra colpito da un proiettile consacrarono Capa come uno dei migliori corrispondenti di guerra del momento. Anche Gerda cattura preziosi istanti della battaglia di Brunete, durante la quale morì schiacciata da un carro armato. La sua salma venne trasferita a Parigi.
Con le sue foto, questa coraggiosa e intrepida fotografa divenne una delle leggende del fotogiornalismo.

 Irene Dal Tin e Aurora Valeri

mercoledì 30 gennaio 2019

LIBRO: LE 100 IMMAGINI CHE HANNO CAMBIATO IL MONDO di Margherita Giacosa, Roberto Mottadelli, Gianni Morelli



Esistono fotografie in grado di toccarci il cuore, di farci emozionare, indignare. Foto che ci rendono fieri o che ci riempiono di vergogna. Foto che raccontano la storia, le persone, le sofferenze, le speranze. Fotografie che non hanno bisogno di descrizioni o di parole e che, semplicemente con quello che sono, sono in grado di raccontarci qualcosa. Fotografie che hanno fatto la storia, fotografie che hanno cambiato il mondo. Fotografie che hanno cambiato anche noi e che hanno permesso, in molti casi, di far vedere a tutti ciò di cui l’uomo è capace, nel male e nel bene.

Fotografie come questa, scattata il 28 agosto 1963, davanti al Lincoln Memorial, di Washington DC (USA), dove Martin Luther King pronunciò il suo famoso discorso I have a dream.


“io ho un sogno: che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del carattere”

Nonostante il successo della marcia per i diritti civili e le nuove leggi federali, il sogno di King rimase tale per molti anni: il clima di violenza razziale durò a lungo negli Stati del Sud e lo stesso Martin Luther King, nel 1968, venne assassinato.

Laboratorio di fotografia con Pasquale - progetto Macchia Verde 2019


lunedì 21 gennaio 2019

Consigli per realizzare "foto artistiche"


Racconta una storia legata al luogo che fotografi
Prova a trovare un punto narrativo originale che inviti lo spettatore a entrare nel mondo della tua foto, potrebbe essere un edificio in restauro, un uomo al lavoro, un gruppo di persone fuori da un locale...

Fotografa il movimento 
Fermati e scatta qualche foto da un punto di osservazione interessante per esempio in prossimità di un incrocio affollato.

Fotografa di notte o con scarsa illuminazione
Perché non trovare un punto di osservazione elevato, come un ponte o una terrazza e fotografare la via sottostante?

Mostra i contrasti
Alcune delle immagini più straordinarie  della storia della fotografia  rivelano un contrasto: tra vecchio e nuovo, pace e discordia, folla e isolamento.

I dettagli possono fare la differenza
Sono i piccoli dettagli che donano identità. Spesso nascoste alla vista normale, queste caratteristiche affascinanti possono servire a realizzare foto sorprendenti.

venerdì 18 gennaio 2019

Laboratorio di Fotografia: realizziamo la nostra camera oscura!

A metà gennaio, noi ragazzi di seconda abbiamo iniziato il laboratorio, della Macchia Verde, di fotografia dal titolo La diversità: il cambiamento dei punti di vista.  
Anche quest'anno, come lo scorso, a guidarci nella nostra avventura artistica è l'artista Pasquale Luongo.

Pasquale come prima cosa ci ha spiegato cos'è una camera oscura, detta anche camera ottica.


La camera oscura è un dispositivo ottico composto da una scatola oscurata con un foro sul fronte e un piano di proiezione dell'immagine sul retro.
Essa è alla base della fotografia ed è precorritrice della fotocamera. 
È per questo motivo che gli apparecchi fotografici vengono ancora oggi chiamati "camere": le prime camere oscure erano infatti delle vere stanze al cui interno i pittori e gli scienziati lavoravano.

Uno dei primi scienziati/pittori a descrivere il funzionamento della camera oscura è stato il grande Leonardo.


Leonardo da Vinci, infatti,  descrisse nel 1515, nel Codice Atlantico, un procedimento per disegnare edifici e paesaggi dal vero, che consisteva nel creare una camera oscura nella quale veniva praticato un unico foro su una parete, sul quale veniva posta una lente regolabile. 
Sulla parete opposta veniva così a proiettarsi un'immagine fedele e capovolta del paesaggio esterno, che poteva essere copiata su un foglio di carta ("velo") appositamente appeso, ottenendo un risultato di estrema precisione.
Con la camera oscura Leonardo intendeva dimostrare che le immagini hanno natura puntiforme, si propagano in modo rettilineo e vengono invertite dal foro, arrivando a ipotizzare che anche all'interno dell'occhio umano si avesse un analogo capovolgimento dell'immagine.



Le camere oscure furono largamente utilizzate dai pittori nell'impostazione di quadri con problemi prospettici: molti quadri del Canaletto (nel XVIII secolo) sono stati dipinti col suo ausilio (la camera oscura originale del pittore si trova ancor oggi al Museo Correr di Venezia).


Anche noi stiamo realizzando la nostra camera oscura, utilizzando
-una scatola di scarpe (colorata di nero all'interno)
-una lente
-uno specchietto
-un foglietto trasparente di plastica ruvida (ricavato dalla cover di una cartellina di plastica)
...ci manca ancora qualche passaggio ma siamo in dirittura d'arrivo!



Una volta realizzata la nostra camera usciremo all'aperto a catturare le immagini, che poi  le ingrandiremo con il sistema della quadrettatura o le trasformeremo attraverso l'anamorfismo, come ha fatto Hans Holbein il Giovane con il teschio, in primo piano, nel dipinto gli Ambasciatori (1533)

IIAL

lunedì 19 novembre 2018

Fotografie e Storia: il Rivoltoso Sconosciuto



"Rivoltoso Sconosciuto" è il soprannome di un ragazzo anonimo che divenne famoso in tutto il mondo quando fu filmato e fotografato durante la protesta di piazza Tienanmen a Pechino. Sono state scattate diverse fotografie del ragazzo, in piedi di fronte ai carri armati del governo cinese, sbarrandogli il passo.
Nel 1989 il fotografo, del Newsweek, Charlie Cole, con la sua versione della foto vinse il premio World Press Photo con lo scatto che è diventato il simbolo della rivolta contro il governo cinese.
Nell'aprile del 1998, la rivista Time ha incluso "Il Rivoltoso Sconosciuto" nella sua lista de "Le persone che più hanno influenzato il XX secolo". Ma come la stessa rivista scrive, citando uno dei leader del movimento pro-democratico cinese, "gli eroi nella fotografia del carro armato sono due: il personaggio sconosciuto che rischiò la sua vita piazzandosi davanti al bestione cingolato e il pilota che si elevò alla opposizione morale rifiutandosi di falciare il suo compatriota".
Il fatto ebbe luogo il 5 giugno 1989, il giorno dopo che il governo cinese incominciò a reprimere brutalmente la protesta contro la mancanza di diritti civili, imposta dal governo. 
L'uomo si mise in mezzo alla strada e sfidò i carri armati. 
Teneva una busta nella mano sinistra e la giacca nella mano destra. 
Appena i carri armati giunsero allo stop il ragazzo sembrò volerli scacciare. 
In risposta, i carri armati provarono a girargli intorno, ma il ragazzo li bloccò più volte, mettendosi di fronte a loro ripetutamente, adoperando la resistenza passiva.
Il governo della Repubblica Popolare Cinese fornì poche informazioni sull'incidente e a proposito del rivoltoso sconosciuto.

IIIBL

venerdì 16 novembre 2018

Vedute... di La Salute


Sotto un cielo azzurro,
tra secchi pali, 
un fiume profondo.

Sharon Gusso 


Vento forte,
nuvole scure:
 il temporale

Tommaso Bortoluzzo 


Cipressi alti,
sassi bianchi,
 una chiesa.

Silvia Fantinello 


Erba verde,
cielo limpido,
un uomo cammina.

Gioia Abigail Zia 


Un grande campo di pannocchie,
piccoli alberi con il loro padre.

Gianmaria Presottin 


Acqua immobile,
 fruscio rilassante:
l'ansa.

Karen Simondo


Un albero spoglio e solitario,
il cielo grigio,
una strada che divide.

Giosuè Carbonera


Case colorate,
cielo allegro,
tanto spazio:
divertimento.

Valentina Gaetani


Sulla strada stretta,
verso alti alberi,
corrono le bici.

Manuel Roman


La scuola, nascosta,
vicino al ponte bianco
sul nostro fiume Livenza.

Lorenzo Molin