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mercoledì 19 febbraio 2020

Le truppe Alleate sbarcano a Omaha Beach


Una marea di acciaio si materializza all'orizzonte del mar di Normandia, è la mattina del 6 giugno 1944.  I soldati della I Divisione di Fanteria statunitense sbarcano a Omaha Beach sotto il fuoco delle mitragliatrici tedesche. Quel 6 giugno tra i soldati americani c’è anche lui, Robert Capa. “Se le tue foto non sono buone, vuol dire che non eri abbastanza vicino” è il suo motto. Tra acqua, proiettili, esplosioni e corpi di soldati riesce a catturare quei famosi istanti tra la vita e la morte. Capa si mette in salvo e, appena raggiunta la spiaggia consegna i rullini a un motociclista che porterà il suo lavoro negli uffici di Londra. Il resto è storia: il reportage fotografico più fenomenale della Seconda Guerra Mondiale è quasi interamente rovinato da un incidente in camera oscura. Solo 11 dei 106 scatti si salvano, eppure, guardando l’immagine fuori fuoco del soldato Houston S. Riley che annaspa nell'acqua tra un mare di rottami e cadaveri, pubblicata da LIFE il 19 giugno 1944, gli americani ebbero una visione più chiara di quello che stava succedendo sulle coste del Nord della Francia.


Robert Capa (1913 Budapest – 1955 Thai Binh)


Il vero nome di Robert Capa era Endre Ernő Friedmann. 
Internazionalmente riconosciuto come il più grande fotografo di guerra, Robert Capa è diventato celebre per il suo stile di vita non meno che per il suo talento. Avventuroso e professionale, impegnato e ironico, pronto a tuffarsi in nuove storie e reportage. Soprattutto, pronto sempre ad avvicinarsi il più possibile al soggetto per scattare una buona fotografia.
Le sue immagini della guerra civile in Spagna e dello sbarco alleato in Normandia sono celebri. Corrispondente delle grandi riviste illustrate, come LIFE, Collier o Holiday, ha seguito tutti i conflitti, in Cina, in Israele e in Indocina, dove è morto tragicamente nel 1954 saltando su una mina. (da FotoNote - Contrasto)

venerdì 14 febbraio 2020

Fotografia: Miliziano colpito a morte – Robert Capa



Un uomo muore, colpito da un proiettile esploso da un nemico invisibile. Non è un soldato, non indossa una divisa ma abiti civili. Impugna un fucile. L’uomo è un miliziano, combatte per la Repubblica di Spagna contro le truppe nazionaliste guidate da Francisco Franco. E’ il settembre del 1936, è da poco scoppiata la Guerra Civile Spagnola. Il protagonista è l’anarchico “Taino” Federico Borell García, caduto a Cerro Muriano, 20 chilometri a nord di Cordova. Si dice che lo scatto sia stato realizzato, sollevando la macchina senza guardare, da una trincea…  insomma l’immagine simbolo della Guerra Civile Spagnola sarebbe il frutto del caso, un capriccio del destino. In molti pensano in realtà che la foto non sia stata scattata da Endre Ernő Friedmann ma da Gerda Taro. Secondo gli esperti infatti le caratteristiche della foto non sarebbero compatibili con la macchina di Endre, una Leica, ma rimanderebbero a una Rolleiflex: il tipo di apparecchio utilizzato da Gerda Taro.

da Le 100 immagini che hanno cambiato il mondo

mercoledì 30 gennaio 2019

LIBRO: LE 100 IMMAGINI CHE HANNO CAMBIATO IL MONDO di Margherita Giacosa, Roberto Mottadelli, Gianni Morelli



Esistono fotografie in grado di toccarci il cuore, di farci emozionare, indignare. Foto che ci rendono fieri o che ci riempiono di vergogna. Foto che raccontano la storia, le persone, le sofferenze, le speranze. Fotografie che non hanno bisogno di descrizioni o di parole e che, semplicemente con quello che sono, sono in grado di raccontarci qualcosa. Fotografie che hanno fatto la storia, fotografie che hanno cambiato il mondo. Fotografie che hanno cambiato anche noi e che hanno permesso, in molti casi, di far vedere a tutti ciò di cui l’uomo è capace, nel male e nel bene.

Fotografie come questa, scattata il 28 agosto 1963, davanti al Lincoln Memorial, di Washington DC (USA), dove Martin Luther King pronunciò il suo famoso discorso I have a dream.


“io ho un sogno: che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del carattere”

Nonostante il successo della marcia per i diritti civili e le nuove leggi federali, il sogno di King rimase tale per molti anni: il clima di violenza razziale durò a lungo negli Stati del Sud e lo stesso Martin Luther King, nel 1968, venne assassinato.

Laboratorio di fotografia con Pasquale - progetto Macchia Verde 2019


lunedì 21 gennaio 2019

Consigli per realizzare "foto artistiche"


Racconta una storia legata al luogo che fotografi
Prova a trovare un punto narrativo originale che inviti lo spettatore a entrare nel mondo della tua foto, potrebbe essere un edificio in restauro, un uomo al lavoro, un gruppo di persone fuori da un locale...

Fotografa il movimento 
Fermati e scatta qualche foto da un punto di osservazione interessante per esempio in prossimità di un incrocio affollato.

Fotografa di notte o con scarsa illuminazione
Perché non trovare un punto di osservazione elevato, come un ponte o una terrazza e fotografare la via sottostante?

Mostra i contrasti
Alcune delle immagini più straordinarie  della storia della fotografia  rivelano un contrasto: tra vecchio e nuovo, pace e discordia, folla e isolamento.

I dettagli possono fare la differenza
Sono i piccoli dettagli che donano identità. Spesso nascoste alla vista normale, queste caratteristiche affascinanti possono servire a realizzare foto sorprendenti.

venerdì 18 gennaio 2019

Laboratorio di Fotografia: realizziamo la nostra camera oscura!

A metà gennaio, noi ragazzi di seconda abbiamo iniziato il laboratorio, della Macchia Verde, di fotografia dal titolo La diversità: il cambiamento dei punti di vista.  
Anche quest'anno, come lo scorso, a guidarci nella nostra avventura artistica è l'artista Pasquale Luongo.

Pasquale come prima cosa ci ha spiegato cos'è una camera oscura, detta anche camera ottica.


La camera oscura è un dispositivo ottico composto da una scatola oscurata con un foro sul fronte e un piano di proiezione dell'immagine sul retro.
Essa è alla base della fotografia ed è precorritrice della fotocamera. 
È per questo motivo che gli apparecchi fotografici vengono ancora oggi chiamati "camere": le prime camere oscure erano infatti delle vere stanze al cui interno i pittori e gli scienziati lavoravano.

Uno dei primi scienziati/pittori a descrivere il funzionamento della camera oscura è stato il grande Leonardo.


Leonardo da Vinci, infatti,  descrisse nel 1515, nel Codice Atlantico, un procedimento per disegnare edifici e paesaggi dal vero, che consisteva nel creare una camera oscura nella quale veniva praticato un unico foro su una parete, sul quale veniva posta una lente regolabile. 
Sulla parete opposta veniva così a proiettarsi un'immagine fedele e capovolta del paesaggio esterno, che poteva essere copiata su un foglio di carta ("velo") appositamente appeso, ottenendo un risultato di estrema precisione.
Con la camera oscura Leonardo intendeva dimostrare che le immagini hanno natura puntiforme, si propagano in modo rettilineo e vengono invertite dal foro, arrivando a ipotizzare che anche all'interno dell'occhio umano si avesse un analogo capovolgimento dell'immagine.



Le camere oscure furono largamente utilizzate dai pittori nell'impostazione di quadri con problemi prospettici: molti quadri del Canaletto (nel XVIII secolo) sono stati dipinti col suo ausilio (la camera oscura originale del pittore si trova ancor oggi al Museo Correr di Venezia).


Anche noi stiamo realizzando la nostra camera oscura, utilizzando
-una scatola di scarpe (colorata di nero all'interno)
-una lente
-uno specchietto
-un foglietto trasparente di plastica ruvida (ricavato dalla cover di una cartellina di plastica)
...ci manca ancora qualche passaggio ma siamo in dirittura d'arrivo!



Una volta realizzata la nostra camera usciremo all'aperto a catturare le immagini, che poi  le ingrandiremo con il sistema della quadrettatura o le trasformeremo attraverso l'anamorfismo, come ha fatto Hans Holbein il Giovane con il teschio, in primo piano, nel dipinto gli Ambasciatori (1533)

IIAL

martedì 8 gennaio 2019

Film: Frankenweenie di Tim Burton (2012)

Il romanzo Frankenstein è stato fonte di ispirazione per molti artisti, tra questi c'è il regista Tim Burton con il suo Frankenweenie.


Il piccolo Victor Frankenstein presenta ai suoi genitori un piccolo film amatoriale di cui è protagonista il suo cane Sparky, unico vero amico del ragazzino che ha la passione per la scienza ed è tendenzialmente un solitario. 
Un giorno Sparky muore investito da un'auto. 
Il dolore per Victor è così forte che, in seguito a un esperimento su una rana a cui ha assistito nel corso di una lezione, decide di disseppellire il cane e di tentare di riportarlo in vita. 
L'operazione riesce ma ora Sparky va tenuto nascosto...

My name is Victor Frankenstein



On a ship in the Artic, Victor Frankenstein – ill and tired  - tells the story of his sad life to the British man of science, Robert Walton. He talks of his family and friends in Geneva, and of his love for the beautiful Elizabeth Lavenza. He speaks, too, about the terrible creature that he made from dead body parts when he was a university science student. He hates this monster, which has destroyed his life. But how does the monster feel about its maker?

lunedì 7 gennaio 2019

Frankenstein: i grandi temi dell'opera


I temi del romanzo di Mary Shelley Frankenstein sono almeno tre.
Il più evidente è il tema della scienza oltre i limiti: il giovane Viktor Frankenstein sembra infatti volersi sostituire a Dio nella sua funzione di Creatore, da qui il sottotitolo dell’opera “moderno Prometeo”.
Un altro tema è quello del doppio, visto che Victor Frankenstein e la creatura, alla fine, sembrano quasi essere l’uno il doppio dell’altro: se da una parte lo scienziato vuole creare la vita dalla morte, il mostro invece crea morte. 
Molto forte nel romanzo Frankenstein è, anche, la tematica del pregiudizio di cui è vittima la creatura, per via del suo aspetto fisico inquietante.
Il mostro non “nasce” cattivo, lo diventa a causa della solitudine che è costretto a subire, che gli  procura, inizialmente, tristezza e malinconia, per poi trasformarsi in una crescente rabbia alimentata dal domandarsi il perché di tutto ciò, cioè il senso dell'abbandono da parte di chi l’ha creato.
Analizzando i temi di Frankenstein, ci rendiamo subito conto che questo libro, data la grande attualità dei temi, è un classico, cioè, come direbbe Italo Calvino, un libro che non ha ancora finito di dire quel che ha da dire.

IIIBL

martedì 16 ottobre 2018

Il mito di Prometeo, il ladro del fuoco



Prometeo e Zeus erano molto amici e spesso mangiavano insieme.
Un giorno Prometeo consigliò al padre degli dèi di creare gli uomini. 
Zeus propose a Prometeo di plasmare delle statuette di  argilla, per dargli un modello di come dovessero essere creati l'uomo e la donna.
Lui lo fece e Zeus diede vita alle due statuette.
Prometeo amava davvero queste creature e decise di donargli l'intelligenza.
A lui piaceva davvero molto stare con gli uomini, anzi gli piaceva stare più con gli uomini che con gli dèi: Zeus ne diventò geloso.
Il padre degli dèi, per testare se potesse ancora fidarsi di Prometeo o meno, lo mise alla prova: invitò lui e i suoi amici uomini a pranzo sull'Olimpo.
Zeus prese un bue intero e disse a Prometeo di dividere, in due, la carne per il pasto (una parte per il padre degli dèi e una parte per gli uomini), aspettandosi che la miglior scelta di carne sarebbe andata a lui.
Prometeo per non far arrabbiare subito Zeus, e per far felici gli uomini, mise in un sacco la carne migliore coprendola però con lo stomaco del bue (una parte non molto buona) e mise in un altro sacco le ossa con sopra il grasso, la parte più gustosa.
Zeus, sbirciando all'interno dei sacchi, prese per sé il secondo sacco.
Dopo essersi accorto dell'inganno, il padre degli dèi decise di punire Prometeo, punendo i suoi cari amici uomini, togliendogli il fuoco.
Prometeo di nascosto riuscì a riprenderselo, mentre Zeus e gli altri dèi dormivano.
Quando il padre degli dèi se ne accorse punì severamente Prometeo, che aveva osato sfidarlo, facendolo legare ad una roccia e mandandogli ogni notte un'aquila dal becco ricurvo che costantemente gli mangiava il fegato, che continuava a rigenerarsi.
Questa punizione durò anni, finché un giorno Eracle uccise l'aquila e liberò Prometeo.
Quando Zeus lo seppe, dapprima si arrabbiò, ma poi decise che la punizione che aveva inflitto a Prometeo era durata abbastanza e gli consentì di tornare a vivere una vita normale, tra gli uomini che aveva sempre difeso.

Irene Dal Tin e Mohamed Jacem Mtira di IIAL


Mary Wollstonecraft Shelley (1797-1851): "Attenti: Siccome non ho paura, posso fare qualsiasi cosa!"



C'era una volta una ragazzina che si chiamava Mary e che aveva perso la mamma pochi giorni dopo la sua nascita. La matrigna non era gentile con lei, e Mary sentiva tantissimo la mancanza di una madre. La sua unica consolazione era l'enorme biblioteca di casa, da cui prendeva ogni giorno un libro diverso che poi andava a leggere sulla tomba di sua madre.
I libri la affascinavano e la trasportavano lontano da quella casa in cui si sentiva sola e infelice. Ben presto cominciò a scrivere lei stessa racconti e poesie.
Un giorno conobbe un giovane poeta di nome Percy. I due si diedero appuntamento per la prima volta sulla tomba della madre di Mary, e lì capirono di essere profondamente innamorati. Il padre di Mary, però, era contrario al loro amore, così furono costretti a fuggire a Parigi per stare insieme.
Viaggiarono attraverso l'Europa, facendo amicizia con molti altri artisti e scrittori.
In una notte di tempesta, Mary, Percy e alcuni amici cominciarono a raccontarsi storie del terrore. Dopo un po', uno di loro propose che tutti tornassero nelle proprie stanze a scrivere storie di fantasmi, per poi vedere chi sarebbe stato l'autore della più spaventosa.
Quella notte, a Mary venne l'idea di un folle scienziato che creava un mostro composto da pezzi di cadaveri e lo riportava in vita tramite l'elettricità. Furono tutti d'accordo: la storia del dottor Victor Frankenstein era quella che faceva più paura.
Il romanzo di Mary, Frankenstein o il moderno Promoteo, ebbe un successo strepitoso. Ancor oggi, a duecento anni di distanza, la gente ama leggere del dottor Frankenstein e della sua orrenda creatura, invenzioni della straordinaria fantasia di Mary Wollstonecraft Shelley.

biografia tratta da "Storie della buonanotte per bambine ribelli 2" di Elena Favilli e Francesca Cavallo