io Eris, protesto per il mio ruolo di dea della discordia: non vengo mai invitata nelle occasioni speciali e questo mi ferisce.
Questo ruolo non mi si addice per niente, avrei preferito essere la dea dell'amore oppure quella della sapienza, ma non quella della discordia che porta solo odio e guerra.
Se il ruolo di "dea della discordia" non fosse esistito, sarei stata invitata al matrimonio di Peleo e Teti, non avrei creato la mela d'oro, non avrei messo Atena, Afrodite e Era una contro l'altra, Paride non avrebbe scelto Afrodite (solo per la ricompensa di avere l'amore di Elena), Elena non sarebbe fuggita da Sparta, insomma non ci sarebbe stata la guerra di Troia!
Visto che Lei è l'autore del poema, spero rifletta sulla mia lamentela, cambi il mio ruolo e di conseguenza tutta la storia.
Aspetto con ansia la sua risposta.
Eris, la dea della discordia
Egregio Omero,
ho visto quello che ha scritto su di me nell'Iliade e devo dirLe che molte cose che ha raccontato sono false, ad esempio Lei ha detto che Paride rapì Elena e che Agamennone si rifiutò di ritornare Criseide al padre... TUTTO FALSO!
Forse è vero però che Agamennone si è comportato male con me per la questione di Briseide: io che sono molto geloso, sono diventato un po' sospettoso nei loro confronti.
Volevo lamentarmi con Lei, soprattutto per questa mia storia personale: per colpa sua, infatti, ho litigato con Agamennone e anche con la mia amata Briseide.
Saluti
Achille
Caro Omero,
io, Achille, semidio, nato in Grecia non volevo morire come ha raccontato Lei nell'Iliade.
Io vivevo normalmente, quando un giorno, Agamennone, fratello di Menelao re di Sparta, mi chiamò per andare in guerra contro Troia: la moglie di Menelao era stata rapita da Paride, principe di Troia.
Tutti gli Achei partirono e assediarono Troia. Ma poi scoppiò un'epidemia di peste nel nostro campo, mandata da Apollo, perché Agamennone non aveva voluto restituire Criseide, figlia di un sacerdote di Febo, al padre. Alla fine Agamennone decise di restituirgliela, per far finire la peste, ma solo alla condizione che io gli cedessi Briseide. Io accettai, per il bene dei miei compagni, ma giurai di non fare più la guerra. E così feci, quando però il mio migliore amico Patroclo venne ucciso da Ettore di Troia, ritornai in guerra e lo vendicai... poi mi arrivò una freccia sul tallone, scagliata da Paride e morii.
Omero, io volevo chiederLe di cambiare questa parte: voglio morire in modo valoroso, non in un modo così poco degno di un eroe.
Grazie per l'attenzione, a presto
Achille
Egregio Omero,
ero orgoglioso di aver accettato di essere uno dei protagonisti della sua Iliade, ma poi qualcosa è andato storto: Lei ha scritto delle cose non vere, cambiando completamente la storia!
1. Paride non rapì Elena di Sparta; la guerra con Troia scoppiò a causa di una tassa imposta, dai troiani, ai greci che volevano passare lo stretto dei Dardanelli.
2. Non è vero che Agamennone mi trattò male, in realtà lui ed io siamo sempre stati grandi amici
3. Agamennone restituì immediatamente Criseide al padre, quando lui gliela chiese gentilmente indietro.
4. Io non ho mai partecipato alla guerra e dunque non sono mai morto in battaglia;
5. nemmeno Patroclo, che invece ha partecipato alla guerra, con la mia armatura, è morto.
Sono davvero arrabbiato e non vorrei più comparire in una storia così fasulla.
Con amarezza
Achille
Illustrissimo Signor Omero,
sono Andromaca, moglie di Ettore, madre di Astianatte, e Le scrivo per lamentarmi con Lei.
Mio marito è dovuto, andare in guerra contro gli Achei, fino alla fine.
E' stato molto dura salutarsi, sulle mura di Troia... c'è stato un momento di grande tenerezza, quando Ettore non è stato riconosciuto, a causa dell'elmo, dal piccolo Astianatte, che si è messo a piangere: lo ha abbracciato solo quando si è tolto il cimiero.
In quel momento ho provato un dolore fortissimo, perché ho pensato che quella, probabilmente, sarebbe stata l'ultima volta che saremmo stati insieme.
Ettore, a quel punto, mi disse "ognuno ha il proprio destino e nessuno può cambiarlo" e poi se ne andò.
Lei Omero, non poteva cambiare la nostra sorte? Non poteva far ritornare Ettore sui suoi passi? O almeno non poteva farlo sopravvivere, così che potesse stare con me e Astianatte?
La vita era già stata tanto ingiusta con me...
Con dolore
Andromaca