lunedì 17 dicembre 2018

Auguri...


Buone Feste e Felice Anno Nuovo!

SpuntidiStoria a San Stino di Livenza


Entrambe le Scuole Secondarie di I grado del nostro Istituto hanno partecipato all'esposizione.
Il lavoro di ricerca storica è stato davvero significativo.
La mostra merita di essere visitata, vi aspettiamo numerosi!

Atmosfera di festa...


Gioiosa attesa,
sogni, speranze:
dolce è il Natale.

IIAL

SOS Magia di Natale


Voi pensate davvero che il Natale sia sempre stato la festa più amata da tutti? No cari miei, non è sempre stato così! In molte famiglie, compresa la mia, ad esempio, non si è festeggiato per molto tempo! Mia madre pensava che il Natale fosse una festa inutile e mio padre continuava a negare l’esistenza di Babbo Natale. Io quindi, fino a quando non raggiunsi l’età della ragione, non sapevo nemmeno che esistesse il Natale. Poi successe una cosa strana… Era il 24 dicembre e, mentre i miei genitori dormivano, sentii un rumore provenire dal corridoio. Mi alzai e scorsi una grande ombra avanzare. Avvicinandomi vidi un grosso signore anziano, vestito di rosso, con una barba bianca, lunghissima. Stavo per correre dai miei genitori, pensando che fosse un ladro, quando, nella foga della fuga, inciampai. Quell'uomo mi sollevò da terra. Toccando la sua mano io capii che quello era davvero Babbo Natale e sentii potentissima tutta la magia della festa. Gli raccontai che nella mia famiglia non si era mai festeggiato il Natale. Lui già lo sapeva (anche senza letterina), e per farmi recuperare il tempo perduto, mi chiese se volessi aiutarlo quella notte a portare a termine le sue consegne. Risposi subito di sì, e così viaggiai in tutto il mondo in una sola notte, concludendo il mio giro al Polo Nord, proprio a casa di Babbo Natale. Babbo Natale, quella notte, mi fece un regalo molto speciale: mi diede il dono di infondere, con un solo soffio, la magia della festa, nei cuori di tutte le persone scettiche. Lo faccio ancora oggi, ovviamente di nascosto, senza che vi possiate accorgere. Comunque potete provare a scovarmi: sono forse quell'uomo che sta starnutendo? Quello che soffia sulla cioccolata calda? O quello che si sta scaldando le mani alitandoci sopra? Chissà, forse non sono solo, forse siamo tanti: ecco allora da dove arriva tutta questa magia di Natale!

IIIBL

Il senso del Natale


La magia del Natale
È davvero tra noi?
Ognuno pensa solo ai regali suoi;
alberi, ghirlande e luci a festa…
È possibile avere solo questo in testa?
Il senso di tutto è l’Amore,
Quello vero che scalda il cuore.
L’Amore è il bene più grande,
non solo un giorno è importante.
Segui questo avvertimento
È ormai giunto il momento!

IIBL

domenica 16 dicembre 2018

La storia di Stille Nacht



Stille Nacht! Heilige Nacht!
Alles schläft, einsam wacht…
Silent night, holy night
all is calm, all is bright…
Notte silenziosa, notte santa!
Tutto è calmo, tutto è luminoso…

Chi non conosce questa canzone? È una delle più famose e più conosciute canzoni di Natale ed ha una storia originale.
Era il 1818. Nel paesino di Obendorf, nelle Alpi austriache, si stava preparando il Natale. Mancavano pochi giorni ormai alla festa, quando il parroco, Jose Mohr si accorse che l’organo era rotto e che gli spartiti erano stati rosicchiati dai topi.
Era dispiaciuto e non si rassegnava al fatto che non si potesse suonare una canzone nella notte di Natale.
Quella notte venne chiamato improvvisamente a battezzare un bimbo nato per miracolo. Mentre camminava, si incantò ad ammirare la neve, le stelle brillanti, il silenzio incredibile e la bellezza della natura gli ispirò dei versi.
Portò la sua poesia al maestro del villaggio Franz Gruber, che conosceva la musica e sapeva suonare l’organo. All'inizio il maestro non voleva accettare la richiesta del cappellano: come si poteva comporre un canto in un giorno? Ma Jose Mohr riuscì a convincerlo e così Franz Gruber ideò la melodia per i versi scritti dal sacerdote.
E fu così che nella notte della Vigilia, nella Chiesa di San Nicola, al suono della chitarra, per la prima volta fu suonata Stille Nacht. Era così bella che si diffuse ben presto in tutta l’Austria. Stille Nacht è stata tradotta in molte lingue, e ancora adesso è una delle canzoni più amate e più suonate del periodo natalizio.

 IAL

Il palloncino dell'amicizia


In una calda giornata di giugno, un giovane contadino ungherese, Borbèly, trovò in un solco un palloncino verde. Incredulo, lo raccolse per poi darlo alla figlia Veronika, che sarebbe stata felicissima. Infatti, pur essendo una brava bambina, non aveva molti giochi. Il contadino legò il palloncino al ramo di un albero e continuò il suo lavoro.
Di ritorno dal mercato, Veronika si accorse del palloncino e iniziò a giocarci finché non si impigliò su un ramo e scoppiò. Lei ci rimase male, ma non ebbe nemmeno il tempo di piangere perché si accorse che all'interno di esso c'era un bigliettino.
I suoi genitori lo lessero, tuttavia, nessuno riuscì a capire cosa ci fosse scritto.
Trascorsi alcuni giorni compresero che il palloncino veniva dall'Italia e scoprirono che apparteneva ad un bambino: Danilo Amati. Decisero di scrivergli. Danilo appena ricevette la lettera, ovviamente, non ci capì niente perché il messaggio era scritto in Ungherese.
Il bambino corse subito da Don Acciai, un prete molto dinamico e attivo, per cercare di tradurre la lettera. La lessero, ne fecero una traduzione e inviarono una risposta. I due ragazzi continuarono a scriversi per ben sei mesi e alla fine vollero "incontrarsi".
Veronika e Danilo, proprio la vigilia di Natale, di quello stesso anno, ebbero la gioia di vedersi tramite video, e questo fu uno dei regali più belli ed eccezionali che potessero desiderare.
I due bambini erano stati uniti dalla capricciosa traiettoria del palloncino: chi l'avrebbe mai detto che il messaggio contenuto all'interno di un palloncino potesse accorciare le distanze e far nascere una nuova amicizia!

IBL

venerdì 14 dicembre 2018

Pansecco e panettone: la storia di Angelo Motta




La vita di Angelo Motta si lega al periodo di Natale. Abbiamo scelto di raccontarla perché una delle sue più importanti creazioni riguarda la ricetta di un dolce tradizionale di questo periodo, il panettone, ma soprattutto perché quest’uomo non si è mai dimenticato delle sue origini ed è sempre stato pronto ad aiutare gli altri. 
Angelo Motta nacque nella provincia milanese alla fine dell’Ottocento. 
A dieci anni lasciò la famiglia e andò a Milano con il sogno di diventare pasticciere. Aveva l’indirizzo di un laboratorio dolciario in tasca e tanta fame. Mentre stava camminando, un carrettiere lo vide e gli diede un passaggio. Per calmare la fame, rubò un piccolo pezzo di pane secco e si mise a sgranocchiarlo. 
Arrivato a Milano, si recò al forno di cui aveva l’indirizzo, ma il panettiere si era trasferito. 
Così il ragazzo si trovò a girare per la città senza un soldo e si addormentò su una panchina, rubando, senza volerlo, il posto a un barbone. Per fortuna quest’ultimo aveva un cuore buono e aiutò Angelo a trovare lavoro. 
Negli anni seguenti Angelo lavorò in alcuni laboratori di pasticceria, andò al fronte nel periodo della prima guerra mondiale e riuscì ad aprire il proprio negozio, costruendo da solo il suo primo forno, perché non aveva i soldi per comprarlo. Proprio in questo periodo sperimentò l’invenzione per cui viene ancora adesso ricordato: inserì una cintura di cartone nel momento della lievitazione del panettone, un dolce tipico natalizio di Milano e con questo accorgimento riuscì a renderlo più alto e più soffice. 
Grazie a questa invenzione, Angelo Motta divenne celebre e ricco. Non era solo un uomo avveduto negli affari, ma anche amabile e sensibile. Amava giocare a carte con i suoi autisti e i suoi garzoni. Per aiutare le persone che soffrono, nel 1934 istituì il “Premio Motta”, per premiare i più notevoli e significativi atti di bontà. Angelo morì nel 1957, il 26 dicembre come se anche lui andasse a riscuotere un premio per la sua vita e per i suoi gesti di bontà.
IIIAL

mercoledì 12 dicembre 2018

Gino Strada:«Io non sono pacifista. Io sono contro la guerra»



Luigi Strada - noto come Gino - nasce a Sesto San Giovanni (Milano) il 21 aprile 1948. 
Conseguita nel 1978 la laurea in Medicina presso l'Università Statale di Milano, si specializza in chirurgia d'urgenza. 
Come professionista pratica nel campo del trapianto di cuore fino al 1988, poi Gino Strada indirizza i propri interessi verso la chirurgia traumatologica e la cura delle vittime di guerra. 
Tra il 1989 e il 1994 lavora con il Comitato Internazionale della Croce Rossa in varie zone di conflitto: si sposta continuamente tra Pakistan, Etiopia, Perù, Afghanistan, Somalia e Bosnia-Erzegovina.
Questa esperienza sul campo assieme alla sensibilità personale del chirurgo alimentano la motivazione di Gino Strada, assieme ad un gruppo di colleghi, per fondare Emergency, nel 1994, un'associazione umanitaria internazionale per la riabilitazione delle vittime di guerra e delle mine antiuomo. 

IIIBL


domenica 9 dicembre 2018

8 Dicembre: l'Albero di Natale


Sono sempre vissuto in montagna, isolato.
A farmi compagnia c’erano solo gli animaletti del bosco: gli uccelli che mi raccontavano il mondo visto dall'alto, i topolini che mi raccontavano il mondo visto dal basso e gli scoiattoli che mi raccontavano il mondo dall'alto e dal basso. Erano molto simpatici, mi facevano compagnia, ma anche una grande invidia: perché io quel mondo non lo potevo vedere.
Noi alberi siamo così: rimaniamo immobili, sempre lì nel posto dove siamo nati. 
Spesso le volpi e i caprioli mi parlavano di un animale, che io non avevo mai visto. 
Dicevano fosse malvagio: sparava, feriva, cacciava. Perciò, tutto sommato, stare fermo in quel posto non era così male, ero al sicuro: lì l’uomo non c’era mai stato. 
Ma un giorno di novembre tutto cambiò…
Mi svegliai a causa di un forte rumore, guardai in basso e vidi sotto la mia chioma degli esseri, che dalla descrizione fatta dai miei amici animali, sembravano uomini. 
Dalla paura svenni: non sono mai stato coraggioso e tutto quello che è nuovo mi spaventa tantissimo.
Appena mi risvegliai mi accorsi che mi avevano legato e incappucciato, disteso dentro qualcosa di freddo che faceva un gran fracasso e si muoveva. In realtà non ero ferito e per la prima volta in vita mia potevo anche muovere i piedi. 
Ad un certo punto, finì il movimento e si arrestò il dondolio: tutto faceva presagire che quella fosse la mia fine. Udii un tonfo, mi sentii sollevare in verticale e i miei piedi sprofondarono in una terra soffice e ricca. 
Mi tolsero il cappuccio e le corde, mi diedero da bere e mi guardai attorno: ero in un luogo strano, circondato da un sacco di piccoli uomini che sembravano felici. Attorniato da una foresta di pietra, sentivo nell'aria nuovi e dolci profumi. Anch'io ora stavo ammirando il mondo.
C’era tanta vita attorno e tutti si prendevano cura di me: appesero ai miei rami molte sfere colorate simili a grandi bacche, frutti e pigne, poi delle bellissime stalattiti e mi avvolsero tutto il corpo con soffici liane. Lo fecero gentilmente, accarezzandomi: forse non tutti gli uomini sono pericolosi.
Nei giorni successivi l’atmosfera diventò ancora più magica: le persone cantavano tutte insieme come gli uccellini e sorridevano.
 Non mi ero mai sentito così tanto amato.
Una sera successe una cosa bellissima: tutti si disposero attorno a me, in una specie di girotondo, mi guardarono con trepidazione e… 3-2-1 accesero le stelle con cui mi avevano ammantato.
In quel momento tutti si scambiarono un
“Buone feste”,
non so di preciso cosa voglia dire
forse che è bello
gli altri
amati far sentire.

IIAL

lunedì 3 dicembre 2018

Il cervo


Mi persi nel bosco,
tutto era buio.
Sentii un bramito lì vicino.
Un cervo mi guardava:
i suoi occhi erano spiraglio di luce.

Silvia Fantinello IIAL

Livenza


A ti che te sa essar
profonda come un sienzio
tenebrosa come el caigo
calma come un pensier
limpida de verità.

A te che sai essere
 profonda come silenzio, 
tenebrosa come nebbia,
calma come pensiero,
limpida di verità.

IIAL