venerdì 14 dicembre 2018

Pansecco e panettone: la storia di Angelo Motta




La vita di Angelo Motta si lega al periodo di Natale. Abbiamo scelto di raccontarla perché una delle sue più importanti creazioni riguarda la ricetta di un dolce tradizionale di questo periodo, il panettone, ma soprattutto perché quest’uomo non si è mai dimenticato delle sue origini ed è sempre stato pronto ad aiutare gli altri. 
Angelo Motta nacque nella provincia milanese alla fine dell’Ottocento. 
A dieci anni lasciò la famiglia e andò a Milano con il sogno di diventare pasticciere. Aveva l’indirizzo di un laboratorio dolciario in tasca e tanta fame. Mentre stava camminando, un carrettiere lo vide e gli diede un passaggio. Per calmare la fame, rubò un piccolo pezzo di pane secco e si mise a sgranocchiarlo. 
Arrivato a Milano, si recò al forno di cui aveva l’indirizzo, ma il panettiere si era trasferito. 
Così il ragazzo si trovò a girare per la città senza un soldo e si addormentò su una panchina, rubando, senza volerlo, il posto a un barbone. Per fortuna quest’ultimo aveva un cuore buono e aiutò Angelo a trovare lavoro. 
Negli anni seguenti Angelo lavorò in alcuni laboratori di pasticceria, andò al fronte nel periodo della prima guerra mondiale e riuscì ad aprire il proprio negozio, costruendo da solo il suo primo forno, perché non aveva i soldi per comprarlo. Proprio in questo periodo sperimentò l’invenzione per cui viene ancora adesso ricordato: inserì una cintura di cartone nel momento della lievitazione del panettone, un dolce tipico natalizio di Milano e con questo accorgimento riuscì a renderlo più alto e più soffice. 
Grazie a questa invenzione, Angelo Motta divenne celebre e ricco. Non era solo un uomo avveduto negli affari, ma anche amabile e sensibile. Amava giocare a carte con i suoi autisti e i suoi garzoni. Per aiutare le persone che soffrono, nel 1934 istituì il “Premio Motta”, per premiare i più notevoli e significativi atti di bontà. Angelo morì nel 1957, il 26 dicembre come se anche lui andasse a riscuotere un premio per la sua vita e per i suoi gesti di bontà.
IIIAL

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