sabato 30 maggio 2020

Festa della Repubblica


"Novecento" di Alessandro Baricco


Io ne ho viste, di Americhe... Sei anni su quella nave, cinque, sei viaggi ogni anno, dall'Europa all'America e ritorno, sempre a mollo nell'Oceano, quando scendevi a terra non riuscivi neanche a pisciare dritto nel cesso. Lui era fermo, lui, ma tu, tu continuavi a dondolare. Perché da una nave si può anche scendere: ma dall'Oceano... Quando c'ero salito, avevo diciassette anni. E di una sola cosa mi fregava, nella vita: suonare la tromba. Così quando venne fuori quella storia che cercavano gente per il piroscafo, il Virginian, giù al porto, io mi misi in coda. Io e la tromba.
Gennaio 1927. Li abbiamo già i suonatori, disse il tizio della Compagnia. Lo so, e mi misi a suonare. Lui se ne stette lì a fissarmi senza muovere un muscolo. Aspettò che finissi, senza dire una parola. Poi mi chiese:
"Cos'era?".
"Non lo so."
Gli si illuminarono gli occhi.
"Quando non sai cos'è, allora è jazz."
Poi fece una cosa strana con la bocca, forse era un sorriso, aveva un dente d'oro proprio qui, così in centro che sembrava l'avesse messo in vetrina per venderlo.
"Ci vanno matti, per quella musica, lassù."
Lassù voleva dire sulla nave. E quella specie di sorriso voleva dire che mi avevano preso.
Suonavamo tre, quattro volte al giorno. Prima per i ricchi della classe lusso, e poi per quelli della seconda, e ogni tanto si andava da quei poveracci degli emigranti e si suonava per loro, ma senza la divisa, così come veniva, e ogni tanto suonavano anche loro, con noi. Suonavamo perché l'Oceano è grande, e fa paura, suonavamo perché la gente non sentisse passare il tempo, e si dimenticasse dov'era e chi era.

mercoledì 27 maggio 2020

"Il diario di Eva" di Mark Twain



SABATO
Anche le stelle sono belle. Ne vorrei un paio, me le metterei nei capelli. Ma ho la sensazione che non riuscirò mai ad averle. Vi sorprenderebbe scoprire quanto distino, perché non sembrano così lontane. Quando la notte scorsa per la prima volta sono apparse, ho provato a tirarne giù qualcuna con un bastone, ma con mia grande sorpresa non sono riuscita a toccarle; poi ho provato con zolle di terra, ci ho provato e riprovato tanto da restare, alla fine, senza forze, ma non sono riuscita a colpirne una, mai. Il fatto è che sono mancina e non mi riesce di tirare come si deve. Anche quando prendevo per bene di mira la stella che volevo colpire, colpivo l'altra, sebbene qualche volta ci sia arrivata vicinissima, perché ho visto la macchia nera della zolla penetrare le aureole dorate delle stelle, credo quaranta o cinquanta volte e mancarle per un'inezia; se solo fossi riuscita a resistere appena un poco di più, una forse sarei riuscita a colpirla.
Così per un po' ho pianto, reazione naturale, credo, per una della mia età, poi, dopo essermi riposata, ho preso un cestino e mi sono incamminata alla volta di un punto, sul bordo estremo del cerchio, là dove le stelle erano vicine alla terra e dove avrei potuto raccoglierle con le mani e sarebbe stato meglio così, perché in quel modo avrei potuto coglierle amorevolmente, senza spezzarle. Ma era più lontano di quanto pensassi e alla fine dovetti rinunciarvi; ero stanca al punto da non riuscire a trascinarmi un passo più in là; e avevo un gran male ai piedi. 

lunedì 25 maggio 2020

"Martin Eden" di Jack London


Un dipinto a olio catturò la sua attenzione, tenendola avvinta. Un'onda violenta e schiumosa si infrangeva tuonando contro uno scoglio sporgente; basse nubi procellose coprivano il cielo; e, oltre la linea dei frangenti, un pilotina a vele ammainate, inclinata a tal punto che ogni particolare del ponte era visibile, beccheggiava contro un cielo burrascoso al tramonto. Era bello e quella bellezza lo attirava in modo irresistibile. Dimenticò la sua andatura goffa e si avvicinò sempre di più al dipinto. La bellezza svanì dalla tela. Il suo volto assunse un'espressione perplessa. Fissò quel che ora gli sembrava una negligente imbrattatura, poi fece qualche passo indietro. All'istante tutta la bellezza balzò di nuovo nella tela. "Un quadro con il trucco," si disse, e non ci pensò più, benché nella ridda di sensazioni che lo affollavano trovò il tempo di avvertire una punta di indignazione all'idea che tanta bellezza venisse sacrificata per un trucco.


"Allora, ti è piaciuta?" gli chiese una sera, tornando a casa dall'opera. Dopo aver tirato la cinghia per un mese intero, quella sera Martin era riuscito a portarla a teatro. Ancora vibrante ed eccitata da quanto aveva appena visto e ascoltato, gli aveva fatto quella domanda dopo aver atteso invano che ne parlasse lui per primo.
"Mi è piaciuta l'overture, " le rispose. "Era splendida."
"Sì, ma l'opera in sé?"
" Anche quella era splendida; cioè, l'orchestra era splendida, anche se avrei preferito che quei tizi che saltabeccavano di qua e di là avessero tenuto la bocca chiusa o abbandonato il palcoscenico."
Ruth era sbigottita.
"Non starai parlando della Tetralani o di Barillo?" domandò.
"Tutti quanti... pacchetto completo."
"Ma sono artisti fenomenali," protestò lei.
"Eppure sono riusciti a rovinare la musica, con tutte quelle pagliacciate assurde."
"Ma non ti piace la voce di Barillo?" gli chiese. "Dicono che è secondo solo a Caruso."
"Certo che mi piace, e la Tetralani mi è piaciuta ancora di più. Ha una voce divina... o almeno così mi pare."
"Ma...ma..." balbettò Ruth. "Non riesco a capire cosa vuoi dire. Ammiri le loro voci, eppure sostieni che hanno rovinato la musica."
"Esatto, proprio così. Pagherei qualsiasi somma per sentirli in concerto, ma pagherei ancora di più per non sentirli, quando l'orchestra suona. Temo di essere un realista irrecuperabile. I grandi cantanti non sono grandi attori. Ascoltare Barillo mentre canta una frase d'amore con una voce d'angelo e ascoltare la Tetralani che gli risponde come un altro angelo, il tutto sostenuto da un'insuperabile profusione di musica ardente e piena di sfumature è incantevole, davvero incantevole. Non solo lo riconosco, ma lo affermo in maniera perentoria. Ma nel momento in cui li guardo, l'effetto è rovinato... quando guardo la Tetralani, quasi un metro e ottanta senza scarpe per novanta chili, e Barillo, con il suo metro e sessanta scarso, il viso unticcio e il petto di un maniscalco tracagnotto e rachitico; peggio mi sento quando tutti e due si mettono in bella posa, e si portano le mani al petto, e si sbracciano come dei pazzi di un manicomio. E io dovrei accettare questa grottesca pantomima come la fedele rappresentazione di una scena d'amore tra una principessa meravigliosa e slanciata e un giovane principe, bello e romantico? No, mi dispiace, proprio non ci riesco. E' assurdo, ridicolo, irreale. E' proprio questo il punto: non è reale. Non venirmi a dire che la gente si corteggia a quel modo; non è mai successo. Miseria, se ti avessi corteggiato così, mi avresti mollato un bel paio di schiaffoni".
"Ma tu non capisci, " protestò Ruth. "Ogni forma d'arte ha i propri limiti."

mercoledì 20 maggio 2020

Diario Virale: XII settimana


Da lunedì abbiamo riassaporato un po' più di normalità
e ormai siamo quasi giunti alla fine dell'anno scolastico. 
Un anno in cui 
- abbiamo dovuto metterci in gioco in modo diverso 
- non ci siamo fermati davanti ai problemi, ma abbiamo trovato soluzioni
- abbiamo scoperto cose sconosciute dentro di noi
- abbiamo fatto fruttare le nostre competenze 
- abbiamo imparato cose nuove
- abbiamo dato libero sfogo alla nostra fantasia
- ce l'abbiamo fatta a "camminare" insieme anche se in modo anomalo
- ci siamo mancati reciprocamente
- abbiamo capito che stare insieme fisicamente ci piace e ci è mancato.
Nella speranza di vederci e riabbracciarci presto, facciamoceli i complimenti perché siamo stati davvero BRAVI!

Laura

venerdì 15 maggio 2020

Diario virale: XI settimana


Quando finirà l'isolamento credo che ritornerò a scuola... 
Sicuramente uscirò con i miei amici e starò un po' di più all'aria aperta. 
Dovrò anche studiare un po' di più...
E finalmente andrò a vivere nella casa nuova!
Rachele

La prima cosa che farò quando sarà finito l'isolamento sarà portare a fare una passeggiata il mio cane, ovviamente non lo terrei io, perché altrimenti con tutti gli uccelli che vede mi farebbe cadere...non una passeggiatona ma una passeggiata abbastanza lunga.
La seconda cosa che farò sarà uscire al parco con gli amici, perché prima di questa "storia", io ci andavo tutti i giorni...
Poi tornerò a scuola visto che le scuole riapriranno e quindi saremo obbligati ad andarci. Per me non sarà un problema tornare a scuola, anche se è così comodo stare a casa. Però le vacanze o i weekend te li godi di più quando sei a scuola perché così ti riposi, invece qua sono mesi che ci "riposiamo". Spero di tornarci presto anche perché le videolezioni e i compiti non scritti sul diario non mi piacciono.
La quarta cosa, che farò, sarà andare a mangiare al ristorante. Non perché io sia un amante dei ristoranti ma perché alcuni ristoranti preparano dei piatti veramente buoni. I fast food non sono salutari e non possono essere chiamati ristoranti però il cibo è veramente buono anche se molte volte riusano l'olio.
Insomma ritornerò alla mia vecchia routine e a fare tutte le vecchie cose che una volta facevo tutti i giorni: erano monotone ma tanto divertenti!
Michele

Quando la quarantena sarà finita, per prima cosa, sicuramente uscirò con i miei amici e andrò a fare una bella partita a calcio con loro.
Prima della quarantena, mio papà mi aveva promesso di andare a giocare a bowling, ma non siamo mai riusciti ad andarci a causa di vari imprevisti... quindi metto anche questo nella mia lista delle prime cose da fare.
Poi mi piacerebbe andare a mangiare una pizza, in pizzeria, con i miei genitori, i miei parenti e soprattutto con i miei amici.
Ho tanta voglia di uscire: non ne posso più di stare a casa perché posso solo giocare alla PS4, guardare la TV e strafogarmi di cibo.  
Alex

Quando la quarantena sarà finita, saranno molte le cose che farò, la prima sarà rivedere tutti i miei amici.
Vorrei anche fare una bella passeggiata in riva al mare, ritornare alla vita di prima, fare le gite in famiglia la domenica, tornare a mangiare la pizza in pizzeria, invitare gli amici a casa e anche ritornare a scuola. Prima pensavo fosse noioso andare a scuola, ma ora ho capito che quella quotidianità era importante per sentirsi attivi, rallegrare l'umore e non sentirsi soli.
Maya

Purtroppo tutto il mondo sta vivendo una tragedia per colpa del virus COVID 19. Tante persone sono morte e in tutti i telegiornali non si parla di altro. Da più di due mesi io e mia sorella non usciamo più di casa, la sola che lo fa è la mamma per fare la spesa o le commissioni più urgenti. Anche i miei vicini sono a casa dal lavoro e sembra tutto così irreale.
Nella mia via passano spesso i vigili  o i carabinieri per assicurarsi che tutti rispettino le norme.
Nel caso tutto torni alla normalità, la prima cosa che farei sarebbe rientrare a scuola, non perché abbia nostalgia delle lezioni, ma perché mi mancano i miei compagni di classe. La seconda cosa che vorrei assolutamente fare è andare a tagliarmi i capelli, perché in questo periodo mia mamma si è improvvisata parrucchiera e i miei capelli sono un disastro... Poi vorrei fare una bella pedalata in bicicletta (e battere mia mamma nelle salite), andare a mangiare una buona pizza insieme alla mia famiglia e andare al mare per raccogliere tante conchiglie!
Riccardo

venerdì 8 maggio 2020

Diario Virale: X settimana



Durante questa quarantena ho ascoltato tanta bella musica, che ora conservo nella mia chiavetta USB.
Non appena sarà finito questo isolamento, mi piacerebbe fare un bel giro in macchina con mia papà, ascoltando la mia compilation... mi rilassa molto ascoltare musica in macchina!
A proposito di mio papà, sono molto felice che sia potuto rientrare in Italia, dopo cinque mesi che lavorava in Germania. 
E' rientrato il 15 marzo e per fortuna è riuscito a passare tutti i controlli!
A proposito di macchine, invece, la bella notizia è che siamo riusciti a comprare anche una seconda automobile: peccato che in questo periodo non si possa usare!
Mohamed

In un giorno di quarantena come tutti gli altri, io, mia mamma e mia nonna abbiamo deciso di andare a camminare per i nostri campi: ci siamo messe le scarpe da ginnastica, abbiamo preso il nostro cane e siamo partite.
Era un bel pomeriggio di sole, la temperatura era tiepida, tanto che indossavo pantaloncini e maglietta a maniche corte.
Mentre camminavamo, ci guardavamo attorno e tutto ci sembrava uguale a sempre, a parte un silenzio assordante che prima di allora non avevamo mai sentito.
Abbiamo camminato tanto quel pomeriggio.
 Ad un certo punto non vedevamo più il mio cane, visto che è piccolo, non era facile vederlo nell'erba alta.
Lo abbiamo chiamato e, per fortuna, era solo rimasto indietro, però nel momento in cui ci siamo voltate, abbiamo notato due animali grandi che correvano velocemente: erano di un bel colore marrone chiaro con dei puntini bianchi, avevano il collo abbastanza lungo ed erano alti, erano proprio belli.
All'inizio pensavamo che fossero cervi, però subito ci siamo rese conto che stanno in montagna quindi non potevano esserlo.
Siamo tornate a casa dopo circa due ore, continuando a chiederci che animali fossero quelli che avevamo visto; io sono andata subito da mio papà per vedere se lui sapesse rispondere a quella domanda, in un primo momento, dalla mia descrizione, non aveva saputo darmi una risposta ma dopo gli è venuto in mente: erano due daini.
Io, mia mamma e mia nonna eravamo sorprese di quello che avevamo visto, e  adesso ogni volta che vado a camminare in quel posto, spero sempre di rivederli.
Silvia

La cosa più bella che ho fatto in quarantena è scoprire che mi piace suonare la chitarra: sono autodidatta imparo guardando video su youtube.
Ho un amico che abita a Londra di nome Andrea, che suona la chitarra in una band e quando ho dei dubbi lo contatto e parliamo un po’.
La suono ogni pomeriggio imparando nuovi accordi.
Lodovico 

Sono molte le cose che vorrei fare non appena finisce la quarantena, ma non so se si potranno fare subito...
Come prima cosa vorrei rivedere i miei amici (che mi mancano tantissimo).
Poi vorrei ritornare in palestra a praticare ginnastica artistica e rivedere finalmente le mie maestre.
Ma soprattutto vorrei ritornare al mare.
Ginevra

Con la quarantena ho imparato a prendermi cura di me stessa, a non trascurarmi, a dare importanza ai momenti di condivisione in famiglia, ma soprattutto ho dedicato del tempo a riflettere, a pensare a cose su cui meditavo anche prima... solo che prima pensare a quelle cose mi sembrava una perdita di tempo.
Prima eravamo sempre di corsa e il tempo sembrava non bastare ora sembra essersi fermato, dilatato: sembra che un giorno abbia più di ventiquattro ore!
Con questo cambiamento tutti abbiamo dovuto pensare a cosa abbiamo fatto al nostro pianeta, abbiamo aperto gli occhi: ora che siamo chiusi in casa, la natura si sta riprendendo i suoi spazi.
La cosa positiva, in questo periodo, è che scopriamo tante cose brutte e belle di noi e riscopriamo la bellezza e l'importanza di stare con le altre persone.
Quando ne usciremo saremo, sicuramente, in grado di apprezzare di più la vita!   
Valentina

giovedì 7 maggio 2020

Premio Nobel per la letteratura nel 1959: Salvatore Quasimodo (Modica 1901 - Napoli 1968)

Fino al 1942, nella prima fase della sua produzione, Quasimodo può essere considerato un poeta ermetico
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la sua poesia subisce una profonda trasformazione: al centro dei suoi interessi  e delle tematiche trattate non c'è più solo la riflessione intimista, ma compare l'impegno politico e civile
Turbato dalla violenza della dittatura fascista e dagli orrori della guerra, Quasimodo matura la convinzione che il compito della poesia sia quello di giungere al cuore degli uomini e indurli a cambiare il mondo. 
In una delle sue poesie più note, Alle fronde dei salici, scritta nel 1943, nel periodo dell'occupazione nazista, Quasimodo dà voce al grido di dolore dei poeti che sperano di vedere la loro terra libera per avere la forza di tornare a comporre poesie:

E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore?



Tra le raccolte poetiche di Quasimodo ricordiamo: