venerdì 29 ottobre 2021

Happy Halloween!

 "Saturno che divora i suoi figli" è un dipinto a olio su intonaco trasportato su tela 
del pittore spagnolo Francisco Goya, realizzato nel 1821-1823 e
 conservato al museo del Prado di Madrid. 

Trova la poesia nascosta!

Il Caviardage è un metodo di scrittura creativa, creato da Tina Festa nel 2014, che consiste nel ricavare una poesia, da una pagina di testo preesistente (pagine strappate da libri al macero, articoli di giornali e riviste...) annerendo o colorando tutte le parole che non vengono utilizzate nella composizione del testo poetico. La tecnica base si contamina con svariate tecniche artistiche espressive (collage, pittura, acquerello) per dar vita a poesie visive.

I termine caviardage deriva dalla parola che in lingua francese indica la censura.

Ma mentre comunemente  la censura pone attenzione sulla eliminazione delle parole, la cancellazione nel metodo caviardage diventa il modo per metter in luce le parole salvate, come dice il manifesto qui sotto, di "illuminare le parole che ti chiamano".




giovedì 21 ottobre 2021

Film: "Kirikù e la strega Karabà" di Michel Ocelot (1998)

Il piccolo Kirikù nasce in un villaggio africano che vive da tempo nel terrore. 

La perfida strega Karabà ha divorato tutti gli uomini, pretende dalle donne ori e gioielli e ha fatto prosciugare la sorgente d’acqua, rendendo difficile il lavoro e la vita quotidiana. 

Anche se neonato, Kirikù vuole porre fine al sortilegio, non ha paura e annuncia alla madre di voler partire per sfidare la strega e conoscere il segreto della sua perfidia. 

Dopo aver superato ostacoli e pericoli, Kirikù arriva finalmente alla Montagna Proibita, dove vive un saggio.

Questi lo accoglie, lo elogia per il suo coraggio e gli rivela la verità: Karabà non è malvagia, fa del male solo perché soffre. 

Ed è proprio questa sofferenza che le dà i poteri di strega a cui lei, ora, non vuole rinunciare...


giovedì 14 ottobre 2021

Dino Buzzati e il disastro del Vajont

 


«Come ricostruire ciò che è accaduto, la frana, lo schiantamento delle rupi, il crollo, la cateratta di macigni e di terra nel lago? E l’onda spaventosa, dal cataclisma biblico, che è lievitata gonfiandosi come… Sì come un immenso dorso di balena, ha scavalcato il bordo della diga, è precipitata a picco giù nel burrone, avventurandosi, terrificante bolide di schiuma, verso i paesi addormentati. E il tonfo nel lago il tremito della guerra, l’acqua impazzita, il frastuono della rovina totale, coro di boati stridori, rimbombi, cigolii, scrosci, urla, gemiti, rantoli, invocazioni, pianti? E il silenzio alla fine, quel funesto silenzio di quando l’irreparabile è compiuto, il silenzio stesso che c’è nelle tombe?

Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d’acqua e l’acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso era grande come una montagna e di sotto, sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi. »

Dall’articolo di Dino Buzzati pubblicato sul Corriere della Sera il giorno dopo il disastro del Vajont, accaduto il 9 ottobre del 1963.

giovedì 7 ottobre 2021