martedì 22 marzo 2016

26 Febbraio: le II in visita d'istruzione a Padova

Alla Cappella degli Scrovegni
All'Università
Al Palazzo della Ragione
Al Santo

Premiazione del Concorso Lions Club: un poster per la pace



Nella giornata piovosa del 5 Marzo 2016 sono stato convocato a Treviso, nell' ist. Tecnico per Geometri Andrea Palladio, per assistere alla premiazione del disegno realizzato in occasione del 28° Concorso LIONS CLUB di “Un poster per la pace”. Ogni anno il tema del disegno da realizzare cambia; quest'anno il tema proposto è stato “condividi la pace”.
Il mio disegno è stato scelto tra centinaia di disegni poiché, secondo il parere dei giudici, ha rispettato tutte le consegne richieste.
All'interno dell'istituto, nel corridoio sono stati esposti tutti i disegni che hanno passato il primo step (erano tantissimi).
Giunto nell' Aula Magna ho incontrato con mio grande stupore le prof. Imbesi e Penso che hanno deciso di venire alla premiazione per sostenermi. La premiazione è iniziata con un video che spiegava come è nato il Lions Club e dove opera. Successivamente sono iniziate le vere e proprie premiazioni. Per molto tempo ho sentito nomi e cognomi, città e distretti... Mi sono un po' annoiato sino a quando tra la folla ho sentito pronunciare, attraverso un microfono, il mio nome. Mi sono lentamente alzato, quasi impaurito, però non appena ho sentito che tutti mi applaudivano sono andato verso il palco dove avveniva la premiazione. Il fondatore del Lions Club mi ha consegnato una medaglia scintillante. Inoltre mi hanno consegnato una borsetta di carta contenente un libro che parlava dell'istituto e della sua storia ed un certificato di riconoscimento (che ho appeso in camera).
Al termine della premiazione presso la segretaria della scuola gli insegnanti e il comitato del Lions Club hanno organizzato un rinfresco per noi ragazzi e per i genitori a base di banane e dolci, che ho molto apprezzato. Finito il buffet sono tornato a casa con mia mamma e mio zio che mi hanno accompagnato. Eravamo tutti soddisfatti ed entusiasti del lavoro che sono riuscito a svolgere.

Vidali Mattia IIIB

Film: Storia di una ladra di Libri



Siamo in Germania durante la II guerra mondiale. La giovane ragazza Lisel, verrà abbandonata dalla madre, durante il viaggio muore il fratellino. Viene adottata da Hans e Rosa Hubermann. Hans è un papà dolce e Rosa una mamma brontolona ma con un cuore d'oro. Grazie a questa adozione Lisel frequenterà per la prima volta la scuola, le piacerà imparare a leggere e a scrivere e imparerà la cultura e le storie degli altri. 
In Germania conoscerà il suo nuovo migliore amico: Rudy. Ragazzo innamorato di lei fin dall'inizio. Solo nella tragicità della guerra, riuscirà ad avere il bacio da Lisel. 
La prima lettura di Lisel sarà “Il Manuale Del Perfetto Becchino” il suo primo libro “preso in prestito” da un becchino, preso durante la morte del suo fratello; e questo libro lo leggerà insieme a Hans.
Lisel presto capirà l'amore per i libri, ma scoprirà di essere figlia di una comunista, quando in Germania ci sarà una “riunione” contro i comunisti e gli ebrei. Ma Lisel scoprirà anche un'amore reso grazie ad una nuova amicizia: quella del ragazzo ebreo Max, costretto ad abbandonare la sua casa e sua madre e va a vivere nella cantina degli Hubermann. Max sarà un'aiuto alla crescita di Lisel, sopratutto per il suo futuro dopo il terrore, dopo la guerra e dopo le tragedie della Germania del III Reich.

Saltarel Tania IIIB

Il protocollo di Kyoto


Il protocollo di Kyoto è un trattato internazionale in materia ambientale riguardante il surriscaldamento globale, redatto l'11 dicembre 1997 nella città giapponese di Kyoto da più di 180 paesi in occasione della “conferenza delle parti” COP3”della convenzione quadro delle nazioni unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).
Il trattato è entrato in vigore il 16 febbraio 2005, dopo la ratifica da parte della Russia.
A maggio 2013 gli stati che hanno aderito e ratificato il protocollo sono 192.
Il 16 febbraio 2007 si è celebrato l'anniversario del secondo anno di adesione al protocollo di Kyoto, e lo stesso anno ricorre il decennale della sua stesura .
Con l'accordo di Doha, l'estensione del protocollo è stata prolungata dal 2012 al 2020, con ulteriori obbiettivi di taglio delle emissioni serra. 
Aurora Pavan IIA

La guerra dei Mondi



War of the Worlds  fu un celebre sceneggiato radiofonico trasmesso il 30 ottobre 1938 negli Stati Uniti dalla CBS e interpretato da Orson Welles.
E' rimasto famoso per aver scatenato il panico descrivendo una invasione aliena .
Il programma fu trasmesso dalla Columbia Broadcasting System e fu interpretato da Orson Welles ( allora 23 anni ) all'interno della trasmissione Mercury Theatre ( programma per le letture di romanzi celebri ).
Le reazioni del pubblico sono state impressionanti:tutti hanno creduto che ci fosse stata un'invasione aliena
Alle ore 20.00 del 30 ottobre 1938, irruppe la voce dell'annunciatore che descrisse una serie di strai avvenimenti e l'oggetto descritto sembrava proprio un'astronave aliena .
Orson Welles scoprì solo il giorno dopo che putiferio aveva scatenato.
A dire il vero Welles pensava che l'adattamento fosse noioso ma non aveva altro materiale da proporre. Si dice tra le varie telefonate al New York Times ci fosse una in  cui un uomo chiese seriamente :”A che ora è la fine del mondo?”
Grazie alla collaborazione di Steven Spielberg e Welles uscì un film intitolato” La guerra dei mondi” nel 2005.

Bugoev Anastasia IIA

mercoledì 16 marzo 2016

Donare



Il 4 marzo sono venuti a farci visita a scuola tre simpatici volontari dell'AVIS (Associazione Volontari Italiana Sangue): Sara, Marco, Francesco. Appena sono arrivati abbiamo spostato i banchi in classe e ci siamo messi in cerchio.
Dopo la presentazione sull'AVIS di Sara, abbiamo cominciato a fare dei giochi, dopo essere stati divisi in 5 squadre:
-trova l'anagramma
-trova l'autore delle citazioni
-altri giochi di enigmistica.
Mentre Marco correggeva le schede con gli anagrammi e le citazioni di ogni squadra, Francesco chiamava un ragazzo vicino al tavolo di Marco e chiedeva di trovargli cinque cartellini di diverso colore: nessuno ci riusciva perché non c'erano 5 cartellini di colori diversi, e così ogni volta che un ragazzo veniva interpellato sul quesito dei cartellini, non potendo rispondere, veniva eliminato.
Il gioco continuava, e continuavano le eliminazioni, fino a quando abbiamo capito che i membri delle diverse squadre dovevano portare il loro cartellino per evitare l'eliminazione di un compagno. Alla fine la squadra rossa ha vinto perché ha risposto a più domande correttamente, ma abbiamo vinto tutti perché abbiamo capito che donare fa vincere, esattamente come donare, a chi ne ha bisogno, il sangue dà vita.
Ci siamo divertiti, ma soprattutto abbiamo capito il messaggio che i volontari volevano mandarci: quei cartellini donati erano il sangue!

Alex Biasia, Giacomo Lessi (IIIB)

AIDO



Martedì 15 marzo noi delle classi terze abbiamo incontrato dei volontari dell'AIDO (Associazione Italiana Donatori Organi): Margherita, Silvia, Vittorino e Giancarlo.
Abbiamo visto dei video, che ben spiegavano il significa del DONO. 
Questi video raccontavano la storia di Federico, un uomo che aveva subito un trapianto di fegato, di Francesco che dopo il trapianto di un polmone ha ricominciato a fare gare di nuoto, di una mamma che avendo perso la figlia ha deciso di donare i suoi organi e di vederla vivere in altre persone.
Il trapianto ha ridonato la vita, a delle persone che pensavano di averla ormai persa: queste persone sono così nate due volte.
Silvia ci ha spiegato quali organi possono essere espiantati e trapiantati e le tempistiche in cui deve avvenire il tutto. Inoltre Silvia ci ha anche detto che si possono donare anche tessuti e cellule.
Ci sono cose che si possono dare anche in vita, come un rene, il midollo spinale, la placenta.
Alla fine Giancarlo ci ha detto come l'AIDO, gli abbia salvato la vita, in quanto ha avuto un trapianto di cuore, e Vittorino ci ha raccontato come l'entusiasmo  per la vita dei riceventi, sia una rassicurazione di aver fatto la scelta giusta, per chi come lui ha avuto una persona cara, che a causa di una tragica circostanza, è diventata donatrice.

Sara Di Tota, Clara Caminotto (IIIB)




Esperienza "classi parallele"


Da un mese noi ragazzi di terza stiamo lavorando per classi parallele in alcune ore di italiano e matematica. In sostanza da questa sperimentazione sono nate due classi nuove, composte da alcuni alunni della IIIA e altri della IIIB.
Prima gli insegnanti ci hanno fatto riflettere su quelle che sono le nostre fragilità nelle due discipline.
In italiano per esempio in un gruppo è emerso che abbiamo alcune difficoltà sull'uso dei verbi, sull'ortografia (accenti e H) e sulla revisione di un testo, nell'altro i problemi riguardano di più l'argomentazione, la coerenza e la coesione di un testo. In entrambi i gruppi abbiamo rilevato che il nostro dominio lessicale-semantico (come lo chiamano le prof) è piuttosto scarso.
In entrambe i gruppi abbiamo costruito, collaborando tra di noi, delle scalette che possono essere utilizzate per affrontare testi narrativi e argomentativi.
In matematica, attraverso, delle simulazioni delle Prove Invalsi, stiamo rafforzando le nostre basi.
Questo modo di lavorare ci piace molto, perché ci permettere di andare in profondità e di correggere, anche se solo in parte, alcuni dei nostri problemi.
Ci piace studiare insieme ai nostri compagni, con la guida di diversi insegnanti.
Ci piacerebbe poter provare la stessa esperienza nelle altre materie.

I ragazzi della IIIB

martedì 15 marzo 2016

Incontro con la Protezione Civile



Giovedì 25 febbraio 2016, il Professor Carlo Maiani è venuto nelle classi prime della nostra scuola, a spiegarci il grande lavoro di cui si occupa la Protezione Civile. 
Essa interviene, per aiutare le persone, in caso di piene, incidenti, terremoti...sempre dopo l'intervento delle forze dell'ordine e dei soccorsi  medici,  quindi dopo  i Vigili del fuoco, la  Croce Rossa, le forze armate, il servizio sanitario e il corpo forestale, in quanto la Protezione Civile non è composta da specialisti, ma da volontari del soccorso.
Mostrandoci delle slide di terremoti e alluvioni il Professor Maiani ci ha fatto capire quanto importante sia il lavoro della Protezione Civile per tutta la comunità.

Selena Boeron, Lorenzo Salgarella, Alessia Zago, Paula Linga, Alessandroenrico Tobia Slepoi  (IA)

L'alfabeto dei nostri racconti: C-H

CALCIO


Quella sera, ero tornato a casa stanchissimo, avevo mal di gambe e mi sono tuffato sul divano. Dopo un paio di minuti in dormiveglia cominciai a ricordare: era una domenica mattina e ad un certo punto il cellulare di mio papà ha iniziato a squillare. Lui rispose e sentì una voce che diceva "Sono Valentino della Liventina. Vostro figlio si è dimostrato pronto all'allenamento di giovedì scorso...volevo chiedere se per lui e per voi andrebbe bene far parte della nostra squadra".  Mio padre me lo venne a chiedere immediatamente e io risposi subito di sì.
Mi dissero che avrei iniziato ad allenarmi con loro regolarmente dalla settimana successiva. Al primo giorno di allenamento, quando arrivai davanti al cancello del campo sportivo, ero felicissimo: avevo raggiunto il mio primo obiettivo. Feci subito amicizia con i miei nuovi compagni di squadra.
Arrivò la domenica, giorno della mia prima partita, fuori casa, con la Liventina, indossavo la maglia con il numero 11. Iniziò la partita e dopo qualche minuto eravamo già in vantaggio.
Al ventesimo minuto del secondo tempo mi trovai da solo davanti alla porta e feci un gran bel gol. Ero gioia pura, e lo fui ancora di più quando i miei compagni di squadra mi vennero ad abbracciare.
Quando tornarono a casa loro raccontarono del mio bel goal e i loro genitori dicevano: "ma allora è proprio forte quello nuovo!".
Tornato a casa io andai subito a lavare le mie belle scarpe, che comunque non avevano nessun merito nel goal...
Ritornai alla realtà a causa di uno squillo del telefono, che mi fece venire in mente quella domenica di tanto tempo prima, e sentii: "Ciao Nicolò, ho avuto il tuo numero da un nostro conoscente in comune, Tony...non so se ti ricordi ancora di me sono Filippo, il tuo compagno di squadra di quando avevano tredici anni"...Certo che mi ricordavo; abbiamo iniziato a parlare un po' della nostra vita: ora ero sposato, avevo due bambini, lavoravo duro per mantenere la famiglia, ma ricordavo ancora quel periodo, la maglia verde e le scarpe grigio-argento, ma soprattutto  quello che mi diceva papà prima della partita "usa la testa!".

Nicolò Stoppa IIIB

DANZA



Appena suonata la sveglia balzo giù dal letto, senza esitare nemmeno un istante prima di alzarmi, malgrado abbia dormito solo cinque ore e mezza.
Sono troppo agitata per pensare al sonno. Questo giorno potrebbe cambiare la mia vita per sempre.
Mi preparo in fretta, sempre accompagnata dall'ansia, e arrivate le nove e mezza finalmente mi dirigo verso l'accademia di danza, più prestigiosa della città.
Devo riuscire ad entrare a tutti i costi: sarebbe il mio sogno che si realizza.
Arrivata all'ingresso della scuola trovo molti altri ragazzi, che come me, sono qui per fare i provini.
Dopo cinque minuti arriva una signora, ad accoglierci, e devo dire che non sembra molto simpatica, ma poco importa. Ci dirigiamo verso gli spogliatoi per cambiarci, metterci le punte e sistemarci i capelli.
Intanto faccio amicizia con alcune ragazze che sono lì con me, parliamo e cerchiamo, in qualche modo, di scaricare la tensione, ma con scarsi risultati.
Entra nello spogliatoio la stessa signora che ci aveva accolto, per dirci di entrare nella sala delle audizioni. Una volta entrata si  presenta e presenta tutti gli altri giudici, e ci dice che pochi di noi o addirittura nessuno di noi riuscirà ad entrare...
Impallidisco, temo di non farcela...e poi, come può sapere quanti di noi sono bravi o meno, senza nemmeno averci visto? Forse è una specie di sensitiva? Non credo proprio!
Ognuno di noi si è preparato un balletto da presentare.
"Bene, possiamo iniziare!", dice un giudice, "partiamo da te!", indicando una compagna.
Devo dire che è davvero brava, ma non mi preoccupo poi così tanto.
Arrivato il mio turno, mi posiziono al centro della stanza. Parte la musica e inizio a danzare, lasciandomi trasportare dalle dolci note. L'ansia, le preoccupazioni, la tensione...tutto svanito: ci sono solo io e la musica.
Una volta che abbiamo finito tutti quanti di ballare, ci fanno uscire per bere e riposarci un po'...intanto loro devono decidere chi è stato ammesso e chi no.
Dopo circa un quarto d'ora esce un giudice che dice: "Ok, noi abbiamo deciso. Su questo foglio trovate la lista degli ammessi, se sentirete il vostro nome andrete diretti a casa a fare le valigie. Domani mattina vi vogliamo qua.Va bene...i ragazzi che hanno passato i provini sono..."
Non mi sono mai sentita così in ansia, come in questo momento, e non credo di essere l'unica. Sento una serie di nomi, mi gira la testa, non capisco più niente. All'improvviso sento il mio nome e una sensazione di sollievo, felicità e liberazione mi avvolge, non sono mai stata così felice: il mio sogno si è realizzato e la mia vita è cambiata per sempre.


Luna Comin IIIB

EVASIONI

Un giorno d'estate del lontano 2755 stavo tornando da una vacanza pluristellare nella galassia Chees Burger.
Mentre tornavo, vidi però un cinema multidimensionale con la modalità B-zeta, cioè la modalità in cuoi facevi parte del tuo film preferito o videogioco, e correvi qua e là, facevi l'avventuriero, esploravi e finivi di giocare quando era game-over, cioè quando venivi ucciso dai nemici.
Però quel sistema non veniva usato più, perché si diceva che c' erano state alcune anomalie e un virus si era infiltrato nel gioco Galaxian war, che riproduceva la quindicesima battaglia tra le galassie.
Quindi, incuriosito, lasciai la multistrada e con la mia cybercar mi diressi verso il cinema multidimensionale.
Appena arrivato vidi che era deserto ed entrando  venni accolto da due Borgoglasti verdi  che con i loro sorrisi smaglianti a 132 denti e le loro quattro braccia gli chiesero se volevo scegliere la dimensione  B-zeta, mostrandomi un permesso speciale del governo che gli autorizzava a possederla.
L'unico gioco, però, era galaxian war, il gioco con il virus!
Nonostante ciò mi fecero entrare nel simulatore dicendo che era del tutto sicuro.
Dopo aver distrutto dieci navicelle  madri del  Glardian e annientato  quattro pianeti (io ero un mago dei videogiochi) mi accorsi che le navi e i pianeti sparivano davanti a me: c'era solo una spiegazione... il virus!!
corsi subito a rifugiarmi in una zona buia e attivai la visione notturna. Poi , di colpo, un tentacolo mi spuntò davanti e sporgendomi vidi... il virus!!!
era u n mostro divora galassie e riuscivo a vederlo solo con la visione notturna negli ololibri di storia avevo letto che quei mostri avevano un unico punto debole: i loro occhi. Erano come un interruttore per il cervello. Allora azionai i turbopolitori e mi diressi verso il mostro. Con un primo colpo di sorpresa...tac!! via il primo occhio con un suo mega tentacolo mi schivo per un soffio e...tac!via un altro occhio. Ero pronto a colpire il terzo quando mi afferrò e iniziò a stritolare la mia navetta. Schiacciai il pulsante di espulsione e feci appena in tempo perché la navetta si distrusse in mille pezzi. Il mostro continuò con la sua avanzata. Però gli rimaneva solo un occhio e dovevano distruggerlo. Vidi una punta rimasta tra i loro rottami della mia navetta e sembrava una lancia e mi preparai a colpirlo. La lanciai...e Tac!Anche l'ultimo occhio era andato.
Di colpo il simulatore si spense e all'uscita del cinema trovai il re della galassia Gold-world che mi ringraziò di aver sconfitto il virus, che stava per invadere non solo le versioni B-zeta di tutte le galassie, ma anche ogni dispositivo con energia propria in tutte le galassie.
Da quel giorno diventai famoso con il nome di “the video-gamer” e tutti nelle galassie mi conoscono.

Mattiuzzo Paolo IIIB

FOLLIA


Un  giorno il signor Hackman anche chiamato ''l'uomo del mistero'' per la sua passione e bravura nel risolvere i misteri, si svegliò e scoprì che un nuovo caso lo aspettava.
Di lui si sapeva solo il nome, il suo lavoro e che aveva una passione per i misteri,quindi si poteva dire che anche la sua identità fosse un mistero.
Il signor Hackman viveva in  un piccolo paese nel regno unito,tra la gente del paese giravano delle voci su di lui, si diceva che si fosse trasferito lì dal Canada e che una volta fosse nell'esercito, ma nessuno sapeva la verità.
Quel giorno, il 24 ottobre 1981, il signor Hackman si svegliò, si guardò intorno e tutto era sparito..
Si ritrovò disteso per terra perché il letto, come tutti gli altri mobili della casa, era sparito.
Uscì da casa sua e non c'era nemmeno una persona, le strade erano deserte c'erano solo dei cani e dei gatti che passeggiavano.
Il signor Hackman decise di mettersi a camminare in cerca di persone; camminò per ore e ore e arrivò notte.
Era così stanco che si fermò a riposarsi in una casa.
C'era un silenzio incredibile, il solo rumore che si sentiva erano i versi degli animali notturni che uscivano dalle proprie tane.
Quella notte che lo spaventava come nient'altro sembrava non finire più. Il signor Hackman rimase sempre sveglio ma il giorno non arrivò mai più. Si mise a camminare ma le sue speranze erano ormai esaurite.
Era stanchissimo e per la sua mente giravano pensieri sempre più assurdi e per lui diventò tutto un mistero.
Passarono molti giorni e il signor Hackman non riusciva a risolvere quel mistero allora decise di uccidersi, prese un coltello e lo punto sul cuore, poi capì cosa fosse successo. Di colpo strizzò gli occhi,li riaprì e si ritrovò nel suo letto.
Quel mistero che lo stava per uccidere era solo un  incubo che lui si era creato con le sue paure. Nel momento in cui riaprì gli occhi sul mondo reale si richiusero subito ma non per la sua volontà. Il 4 dicembre 1981 si tenne il funerale del signor Hackman, trovato morto sul suo letto.
Vi starete chiedendo chi sono io e perché so tutta la storia. Beh, io sono la morte che ha seguito il signor Hackman fino a trovare il momento giusto per poterla via con me...
Carlo Vidotto IIIB

GIORNO

Quel giorno ero più stanca del solito perché ero appena tornata dalla palestra.
Mi ero buttata sul divano mentre mia mamma stirava e guardava “ l' eredità “ con  Carlo Conti che era il nostro presentatore preferito.
Ero totalmente stanca che all'improvviso mi addormentai “ vedevo una fila di persone, più o meno della mia età, che avevano dei fogli in mano.Anche io ero in fila, dietro di me c' era una ragazza con la gomma in bocca che faceva le bolle e le scoppiava in continuazione. Non capivo dove mi trovassi poi notai una scritta sulla porta “ il sapere è il destino di tutti “. Da quella porta entravano tutti uno alla volta e quando uscivano le loro espressioni erano diverse, alcune addirittura piangevano. Quel posto mi era familiare ma nonostante ciò, non capivo. Avevo anche io dei fogli in mano e spontaneamente incomincio a leggere.
Avevo capito: ERO ALL'ESAME DI MATURITÀ.
Mi assalì il panico, volevo lasciare la fila ma non potevo allora mi affrettai a leggere la mia tesina.
Quando varcai la soglia della porta, mi sentii morire perché non capivo, ero confusa.
La professoressa mi aveva chiesto di esporre la 1°  Guerra Mondiale.
Fortunatamente sapevo rispondere ma mentre parlavo vedevo le figure dei prof svanire”
Mia madre  mi svegliò : “ Tessa svegliati, vai a dormire nel letto”.
Io disorientata andai in camera pensando al sogno. Pensandoci notai che la sensazione dell' ansia mentre eri in fila era la stessa di quanto lo fatto nella vita reale.
È stato bello riprovare quella situazione di vuoto.
Alessia Marino IIIB

HOUUUU


Nel maggio del 2003 Mary e una sua amica giocano nella soffitta con una palla e Mary la tira in mezzo a degli scatoloni, va subito a riprenderla, ma trova qualcos'altro, una vecchia scatola piena di polvere con sopra la scritta “La scatola “.
Loro incuriosite scendono dalla soffitta, entrano subito in camera e la aprono.Dentro trovano una freccia di legno con una luce al centro, una tavola sempre di legno con scritto sopra l'alfabeto e le istruzioni.
Per giocare bastava tenersi per mano e far girare la freccia  di legno nell'alfabeto. Mary e la sua amica Rita ci provano ma non succede nulla .
Sfogliando le istruzioni le due ragazze capiscono che quel gioco serve per mettersi in contatto con i morti, si spaventano, chiudono la scatola e la riportano in soffitta .
Dopo circa dieci anni Mary torna nella soffitta per cercare un libro, ma trova “ La scatola “, la porta in salotto e inizia a giocarci.Quando i suoi genitori tornano a casa trovano Mary impiccata con le luci natalizie dell'albero di Natale.
Dopo aver fatto il suo funerale, la sua amica e il suo ex ragazzo John indagano sulla sua morte
Scoprono che in salotto c'era una telecamera che ha ripreso la morte di Mary.Nel video registrato della telecamera vedono Mary che gioca con “La scatola” e subito dopo che si alza, spegne le luci natalizie, fa un nodo intorno alla balaustra della scala e si butta.
I due ragazzi rimangono scioccati e decidono di fare indagini su quel gioco.
Mentre stavano cercando degli indizi,in soffitta, scoprono una carta di proprietà e scoprono che nella casa dove è morta Mary molti anni prima era morta una donna e la sua casa è stata venduta ai genitori di Mary.Grazie a questo indizio capiscono che Mary era riuscita a mettersi in contatto con quella donne che l'ha uccisa.
Rita e John si incontrarono nella casa di Mary per giocare al gioco e cacciare il fantasma di quella donna .
Appena iniziano a giocare la freccia che teneva Rita in mano si sposta nell'alfabeto e    

lettera per lettera scrive “ sto arrivando”.John sente una mano che stringe il suo piede e viene trascinato nello scantinato della donna.Rita li segue, ma ormai il fantasma aveva già ucciso John, allora Rita cerca un oggetto di utilizzare contro il fantasma, trova una piccola boccetta di acqua santa, la apre e gliela lancia contro.Grazie a quell'acqua il fantasma si scioglie.
Claudio Timis IIIB

The Great Britain Show


Il 26 febbraio, noi, ragazzi delle classi terze, siamo andati al teatro Russolo di Portogruaro a vedere uno spettacolo in lingua inglese "The Great Britain Show".
Nella prima scena, il protagonista, Neil Niceman, si è presentato e ha interpretato uno studente quattordicenne, non molto brillante, in the classroom, che grazie alla sua immaginazione riesce a passare un esame.
Neil conosce un libro parlante che gli racconta la storia della Gran Bretagna, e la conduttrice di uno spettacolo televisivo il "Great Britain Show",  che passa da Charlie Chaplin, alla regina, a Freddy Mercury e Shakespeare che mettono a confronto le loro epoche.
Ad un certo punto c'è stato uno sketch tra John Bull, un inglese, e Mario Rossi, un italiano, che si sono presi in giro a vicenda, puntando sui luoghi comuni sugli italiani e sugli inglesi, ma che alla fine si accordavano parlando di calcio.
Nel II atto è stata molto divertente la scena dei fratelli Mac Donald: Jimmy aveva bevuto tutto il whisky di Angus, che lo scopre e cerca di catturarlo con una trappola per topi, posizionata sulla sedia.
 L'atto si conclude con Neil che ritorna in classe il giorno dell'esame.
A spettacolo finito, l'attore che interpretava Neil, si è fatto intervistare dal pubblico. Abbiamo scoperto che vive a Londra e che nel tempo libero gli piace scrivere.
Lo spettacolo ci è molto piaciuto e speriamo di passare anche noi l'esame come Neil!

Alessia Marino, Laura Valente, Marella Fruttaldo, Tania Saltarel, Marco Ridolfo e Paolo Mattiuzzo
IIIB

La scuola in esposizione DREAMS: 1 Aprile



L'associazione Peter Pan propone ogni anno alla scuola di partecipare ad un'esposizione d'arte, aperta a tutta la cittadinanza di La Salute di Livenza.
Solitamente il tema viene deciso dall'associazione, ma quest'anno la scelta dell'argomento è stata una nostra responsabilità.
Noi abbiamo scelto DREAMS, perché questo tema ha permesso ai vari "artisti" di esprimersi liberamente, interpretando, a proprio piacimento, il sogno come dimensione onirica, oppure intendendolo come speranza (individuale o collettiva), o anche come stravaganza fantastica.
Il sogno appartiene a tutti, tutti sogniamo e da sempre l'arte si è nutrita di sogni.

Nell'immediatezza della pittura vi troverete davanti i nostri DREAMS, in bilico tra reale e fantastico.

Noi sogniamo fate, arcobaleni, immagini astratte, colori accesi, slogan e musiche evanescenti che ci appaiono come verità svelate: "niente è perso quando ci credi, un sogno dura finché lo insegui" .
Noi diamo senso al nostro presente, con la fiduciosa speranza di incontrare i nostri idoli, di diventare calciatori, genitori, cantanti, registi e biologi. 
Alcuni dei nostri sogni si intrecciano, altri si affiancano, ma un sogno tutti condividiamo: creare un mondo migliore!

I ragazzi della IIIA e della IIIB della Fogazzaro

L'INAUGURAZIONE DELL'ESPOSIZIONE SARA'
VENERDI' 1 APRILE
PRESSO
LA DELEGAZIONE COMUNALE DI 
LA SALUTE DI LIVENZA
ALLE ORE 20.00

Fantasie

Ecco alcuni racconti ispirati da Prime fiabe e filastrocche di Gianni Rodari.

L'albero delle pantofole





C'era una volta un popolo chiamato Senzamaiscarpe. Il capo di questo popolo era il signore Consemprescarpe. Lui era l'unica persona a possedere e a indossare delle scarpe. Il problema era che quelle scarpe erano scomodissime, in quanto erano fatte di legno.
Tutta la popolazione protestava, ogni giorno, per il fatto che avevano continuamente vesciche e calli sotto i piedi. Il signor Consemprescarpe diceva sempre: "le mie scarpe non sono fatte per voi, sono troppo costose e non se ne possono costruire di altre perché in zona è rimasto solo un albero, l'albero senzafrutto".
Un giorno, stanco di sentirsi dire sempre le stesse cose, un uomo di nome Tonino disse: "sì, è vero che l'albero non produce frutti, ma produce dei fiori, quando arriva primavera è davvero petaloso!".
L'albero, che negli ultimi secoli, non aveva mai ricevuto complimenti, cominciò a produrre dei frutti davvero strani.
Consemprescarpe si domandò sorpreso: " ma cosa sono questi strani frutti? Mi sono sempre chiesto che tipo di albero fosse l'albero senzafrutto... non ho idea di cosa siano questi frutti, ma sicuramente Aquilastanca lo sa."
Aquilastanca, portato davanti all'albero dai frutti misteriosi, svenne. Si rianimò solo dopo tre giorni, ma poi risvenne. Questa volta si rianimò dopo tre minuti, quattro secondi e ottanta millesimi di secondo e poi...risvenne. Anche Consenzascarpe svenne vedendo Aquilastanca svenire ripetutamente." Ah ah ah", che risata si fecero i Senzamaiscarpe. Poi rianimatosi anche il capo Aquilastanca disse: " quello strano frutto dell'albero senzafrutto, dalla chioma petalosa in primavera, si chiama pantofola". Poi aggiunse "non so se avete capito quello che io ho capito, capendo anche voi avete capito per chi non ha capito. Io ho capito anche se non molto, voi dovete aver capito perché altrimenti non capisco cosa non avete capito. Capito?"
E tutto il popolo, dopo una smorfia, disse: "Noi abbiamo capito quello che tu hai e non hai capito".
Un bambino di quattro anni, di nome Giorgio disse all'albero: "Oh albelo, dai fioli petaloti e bellittimi, mi puoi legalale due pantofoline pel me, pel la mia tolellina e per i miei genitoli?".
L'albero lusingato fece otto belle pantofole per il bambino e quest'ultimo corse e l'abbracciò.
Così tutta la popolazione dei Senzamaiscarpe diventò pantofoluta (con pantofole calde e comode) in inverno e infraditute (con infradito fresche) d'estate.
Tutti erano felici tranne il capotribù Consemprescarpe che non riusciva a togliersi le sue scarpe di legno e quindi...vissero tutti (o quasi) felici e contenti.

Alessia Zago IA

Ciottolone

Parigi
Gino, un simpatico dodicenne, andò a scuola e quel giorno il Prof. Itterol diede ai ragazzi il modulo di iscrizione alla visita di Notre Dame, prevista per  il giorno dopo.
L'indomani i ragazzi arrivarono a destinazione in autobus. Entrarono in chiesa. Appena entrò a Gino parve di vedere con la coda dell'occhio delle gargoyles muoversi, ma non ci badò.
Ad un certo punto sentì che degli artigli gelidi lo afferravano per le spalle, Gino si girò e in quel momento una gargoyle lo prese e lo portò sulla guglia più alta di Notre Dame.
Appena raggiunta la guglia Gino provò a tirare un pugno alla gargoyle, ma essendo di pietra si spaccò la mano e cacciò un urlo.
La gargoyle chiese a Gino: "perché mi hai tirato un pugno? Io voglio solo fare amicizia con te...come ti chiami?"
Gino rispose: "scusami, non avevo capito le tue intenzioni. Io mi chiamo Gino e tu?"
La gargoyle rispose: "io mi chiamo Ciottolone III, Il Duro, re della Germania"
Gino: "della Germania?"
Ciottolone:" sì della Sassonia"
Gino: "Ahah Ok...ti posso fare una foto?"
Ciottolone: "certo!"
Gino scattò la foto e disse: "Questa va dritta su Instagram"
Ciottolone: "Nooo! La gente potrebbe spaventarsi nel vedermi !"
Gino: "Giusto, scusa! Ti va di venire un po' a casa mia?".
I due volarono a casa di Gino, poi rientrarono giusto in tempo per prendere l'autobus di ritorno a scuola.
Da  quel giorno i due diventarono grandi amici.

Alessandroenrico Tobia  Slepoi IA

Der Fluss Livenza



Martedì 16 Febbraio, durante l'ora di tedesco, noi, alunni della IA, abbiamo realizzato un quadro tattile, ora appeso in classe, che rappresenta il nostro fiume: la Livenza.
Abbiamo preso del materiale di riciclo (carta colorata, iuta, nylon e salviette) e l'abbiamo attaccato modellandolo con la colla vinilica, su una base di cartone.
Abbiamo attaccato anche delle etichette su cui abbiamo scritto i nomi dei diversi elementi, della flora e della fauna, del paesaggio, in tedesco e in italiano, come fosse un dizionario visuale.
Questo lavoro è parte di un lavoro che coinvolge diverse materie (scienze, italiano, lingue) che ha per soggetto la Livenza.
E' stato molto divertente fare questo laboratorio con la Prof.ssa Tracanzan e tutti gli allievi hanno collaborato.

Marsonetto Chiara, Alessandroenrico Tobia, Ruggiero Matteo, Zlotea Nicoleta, Paula Linga (IA)