martedì 28 gennaio 2025
27-28 gennaio: Narrazioni della Shoah
domenica 14 gennaio 2024
25-26 gennaio: Storie di Memoria
mercoledì 25 gennaio 2023
27 gennaio: Giornata della Memoria
dedicata ai Bambini di Terezín
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domenica 15 gennaio 2023
Joyce Salvadori Lussu: la partigiana armata di poesia

Joyce Salvadori Lussu nacque nel 1912 a Firenze e crebbe in una famiglia antifascista.
Alla base della sua educazione ci fu sempre la libertà di pensiero e di parola. Tanto che a nove anni, in pieno regime fascista, mentre andava a scuola, scrisse su un muro, con un pezzo di carbone, “ABBASSO IL FASCISMO. ABBASSO MUSSOLINI. VIVA LA REPUBBLICA”. Questo gesto le costò alcuni schiaffi da una camicia nera: lei non si pentì mai di quel suo atto di ribellione al totalitarismo fascista.
Suo padre, Guglielmo Salvadori, che era docente di Filosofia all'Università (prima a Pisa poi a Roma) scrisse dei coraggiosi articoli antifascisti che vennero pubblicati da due giornali inglesi il "New Statesman" e "The Westminster Gazette". Una marchesa inglese, ammiratrice del regime, si affrettò a tradurli e a mandarli ad alcuni suoi amici fascisti in Italia.
Tutta la famiglia dovette così fuggire in Svizzera e viaggiare in ogni dove per scampare al fascismo.
A Ginevra, in una staffetta partigiana, conobbe quello che nel 1944 sarebbe diventato suo marito: Emilio Lussu, famoso scrittore sardo antifascista, scappato dall'Italia e ricercato dalla polizia segreta fascista, l'OVRA.
Nella sua vita Joyce fu dunque partigiana, ma anche insegnante, attivista femminista, scrittrice, poetessa e traduttrice, in quanto questo continuo viaggiare per salvarsi dal fascismo la portò in molti luoghi, di cui imparò le lingue. Tradusse alcuni dei grandi poeti e personaggi storici del Novecento, tra cui Fidel Castro, Nelson Mandela, Nazim Hikmet.
Alla fine della guerra, per il suo coraggio, venne insignita della Medaglia d'argento al valor militare, poiché fu anche capitano delle brigate Giustizia e Libertà.
Joyce ha scritto molte poesie e molti libri, ma il suo componimento più famoso è “C’è un paio di scarpette rosse", composto in seguito a una visita al lager di Buchenwald e Auschwitz.
"C'è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede
ancora la marca di fabbrica
Schulze Monaco
c'è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio
di scarpette infantili
a Buchenwald
più in là c'è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald
servivano a far coperte per i soldati
non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas
c'è un paio di scarpette rosse
di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald
erano di un bimbo di tre anni
forse di tre anni e mezzo
chissà di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto
lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini
li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l'eternità
perché i piedini dei bambini morti
non crescono
c'è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole"
Nel film capolavoro Schindler's List, Steven Spielberg ha reso omaggio a questa poesia poesia di Joyce Salvadori Lussu: il film è tutto in bianco e nero, tranne il particolare di una bambina che porta un cappotto e un paio di scarpette rosse.
Melanie Bincoletto IIIBL
giovedì 3 marzo 2022
Ginettaccio: Giusto tra le Nazioni
Gino Bartali (Ponte a Ema, 18 luglio 1914 – Firenze, 5 maggio 2000), soprannominato Ginettaccio, iniziò a correre in bici a tredici anni.
La sua carriera, così come quella dell'amico-rivale Fausto Coppi, venne interrotta dalla Seconda Guerra Mondiale, durante la quale Gino trasportò nella canna della bicicletta documenti falsi destinati ad alcuni ebrei per salvarli dalla deportazione. Nascose inoltre nella sua cantina una famiglia ebrea. Per queste ragioni nel 2013, Bartali fu stato dichiarato Giusto tra le nazioni.
Finita la guerra vinse numerose gare tra cui il Giro d'Italia nel 1946 e il Tour de France nel 1948.
Paolo Conte gli ha dedicato una canzone.
Per sapere qualcosa in più sulla vita di Gino Bartali, su RAI Play è disponibile la miniserie Gino Bartali: l'intramontabile.
giovedì 18 marzo 2021
Sophie Scholl (Forchtenberg, 9 maggio 1921 – Monaco di Baviera, 22 febbraio 1943) e la Rosa Bianca

Sophie Scholl nacque il 9 maggio 1921 a Forchtenberg in Germania. Nel 1932 si trasferì a Ulm dove il padre lavorava. All'età di 12 anni Sophie e il fratello maggiore Hans "si iscrissero" alla gioventù hitleriana, e sfilarono persino in corteo per Hitler.
Più grandi scoprirono le cose terribili che facevano i nazisti, in particolare lo sterminio di massa degli Ebrei.
Il loro padre li aveva messi in guardia da subito su Hitler.
Nel 1940 Hans andò per sei mesi a prestare servizio nel fronte orientale. Sophie nel frattempo insegnò in un asilo.
Sophie si iscrisse alla facoltà di filosofia dell'università Ludwig Maximilian di Monaco di Baviera, dove il fratello già studiava medicina.
Lei e Hans diventarono membri della Rosa Bianca, un gruppo antinazista. Loro sparsero dei volantini contro Hitler nella loro università, lanciandoli dalla balaustra dell'ultimo piano, assicurandosi che nessuno li vedesse.
Sophie e Hans vennero arrestati proprio mentre lanciavano il sesto volantino.
Loro, insieme ad un altro membro della Rosa Bianca Christoph Probst, furono condannati alla ghigliottina il 22 febbraio 1943.
Dal 18 al 21 febbraio i tre ragazzi vennero interrogati pesantemente affinché facessero le spie e dicessero i nomi degli altri componenti del gruppo. I tre non tradirono i loro compagni e si addossarono ogni responsabilità in merito alla stesura e al lancio dei volantini.
Come ricorda Franz Joseph Müller, uno dei membri della Rosa Bianca, "Sophie Scholl era il membro più forte e attivo del gruppo".
Marco IIIBL
martedì 16 marzo 2021
Hannah Arendt (14.10.1906 Hannover - 4.12.1975 New York) e "la banalità del male"
Hannah Arendt nacque il 14 Ottobre 1906 ad Hannover. Fin da giovane era appassionata di filosofia e politica, per questo si iscrisse alla facoltà di filosofia. Hannah nacque in un una famiglia ebrea borghese benestante. Nel 1933 scappò a Parigi, in seguito all'ascesa di Hitler in Germania, e lì collaborò con delle organizzazioni che aiutavano i bambini ebrei che scappavano dai campi di concentramento. Anche Hannah finì in uno di questi rimanendo prigioniera per diversi giorni, ma riuscì a fuggire approfittando di un litigio tra guardie.
Nel 1940 Hannah emigrò in USA.
Giunta a New York si dedicò alla scrittura. Le sue opere più famose sono Le Origini del Totalitarismo e La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme .
Adolf Eichmann è stato un criminale nazista. Hannah ne seguì il processo tra il 1960 e il 1962 a Gerusalemme, in qualità di giornalista corrispondente.
Eichmann tentava di discolparsi dicendo che lui eseguiva gli ordini dei suoi superiori: venne dichiarato colpevole e condannato a morte per impiccagione nel 1962.
mercoledì 13 gennaio 2021
“Ausmerzen: vite indegne di essere vissute” di Marco Paolini
Ausmerzen è una parola tedesca di origine contadina e significa “sopprimere”; infatti a marzo, prima della transumanza, i contadini sopprimono gli animali più deboli, quelli che rimangono sempre indietro rispetto al resto del gruppo. “Ausmerzen” fu la strada intrapresa dalla Germania nazista.
E non successe tutto all’improvviso. All’inizio, verso la fine della Belle Époque, l’eugenetica (ossia lo studio dei metodi volti al perfezionamento della razza umana) prese il sopravvento sulle coscienze delle persone e accadde che tutti gli individui che presentavano malformazioni genetiche ereditarie dovevano essere sterilizzati. Ciò accadeva negli Stati Uniti, nel Nord Europa e in Giappone.
Hitler prese come esempi questi paesi, ma con la crisi economica che c’era, lui volle fare qualcosa in più: sopprimerli. Così nel 1939 in Germania si smise di sterilizzare e si iniziò a eliminare tutte quelle vite considerate indegne di essere vissute. Così nacque l’Aktion T-4, il programma di eliminazione delle persone con handicap e malattie genetiche nella Germania Nazista.
lunedì 11 gennaio 2021
La Casa di Anna Frank al 263 di Prinsengracht Amsterdam
La Casa di Anna Frank, ad Amsterdam, è un museo allestito a partire dal 1960 al nr. 263 di Prinsengracht, ovvero in quella che fu l'abitazione dove rimasero nascosti per due anni la giovane ebrea tedesca Anna Frank e la sua famiglia, assieme ai Van Pels, durante l'occupazione nazista nei Paesi Bassi.
Visitando il sito del museo potrete fare un tour virtuale della casa, prima però conosciamo meglio Anna (cliccando sull'immagine partirà un video che racconta la sua storia).
venerdì 2 ottobre 2020
Tre storie di speranza
Per la Maratona di lettura IL VENETO LEGGE abbiamo letto:
Verso la Merica di Vanna Cercenà: storia di Gina, una piccola migrante veneta dei primi del Novecento.
Svizzera vuol dire salvezza di Anna Lavatelli: storia della famiglia Melli Rossi di Ferrara, scampata alle persecuzioni naziste, nel 1943, grazie all'aiuto del partigiano Fernando Torreggiani.
Il giorno del leone di Manuela Salvi: storia di una famiglia di Napoli che si è trasferita a Londra, per scampare alla Camorra.
“Anche se il timore avrà più argomenti, tu scegli la speranza”