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domenica 14 gennaio 2024

25-26 gennaio: Storie di Memoria


In occasione della Giornata della Memoria, giovedì 25 gennaio e venerdì 26 gennaio, gli alunni delle classi terze della Scuola Secondaria di I grado “Antonio Fogazzaro” terranno una serie di miniconferenze dal titolo “Storie di Memoria”.

Gli studenti di terza presenteranno ai compagni delle prime e delle seconde, le biografie di:

mercoledì 19 aprile 2023

Un libro per il 25 Aprile: I racconti della Resistenza



Sullo sfondo buio della guerra brillano le eccezionali imprese che anche bambini e ragazzi si possono ritrovare a fronteggiare. Come gli amici di "Ancora un giorno", che nella Milano del coprifuoco e dei razionamenti fanno i messaggeri per la Resistenza. Come Riccardo, che in "Io ci sarò" percorre avventurosamente mezza Italia per ritrovare la sua famiglia, perseguitata in quanto ebrea, e si unisce ai partigiani. E come Lapo, che nella storia vera "Il Rogo di Stazzema" è uno dei pochi sopravvissuti e può raccontare di come i nazisti hanno braccato sui monti e sterminato centinaia di persone inermi, sfollate nella "zona bianca" vicino a Lucca.

Storie di coraggio e di solidarietà umana, perché la libertà va conquistata tutti assieme.


lunedì 7 febbraio 2022

10 febbraio, giorno del ricordo: in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo istriano, fiumano e dalmata

Al Porto Vecchio di Trieste c’è un “luogo della memoria”: il Magazzino n. 18. Una sedia, accatastata insieme a molte altre, porta un nome, una sigla, un numero e la scritta “Servizio Esodo”, simile la catalogazione per armadi, materassi, letti, stoviglie, fotografie, giocattoli e altri oggetti ancora. Beni comuni di tante vite interrotte dalla Storia e dall’Esodo: con il Trattato di Pace del 1947 l’Italia cedette vasti territori del confine orientale alla  Jugoslavia. Circa 300 mila persone scelsero di lasciare la loro terra natale.


Magazzino 18 è anche il titolo di un musical scritto da Simone Cristicchi, che racconta proprio l'esodo istriano, fiumano e dalmata.

Se volete vedere lo spettacolo cliccate sopra l'immagine del Magazzino 18.

mercoledì 29 aprile 2020

Una favola per il 25 Aprile: lo specchio magico


In un paese vicino a Milano abitavano due bambini, Isabella e Daniele. Ai due bambini piaceva andare in giro anche se non potevano farlo spesso perché, come dicevano i loro genitori “non è sicuro là fuori, c'è il Nazifascismo”. I bambini odiavano quella parola perché faceva star male i loro genitori. 
Un giorno, gironzolando, videro, in una casa disabitata, uno specchio bellissimo, si avvicinarono e nel riflesso si videro sorridenti, senza preoccupazioni, come probabilmente sarebbero stati se non ci fosse stato il Nazifascismo. 
Quella sera lo scrissero nel loro diario segreto, ma poiché non lo nascosero molto bene, il loro papà lo lesse e decise di fare qualcosa: partì e creò un gruppo di uomini come lui, coraggiosi e che volevano la libertà, erano i Partigiani.
Dopo un periodo di Resistenza dei Partigiani, un giorno i due bambini divennero quelli che erano nello specchio, felici e liberi.
Era il 25 aprile 1945.

Irene

venerdì 7 febbraio 2020

Emergenza profughi dell'esodo istriano-fiumano-dalmata


In Italia l'emergenza profughi (circa 283.000 persone) viene superata nel corso degli anni cinquanta. Il governo assume numerosi provvedimenti a favore degli esuli. Fra questi, un imponente piano di costruzioni la cui realizzazione viene affidata principalmente all'Opera per l'assistenza ai profughi giuliani e dalmati. Vengono così realizzati più di 7000 alloggi popolari distribuiti in 39 province, oltre a convitti e case di riposo.
In alcune città vengono costruiti veri e propri quartieri destinati agli esuli (Roma, Alessandria, Torino, Bari, Carpi...) che offrono finalmente un alloggio dignitoso a chi prima era ospitato nei campi profughi. Inoltre, i nuovi quartieri consentono agli istriani di rimanere vicini e di conservare meglio la loro identità.
Soprattutto, il "miracolo economico", che si manifesta fra gli anni cinquanta e sessanta, offre agli esuli nuove opportunità di lavoro e prospettive di vita, facilitandone l'integrazione. Sotto il profilo sociale, questa avviene abbastanza rapidamente, mentre rimane viva la ferita della memoria.



mercoledì 5 febbraio 2020

Il confine orientale italiano dal 1941 al 1954


Nel 1941, dopo l'attacco tedesco, italiano e bulgaro alla Jugoslavia, il confine orientale italiano si espande fino a comprendere la Slovenia meridionale, l'entroterra di Fiume e la Dalmazia. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, il crollo del nuovo confine imperiale travolge anche le terre annesse dopo la Grande Guerra. I tedeschi raccolgono tutte le province a cavallo della frontiera in una Zona di Operazioni Litorale Adriatico.
Nel maggio 1945 la maggior parte della Venezia Giulia, con tutta l'Istria, viene sottoposta all'occupazione jugoslava. Il Trattato di pace assegna alla Jugoslavia Zara, Fiume e quasi tutta l'Istria. La parte nord-occidentale della penisola dovrebbe entrare a far parte del Territorio Libero di Trieste, ma rimane invece sotto occupazione jugoslava. 
Il Trattato di Pace prevedeva il diritto, per gli abitanti di madrelingua italiana dei territori passati sotto la sovranità jugoslava, di optare per la cittadinanza italiana e di trasferirsi in Italia con i loro beni mobili.
Tra il 1948 e il 1951 quasi tutti optarono per l'Italia. Le ragioni erano sia economiche che politiche.
Il regime distingueva tra italiani "onesti e buoni", cioè disposti a mobilitarsi in favore della Jugoslavia e del comunismo, e "residui del fascismo", cioè tutti gli altri. Questi ultimi subivano angherie di ogni sorta, vedevano negati valori e costumi e impedita ogni espressione di italianità. Di conseguenza, le comunità italiane si convinsero che nella Jugoslavia comunista mantenere la loro identità era impossibile e scelsero il rischio dell'esodo.
Capitò, in massa, prima a Pola poi agli abitanti della Zona B, del previsto, ma mai costituito, Territorio Libero di Trieste.
Il Memorandum di Londra del 1954 assegnò di fatto Trieste all'Italia e il resto (Zona B) alla Jugoslavia.

martedì 4 febbraio 2020

Cosa sono le foibe?



Le foibe sono inghiottitoi naturali tipici dei terreni carsici, che sono stati utilizzati per far scomparire i corpi di parte delle vittime delle stragi di italiani compiute nella Venezia Giulia nell'autunno del 1943 e nella primavera del 1945. Di solito però il termine viene usato nel suo significato simbolico, come sinonimo di quelle stragi.
Nel 1943 l'epicentro delle stragi è l'Istria, nel 1945 Trieste e Gorizia, in misura minore Pola e Fiume. In entrambi i casi il territorio è occupato dal movimento di liberazione jugoslavo o dalle autorità del nuovo stato comunista jugoslavo, responsabili delle violenze.
Sia nel 1943 che nel 1945 i partigiani jugoslavi estendono alla Venezia Giulia le pratiche di lotta già sperimentate nel corso della guerra di liberazione jugoslava, che è anche guerra civile e rivoluzione. Ovunque vengono creati i "poteri popolari" e si procede all'"epurazione dei nemici del popolo". Come tali vengono considerati quanti rappresentano i potere italiano: quadri del partito fascista, esponenti delle istituzioni, notabili, professionisti, figure eminenti delle comunità italiane, ma anche familiari dei ricercati e vittime di rancori personali.
In Istria, nel 1943 gli arrestati vengono concentrati in alcune località, sottoposti a giudizio sommario, in genere condannati a morte e poi fucilati collettivamente, spesso sull'orlo delle voragini. I corpi vengono precipitati nelle cavità naturali (foibe) o artificiali (miniere) oppure anche dispersi in mare. 
Nel 1945 l'elenco dei "nemici del popolo" si estende ancora, fino a comprendere sia chi ha collaborato con i tedeschi, sia gli esponenti dei comitati di liberazione italiani, che hanno combattuto contro i tedeschi ma sono contrari all'annessione della regione alla Jugoslavia, sia anche gli esponenti del movimento autonomista fiumano, antifascista e antiannessionista.
In tutta la Venezia Giulia gli arrestati sono più di 10.000. Alcuni vengono uccisi subito, altri inviati nei campi di prigionia, dove la mortalità è altissima. Alcune migliaia non fanno ritorno.

Per capirne un po' di più consigliamo la visita al Museo della Civiltà Istriana, Fiumana e Dalmata di Trieste

martedì 28 gennaio 2020

Il nostro incontro con Ennio Trivellin, sopravvissuto al campo di concentramento di Mauthausen


Ennio Trivellin venne arrestato a sedici anni insieme a due compagni di classe perché stavano organizzando la lotta armata contro i nazifascisti (avevano un piccolo arsenale): erano partigiani.
Samuel Carta

Venne condotto prima in una specie di carcere delle SS in un palazzo veronese, poi venne deportato nel campo di concentramento di Bolzano e infine  a Mauthausen (Austria).
Carolina Ronchiato

Lui e gli altri prigionieri fecero il viaggio in carri bestiame, per diversi giorni, senza acqua, senza cibo, senza servizi igienici.
Gianmaria Presottin

Durante il tragitto due uomini riuscirono a scappare facendo un buco sul pavimento del carro... Ennio aveva pensato di scappare dallo stesso foro, ma dal momento che anche suo padre era in mano ai tedeschi e avrebbero potuto ucciderlo per questa sua fuga, rinunciò.
Irene Dal Tin

Ennio rimase a Mauthausen fino a quando il campo venne liberato dagli Americani, il 5 maggio 1945 (fu l'ultimo campo ad essere liberato).
Molin Lorenzo

I suoi compagni non tornarono mai più.
Karen Simondo 



Oggi Ennio (a 92 anni) ci ha raccontato "la vita" nel campo di Mauthausen.
Eleonora Brando

Dopo averlo ascoltato, ci siamo fatti un po' più un'idea di cosa possano esser stati realmente i campi di concentramento.
Silvia Fantinello

All'arrivo a Mauthausen i prigionieri venivano spogliati, gli veniva dato un pigiama a righe, degli zoccoli e venivano rasati (gli lasciavano una striscia di capelli più lunghi in mezzo alla testa per renderli subito riconoscibili in caso di fuga).
Lì erano destinati a morire di fatica, di fame e di sete...  
I deportati dormivano in baracche sovraffollate, piene di pidocchi.
Valentina Gaetani

I prigionieri di Mauthausen dovevano salire un'irregolare scalinata (186 scalini) con dei pesi sulla schiena... in molti non ci riuscivano; a volte erano inseguiti da cani che li sbranavano.
Tommaso Bortoluzzo

Nel campo il nome e cognome dei deportati divenne un numero: le persone non erano più persone, erano "pezzi".
Lodovico Vio

All'appello il numero veniva detto in tedesco, chi non rispondeva immediatamente veniva ucciso con un colpo di pistola alla nuca.
Sara Fantin



Ennio fin dal primo giorno di prigionia continuava a dirsi "Io ce la farò! Sopravviverò! Tornerò a casa!"
Manuel Roman 

Quando sono arrivati gli Americani, Ennio si è tolto il pigiama... era felicissimo, ma è stato ancora più felice quando, una volta, tornato a casa ha scoperto che tutta la sua famiglia era sopravvissuta.
Giosuè Carbonera

L'esperienza di Ennio è stata impressionante, assurda, incredibile...
Mohamed Mtira

...paurosa, triste, potente.
Sharon Gusso

Non dimenticheremo mai quello che ci ha raccontato oggi il signor Ennio!
Aurora Valeri

Ci ha tanto colpito la forza di questa sua testimonianza. Grazie Ennio!
Thomas Freguia 

Un grazie di cuore a Stella Nosella e la sua bambina dal nastro rosso, all'ANED, al Centro Polifunzionale Ca' Corniani, alla Casa Editrice L'orto della cultura, all'Associazione Peter Pan che hanno reso possibile questo importante incontro.

martedì 7 gennaio 2020

Franca Viola: "Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare"

nata ad Alcamo il 9 gennaio 1948

Franca ha sempre descritto il gesto eroico con il quale rifiutò di sposare l'uomo che l'aveva rapita come una vicenda normale, come una cosa che andava semplicemente fatta.
Lei è stata la prima donna italiana a rifiutare il cosiddetto "matrimonio riparatore", in un mondo nel quale era considerato un diritto dell'uomo rapire, violentare una donna e poi "riparare" sposandola.
Solo 50 anni fa in Italia le donne subivano soprusi come questo.

A quindici anni Franca si fidanzò con Filippo Melodia, nipote di un potente boss mafioso. Quando il ragazzo venne arrestato, lei lo lasciò.
Filippo, tornato in libertà, decise di rapirla e le usò violenza.
Franca denunciò lo stupratore e Filippo finì in carcere per violenza carnale.
Dopo quella sentenza le donne italiane cominciarono ad ottenere giustizia per questo tipo di reato.

Gioia Abigail Zia e Lodovico Vio (IIIAL)


Teresa Mattei: "La cosa più importante della nostra vita è scegliere da che parte stare"

Genova, 1 febbraio 1921 – Usigliano, 12 marzo 2013

Aveva poco più di vent'anni quando, durante la Seconda Guerra Mondiale, divenne una combattente partigiana, prima come staffetta poi come comandante di compagnia.
Il suo nome di battaglia era "Chicchi".
Il padre era avvocato e dirigente di un partito di opposizione al fascismo, la madre era una linguista e il fratello un docente di chimica, iscritto al Partito Comunista Italiano.
Teresa era stata educata all'antifascismo e al libero pensiero.
Il suo primo grande dolore fu la morte del fratello, ucciso dai Nazisti.
Dopo la guerra, nel 1946 Teresa fu chiamata a partecipare all'Assemblea Costituente, che doveva dare vita alla nascente Costituzione. Al tempo aveva 25 anni.
Ancora oggi Teresa viene riconosciuta come la madre dell'articolo 3 della Costituzione, che afferma l'uguaglianza tra gli uomini.
Fu lei a suggerire la mimosa come simbolo della festa delle donne.
Nel 1947 rimase incinta di un uomo già sposato, lui voleva farla abortire; lei rifiutò e si proclamò "rappresentante nelle istituzioni delle ragazze madri".
Teresa se ne andò dal PCI, per dissenso con la linea politica del partito, che lei riteneva succube del Partito Comunista Sovietico.

Irene Dal Tin e Manuel Roman (IIIAL)

domenica 3 novembre 2019

Celebrazioni: il Fronte Italiano (1915-1918)


- Cronologia-

1915
26 APRILE
L’Italia aderisce al patto di Londra con l’Intesa.
3 MAGGIO
L’Italia denuncia la Triplice Alleanza.
23 MAGGIO
L’Italia presenta la dichiarazione di guerra all’Austria-Ungheria.
24 MAGGIO
L’Italia comincia le ostilità con l’Austria-Ungheria. Prima veloce avanzata fino al confine militare austriaco.
23 GIUGNO – 7 LUGLIO
Prima battaglia dell’Isonzo, senza risultati rilevanti.
18 LUGLIO - 4 AGOSTO
Seconda battaglia dell’Isonzo, senza risultati rilevanti.
18 OTTOBRE - 4 NOVEMBRE
Terza battaglia dell’Isonzo, con lo scopo di aiutare i serbi. L’offensiva italiana viene respinta.
10 NOVEMBRE – 2 DICEMBRE
Quarta battaglia dell’Isonzo, con scarsi risultati.



1916
11 – 19 MARZO
Quinta battaglia dell’Isonzo, decisa dai francesi per distogliere truppe tedesche dal fronte di Verdun. L’offensiva italiana viene respinta.
15 – 24 MAGGIO
L’esercito austriaco al comando del maresciallo Franz Conrad, scatena un’offensiva nel Trentino.
29 MAGGIO
Gli austriaci occupano Asiago.
4 – 10 GIUGNO
Battaglia sull'altopiano di Asiago.
12 – 16 GIUGNO
L’estremo tentativo austriaco contro il Novegno e il Lemerle fallisce.
16 GIUGNO – 24 LUGLIO
Controffensiva italiana che ottiene risultati parziali.
6 AGOSTO – 16 SETTEMBRE
Sesta battaglia dell’Isonzo. Avanzata italiana e conquista di Gorizia (9 AGOSTO).
27 AGOSTO
L’Italia dichiara guerra alla Germania.
14 – 16 SETTEMBRE
Settima battaglia dell’Isonzo. Offensiva italiana respinta.
10 – 12 OTTOBRE
Ottava battaglia dell’Isonzo. Offensiva italiana respinta.
1 – 4 NOVEMBRE
Nona battaglia dell’Isonzo. Limitati successi italiani.


1917
12 – 28 MAGGIO
Decima battaglia dell’Isonzo. Limitati successi italiani.
4 GIUGNO
Controffensiva austriaca sul Carso, che vanifica in gran parte le recenti conquiste italiane.
10-25 GIUGNO
Offensiva della VI armata italiana sull'altopiano di Asiago (battaglia dell’Ortigara), risoltasi con un sanguinoso fallimento.
17 AGOSTO – 15 SETTEMBRE
Undicesima battaglia dell’Isonzo. Limitati successi tattici italiani (Conquista dell’altopiano della Bainsizza e del Monte Santo).
4 SETTEMBRE
Attacco austriaco sul Carso.
24 OTTOBRE
I tedeschi e gli austriaci rompono il fronte italiano davanti a Tolmino e a Plezzo. Gli italiani devono ripiegare dietro il Tagliamento e quindi dietro il Piave.
8 NOVEMBRE
Armando Diaz sostituisce Luigi Cadorna come capo di stato maggiore del Regio Esercito.
10-26 NOVEMBRE
Battaglia d’arresto italiana sull'altopiano di Asiago, sul Grappa e sul Piave.


1918
15-23 GIUGNO
Offensiva austriaca da Asiago alle foci del Piave; respinta dalle truppe italiane.
24 OTTOBRE – 3 NOVEMBRE
Offensiva che si conclude con la vittoria di Vittorio Veneto e l’armistizio di Villa Giusti.



da "Maledetti Balcani" - Paolo Rumiz racconta la Grande Guerra

contributo fotografico da  #SPUNTIDISTORIA della Prof.ssa Lucia Tracanzan (novembre 2018), approfondimento sulla Prima Guerra Mondiale nel nostro territorio

martedì 22 ottobre 2019

Il nostro incontro con Stella Nosella

Oggi, martedì 22 ottobre 2019, noi ragazzi di prima e di seconda della Fogazzaro abbiamo conosciuto l'autrice Stella Nosella. Lei ci ha raccontato com'è la vita di uno scrittore.
Veronica Meroni 

Stella ci ha parlato del suo grande percorso per diventare scrittrice.
Nicolas Wojtassek

Lei prima era una scienziata ma poi ha capito che ciò che la rendeva felice era scrivere per i bambini e i ragazzi... e così è diventata una scrittrice.
Christopher Gobbato

Ci ha fatto capire un sacco di cose sul mestiere dello scrittore. 
Mi ha colpito molto l'organizzazione del suo lavoro.
Denise Sciessere

Stella ci ha parlato molto anche del suo passato. Ha confessato che da piccola era piuttosto solitaria e molto indipendente. 
Fin dalla prima elementare le piaceva molto leggere e in quinta elementare ha scritto la sceneggiatura per la recita di fine anno scolastico.
Gioele Ongaro


illustrazione di Gioele Buoso

Lei scrive libri di diversi generi: fantasy, storici... due dei suoi libri (“La bambina dal nastro rosso” e “Sebastian’s Chronicles. La leggenda del lago sotterraneo”) sono candidati al Premio Strega per ragazzi. Speriamo che vinca!
Tommaso Dirindin

"La bambina dal nastro rosso" racconta la storia della sua nonna che ha vissuto da bambina la Seconda Guerra Mondiale. Stella lo ha scritto per ricordare... è importante ricordare per fare in modo che non ci siano più guerre.
Anna Gusso

illustrazione di Edoardo Cicuto

Ho ascoltato tutto quello che ci ha raccontato Stella: mi interessava molto quello che diceva sui libri, in particolare su "Verde Speranza" (libro che deve ancora essere pubblicato) dedicato al terremoto di Amatrice.
Damiano Strazza

Per me, Stella è una bravissima scrittrice.
Giro Mattia

Se dovessi dare un voto ai suoi libri darei 10 su 10.
Thomas Rossetto

Stella è allegra, piena di vita e mette tutta se stessa nel suo lavoro.
Allyson Catto

Ci ha anche incoraggiato a diventare scrittori...
Tommaso Lazzari

E' stato molto bello passare due ore con Stella!
Andrea Rubin

Spero tanto di rivederla, in futuro... questo incontro è piaciuto proprio a tutti.
Giorgia Moro

giovedì 28 febbraio 2019

Docufilm e libro: "La voce di Impastato" di Ivan Vadori


Il 9 maggio del 1978 venne ritrovato il corpo di Aldo Moro, lo statista rapito dalle Brigate Rosse nel marzo del 1978. La notizia oscurò completamente l’assassinio dell’attivista siciliano Giuseppe Impastato, ucciso nella notte tra l’8 e il 9 maggio su ordine – come ora sappiamo - del boss Gaetano Badalamenti. Il suo cadavere fu imbottito di tritolo e fatto saltare sui binari della linea ferroviaria Palermo-Trapani, per simulare un incidente nella preparazione di un attentato. 
Solo grazie all'impegno della madre di Peppino, la signora Felicia, e del fratello Giovanni – con il sostegno del Centro siciliano di documentazione di Umberto Santino e Anna Puglisi - fu svelata la matrice mafiosa dell’omicidio, riconosciuta anni più tardi anche dal tribunale di Palermo. 
Dal docufilm del 2013, è nato nel 2018 il libro La voce di Impastato, pubblicato da Nuova Dimensione Editore, che traccia il percorso d’inchiesta del giornalista Ivan Vadori, da Peppino Impastato a Mafia Capitale: sei anni di interviste ad alcuni tra i principali protagonisti dell’antimafia italiana.

martedì 12 febbraio 2019

Giorgio Perlasca (1910-1992): "Io credo di aver fatto qualcosa di normale... "


Giorgio Perlasca nacque a Como il 31 gennaio 1910. Dopo qualche mese, la sua famiglia si trasferì a Maserà, in provincia di Padova per motivi di lavoro.
Negli anni Venti aderì al Fascismo e partì come volontario per l'Africa orientale e per la Spagna.
Tornato in Italia, prese le distanze dal Fascismo: non approvava, infatti, le leggi razziali entrate in vigore nel 1938, né l'alleanza con la Germania nazista.
Durante la seconda guerra mondiale, venne mandato come diplomatico nei Paesi dell'Est per comprare carne per l'esercito italiano.
Nel 1943 si rifiutò di aderire alla Repubblica di Salò e venne quindi imprigionato in Ungheria, in un castello riservato ai diplomatici.
Quando i tedeschi presero il potere, Perlasca riuscì a fuggire, si nascose presso conoscenti e poi trovò rifugio presso l'Ambasciata spagnola. Ottenne il passaporto spagnolo (con il nome di Jorge Perlasca) e cominciò a collaborare con l'ambasciatore Sanz Briz. Insieme cominciarono a consegnare salvacondotti per proteggere i cittadini ungheresi di religione ebraica dalla deportazione dei campi di sterminio
Quando l'ambasciatore lasciò Budapest per tornare in Spagna, Perlasca si finse il nuovo diplomatico e riuscì a salvare e proteggere 5.218 Ebrei ungheresi.
Dopo l'entrata in Budapest dell'Armata Rossa, Giorgio Perlasca tornò in Italia e tornò alla sua vita, non raccontando a nessuno quello che aveva fatto a Budapest.
Solo negli anni Ottanta, grazie a un gruppo di donne ebree ungheresi che erano vive grazie a Perlasca, il mondo conobbe questa storia e di come, fingendosi un ambasciatore spagnolo, egli era riuscito a salvare oltre 5.000 Ebrei.
Giorgio Perlasca ottenne il riconoscimento di Giusto tra le Nazioni.
Morì a Maserà il 15 agosto 1992.

Ricerca a cura della IIIAL della Scuola Secondaria di Primo grado “A Fogazzaro” di La Salute di Livenza

Oskar Schindler (1908-1974): chiunque salva una vita, salva il mondo intero



Oskar Schindler nacque il 28 aprile 1908 in Moravia, che a quei tempi apparteneva all'Impero austro-ungarico.
Si diplomò presso un istituto tecnico, ma non riuscì a portare a compimento gli esami per entrare al College.
Si trasferì a Brno e intraprese diversi mestieri tra cui il parrucchiere.
Nel 1928 si sposò con Emilie Pelzl, figlia di un importante e benestante industriale. Dopo spostato, iniziò a lavorare per la Moravia Electrotechnic e prestò il servizio militare come caporale.
Nel 1931 venne assunto presso la Banca di Praga e qui lavorò per 7 anni. Nel frattempo divenne parte dei servizi segreti nazisti (dal 1936) e per questo venne arrestato e incarcerato per spionaggio dal governo ceco.
Nel 1939 divenne ufficialmente membro del partito nazista e cominciò a lavorare in Polonia. A Cracovia, nel 1942, fu costretto ad assistere con orrore ai rastrellamenti dei ghetti.
Aprì una fabbrica nel campo di concentramento di Plaszow e qui si rese conto della terribile tragedia che si stava compiendo.
Cominciò così a proteggere gli Ebrei che lavoravano nella sua fabbrica e quando fu ordinato di chiudere il campo di Plaszow e di trasferire tutti gli Ebrei ad Auschwitz, utilizzò tutti i suoi beni per salvare la vita a quante più persone possibili, trasferendoli a sue spese a Brunnlitz, una città della Cecoslovacchia, nel 1944.
Grazie a questo riuscì a salvare più di mille Ebrei.
Questa storia venne raccontata in un famoso film di Steven Spielberg: Schindler's list.
A conclusione della guerra, si trasferì con la moglie in Argentina, ma qui perse tutti i suoi soldi.
Tornato in Europa nel 1961, fu accolto con entusiasmo dai sopravvissuti dell'Olocausto in Israele e venne riconosciuto Giusto tra le Nazioni. Nel 1965 ricevette la Croce al Merito.
Morì a causa di un infarto nel 1974.

Ricerca a cura della IIIAL della Scuola Secondaria di Primo grado “A Fogazzaro” di La Salute di Livenza

giovedì 7 febbraio 2019

Art. 1. della Legge 30 marzo 2004, n. 92

   
 1. La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
    2. Nella giornata di cui al comma 1 sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono, inoltre, volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all'estero.
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