martedì 12 febbraio 2019

Giorgio Perlasca (1910-1992): "Io credo di aver fatto qualcosa di normale... "


Giorgio Perlasca nacque a Como il 31 gennaio 1910. Dopo qualche mese, la sua famiglia si trasferì a Maserà, in provincia di Padova per motivi di lavoro.
Negli anni Venti aderì al Fascismo e partì come volontario per l'Africa orientale e per la Spagna.
Tornato in Italia, prese le distanze dal Fascismo: non approvava, infatti, le leggi razziali entrate in vigore nel 1938, né l'alleanza con la Germania nazista.
Durante la seconda guerra mondiale, venne mandato come diplomatico nei Paesi dell'Est per comprare carne per l'esercito italiano.
Nel 1943 si rifiutò di aderire alla Repubblica di Salò e venne quindi imprigionato in Ungheria, in un castello riservato ai diplomatici.
Quando i tedeschi presero il potere, Perlasca riuscì a fuggire, si nascose presso conoscenti e poi trovò rifugio presso l'Ambasciata spagnola. Ottenne il passaporto spagnolo (con il nome di Jorge Perlasca) e cominciò a collaborare con l'ambasciatore Sanz Briz. Insieme cominciarono a consegnare salvacondotti per proteggere i cittadini ungheresi di religione ebraica dalla deportazione dei campi di sterminio
Quando l'ambasciatore lasciò Budapest per tornare in Spagna, Perlasca si finse il nuovo diplomatico e riuscì a salvare e proteggere 5.218 Ebrei ungheresi.
Dopo l'entrata in Budapest dell'Armata Rossa, Giorgio Perlasca tornò in Italia e tornò alla sua vita, non raccontando a nessuno quello che aveva fatto a Budapest.
Solo negli anni Ottanta, grazie a un gruppo di donne ebree ungheresi che erano vive grazie a Perlasca, il mondo conobbe questa storia e di come, fingendosi un ambasciatore spagnolo, egli era riuscito a salvare oltre 5.000 Ebrei.
Giorgio Perlasca ottenne il riconoscimento di Giusto tra le Nazioni.
Morì a Maserà il 15 agosto 1992.

Ricerca a cura della IIIAL della Scuola Secondaria di Primo grado “A Fogazzaro” di La Salute di Livenza

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