lunedì 11 febbraio 2019

-10 giorni al viaggio d'istruzione delle classi Terze: geni toscani


DANTE ALIGHIERI (Firenze 1265- Ravenna 1321): poeta dei poeti

Nacque nel 1265 in una Firenze vivace e fremente, governata da banchieri e mercanti. Veniva da una stirpe di affaristi, ma visse una vita differente: niente commerci ma lettere, niente affari ma pensiero, niente denaro ma letteratura. Lui è il padre del nostro modo di raccontare, il poeta dei poeti. La sua Divina Commedia è considerata il più grande capolavoro letterario del mondo!
Nel 1302 venne esiliato da Firenze per ragioni politiche, da allora non poté più tornare nella sua amata città. Morì di malaria a Ravenna, nel 1321.


LEONARDO DA VINCI  (Vinci 1452- Amboise 1519): inventore di mondi

Nacque a Vinci nel 1452. Trascorse l’infanzia in campagna dai nonni e ricevette un’educazione disordinata. Imparò a scrivere con la sinistra e alla rovescia: quello che scriveva poteva essere letto soltanto allo specchio. A diciassette anni si trasferì a Firenze e andò a bottega da Andrea del Verrocchio, noto artista dell’epoca. Leonardo scriveva tantissimo e inventò anche dei marchingegni prodigiosi: ordigni a vapore, opere idrauliche, strumenti musicali, macchine volanti…Dove tutti gli altri vedevano qualcosa di impossibile da realizzare, Leonardo invece vedeva un’idea di come realizzarlo. “Se puoi immaginare una cosa, puoi farla, - pensava. -Perché il destino ci vende tutto ciò che vogliamo e il solo prezzo che ci chiede è il nostro lavoro.”



MICHELANGELO BUONARROTI (Caprese 1475 - Roma 1564): gigante tormentato

Figlio di un padre violento e di una madre che morì presto, da bambino Michelangelo non aveva nessuna voglia di studiare. Lo interessava solo il disegno. A tredici anni se ne andò a Firenze (era nato a Caprese, vicino ad Arezzo) e cominciò a lavorare come apprendista presso un famoso artista dell’epoca, Domenico Ghirlandaio. Dopo un anno Michelangelo lasciò la bottega, poi Lorenzo de’ Medici lo accolse alla sua corte. Lorenzo si era accorto che quel giovane scapestrato aveva un talento eccezionale: aveva capito che la sua aggressività era solo “il guscio ringhioso di un’anima dolente”.

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