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martedì 28 gennaio 2025

27-28 gennaio: Narrazioni della Shoah

The Butterfly of Pavel Friedmann

In occasione della Giornata della Memoria, lunedì 27 gennaio e martedì 28 gennaio, gli alunni delle classi terze della Scuola Secondaria di I grado “Antonio Fogazzaro” hanno tenuto una serie di miniconferenze dal titolo “Narrazioni della Shoah”.

Gli studenti di terza hanno presentato ai compagni di prima e di seconda:

il Diario di Anna Frank
Se questo è un uomo di Primo Levi
Maus di Art Spiegelman

"La Costituzione Repubblicana, nata dalla Resistenza, ha cancellato le ignominie della dittatura. Ma non intende dimenticarle. Non vanno dimenticate.
Per questa ragione la memoria è un fondamento della Repubblica che si basa sui principi di uguaglianza, di libertà, di dignità umana, con il riconoscimento, pieno e inalienabile, dei diritti universali dell’uomo, di ciascuna persona. Contro la barbarie dell’arbitrio, della violenza, della sopraffazione."
Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla celebrazione del Giorno della Memoria 2021

domenica 14 gennaio 2024

25-26 gennaio: Storie di Memoria


In occasione della Giornata della Memoria, giovedì 25 gennaio e venerdì 26 gennaio, gli alunni delle classi terze della Scuola Secondaria di I grado “Antonio Fogazzaro” terranno una serie di miniconferenze dal titolo “Storie di Memoria”.

Gli studenti di terza presenteranno ai compagni delle prime e delle seconde, le biografie di:

mercoledì 25 gennaio 2023

27 gennaio: Giornata della Memoria

 dedicata ai Bambini di Terezín

di Martina Cioce

di Giacomo Battistutta

di Lorenzo Flaborea

di Alessandro Bozzetto

di Carlotta Calcinotto

di Andrea Camerotto

di Nicola Burin

di Regragrui Sofia

di Alessandra Scarabello

di Zoe Leo

di Valentina Scarabello

di Giulia Aurora Macario

di Diana Pianura

di Maila Bonini

di Achille Olah

di Melanie Bincoletto

di Andrea Moro

di Alessandro Rumiato

di Liam Piazza

di Tommaso Savian

di Giulia Bertin

di Daniel Boroleanu

di Matteo Fiorentino

di Simone Doretto

di Federico Ongaro

di Tommaso Casula

di Alessio Minuzzo

di Davide Savian

di Giulia Zanon

di Tommaso Moro

di Sebastiano Xausa

di AdrianoWojtaszek 

di Vanessa Donè

di Agnese Vio

di Matteo Barbetta

di Klea Ahmetaj

giovedì 3 marzo 2022

Ginettaccio: Giusto tra le Nazioni

Gino Bartali (Ponte a Ema, 18 luglio 1914 – Firenze, 5 maggio 2000), soprannominato Ginettaccio, iniziò a correre in bici a tredici anni. 

La sua carriera, così come quella dell'amico-rivale Fausto Coppi, venne interrotta dalla Seconda Guerra Mondiale, durante la quale Gino trasportò nella canna della bicicletta documenti falsi destinati ad alcuni ebrei per salvarli dalla deportazione. Nascose inoltre nella sua cantina una famiglia ebrea. Per queste ragioni nel 2013, Bartali fu stato dichiarato Giusto tra le nazioni.

Finita la guerra vinse numerose gare tra cui il Giro d'Italia nel 1946 e il Tour de France nel 1948.

Paolo Conte gli ha dedicato una canzone.

Per sapere qualcosa in più sulla vita di Gino Bartali, su RAI Play è disponibile la miniserie Gino Bartali: l'intramontabile.

mercoledì 13 gennaio 2021

“Ausmerzen: vite indegne di essere vissute” di Marco Paolini

Ausmerzen è una parola tedesca di origine contadina e significa “sopprimere”; infatti a marzo, prima della transumanza, i contadini sopprimono gli animali più deboli, quelli che rimangono sempre indietro rispetto al resto del gruppo. “Ausmerzen” fu la strada intrapresa dalla Germania nazista.

E non successe tutto all’improvviso. All’inizio, verso la fine della Belle Époque, l’eugenetica (ossia lo studio dei metodi volti al perfezionamento della razza umana) prese il sopravvento sulle coscienze delle persone e accadde che tutti gli individui che presentavano malformazioni genetiche ereditarie dovevano essere sterilizzati. Ciò accadeva negli Stati Uniti, nel Nord Europa e in Giappone.

Hitler prese come esempi questi paesi, ma con la crisi economica che c’era, lui volle fare qualcosa in più: sopprimerli. Così nel 1939 in Germania si smise di sterilizzare e si iniziò a eliminare tutte quelle vite considerate indegne di essere vissute. Così nacque l’Aktion T-4, il programma di eliminazione delle persone con handicap e malattie genetiche nella Germania Nazista.



lunedì 11 gennaio 2021

La Casa di Anna Frank al 263 di Prinsengracht Amsterdam

La Casa di Anna Frank, ad Amsterdam, è un museo allestito a partire dal 1960 al nr. 263 di Prinsengracht, ovvero in quella che fu l'abitazione dove rimasero nascosti per due anni la giovane ebrea tedesca Anna Frank e la sua famiglia, assieme ai Van Pels, durante l'occupazione nazista nei Paesi Bassi.

Visitando il sito del museo potrete fare un tour virtuale della casa, prima però conosciamo meglio Anna (cliccando sull'immagine partirà un video che racconta la sua storia).



martedì 28 gennaio 2020

Il nostro incontro con Ennio Trivellin, sopravvissuto al campo di concentramento di Mauthausen


Ennio Trivellin venne arrestato a sedici anni insieme a due compagni di classe perché stavano organizzando la lotta armata contro i nazifascisti (avevano un piccolo arsenale): erano partigiani.
Samuel Carta

Venne condotto prima in una specie di carcere delle SS in un palazzo veronese, poi venne deportato nel campo di concentramento di Bolzano e infine  a Mauthausen (Austria).
Carolina Ronchiato

Lui e gli altri prigionieri fecero il viaggio in carri bestiame, per diversi giorni, senza acqua, senza cibo, senza servizi igienici.
Gianmaria Presottin

Durante il tragitto due uomini riuscirono a scappare facendo un buco sul pavimento del carro... Ennio aveva pensato di scappare dallo stesso foro, ma dal momento che anche suo padre era in mano ai tedeschi e avrebbero potuto ucciderlo per questa sua fuga, rinunciò.
Irene Dal Tin

Ennio rimase a Mauthausen fino a quando il campo venne liberato dagli Americani, il 5 maggio 1945 (fu l'ultimo campo ad essere liberato).
Molin Lorenzo

I suoi compagni non tornarono mai più.
Karen Simondo 



Oggi Ennio (a 92 anni) ci ha raccontato "la vita" nel campo di Mauthausen.
Eleonora Brando

Dopo averlo ascoltato, ci siamo fatti un po' più un'idea di cosa possano esser stati realmente i campi di concentramento.
Silvia Fantinello

All'arrivo a Mauthausen i prigionieri venivano spogliati, gli veniva dato un pigiama a righe, degli zoccoli e venivano rasati (gli lasciavano una striscia di capelli più lunghi in mezzo alla testa per renderli subito riconoscibili in caso di fuga).
Lì erano destinati a morire di fatica, di fame e di sete...  
I deportati dormivano in baracche sovraffollate, piene di pidocchi.
Valentina Gaetani

I prigionieri di Mauthausen dovevano salire un'irregolare scalinata (186 scalini) con dei pesi sulla schiena... in molti non ci riuscivano; a volte erano inseguiti da cani che li sbranavano.
Tommaso Bortoluzzo

Nel campo il nome e cognome dei deportati divenne un numero: le persone non erano più persone, erano "pezzi".
Lodovico Vio

All'appello il numero veniva detto in tedesco, chi non rispondeva immediatamente veniva ucciso con un colpo di pistola alla nuca.
Sara Fantin



Ennio fin dal primo giorno di prigionia continuava a dirsi "Io ce la farò! Sopravviverò! Tornerò a casa!"
Manuel Roman 

Quando sono arrivati gli Americani, Ennio si è tolto il pigiama... era felicissimo, ma è stato ancora più felice quando, una volta, tornato a casa ha scoperto che tutta la sua famiglia era sopravvissuta.
Giosuè Carbonera

L'esperienza di Ennio è stata impressionante, assurda, incredibile...
Mohamed Mtira

...paurosa, triste, potente.
Sharon Gusso

Non dimenticheremo mai quello che ci ha raccontato oggi il signor Ennio!
Aurora Valeri

Ci ha tanto colpito la forza di questa sua testimonianza. Grazie Ennio!
Thomas Freguia 

Un grazie di cuore a Stella Nosella e la sua bambina dal nastro rosso, all'ANED, al Centro Polifunzionale Ca' Corniani, alla Casa Editrice L'orto della cultura, all'Associazione Peter Pan che hanno reso possibile questo importante incontro.

mercoledì 22 gennaio 2020

In ricordo della giovane tedesca di origine ebraica Anna Frank (1929 Francoforte sul Meno - 1945 Campo di concentramento di Bergen-Belsen)

Anna è il simbolo del ricordo. 
Il suo diario è uno dei libri più letti al mondo.

La famiglia di Anna, quando i nazisti presero il potere, dovette trasferirsi dalla Germania ad Amsterdam in Olanda.
Presto Anna, a causa delle nuove leggi sulla razza, non poté più frequentare la scuola o andare in bicicletta. Anche lei, come tutti gli altri ebrei, venne obbligata a portare sui vestiti una stella di stoffa gialla come segno di riconoscimento.
Il padre di Anna si accordò con alcuni operai della sua fabbrica affinché gli portassero i pasti al rifugio dove si nascose con la sua famiglia, quando iniziarono le deportazioni degli ebrei.
Anna sognava di fare la scrittrice; per il suo tredicesimo compleanno le avevano regalato un diario: per gli oltre due anni che rimase nascosta, lei annotò i suoi sentimenti e pensieri in quel diario.
Sfortunatamente la polizia nazista scoprì Anna e la sua famiglia: vennero deportati in campo di concentramento, dove Anna morì di tifo alcuni mesi più tardi.

Mohamed Mtira e Gioia Zia (IIIAL)


martedì 5 novembre 2019

Che cos'è un lipogramma?

Un lipogramma, dal greco lèipo = lascio; e gramma = lettera, è costituito da un testo in cui non può essere usata una determinata lettera. In pratica, si prende un testo normale e lo si riscrive sostituendo ogni parola che contiene la lettera proibita con un suo sinonimo che non la contiene. 

Ai giorni nostri il caso più noto e affascinante di testo lipogrammatico è La disparition (1969) di Georges Perec che fra l’altro ha scritto anche una breve storia del lipogramma. La disparition (in italiano "La scomparsa") è un romanzo di 320 pagine con circa 78.000 parole, scritto senza mai usare la lettera «e», la più ricorrente in francese e la più cara allo scrittore i cui genitori (père, mère) morirono tragicamente, il padre ucciso in guerra nel 1940 e la madre deportata a Auschwitz.


La trama
Il protagonista del romanzo, Anton Vokal, sogna di una scomparsa. A cosa si riferisce il suo sogno? Forse a un misterioso volume sparito dalla biblioteca senza lasciare traccia. O forse alla sua stessa scomparsa sulla quale indagherà l’investigatore Dupin, già protagonista della Lettera rubata di E. A. Poe. o, ancora, si riferisce alla scomparsa della lettera “e”, che nel romanzo non viene scritta nemmeno una volta. Oppure si riferisce alla moltitudine scomparsa, uccisa, sterminata dalla follia nazi-fascista durante la prima metà del secolo scorso. Può darsi che il titolo che Perec ha deciso di dare a questo appassionante giallo si riferisca a tutte le scomparse di cui l’autore ci parla attraverso un ricercato gioco letterario.

giovedì 2 maggio 2019

10° posto della nostra top ten dei libri letti quest'anno: "All'ombra del lungo camino" di Andrea Molesini


In un lager nazista uno zingaro e un ragazzo ebreo stringono amicizia e si confortano a vicenda, nonostante la fame e le crudeltà cui i loro aguzzini li sottopongono. 

Ma quando ai prigionieri viene ordinato di costruire un forno dall'imponente camino, diventa chiaro che non c'è più speranza...

martedì 12 febbraio 2019

Giorgio Perlasca (1910-1992): "Io credo di aver fatto qualcosa di normale... "


Giorgio Perlasca nacque a Como il 31 gennaio 1910. Dopo qualche mese, la sua famiglia si trasferì a Maserà, in provincia di Padova per motivi di lavoro.
Negli anni Venti aderì al Fascismo e partì come volontario per l'Africa orientale e per la Spagna.
Tornato in Italia, prese le distanze dal Fascismo: non approvava, infatti, le leggi razziali entrate in vigore nel 1938, né l'alleanza con la Germania nazista.
Durante la seconda guerra mondiale, venne mandato come diplomatico nei Paesi dell'Est per comprare carne per l'esercito italiano.
Nel 1943 si rifiutò di aderire alla Repubblica di Salò e venne quindi imprigionato in Ungheria, in un castello riservato ai diplomatici.
Quando i tedeschi presero il potere, Perlasca riuscì a fuggire, si nascose presso conoscenti e poi trovò rifugio presso l'Ambasciata spagnola. Ottenne il passaporto spagnolo (con il nome di Jorge Perlasca) e cominciò a collaborare con l'ambasciatore Sanz Briz. Insieme cominciarono a consegnare salvacondotti per proteggere i cittadini ungheresi di religione ebraica dalla deportazione dei campi di sterminio
Quando l'ambasciatore lasciò Budapest per tornare in Spagna, Perlasca si finse il nuovo diplomatico e riuscì a salvare e proteggere 5.218 Ebrei ungheresi.
Dopo l'entrata in Budapest dell'Armata Rossa, Giorgio Perlasca tornò in Italia e tornò alla sua vita, non raccontando a nessuno quello che aveva fatto a Budapest.
Solo negli anni Ottanta, grazie a un gruppo di donne ebree ungheresi che erano vive grazie a Perlasca, il mondo conobbe questa storia e di come, fingendosi un ambasciatore spagnolo, egli era riuscito a salvare oltre 5.000 Ebrei.
Giorgio Perlasca ottenne il riconoscimento di Giusto tra le Nazioni.
Morì a Maserà il 15 agosto 1992.

Ricerca a cura della IIIAL della Scuola Secondaria di Primo grado “A Fogazzaro” di La Salute di Livenza

Oskar Schindler (1908-1974): chiunque salva una vita, salva il mondo intero



Oskar Schindler nacque il 28 aprile 1908 in Moravia, che a quei tempi apparteneva all'Impero austro-ungarico.
Si diplomò presso un istituto tecnico, ma non riuscì a portare a compimento gli esami per entrare al College.
Si trasferì a Brno e intraprese diversi mestieri tra cui il parrucchiere.
Nel 1928 si sposò con Emilie Pelzl, figlia di un importante e benestante industriale. Dopo spostato, iniziò a lavorare per la Moravia Electrotechnic e prestò il servizio militare come caporale.
Nel 1931 venne assunto presso la Banca di Praga e qui lavorò per 7 anni. Nel frattempo divenne parte dei servizi segreti nazisti (dal 1936) e per questo venne arrestato e incarcerato per spionaggio dal governo ceco.
Nel 1939 divenne ufficialmente membro del partito nazista e cominciò a lavorare in Polonia. A Cracovia, nel 1942, fu costretto ad assistere con orrore ai rastrellamenti dei ghetti.
Aprì una fabbrica nel campo di concentramento di Plaszow e qui si rese conto della terribile tragedia che si stava compiendo.
Cominciò così a proteggere gli Ebrei che lavoravano nella sua fabbrica e quando fu ordinato di chiudere il campo di Plaszow e di trasferire tutti gli Ebrei ad Auschwitz, utilizzò tutti i suoi beni per salvare la vita a quante più persone possibili, trasferendoli a sue spese a Brunnlitz, una città della Cecoslovacchia, nel 1944.
Grazie a questo riuscì a salvare più di mille Ebrei.
Questa storia venne raccontata in un famoso film di Steven Spielberg: Schindler's list.
A conclusione della guerra, si trasferì con la moglie in Argentina, ma qui perse tutti i suoi soldi.
Tornato in Europa nel 1961, fu accolto con entusiasmo dai sopravvissuti dell'Olocausto in Israele e venne riconosciuto Giusto tra le Nazioni. Nel 1965 ricevette la Croce al Merito.
Morì a causa di un infarto nel 1974.

Ricerca a cura della IIIAL della Scuola Secondaria di Primo grado “A Fogazzaro” di La Salute di Livenza