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lunedì 12 maggio 2025

Incontro con la Storia: intervista a Giuseppe Franceschi

Venerdì 9 maggio 2025 il nostro Incontro con la Storia è stato con il signor Giuseppe Franceschi, originario di Gavinana (località vicina alla Linea Gotica), classe 1931.

Giuseppe ci ha veramente appassionato raccontandoci il suo vissuto. Parlando della scuola ai tempi del Fascismo ci ha detto: quando entravamo in classe si faceva il saluto al Duce e si cantavano gli inni a Mussolini. La maestra ci faceva fare aste e puntini, ma in realtà facevamo poco, lei pensava solo al fascismo, era una fanatica.  

Abbiamo ben compreso cosa sia un totalitarismo, quando ci ha descritto il sabato fascista. Io ero figlio della lupa. Indossavo pantaloni neri, camicia bianca, un fazzoletto bianco con una fascia. All’adunata dovevamo cantare “fischia il sasso, il nome squilla, il ragazzo fu d'acciaio e l'intrepido Balilla tra i giganti nella storia” e tante altre canzoni per Mussolini. 

Alla domanda Si ricorda l'entrata in guerra dell'Italia? Ci ha risposto:

Sì, fu un giorno terribile, mio padre mi disse “siamo entrati in guerra” e mi fece sentire alla radio (era l’unica del paese) il discorso di Mussolini: la gente applaudiva, era una cosa incredibile, erano tutti con lui.

Ci ha raccontato il terrore provato all’arrivo dei Tedeschi, dopo l’8 settembre 1943, e il terrore ancora più grande per gli aerei.

Quando passavano gli aerei, il cielo diventava nero. Diversi paesi vicino al mio vennero bombardati, il mio no, perché c’era un comando tedesco, ci venne anche Kesselring, un generale molto cattivo… poi ci venne pure il generale britannico Montgomery, quello che portava il cappello un po’ storto. 

Avevo paura anche dei tedeschi, ma meno che degli aerei, perché a noi ragazzi ci lasciavano stare. Invece dagli aerei ero terrorizzato: il solo rumore mi faceva star male.

Gli occhi  di Giuseppe sono diventati lucidi quando ci ha raccontato l’arrivo degli Americani

Una mattina i Tedeschi erano spariti e arrivarono gli Americani. Ero nell’orto dove il mio babbo coltivava le patate, i fagioli, l’insalata e dove tenevamo il maiale, le galline, i conigli… vidi gli aerei che volavano e sentii un forte rumore lungo la strada: erano gli Americani che arrivavano con le jeep. Sentii la liberazione, mi vien da piangere ancora a pensarci. [...] Ci tiravano le cioccolate, le gomme da masticare e si accamparono in paese, perché eravamo vicini alla Linea Gotica. Mi ricordo che facevano delle feste da ballo, con le musiche di Glenn Miller, Louis Armstrong che mi entrarono in testa. Prima non potevamo sentire la musica jazz perché Mussolini l’aveva proibita. Ancora oggi questa musica è una delle mie passioni.

La vita dopo la fine della guerra non era facile a Gavinana così Giuseppe decise di emigrare in Svizzera, dove gli Italiani non erano proprio accolti a braccia aperte.

Io sono stato voluto bene, perché mi comportavo bene, però c’era dell’astio nei confronti degli stranieri... Giocavo a calcio con una squadra di svizzeri e una sera si andò in un paese e vidi un cartello “vietato agli Italiani”... Quando mi sono sposato, mia moglie era già quattro cinque anni che era in Svizzera, si faticava a trovare casa perché tutti dicevano “non affittiamo agli Italiani” e noi ci comportavamo bene, lavoravamo lì, ci si era integrati, però eravamo sempre e comunque stranieri. Gli Svizzeri ci chiamavano con appellativi dispregiativi.

Poi per una serie di incroci della vita, Giuseppe è venuto a stare nel nostro paese ed è per questo che abbiamo avuto la possibilità di incontrarlo.

Durante l'intervista Giuseppe ci ha dato, anche, dei buoni consigli di vita: mai arrendersi, bisogna contare sulla vita... E poi bisogna darsi da fare, appassionarsi alle cose.

Il nostro incontro si è concluso chiedendogli un'impressione sulle guerre in corso e non c'è dubbio su come la pensi.

Fanno schifo. Ma questi capi di Stato non la guardano la televisione? Ai miei tempi non c’era la televisione, ma oggi loro li vedono i morti, vedono i bambini massacrati, non capiscono… Speriamo che questo Papa risolva qualcosa. Non è possibile assistere indifferenti ogni giorno a questo massacro di civili. La guerra è brutta, io ci sono passato, la guerra è molto brutta: ti trasforma, non vivi… bisogna combatterla in tutti i modi.

Grazie Giuseppe e grazie di cuore anche a Rita che ci ha aiutato ad organizzare questo bellissimo e indimenticabile incontro.

Classi Terze della Scuola Secondaria di I grado "Antonio Fogazzaro" di La Salute di Livenza

domenica 14 gennaio 2024

25-26 gennaio: Storie di Memoria


In occasione della Giornata della Memoria, giovedì 25 gennaio e venerdì 26 gennaio, gli alunni delle classi terze della Scuola Secondaria di I grado “Antonio Fogazzaro” terranno una serie di miniconferenze dal titolo “Storie di Memoria”.

Gli studenti di terza presenteranno ai compagni delle prime e delle seconde, le biografie di:

mercoledì 19 aprile 2023

Un libro per il 25 Aprile: I racconti della Resistenza



Sullo sfondo buio della guerra brillano le eccezionali imprese che anche bambini e ragazzi si possono ritrovare a fronteggiare. Come gli amici di "Ancora un giorno", che nella Milano del coprifuoco e dei razionamenti fanno i messaggeri per la Resistenza. Come Riccardo, che in "Io ci sarò" percorre avventurosamente mezza Italia per ritrovare la sua famiglia, perseguitata in quanto ebrea, e si unisce ai partigiani. E come Lapo, che nella storia vera "Il Rogo di Stazzema" è uno dei pochi sopravvissuti e può raccontare di come i nazisti hanno braccato sui monti e sterminato centinaia di persone inermi, sfollate nella "zona bianca" vicino a Lucca.

Storie di coraggio e di solidarietà umana, perché la libertà va conquistata tutti assieme.


venerdì 10 febbraio 2023

Consiglio di lettura per il Giorno del Ricordo

Nel 1945, quando suo padre scompare, inghiottito nelle spaventose voragini carsiche, Egea è solo una bambina. Ancora non sa che a breve inizierà la sua vita di esule, che la costringerà a lasciare la sua terra e ad affrontare un futuro incerto, prima in Sardegna, poi a Bolzano, accudita da una zia che l'amerà come una figlia. La geografia del cuore di Egea Haffner avrà però sempre i colori, gli odori e i suoni di Pola, la sua città. Ed è una geografia che custodisce la sua storia personale, ma è anche parte della nostra vicenda nazionale: nella sua memoria si riflette il dramma di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo di istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra. Il suo racconto tiene accesa la luce della memoria e si fa simbolo della storia di chiunque ancora oggi sia costretto a lasciare la propria casa.

giovedì 3 marzo 2022

Ginettaccio: Giusto tra le Nazioni

Gino Bartali (Ponte a Ema, 18 luglio 1914 – Firenze, 5 maggio 2000), soprannominato Ginettaccio, iniziò a correre in bici a tredici anni. 

La sua carriera, così come quella dell'amico-rivale Fausto Coppi, venne interrotta dalla Seconda Guerra Mondiale, durante la quale Gino trasportò nella canna della bicicletta documenti falsi destinati ad alcuni ebrei per salvarli dalla deportazione. Nascose inoltre nella sua cantina una famiglia ebrea. Per queste ragioni nel 2013, Bartali fu stato dichiarato Giusto tra le nazioni.

Finita la guerra vinse numerose gare tra cui il Giro d'Italia nel 1946 e il Tour de France nel 1948.

Paolo Conte gli ha dedicato una canzone.

Per sapere qualcosa in più sulla vita di Gino Bartali, su RAI Play è disponibile la miniserie Gino Bartali: l'intramontabile.

giovedì 22 aprile 2021

In nome della Libertà: Isetto Buoso e Bruno Salvadori

Isetto Buoso fu trucidato per non aver 
detto i nomi dei compagni.

Oltre a Franco Zanon, Isiglò Selci, Bruno Tamanini, vanno aggiunti altri due partigiani, del battaglione "Peruch", alla lista dei caduti: Isetto Buoso (nato il 6.11.1915) e Bruno Salvadori (nato il 7.8.1919).

Vennero catturati a La Salute il pomeriggio del 25 aprile 1945, portati al comando tedesco presso l'amministrazione Romiati dove, nella notte tra il 25 e il 26 aprile, furono interrogati affinché rivelassero i nascondigli dei loro compagni. Al loro rifiuto di collaborare furono pestati a sangue, gli vennero strappate le unghie delle mani e dei piedi, furono infilzati con dei ferri roventi e gettati in un canale.

I loro corpi furono ripescati alcuni giorni dopo.

La ragione di tanta ferocia e accanimento da parte dei tedeschi probabilmente era dovuta al fatto che avevano scoperto che Bruno Salvadori aveva fatto il doppio gioco: sino a qualche giorno prima era stato infatti uno dei loro interpreti.

Bruno Salvadori aveva lavorato anche per la Todt di Caorle
per avere quella libertà di movimento necessaria a fare il partigiano


lunedì 19 aprile 2021

In nome della Libertà: Bruno Tamanini

La folla al funerale di Franco Zanon, Isiglò Selci, Bruno Salvadori, Isetto Buoso, 
Bruno Tamanini
 e Antonio Defendi (di 14 anni, morto in seguito allo scoppio di una bomba a farfalla)

Anche Bruno Tamanini, nato il 24 settembre 1921, fu colpito da una raffica di mitra al capo mentre si trovava in un posto di blocco sopra il ponte di Valle Salici, in località San Giorgio. La vicenda umana di questo partigiano, che apparteneva al battaglione "Boatto", è particolarmente significativa poiché - fuggito dalla prigionia dei tedeschi - trovò la morte combattendo per la liberazione di un paese che non era quello che gli aveva dato i natali. Bruno Tamanini era un giovane di Borgo Valsugana - in provincia di Trento - che, arruolatosi nei carabinieri nel 1940, allo scoppio della guerra era stato mandato in Grecia, dove nell'ottobre del 1943, fu fatto prigioniero dalle truppe tedesche e dalle stesse internato in Germania. Ricoverato all'ospedale di Klagenfurt (Carinzia) per malattia, fuggì nel giugno 1944. Dopo essersi rifugiato per un certo periodo in campagna e a casa, partì per destinazione ignota, fino all'arrivo a San Stino, dove si aggregò alle formazioni partigiane locali con il nome di battaglia "Giulio Valica". Quest'ultimo fu il nome con cui tenne la corrispondenza con la sua famiglia fino al 25 marzo 1945.

venerdì 16 aprile 2021

In nome della Libertà: Isiglò Selci

Isiglò Selci in divisa prima dell'8 settembre

Lo stesso giorno in cui morì Franco Zanon, nei pressi del comando tedesco a San Giorgio fu colpito a morte anche Isiglò Selci, un altro partigiano unitosi al battaglione "Peruch" all'indomani dell'8 settembre, di ritorno dal fronte slavo.

Dopo la morte di Franco Zanon, Isiglò si era diretto all'attacco del comando tedesco, ma una granata lo aveva colpito in pieno. 

Era nato l'11 novembre 1914. 

In paese era noto con il nome di Iglò. Il suo non era in effetti un nome facile da ricordare: glielo aveva scelto il padre, in ricordo di un colonello con il quale aveva combattuto al fronte durante la prima guerra mondiale.

giovedì 15 aprile 2021

In nome della Libertà: Franco Zanon

Franco Zanon - nato il 26 agosto 1920 - era il comandante del battaglione "Peruch". Noto con il nome di battaglia "Friso" ("Achille" secondo altre fonti) perse la vita in occasione di uno scontro violento contro una squadra di tedeschi avvenuto la mattina del 26 aprile 1945, in località Borghetto di La Salute di Livenza. 

"La sera precedente Franco era uscito dal rifugio verso le sei di sera - ha raccontato la sorella Norma - perché aveva ricevuto l'ordine di fare una certa azione. L'ordine lo aveva ancora nel taschino quando è morto. Uscendo dal rifugio si era trovato di fronte due tedeschi che aveva affrontato e disarmato. Uno dei due però era riuscito a scappare ed era andato a chiamare rinforzi. 

Se Franco gli avesse sparato probabilmente si sarebbe salvato, ma mio fratello [...] sapeva che se avesse ammazzato un tedesco ci sarebbe stata una rappresaglia. 

[...] Dopo esser stato ferito a morte fu lasciato per qualche giorno nel pagliaio in cui era stato ammazzato."

Per una strana beffa del destino, coloro che, come Franco, sono stati definiti i "martiri" di La Salute, hanno trovato la morte proprio tra il 25 ed il 26 aprile, date in cui erano già stati decisi i vincitori ed i vinti di una guerra ormai conclusa.

da "San Stino - tra storia e memoria" a cura di Lucia Antonel

La Resistenza

Nell'ottobre del 1922 il re d'Italia aveva nominato presidente del Consiglio dei Ministri Benito Mussolini, capo del Partito Nazionale Fascista, un partito che utilizzava la violenza (compresi gli assassinii) per farsi valere e che disprezzava la democrazia.

Nella seconda metà degli anni trenta Mussolini si alleò con la Germania governata dal partito nazista di Adolf Hitler e iniziò la persecuzione degli ebrei italiani.

Nel giugno del 1940 anche l'Italia entrò nella seconda guerra mondiale, iniziata nel settembre precedente. Nel conflitto si fronteggiarono da un lato il gruppo di paesi guidati da Germania, Italia, Giappone e dall'altro gli Alleati, ossia dapprima Regno Unito, Francia, poi anche l'URSS e gli Stati Uniti d'America.

Dopo i primi successi, la guerra per l'Italia si mise male. Il 25 luglio 1943 il re e alcuni fascisti deposero e imprigionarono Mussolini. Il governo iniziò trattative segrete con gli Alleati. Nel frattempo Hitler trasferì molte truppe in Italia per contrastare la rapida avanzata angloamericana in Sicilia.

L'armistizio tra Regno d'Italia e Alleati fu annunciato per radio l'8 settembre 1943. I tedeschi occuparono tutte le principali città del centro-nord Italia, prendendo il controllo di stazioni ferroviarie e caserme, e liberarono Mussolini. Egli ricostituì il partito fascista e uno stato dittatoriale, cui dette il nome di Repubblica Sociale Italiana.

Nei territori non ancora liberati, al centro e al nord, i prigionieri antifascisti venivano uccisi con torture e rappresaglie collettive, gli ebrei venivano arrestati e deportati nei campi di sterminio, i generi alimentari erano sempre più scarsi e troppo costosi.

Il questa situazione si sviluppò la Resistenza.

Gli uomini e le donne che parteciparono alla Resistenza si chiamavano partigiani.

Alcuni operarono nelle squadre e nei gruppi di città, assaltando i depositi di armi, organizzando attacchi a obiettivi militari e politici. I più salirono in montagna e costituirono bande e formazioni partigiane, che sabotarono ponti e tralicci, assaltarono carceri per liberare prigionieri politici, ebbero scontri a fuoco con il nemico.


La Resistenza si occupò anche della vita civile, compresa l'organizzazione degli ammassi, ossia la raccolta e la distribuzione alla popolazione di prodotti agricoli, in modo che tutti avessero il necessario per vivere. Una parte dei rifornimenti alle bande fu paracadutata da aerei alleati , che effettuavano lanci preannunciati da messaggi in codice trasmessi dall'emittente inglese in lingua italiana Radio Londra.

Tra i civili ci furono inoltre molti episodi di "Resistenza civile", ossia tutte quelle forme di opposizione "disarmata" all'oppressione fascista e nazista: nascondere un prigioniero alleato fuggito dalla prigionia, stampare carte d'identità false per gli ebrei in clandestinità, distribuire volantini per informare la popolazione, ascoltare e divulgare notizie di Radio Londra. I contatti tra i vari settori della Resistenza erano spesso tenuti dalle staffette che, a piedi o in bicicletta, portavano messaggi, comunicazioni, talvolta armi o cibo e che rischiavano l'arresto e la condanna a morte, qualora scoperte.

Nell'Aprile 1945 l'esercito alleato raggiunse il settentrione; il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia proclamò l'insurrezione generale; i partigiani scesero dalle montagne e assieme alle squadre cittadine liberarono da soli Genova, Torino e Milano.

Fascismo e occupanti tedeschi furono sconfitti.

Il 25 aprile 1945 è la data simbolica e ufficiale della Liberazione.

Di essa noi tutti siamo figli.

giovedì 1 aprile 2021

Pablo Picasso (Malaga, 25 ottobre 1881 – Mougins, 8 aprile 1973) e Guernica

Pablo Picasso nacque a Malaga, ma in gioventù si trasferì in diverse città spagnole, per il lavoro del padre, l'insegnante d'arte, José Ruiz Blasco.

Pablo già da piccolissimo dimostrò di aver un grande talento, per cui ebbe un'educazione artistica.

La sua famiglia si stanziò definitivamente a Barcellona, dove Pablo tenne la sua prima mostra personale al Els Quatre Gats, ritrovo di artisti e poeti.

Nel 1900 si recò a Parigi, come tutti i grandi artisti del tempo, e si lasciò trascinare dal fermento culturale della capitale francese.

Tornato in Spagna, iniziò il suo cosiddetto "periodo blu", caratterizzato da opere che raffiguravano soggetti tristi e malinconici, dipinti con tutte le sfumature bel blu. Questo colore, spiegò Picasso, era quello del suo stato d'animo di allora, dovuto alla morte suicida dell'amico Casagemas.

Picasso decise di tornare a Parigi e lì iniziò il "periodo rosa", caratterizzato da quadri più allegri che ritraevano acrobati, ballerini... Questo periodo fu seguito da quello "africano", in cui Picasso trasse ispirazione, per i suoi quadri, dalle maschere rituali africane .

Insieme a George Braque, Picasso fu il fondatore del Cubismo.

Mentre stava per scoppiare la Seconda guerra mondiale, i nazisti bombardarono la Spagna e in particolare rasero al suolo un villaggio basco chiamato Guernica. Da questo tragico fatto, Pablo realizzò un'opera grandiosa e fortemente drammatica, utilizzando solo i toni del grigio.

Guernica diventò una denuncia all'orrore, alla crudeltà e all'ingiustizia delle guerre. Il quadro (3,49 m x 7,77 m) fu presentato all'Esposizione Universale di Parigi del 1937.

Si dice che alcuni ufficiali nazisti, in visita all'Esposizione, chiesero a Picasso: "Avete fatto voi questo orrore?"

"No"- rispose Picasso alludendo al bombardamento e alla distruzione provocata dagli aerei tedeschi - "E' opera vostra."

Così come non temeva di mettersi alla prova con la sua arte, non aveva paura di dire la verità.

Pablo non smise mai di lavorare e di sperimentare. Lo fece fino all'ultimo suo giorno di vita, l'8 aprile 1973. Quando morì aveva novantadue anni.




lunedì 29 marzo 2021

Sigmund Schlomo Freud (Freiberg, 6 maggio 1856 – Hampstead, 23 settembre 1939) e la psicanalisi

Sigmund Schlomo Freud fu il medico ebreo che ideò la psicanalisi.

Partendo dall'interpretazione dei sogni elaborò la teoria dell'inconscio (un luogo sconosciuto della mente) dove sono sepolti ricordi traumatici  e istinti insospettati, eliminati dalla coscienza, capaci di condizionarci contro la nostra volontà. 

Questi istinti e questi ricordi causano malattie e agitazione nella nostra mente.


Freud fu costretto a trasferirsi da Vienna a Londra nel 1938, a causa dell'annessione dell'Austria, da parte della Germania nazista.


sabato 20 marzo 2021

Robert Capa (Budapest, 22 ottobre 1913 – Tay Ninh, 25 maggio 1954) e la guerra

Robert Capa é stato un abile e importante fotografo del '900. 

Faceva parte di una famiglia ebrea di Budapest, proprietaria di una avviata a casa di moda. 

A diciassette anni venne arrestato per le sue simpatie comuniste . 

Uscito di galera, andò a Berlino, con la speranza di diventare un giornalista, ma per mantenersi dovette intraprendere la strada della fotografia nell'agenzia Dephot di Simon Guttmann.

 A causa dell'avvento del nazismo, Capa dovette lasciare Berlino. 

Nel 1935 a Parigi Capa conobbe Gerda Taro, una giornalista e fotografa ebrea tedesca, che diventerà la sua compagna. 

Nel 1936 entrambi decisero di seguire sul campo gli sviluppi della Guerra Civile Spagnola.

Capa  pubblicò allora la foto che lanciò la sua carriera. Essa ritrae un soldato con la camicia bianca, che viene colpito da un proiettile. La foto, scattata a Cordova, esprime bene la crudeltà della guerra. 

Divenuti famosi per questa foto, Gerda e Robert fondarono un loro marchio: Capa-Taro.

Poi successe una disgrazia. Gerda morì il 26 luglio del 1937 a Madrid, travolta da un carro armato amico, che per sbaglio la investì. 

Capa, addolorato, pubblicò un libro intitolato: Death in Making che contiene anche le fotografie scattate da entrambi nella guerra di Spagna. 

Robert continuò a fare il fotografo di guerra. In Sicilia, allo sbarco degli Alleati, incontrò un giovanissimo e allora sconosciuto Andrea Camilleri.

Il famoso scrittore, in diverse interviste, raccontò questo incontro, avvenuto davanti a un duello tra un aereo tedesco e uno americano, che Capa documentò con un sacco di foto. 

Camilleri capì, solo da adulto, che quel fotografo era il noto Robert Capa.

Nel seguire la Liberazione della Sicilia, Capa fece un'altra delle sue famose foto: il pastore e il soldato.

Nel 1944 Capa fotografò anche lo sbarco in Normandia. Per sfortuna molte di quelle foto andarono "perse" al momento dello sviluppo, ma qualcuna, anche se fuori fuoco, sopravvisse.

Nel 1947 a New York, Capa e altri fotografi fondarono l'agenzia Magnum, una delle più grandi agenzie fotografiche al mondo.

Robert era molto conosciuto anche per il suo coraggio e la sua temerarietà, che purtroppo lo portarono alla morte: in Vietnam, per scattare una foto, appoggiò il piede su una mina che lo fece saltare in aria.

Roberto IIIBL


giovedì 18 marzo 2021

Sophie Scholl (Forchtenberg, 9 maggio 1921 – Monaco di Baviera, 22 febbraio 1943) e la Rosa Bianca

Sophie Scholl nacque il 9 maggio 1921 a Forchtenberg in Germania. Nel 1932 si trasferì a Ulm dove il padre lavorava. All'età di 12 anni Sophie e il fratello maggiore Hans "si iscrissero" alla gioventù hitleriana, e sfilarono persino in corteo per Hitler. 

Più grandi scoprirono le cose terribili che facevano i nazisti, in particolare lo sterminio di massa degli Ebrei. 

Il loro padre li aveva messi in guardia da subito su Hitler.

Nel 1940 Hans andò per sei mesi a prestare servizio nel fronte orientale. Sophie nel frattempo insegnò in un asilo. 

Sophie si iscrisse alla facoltà di filosofia dell'università Ludwig Maximilian di Monaco di Baviera, dove il fratello già studiava medicina. 

Lei e Hans diventarono membri della Rosa Bianca, un gruppo antinazista. Loro sparsero dei volantini contro Hitler nella loro università, lanciandoli dalla balaustra dell'ultimo piano, assicurandosi che nessuno li vedesse.

Sophie e Hans vennero arrestati proprio mentre lanciavano il sesto volantino.

Loro, insieme ad un altro membro della Rosa Bianca Christoph Probst, furono condannati alla ghigliottina il 22 febbraio 1943.

Dal 18 al 21 febbraio i tre ragazzi vennero interrogati pesantemente affinché facessero le spie e dicessero i nomi degli altri componenti del gruppo. I tre non tradirono i loro compagni e si addossarono ogni responsabilità in merito alla stesura e al lancio dei volantini.

Come ricorda Franz Joseph Müller, uno dei membri della Rosa Bianca, "Sophie Scholl era il membro più forte e attivo del gruppo".

Marco IIIBL

Teresa Mattei (Genova 1/02/1921 – Pisa 12/03/2013) e la Costituzione Italiana

Teresa Mattei, poco più che ventenne, divenne una combattente partigiana. Un giorno, insieme ad un suo compagno partigiano fece esplodere un tunnel in cui i tedeschi tenevano le armi. Lei mise una bomba ad un’imboccatura del tunnel, il suo amico all’altra. Mentre correva via guardò indietro e vide l’amico inciampare, capì che non ce l’aveva fatta. I tedeschi l’avevano vista, perciò prese la sua bicicletta e cominciò a pedalare fino alla sua università, un posto sicuro in cui la conoscevano. Parcheggiò la bici in un punto del giardino e corse dal suo insegnante dicendogli che i tedeschi la stavano raggiungendo. Il professore avvisò velocemente i colleghi dicendo loro di simulare la commissione di laurea. Teresa iniziò ad argomentare la sua tesi in lettere e filosofia. Ad un certo punto, senza bussare, entrarono i tedeschi chiedendo ai presenti se avessero visto una ragazza in bicicletta. Il professore, calmo, disse che non avevano visto nessuno e se gentilmente potessero andarsene poiché nonostante ci fosse la guerra, la laurea rimaneva comunque un evento importante. Per fortuna i tedeschi non l’avevano vista bene ed il rossore sulle guance, dovuto alla corsa, se n’era ormai andato.

Dopo che i tedeschi andarono via, il professore disse di continuare la discussione in caso i soldati fossero tornati indietro a controllare. Così Teresa continuò: i professori facevano le domande e lei rispondeva.

Dopo aver finito l’esposizione il professore disse che, se i colleghi fossero stati d’accordo, lei avrebbe potuto laurearsi proprio quel giorno, perché, nonostante la situazione, era riuscita a fare un ottimo discorso. Così dopo aver avuto il consenso degli altri professori, Teresa prese la laurea in lettere e filosofia all’università di Firenze. Uscita dalla stanza un ragazzo fascista, non dichiarato, le disse che la sua laurea non sarebbe servita a nulla perché le donne servivano solo a fare figli e che, se avessero lavorato, avrebbero, avuto meno tempo per badare ai bambini. Lei rispose che la sua laurea sarebbe rimasta, mentre i fascisti sarebbero scomparsi.

Dopo la guerra Teresa fu chiamata a partecipare all’assemblea costituente. Tutt’ora lei è riconosciuta come madre dell’articolo 3 della Costituzione Italiana, quello che afferma l’uguaglianza di tutti, uomini e donne, di fronte alla legge.

Emilia IIIBL

mercoledì 17 marzo 2021

Sadako Sasaki (7.01.1943 Hiroshima -25.10.1955 Hiroshima) e le sue gru

Sadako Sasaki sopravvisse alla bomba nucleare sganciata il 6 agosto 1945 su Hiroshima, ma mori giovanissima a causa delle radiazioni.

Sadako, nonostante fosse stata "vicina" al luogo in cui era caduta la bomba, crebbe in salute fino all' età di undici anni.

Un giorno nel 1954, mentre partecipava ad una gara di corsa, svenne. 

Le venne diagnosticata una grave leucemia. 

La sua migliore amica le raccontò una leggenda secondo la quale chi realizzava  mille gru di carta

(con la tecnica origami) avrebbe potuto esprimere un desiderio che si sarebbe realizzato.

Sadako fece milletrecento gru di carta, ma il suo sogno di guarire fu infranto il 25 ottobre 1955.

Nel parco memoriale di Hiroshima è stata realizzata una statua raffigurante Sadako Sasaki che tende una gru d'oro verso il cielo.




Jonathan IIIBL


martedì 16 marzo 2021

Hannah Arendt (14.10.1906 Hannover - 4.12.1975 New York) e "la banalità del male"


Hannah Arendt nacque il 14 Ottobre 1906 ad Hannover. Fin da giovane era appassionata di filosofia e politica, per questo si iscrisse alla facoltà di filosofia. Hannah nacque in un una famiglia ebrea borghese benestante. Nel 1933 scappò a Parigi, in seguito all'ascesa di Hitler in Germania, e lì collaborò con delle organizzazioni che aiutavano i bambini ebrei che scappavano dai campi di concentramento. Anche Hannah finì in uno di questi rimanendo prigioniera per diversi giorni, ma riuscì a fuggire approfittando di un litigio tra guardie.

Nel 1940 Hannah emigrò in USA.

Giunta a New York si dedicò alla scrittura. Le sue opere più famose sono Le Origini del Totalitarismo e La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme .

Adolf Eichmann è stato un criminale nazista. Hannah ne seguì il processo tra il 1960 e il 1962 a Gerusalemme, in qualità di giornalista corrispondente.

Eichmann tentava di discolparsi dicendo che lui eseguiva gli ordini dei suoi superiori: venne dichiarato colpevole e condannato a morte per impiccagione nel 1962.

Lorenzo B. IIIBL

mercoledì 10 febbraio 2021

Giorno del ricordo a Trieste

Oggi, 10 febbraio, in occasione del Giorno del Ricordo, "siamo andati " a Trieste.
Attraverso filmati, testimonianze, racconti e visite guidate al Monumento Nazionale di Basovizza e al Magazzino 18, abbiamo conosciuto un po' meglio la triste storia dell’esodo degli istriani, giuliani e dalmati.
Per saperne di più cliccate sulla foto.