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martedì 20 maggio 2025

Giornata della legalità

In occasione della Giornata della legalità, gli alunni della Scuola Secondaria di I grado "Antonio Fogazzaro" hanno lavorato su Peppino Impastato, Lea Garofalo e Giuseppe Di Matteo.

I ragazzi hanno realizzato tre cartelloni che, mercoledì 21 maggio alle ore 9.00, verranno appesi sulle porte dell'entrata della Delegazione comunale, in modo tale che chiunque passeggi per il centro possa leggere le biografie di queste tre vittime di mafia.

L'intento è quello di rendere ancora più forte il nostro DISSENSO verso tutte le mafie.

giovedì 3 marzo 2022

Il rapimento di Giuseppe Di Matteo ad opera della mafia

Era il ventitré novembre del 1993, un pomeriggio.

Il sole era ancora alto nel cielo e scaldava la terra brulla di fine estate; i raggi illuminavano il maneggio riflettendo le ombre di Giuseppe e del cavallo che si stavano esercitando su una nuova esecuzione. Il lieve venticello muoveva le chiome verdi degli alberi che ancora non si erano dipinte dei colori autunnali. Terminata la lezione di equitazione il ragazzo riportò il cavallo nel box; gli strigliò la folta criniera  e gli accarezzò il morbido pelo marrone mentre il quadrupede si riprendeva mangiando del fieno. Una macchina arrivò e frenando nella strada di sassi, sollevò un grande polverone che la nascose per qualche istante.

Giuseppe era ancora assieme al cavallo, quando una voce rimbombò nella stalla pronunciando il suo nome: “Giuseppe, vieni. Ti porto da papà”. Era un uomo, indossava una divisa con la pettorina della DIA (l’uomo apparteneva alla direzione investigativa antimafia). Il volto di Giuseppe si illuminò sentendo queste parole: l’enorme sorriso apparso sul suo viso gli fece spuntare delle fossette sulle guance e gli occhi lucidi sembrava che urlassero pieni di gioia: “Arrivo papà!”. Procedette di qualche passo per raggiungere l’uomo, che lo aspettava alla porta. Le sue gambe si muovevano a fatica per l’emozione: sembrava avessero un peso legato alle caviglie, che però non era abbastanza potente per farlo fermare. L’uomo gli poggiò una mano sulla spalla rigida, quasi immobile, e lo guidò fino all’auto.

Altri tre uomini lo aspettavano seduti con un’espressione maliziosa stampata sul volto. Giuseppe vide compiere delle strane e sospettose azioni da loro e iniziò ad allarmarsi. Uno dei quattro, seduto sul sedile anteriore, portò la mano fuori dal finestrino e staccò il lampeggiante dalla cappotta dell’auto; dopodiché si tolse la pettorina e la passò a un altro seduto dietro. Quest’ultimo la strinse in un pugno e con l'altra mano si portò l’indice alla bocca e disse al ragazzo di stare in silenzio. Spaventato, Giuseppe spostò lo sguardo dall’uomo, che sicuramente non era un poliziotto, incrociandone però, sullo specchietto, un altro ancora più cattivo. 

Qualche ora dopo si era fatta sera e le strade erano illuminate solo dai lampioni e dalle luci delle case. Adesso l’auto era parcheggiata con il povero ragazzo nel bagagliaio. I mafiosi stavano discutendo tra loro come se Giuseppe fosse solo un oggetto di commercio. Uno di loro si avvicinò all’auto aprendo il bagagliaio, afferrò il capo della lunga catena che teneva prigioniero il ragazzo e cominciò a tirarla passandosela da una mano all’altra.

Il forte tintinnio che faceva quando sbatteva nell’auto, graffiandone la vernice, faceva intuire quanto dolorose e pesanti fosse. La gioia e l’euforia di Giuseppe di poter rivedere il padre si erano trasformate nel terrore di morire. Le urla di sofferenza del ragazzo erano soffocate dalla benda di stoffa che le trasformava in mugolii…

Due anni dopo, l’undici gennaio 1996, i mafiosi decisero di liberarsi del ragazzo soffocandolo e sciogliendone il corpo nell’acido.

Veronica Manzatto  IIIDS

La mafia, conoscerla per combatterla

 

La mafia è una organizzazione che comanda il territorio in cui si trova, tramite azioni criminali. In Italia si trovano molti tipi di mafie: a Napoli troviamo la Camorra, in Calabria l’Ndrangheta e in Sicilia Cosa Nostra. Ogni clan ha il proprio boss. Egli comanda tutte le attività illecite e viene chiamato molte volte con l’appellativo di “Don”. 

La mafia però è diversa dai comuni delinquenti, essa comanda la vita quotidiana delle persone e tramite usure ed estorsioni mette in difficoltà i cittadini e le loro attività. A causa di ciò per esempio alcuni imprenditori  non riescono a permettersi il proprio negozio e talvolta la propria casa. La mafia è famosa anche per alcune azioni eclatanti, come l’esplosione di Capaci, l’esplosione di Via D’Amelio e l’uccisione del piccolo Giuseppe, sciolto nell’acido. 

I più celebri modelli di eroi antimafia sono stati tutti uccisi dalla mafia, ma sono ricordati per il loro coraggio e per la loro determinazione a pulire l’Italia da questi rifiuti. Uno dei più famosi, o forse il più famoso, è stato Giovanni Falcone, un magistrato che insieme al pool-antimafia costituì il primo megaprocesso contro Cosa Nostra e riuscì a mettere dietro le sbarre centinaia di mafiosi. Un altro dei più conosciuti è Giuseppe Impastato, giornalista e conduttore radiofonico che attraverso manifestazioni e articoli combatté contro la mafia e fece capire alle altre persone quale fosse la verità.

Anch’io ho delle proposte contro la mafia: non bisogna avere paura e, anzi, si deve denunciare questi atti, iniziando a parlarne prima di non accorgersi più di niente. 

 Riccardo Vidal III DS

giovedì 18 marzo 2021

Lea Garofalo (24.04.1974 Petilia Policastro - 24.11.2010 Monza) e la figlia Denise

Lea e Denise Garofalo sono rispettivamente una madre e una figlia. Lea era nata nel 1974 a Petilia Policastro in una famiglia molto nota per lo spaccio di droga. Sin da quando era piccola voleva andarsene da quel posto, sperava che il mondo fuori da lì fosse diverso. Un giorno si innamorò di Carlo Cosco. Anche lui sembrava innamorato, ma in realtà voleva arrivare alla sua famiglia per entrare nel giro dello spaccio di droga. Loro due non si sposarono ma, nel 1991, ebbero una figlia di nome Denise. Subito dopo la sua nascita si trasferirono a Milano per potere espandere “l’attività”. Andarono lì insieme ai fratelli di Lea. Quando Carlo riuscì ad arrivare ad avere più controllo sullo spaccio, diventò sempre più cattivo e violento con Lea.

Un giorno quest’ultima disse a Carlo che non voleva più vivere e far vivere Denise in quella situazione e che voleva andarsene. Carlo si infuriò e iniziò a picchiarla. Un giorno arrivò la polizia che portò in questura Carlo e i fratelli di Lea per fargli delle domande. Lea colse l’occasione per scappare. Nel 2002 lei e sua figlia entrarono in un programma di protezione come testimoni di giustizia ma nel 2006 furono espulse con l’accusa di essere complici. Nel 2007 poi riuscirono a rientrare nel programma grazie al Consiglio di Stato. Con l’aiuto di questo programma si rifugiarono a Campobasso e tutto sommato vivevano bene. Lea, poco prima di morire, decide di fidarsi di nuovo del padre di sua figlia e gli chiede i soldi per il suo futuro.

Allora si incontrano in un quartiere di Monza. Carlo uccise Lea e la sciolse nell’acido per sbarazzarsi del suo corpo.

Ciò che rimaneva del corpo fu trovato un anno dopo. 

Denise andò a testimoniare contro il padre e rientrò in un programma di protezione, nel quale si trova ancor oggi.

 I funerali di Lea si svolsero il 19.10.2013 a Milano, a lei fu dedicato un giardino in viale Montello. 

Al funerale partecipò anche l’associazione LIBERA contro le mafie. 

Denise non poté partecipare per ragioni di sicurezza ma salutò la madre in diretta telefonica con questa frase: ”Tutto quello che è successo è stato per il mio bene, non smetterò mai di ringraziarti, grazie mamma”. 

Lea viene ricordata il 21 Marzo, come tutte le altre vittime della mafia.

Greta IIIIBL

venerdì 2 ottobre 2020

Tre storie di speranza

Per la Maratona di lettura IL VENETO LEGGE abbiamo letto:

Verso la Merica di Vanna Cercenà: storia di Gina, una piccola migrante veneta dei primi del Novecento.

disegno di Aurora Stoppa

Svizzera vuol dire salvezza di Anna Lavatelli: storia della famiglia Melli Rossi di Ferrara, scampata alle persecuzioni naziste, nel 1943, grazie all'aiuto del partigiano Fernando Torreggiani.


disegno di Tommaso Lollo


Il giorno del leone di Manuela Salvi: storia di una famiglia di Napoli che si è trasferita a Londra, per scampare alla Camorra.

disegno di Nora Fruttaldo

“Anche se il timore avrà più argomenti, tu scegli la speranza” 

Seneca

mercoledì 16 settembre 2020

25/09/2020 Maratona di lettura del Veneto: "A braccia aperte"


Dalle ore 8:00 alle 11.00

Leggeremo storie di speranza, di diversità e uguaglianza, per riflettere sul fatto che i confini non sono muri invalicabili e che l'accoglienza a braccia aperte fa vivere meglio perché il mondo è di tutti!


giovedì 28 febbraio 2019

Docufilm e libro: "La voce di Impastato" di Ivan Vadori


Il 9 maggio del 1978 venne ritrovato il corpo di Aldo Moro, lo statista rapito dalle Brigate Rosse nel marzo del 1978. La notizia oscurò completamente l’assassinio dell’attivista siciliano Giuseppe Impastato, ucciso nella notte tra l’8 e il 9 maggio su ordine – come ora sappiamo - del boss Gaetano Badalamenti. Il suo cadavere fu imbottito di tritolo e fatto saltare sui binari della linea ferroviaria Palermo-Trapani, per simulare un incidente nella preparazione di un attentato. 
Solo grazie all'impegno della madre di Peppino, la signora Felicia, e del fratello Giovanni – con il sostegno del Centro siciliano di documentazione di Umberto Santino e Anna Puglisi - fu svelata la matrice mafiosa dell’omicidio, riconosciuta anni più tardi anche dal tribunale di Palermo. 
Dal docufilm del 2013, è nato nel 2018 il libro La voce di Impastato, pubblicato da Nuova Dimensione Editore, che traccia il percorso d’inchiesta del giornalista Ivan Vadori, da Peppino Impastato a Mafia Capitale: sei anni di interviste ad alcuni tra i principali protagonisti dell’antimafia italiana.