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mercoledì 3 ottobre 2018

Storia di Gina: piccola migrante veneta


Un giorno Gina torna a casa da scuola, quel giorno però non è come tutti gli altri...
Il padre tiene in mano una lettera che viene dall'America. La zia invita una delle figlie del fratello, tra cui Gina, a raggiungerla in "Merica" per lavorare e aiutare così la famiglia, che vive in povertà a Forno di Zoldo. 
Gina è la più grande, ha undici anni, e dunque sarà lei a partire.
Il giorno dell'imbarco sul piroscafo, Gina e i suoi documenti vengono affidati a un caro amico di famiglia, Polone, anche lui diretto in America. 
Una volta saliti sulla nave, però, i due vengono separati: i maschi devono stare da una parte e le femmine da un'altra.
Gina si sente tanto sola, così tira fuori dalla tasca, un regalo che le aveva fatto la maestra: un quaderno e una matita. 
Il 10 Ottobre 1900, Gina inizia a scrivere un diario. Lo scriverà per tutta la traversata da Genova all'America e oltre.
Il 10 Novembre 1900, la ragazzina riporta di aver visto tutta la gente correre sul ponte, indicando la Statua della Libertà, urlando "Nuovaiorche". 
La nave, però, non si ferma a New York, prosegue per Ellis Island: lì i migranti vengono controllati ed eventualmente rispediti al luogo di partenza.
Gina non ha i documenti con sé (li ha Polone), così viene prima affidata a una donna e poi portata da un poliziotto. Il poliziotto non parla l'italiano e Gina non parla inglese. Allora la bambina per farsi capire fa un disegno di se stessa con Polone, scrivendo i loro nomi accanto alle immagini. 
Polone viene chiamato; i due si ritrovano. 
Essendo in perfetta salute e avendo i documenti con sé, ora anche la piccola può dirigersi verso New York.
Gina lavorerà per diversi anni in "Merica", mantenendo la famiglia in Veneto e riuscirà anche a mettersi da parte un gruzzolo, per ritornare in Italia e aprire, con le sorelle, una merceria nel suo paesello d'origine.

Emma Calcinotto IIIBL

ispirato da "Verso la Merica" di Vanna Cercenà tratto da A braccia aperte. Storie di bambini migranti (Mondadori)

martedì 3 ottobre 2017

3 Ottobre: giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione

Ricordando


Saamiya Yusuf Omar

Saamiya Yusuf Omar è nata nel 1991 in una famiglia povera di Mogadiscio.
Da sempre Saamiya ha la passione e l'attitudine per la corsa.
Dopo aver vinto tutte le gare per dilettanti somale, inizia a partecipare a gare per professionisti con l'aiuto del centro olimpico somalo, situato a Mogadiscio.
Partecipa alle Olimpiadi di Pechino 2008, nella gara dei 200 m, ottenendo il record personale di 32"16, l'ultimo tempo di tutte le batterie, venendo però comunque incoraggiata e applaudita dal pubblico presente allo stadio. Successivamente alla gara tutti i giornalisti la intervistano, perchè, con la sua partecipazione alle Olimpiadi, diventa un simbolo per l'emancipazione delle donne musulmane di tutto il mondo.
L'appuntamento è con le Olimpiadi di Londra del 2012. Ma tutto diventa difficile. Gli integralisti prendono ancora più potere in Somalia, Saamiya corre chiusa dentro un burqa. Rimanere in Somalia, all'improvviso, non ha più senso. Una notte parte, a piedi, rincorrendo la libertà e il sogno di vincere le Olimpiadi.
Sola, intraprende il Viaggio di ottomila chilometri, l'odissea dei migranti dall'Etiopia al Sudan e, attraverso il Sahara, alla Libia, per arrivare via mare in Italia.
La giornalista Teresa Krug, di Al Jazeera, a lungo in contatto con Saamiya, conferma successivamente che la ragazza avrebbe viaggiato attraverso Etiopia, Sudan e Libia con l'intento di giungere in Europa per trovare un allenatore che la mettesse in grado di partecipare alle Olimpiadi di Londra 2012; ma all'inizio di aprile del 2012 sarebbe morta annegata nel naufragio di un'imbarcazione diretta a Lampedusa. La notizia della morte è poi stata confermata dalle agenzie di stampa internazionali.
La vita di Saamiya Yusuf Omar è stata raccontata nel romanzo Non dirmi che hai paura, scritto da Giuseppe Catozzella ed edito da Feltrinelli il 12 gennaio 2014, romanzo poi pubblicato in tutto il mondo, che è valso a Giuseppe Catozzella la nomina a Goodwill Ambassador UNHCR, Ambasciatore per l'Agenzia dei Rifugiati delle Nazioni Unite.