martedì 6 marzo 2018

Galileo Galilei (- 3 giorni alla visita d'istruzione a Padova)



Le invenzioni di Galileo

Era la terza volta che si alzava dal letto quella notte.
"Ancora una volta ho mangiato troppo, maledizione, e ora non riesco a dormire". Ma non era solo quello che lo rendeva così inquieto. Era quello che aveva visto con un aggeggio che andava perfezionando da un po': "il tubo" di un occhialaio olandese con cui si vedevano vicine le cose lontane. Pensava di venderlo alla Marina Veneziana: poteva essere un bel colpo, utilissimo per vedere le navi dei pirati dalmati che assalivano le navi della Repubblica Serenissima, prima di essere visti e così poter scappare. Ma quello che Galileo aveva visto alzando il cannocchiale al cielo lo aveva turbato a fondo e aveva acceso la sua curiosità. Aveva visto, 8 volte più grande che a occhio nudo, la Luna su cui c'erano montagne e ombre, crateri, deserti. Altro che corpo perfetto come si credeva! E quelle piccole stelle che aveva visto la prima volta il 7 gennaio 1610 vicino a Giove. Prima tre, poi due e poi quattro, tutto in 7 giorni. E non stavano fisse ma seguivano Giove: cos'erano? E come poteva accadere se, come si credeva, era la Terra al centro dell'Universo e le stelle giravano intorno? No, non poteva dirlo, nessuno gli avrebbe creduto. Era quasi l'alba del 16 gennaio 1610 quando smise di rimuginare. "Proprio io che insegno che quel che vale è l'evidenza delle esperienze che possiamo fare e rifare non posso stare zitto. Devo dire tutto e al diavolo se nessuno mi crederà".
Ritrovata la calma, Galileo prese carta e penna e iniziò a scrivere il Sidereus Nuncius (L'avviso astronomico), un libro in cui c'era tutto quello che aveva visto: da quel momento, quello che l'uomo pensava del cielo cambiò per sempre.



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