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martedì 15 ottobre 2019

Messaggio distopico* da un ragazzino del 2059


15 ottobre 2059

Molta gente si meraviglia che il mondo ci sia ancora, considerando tutto quello che ha combinato l'uomo.

Quando esco devo mettermi la mascherina, per non respirare gas nocivi e la protezione totale, a causa del buco nell'ozono. 

Fa sempre più caldo: siamo passati dai 40 ai 50 gradi!
I ghiacciai si sono ridotti del 90% e il livello del mare è aumentato di un metro e mezzo.

La maggior parte degli animali selvatici è quasi estinta. L'orso non c'è proprio più perché il suo territorio di caccia è scomparso e le tartarughe marine sono sparite tutte, a causa della plastica in mare.

Vi odio generazioni precedenti, anche per aver abbattuto quasi tutti gli alberi del pianeta... per colpa vostra stiamo andando verso la fine del  mondo!

Luca, anni 12

(Giosuè Carbonera e Valentina Gaetani IIIAL)

*"Distopico" deriva da "distopia": descrizione o rappresentazione di uno stato futuro del mondo altamente negativo.

mercoledì 21 novembre 2018

Wangari Maathai (1940-2011): "Il momento è adesso"


C’era una volta, in Kenya, una donna di nome Wangari. Quando i laghi vicini al suo villaggio cominciarono a prosciugarsi e i ruscelli a scomparire, Wangari capì che doveva fare qualcosa. Così chiamò a raccolta alcune delle altre donne.
“Il governo abbatte gli alberi per fare spazio alle fattorie, ma ora dobbiamo camminare chilometri per raccogliere legna da ardere” disse una di loro.
“Ripiantiamo gli alberi, allora” esclamò Wangari.
“Quanti?” chiesero le altre.
“Qualche milione dovrebbe bastare” rispose lei.
“Qualche milione? Sei matta? Non esistono serre abbastanza grandi per coltivarne così tanti!”
“Non li compreremo in una serra. Li coltiveremo noi, a casa.”
Fu così che Wangari e le sue amiche raccolsero i semi nella foresta e li piantarono in dei barattoli. Li annaffiarono e li accudirono finché le piante nate da quei semi non furono alte una trentina di centimetri. Poi piantarono gli arboscelli in cortile.
Tutto cominciò con un piccolo gruppetto di donne. Ma poi, proprio come un albero che spunta da un minuscolo seme, l’idea crebbe e diede vita a un grande movimento.
L’organizzazione Green Belt Movement, fondata da Wangari, ha superato i confini del Kenya. Sono stati piantati quaranta milioni di alberi, e Wangari Maathai ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace per il suo lavoro. Ha festeggiato piantando un albero!


venerdì 16 novembre 2018

Vedute... di La Salute


Sotto un cielo azzurro,
tra secchi pali, 
un fiume profondo.

Sharon Gusso 


Vento forte,
nuvole scure:
 il temporale

Tommaso Bortoluzzo 


Cipressi alti,
sassi bianchi,
 una chiesa.

Silvia Fantinello 


Erba verde,
cielo limpido,
un uomo cammina.

Gioia Abigail Zia 


Un grande campo di pannocchie,
piccoli alberi con il loro padre.

Gianmaria Presottin 


Acqua immobile,
 fruscio rilassante:
l'ansa.

Karen Simondo


Un albero spoglio e solitario,
il cielo grigio,
una strada che divide.

Giosuè Carbonera


Case colorate,
cielo allegro,
tanto spazio:
divertimento.

Valentina Gaetani


Sulla strada stretta,
verso alti alberi,
corrono le bici.

Manuel Roman


La scuola, nascosta,
vicino al ponte bianco
sul nostro fiume Livenza.

Lorenzo Molin


martedì 9 ottobre 2018

Consiglio di lettura: "l'uomo che piantava gli alberi" di Jean Giono



Si aggirava per i monti della Provenza un uomo che cercava un po' di tranquillità.
Aveva molta sete, ma non trovava un goccio d'acqua. 
Ad un certo punto vide un'ombra e avvicinandosi scoprì che era un pastore.
L'uomo gli chiese dell'acqua, il pastore lo fece bere dalla sua borraccia e lo invitò da lui.
Una volta a casa, il pastore estrasse delle ghiande da un sacchetto, selezionandole. 
L'uomo gli chiese cosa stesse facendo, ma il pastore non rispose.
L'uomo chiese al pastore di poter passare la notte e il giorno successivo a casa sua, per riposarsi, ma in realtà voleva saperne di più sulle ghiande.
Il giorno dopo il pastore portò a pascolare le pecore e portò con sé anche le ghiande.
L'uomo lo seguì, prendendo una strada parallela. 
Arrivarono entrambi ad un ampio terreno e il pastore si mise a sotterrare le ghiande: piantava querce.
Il terreno però non era suo e non sapeva nemmeno di chi fosse.
Arrivò la guerra del '14 e l'uomo si dimenticò del pastore.
Una volta finita la guerra, l'uomo tornò in quei luoghi: davanti a sé vide una grandissima foresta, creata dal pastore... (la storia continua, continuate a leggere il libro!)

Gaia Bartoli IIIBL