sabato 30 maggio 2020

Festa della Repubblica


"Novecento" di Alessandro Baricco


Io ne ho viste, di Americhe... Sei anni su quella nave, cinque, sei viaggi ogni anno, dall'Europa all'America e ritorno, sempre a mollo nell'Oceano, quando scendevi a terra non riuscivi neanche a pisciare dritto nel cesso. Lui era fermo, lui, ma tu, tu continuavi a dondolare. Perché da una nave si può anche scendere: ma dall'Oceano... Quando c'ero salito, avevo diciassette anni. E di una sola cosa mi fregava, nella vita: suonare la tromba. Così quando venne fuori quella storia che cercavano gente per il piroscafo, il Virginian, giù al porto, io mi misi in coda. Io e la tromba.
Gennaio 1927. Li abbiamo già i suonatori, disse il tizio della Compagnia. Lo so, e mi misi a suonare. Lui se ne stette lì a fissarmi senza muovere un muscolo. Aspettò che finissi, senza dire una parola. Poi mi chiese:
"Cos'era?".
"Non lo so."
Gli si illuminarono gli occhi.
"Quando non sai cos'è, allora è jazz."
Poi fece una cosa strana con la bocca, forse era un sorriso, aveva un dente d'oro proprio qui, così in centro che sembrava l'avesse messo in vetrina per venderlo.
"Ci vanno matti, per quella musica, lassù."
Lassù voleva dire sulla nave. E quella specie di sorriso voleva dire che mi avevano preso.
Suonavamo tre, quattro volte al giorno. Prima per i ricchi della classe lusso, e poi per quelli della seconda, e ogni tanto si andava da quei poveracci degli emigranti e si suonava per loro, ma senza la divisa, così come veniva, e ogni tanto suonavano anche loro, con noi. Suonavamo perché l'Oceano è grande, e fa paura, suonavamo perché la gente non sentisse passare il tempo, e si dimenticasse dov'era e chi era.

mercoledì 27 maggio 2020

"Il diario di Eva" di Mark Twain



SABATO
Anche le stelle sono belle. Ne vorrei un paio, me le metterei nei capelli. Ma ho la sensazione che non riuscirò mai ad averle. Vi sorprenderebbe scoprire quanto distino, perché non sembrano così lontane. Quando la notte scorsa per la prima volta sono apparse, ho provato a tirarne giù qualcuna con un bastone, ma con mia grande sorpresa non sono riuscita a toccarle; poi ho provato con zolle di terra, ci ho provato e riprovato tanto da restare, alla fine, senza forze, ma non sono riuscita a colpirne una, mai. Il fatto è che sono mancina e non mi riesce di tirare come si deve. Anche quando prendevo per bene di mira la stella che volevo colpire, colpivo l'altra, sebbene qualche volta ci sia arrivata vicinissima, perché ho visto la macchia nera della zolla penetrare le aureole dorate delle stelle, credo quaranta o cinquanta volte e mancarle per un'inezia; se solo fossi riuscita a resistere appena un poco di più, una forse sarei riuscita a colpirla.
Così per un po' ho pianto, reazione naturale, credo, per una della mia età, poi, dopo essermi riposata, ho preso un cestino e mi sono incamminata alla volta di un punto, sul bordo estremo del cerchio, là dove le stelle erano vicine alla terra e dove avrei potuto raccoglierle con le mani e sarebbe stato meglio così, perché in quel modo avrei potuto coglierle amorevolmente, senza spezzarle. Ma era più lontano di quanto pensassi e alla fine dovetti rinunciarvi; ero stanca al punto da non riuscire a trascinarmi un passo più in là; e avevo un gran male ai piedi. 

lunedì 25 maggio 2020

"Martin Eden" di Jack London


Un dipinto a olio catturò la sua attenzione, tenendola avvinta. Un'onda violenta e schiumosa si infrangeva tuonando contro uno scoglio sporgente; basse nubi procellose coprivano il cielo; e, oltre la linea dei frangenti, un pilotina a vele ammainate, inclinata a tal punto che ogni particolare del ponte era visibile, beccheggiava contro un cielo burrascoso al tramonto. Era bello e quella bellezza lo attirava in modo irresistibile. Dimenticò la sua andatura goffa e si avvicinò sempre di più al dipinto. La bellezza svanì dalla tela. Il suo volto assunse un'espressione perplessa. Fissò quel che ora gli sembrava una negligente imbrattatura, poi fece qualche passo indietro. All'istante tutta la bellezza balzò di nuovo nella tela. "Un quadro con il trucco," si disse, e non ci pensò più, benché nella ridda di sensazioni che lo affollavano trovò il tempo di avvertire una punta di indignazione all'idea che tanta bellezza venisse sacrificata per un trucco.


"Allora, ti è piaciuta?" gli chiese una sera, tornando a casa dall'opera. Dopo aver tirato la cinghia per un mese intero, quella sera Martin era riuscito a portarla a teatro. Ancora vibrante ed eccitata da quanto aveva appena visto e ascoltato, gli aveva fatto quella domanda dopo aver atteso invano che ne parlasse lui per primo.
"Mi è piaciuta l'overture, " le rispose. "Era splendida."
"Sì, ma l'opera in sé?"
" Anche quella era splendida; cioè, l'orchestra era splendida, anche se avrei preferito che quei tizi che saltabeccavano di qua e di là avessero tenuto la bocca chiusa o abbandonato il palcoscenico."
Ruth era sbigottita.
"Non starai parlando della Tetralani o di Barillo?" domandò.
"Tutti quanti... pacchetto completo."
"Ma sono artisti fenomenali," protestò lei.
"Eppure sono riusciti a rovinare la musica, con tutte quelle pagliacciate assurde."
"Ma non ti piace la voce di Barillo?" gli chiese. "Dicono che è secondo solo a Caruso."
"Certo che mi piace, e la Tetralani mi è piaciuta ancora di più. Ha una voce divina... o almeno così mi pare."
"Ma...ma..." balbettò Ruth. "Non riesco a capire cosa vuoi dire. Ammiri le loro voci, eppure sostieni che hanno rovinato la musica."
"Esatto, proprio così. Pagherei qualsiasi somma per sentirli in concerto, ma pagherei ancora di più per non sentirli, quando l'orchestra suona. Temo di essere un realista irrecuperabile. I grandi cantanti non sono grandi attori. Ascoltare Barillo mentre canta una frase d'amore con una voce d'angelo e ascoltare la Tetralani che gli risponde come un altro angelo, il tutto sostenuto da un'insuperabile profusione di musica ardente e piena di sfumature è incantevole, davvero incantevole. Non solo lo riconosco, ma lo affermo in maniera perentoria. Ma nel momento in cui li guardo, l'effetto è rovinato... quando guardo la Tetralani, quasi un metro e ottanta senza scarpe per novanta chili, e Barillo, con il suo metro e sessanta scarso, il viso unticcio e il petto di un maniscalco tracagnotto e rachitico; peggio mi sento quando tutti e due si mettono in bella posa, e si portano le mani al petto, e si sbracciano come dei pazzi di un manicomio. E io dovrei accettare questa grottesca pantomima come la fedele rappresentazione di una scena d'amore tra una principessa meravigliosa e slanciata e un giovane principe, bello e romantico? No, mi dispiace, proprio non ci riesco. E' assurdo, ridicolo, irreale. E' proprio questo il punto: non è reale. Non venirmi a dire che la gente si corteggia a quel modo; non è mai successo. Miseria, se ti avessi corteggiato così, mi avresti mollato un bel paio di schiaffoni".
"Ma tu non capisci, " protestò Ruth. "Ogni forma d'arte ha i propri limiti."

mercoledì 20 maggio 2020

Diario Virale: XII settimana


Da lunedì abbiamo riassaporato un po' più di normalità
e ormai siamo quasi giunti alla fine dell'anno scolastico. 
Un anno in cui 
- abbiamo dovuto metterci in gioco in modo diverso 
- non ci siamo fermati davanti ai problemi, ma abbiamo trovato soluzioni
- abbiamo scoperto cose sconosciute dentro di noi
- abbiamo fatto fruttare le nostre competenze 
- abbiamo imparato cose nuove
- abbiamo dato libero sfogo alla nostra fantasia
- ce l'abbiamo fatta a "camminare" insieme anche se in modo anomalo
- ci siamo mancati reciprocamente
- abbiamo capito che stare insieme fisicamente ci piace e ci è mancato.
Nella speranza di vederci e riabbracciarci presto, facciamoceli i complimenti perché siamo stati davvero BRAVI!

Laura

venerdì 15 maggio 2020

Diario virale: XI settimana


Quando finirà l'isolamento credo che ritornerò a scuola... 
Sicuramente uscirò con i miei amici e starò un po' di più all'aria aperta. 
Dovrò anche studiare un po' di più...
E finalmente andrò a vivere nella casa nuova!
Rachele

La prima cosa che farò quando sarà finito l'isolamento sarà portare a fare una passeggiata il mio cane, ovviamente non lo terrei io, perché altrimenti con tutti gli uccelli che vede mi farebbe cadere...non una passeggiatona ma una passeggiata abbastanza lunga.
La seconda cosa che farò sarà uscire al parco con gli amici, perché prima di questa "storia", io ci andavo tutti i giorni...
Poi tornerò a scuola visto che le scuole riapriranno e quindi saremo obbligati ad andarci. Per me non sarà un problema tornare a scuola, anche se è così comodo stare a casa. Però le vacanze o i weekend te li godi di più quando sei a scuola perché così ti riposi, invece qua sono mesi che ci "riposiamo". Spero di tornarci presto anche perché le videolezioni e i compiti non scritti sul diario non mi piacciono.
La quarta cosa, che farò, sarà andare a mangiare al ristorante. Non perché io sia un amante dei ristoranti ma perché alcuni ristoranti preparano dei piatti veramente buoni. I fast food non sono salutari e non possono essere chiamati ristoranti però il cibo è veramente buono anche se molte volte riusano l'olio.
Insomma ritornerò alla mia vecchia routine e a fare tutte le vecchie cose che una volta facevo tutti i giorni: erano monotone ma tanto divertenti!
Michele

Quando la quarantena sarà finita, per prima cosa, sicuramente uscirò con i miei amici e andrò a fare una bella partita a calcio con loro.
Prima della quarantena, mio papà mi aveva promesso di andare a giocare a bowling, ma non siamo mai riusciti ad andarci a causa di vari imprevisti... quindi metto anche questo nella mia lista delle prime cose da fare.
Poi mi piacerebbe andare a mangiare una pizza, in pizzeria, con i miei genitori, i miei parenti e soprattutto con i miei amici.
Ho tanta voglia di uscire: non ne posso più di stare a casa perché posso solo giocare alla PS4, guardare la TV e strafogarmi di cibo.  
Alex

Quando la quarantena sarà finita, saranno molte le cose che farò, la prima sarà rivedere tutti i miei amici.
Vorrei anche fare una bella passeggiata in riva al mare, ritornare alla vita di prima, fare le gite in famiglia la domenica, tornare a mangiare la pizza in pizzeria, invitare gli amici a casa e anche ritornare a scuola. Prima pensavo fosse noioso andare a scuola, ma ora ho capito che quella quotidianità era importante per sentirsi attivi, rallegrare l'umore e non sentirsi soli.
Maya

Purtroppo tutto il mondo sta vivendo una tragedia per colpa del virus COVID 19. Tante persone sono morte e in tutti i telegiornali non si parla di altro. Da più di due mesi io e mia sorella non usciamo più di casa, la sola che lo fa è la mamma per fare la spesa o le commissioni più urgenti. Anche i miei vicini sono a casa dal lavoro e sembra tutto così irreale.
Nella mia via passano spesso i vigili  o i carabinieri per assicurarsi che tutti rispettino le norme.
Nel caso tutto torni alla normalità, la prima cosa che farei sarebbe rientrare a scuola, non perché abbia nostalgia delle lezioni, ma perché mi mancano i miei compagni di classe. La seconda cosa che vorrei assolutamente fare è andare a tagliarmi i capelli, perché in questo periodo mia mamma si è improvvisata parrucchiera e i miei capelli sono un disastro... Poi vorrei fare una bella pedalata in bicicletta (e battere mia mamma nelle salite), andare a mangiare una buona pizza insieme alla mia famiglia e andare al mare per raccogliere tante conchiglie!
Riccardo

venerdì 8 maggio 2020

Diario Virale: X settimana



Durante questa quarantena ho ascoltato tanta bella musica, che ora conservo nella mia chiavetta USB.
Non appena sarà finito questo isolamento, mi piacerebbe fare un bel giro in macchina con mia papà, ascoltando la mia compilation... mi rilassa molto ascoltare musica in macchina!
A proposito di mio papà, sono molto felice che sia potuto rientrare in Italia, dopo cinque mesi che lavorava in Germania. 
E' rientrato il 15 marzo e per fortuna è riuscito a passare tutti i controlli!
A proposito di macchine, invece, la bella notizia è che siamo riusciti a comprare anche una seconda automobile: peccato che in questo periodo non si possa usare!
Mohamed

In un giorno di quarantena come tutti gli altri, io, mia mamma e mia nonna abbiamo deciso di andare a camminare per i nostri campi: ci siamo messe le scarpe da ginnastica, abbiamo preso il nostro cane e siamo partite.
Era un bel pomeriggio di sole, la temperatura era tiepida, tanto che indossavo pantaloncini e maglietta a maniche corte.
Mentre camminavamo, ci guardavamo attorno e tutto ci sembrava uguale a sempre, a parte un silenzio assordante che prima di allora non avevamo mai sentito.
Abbiamo camminato tanto quel pomeriggio.
 Ad un certo punto non vedevamo più il mio cane, visto che è piccolo, non era facile vederlo nell'erba alta.
Lo abbiamo chiamato e, per fortuna, era solo rimasto indietro, però nel momento in cui ci siamo voltate, abbiamo notato due animali grandi che correvano velocemente: erano di un bel colore marrone chiaro con dei puntini bianchi, avevano il collo abbastanza lungo ed erano alti, erano proprio belli.
All'inizio pensavamo che fossero cervi, però subito ci siamo rese conto che stanno in montagna quindi non potevano esserlo.
Siamo tornate a casa dopo circa due ore, continuando a chiederci che animali fossero quelli che avevamo visto; io sono andata subito da mio papà per vedere se lui sapesse rispondere a quella domanda, in un primo momento, dalla mia descrizione, non aveva saputo darmi una risposta ma dopo gli è venuto in mente: erano due daini.
Io, mia mamma e mia nonna eravamo sorprese di quello che avevamo visto, e  adesso ogni volta che vado a camminare in quel posto, spero sempre di rivederli.
Silvia

La cosa più bella che ho fatto in quarantena è scoprire che mi piace suonare la chitarra: sono autodidatta imparo guardando video su youtube.
Ho un amico che abita a Londra di nome Andrea, che suona la chitarra in una band e quando ho dei dubbi lo contatto e parliamo un po’.
La suono ogni pomeriggio imparando nuovi accordi.
Lodovico 

Sono molte le cose che vorrei fare non appena finisce la quarantena, ma non so se si potranno fare subito...
Come prima cosa vorrei rivedere i miei amici (che mi mancano tantissimo).
Poi vorrei ritornare in palestra a praticare ginnastica artistica e rivedere finalmente le mie maestre.
Ma soprattutto vorrei ritornare al mare.
Ginevra

Con la quarantena ho imparato a prendermi cura di me stessa, a non trascurarmi, a dare importanza ai momenti di condivisione in famiglia, ma soprattutto ho dedicato del tempo a riflettere, a pensare a cose su cui meditavo anche prima... solo che prima pensare a quelle cose mi sembrava una perdita di tempo.
Prima eravamo sempre di corsa e il tempo sembrava non bastare ora sembra essersi fermato, dilatato: sembra che un giorno abbia più di ventiquattro ore!
Con questo cambiamento tutti abbiamo dovuto pensare a cosa abbiamo fatto al nostro pianeta, abbiamo aperto gli occhi: ora che siamo chiusi in casa, la natura si sta riprendendo i suoi spazi.
La cosa positiva, in questo periodo, è che scopriamo tante cose brutte e belle di noi e riscopriamo la bellezza e l'importanza di stare con le altre persone.
Quando ne usciremo saremo, sicuramente, in grado di apprezzare di più la vita!   
Valentina

giovedì 7 maggio 2020

Premio Nobel per la letteratura nel 1959: Salvatore Quasimodo (Modica 1901 - Napoli 1968)

Fino al 1942, nella prima fase della sua produzione, Quasimodo può essere considerato un poeta ermetico
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la sua poesia subisce una profonda trasformazione: al centro dei suoi interessi  e delle tematiche trattate non c'è più solo la riflessione intimista, ma compare l'impegno politico e civile
Turbato dalla violenza della dittatura fascista e dagli orrori della guerra, Quasimodo matura la convinzione che il compito della poesia sia quello di giungere al cuore degli uomini e indurli a cambiare il mondo. 
In una delle sue poesie più note, Alle fronde dei salici, scritta nel 1943, nel periodo dell'occupazione nazista, Quasimodo dà voce al grido di dolore dei poeti che sperano di vedere la loro terra libera per avere la forza di tornare a comporre poesie:

E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore?



Tra le raccolte poetiche di Quasimodo ricordiamo:

giovedì 30 aprile 2020

Eugenio Montale (Genova 1896 - Milano 1981)


La poetica di Montale si distingue per un linguaggio ricco e vario, che mescola termini tecnici a parole quotidiane, dialettali, gergali ma anche rare o poetiche. Con la stessa libertà il poeta usa i versi della tradizione. Presta grande attenzione alla musicalità del testo e al valore espressivo del suono.
Le sue liriche sono caratterizzate da alcuni motivi ricorrenti:
- il male di vivere, ovvero l'incapacità dell'uomo contemporaneo (privo di certezze e di valori in cui credere) di vivere in modo sereno, libero dalle sue inquietudini e dalle sue illusioni;
- il paesaggio ligure, terra natale del poeta, che, con la sua asprezza e aridità, è il simbolo di questa condizione dell'esistenza;
- una visione pessimistica della vita, paragonata a un orto circondato da una muraglia sulla cui cima si trovano cocci di bottiglia ( Meriggiare pallido e assorto);
- l'impossibilità, anche da parte della poesia, di trovare il senso della vita umana.
L'attenzione alle piccole cose, ai dettagli del paesaggio e della natura, l'uso di una terminologia precisa e specifica (soprattutto nella descrizione degli elementi della flora e della fauna) ricordano la poesia di Pascoli. La natura descritta da Montale, però, non è bella, poetica e rassicurante: al contrario sembra segnata dalla sofferenza e "dal male di vivere". In una sua famosa lirica dal titolo Non chiederci la parola, Montale dichiara che nemmeno i poeti sono più capaci di dare risposte all'uomo, poiché non hanno valori o certezze da tramandare:

Codesto solo oggi possiamo dirti:
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

Per le sue raccolte poetiche, tra cui Ossi di seppia, Le occasioni, La bufera e altro, Montale riceve il premio Nobel per la letteratura nel 1975.

mercoledì 29 aprile 2020

Diario Virale: IX settimana



La cosa più bella in questo periodo di quarantena è stare in famiglia e giocare insieme.
Prima non lo facevamo perché o mio papà o mia mamma erano a lavorare. 
Potevamo stare insieme, solo la domenica, e  di solito andavamo in montagna o al mare, mentre quando pioveva, stavamo a casa.
A volte ci capita di litigare perché non siamo abituati a stare insieme tutto il giorno: ci sono momenti in cui ognuno ha bisogno dei suoi spazi. 
In questo periodo io e la mia famiglia ci siamo uniti più di quello che potevamo fare in un anno e credo che questa sia una delle poche cose positive della quarantena.
Giosuè

In questi giorni di quarantena, ho imparato a fare delle cose nuove, in particolare in giardino e in cucina.
In giardino, io e i miei genitori abbiamo recintato un pezzettino di terreno e abbiamo piantato delle verdure: pomodori, cetrioli, peperoni, melanzane, prezzemolo e sedano.
Mia mamma mi ha anche insegnato a seminare l'insalata e a trapiantare i fiori nelle cassette.
Per quanto riguarda la cucina, oltre ai dolci che già sapevo un po' fare, ho imparato a fare la pasta in casa, così adesso ogni tanto faccio le tagliatelle.
Il dolce che mi piace di più l'ho inventato io. E' fatto con il pan di spagna, le fragole, le gocce di cioccolato e il dolceneve (una specie di panna): è una vera delizia! 
Eleonora 

Durante questa quarantena ho fatto tre belle scoperte:
- lo skateboard
- la ginnastica
 -mia sorella.
La voglia di "riprendere in mano" lo skateboard, dopo anni,  è nata da una sfida lanciata da un mio amico: imparare dei nuovi trick ... e diciamo che ci sto riuscendo.
Ho iniziato a fare ginnastica, con più costanza, perché vorrei dimagrire qualche chiletto, per essere più in forma.
Per quanto riguarda mia sorella, la questione può essere spiegata solo se racconto i precedenti.
Io e lei non abbiamo mai avuto un bel rapporto, neanche quando ero piccola, ma da quando è iniziata la quarantena, passiamo tanto tempo insieme e siamo riuscite finalmente a parlarci senza urlare e litigare, ci aiutiamo, scherziamo... di questa cosa sono veramente felice!  
Karen

Non appena sarà finita la quarantena e finalmente si potrà uscire, le prime cose che farò saranno:
-incontrare i miei amici che ora vedo solo in videochiamata;
-andare a fare shopping (non potete immaginare quanto mi manchi! L'ultima volta che sono uscita è stata proprio per andare al centro commerciale);
-andare in spiaggia (se si potrà! Non riesco proprio ad immaginare un'estate senza mare, sabbia e sole);
-fare un bel viaggio (non so se e quando accadrà), non serve che sia lontano, mi basta andare via da casa per qualche giorno!
Ma so che il Corona Virus ha completamente sconvolto le nostre abitudini e per ritornare alla normalità ci vorrà ancora un po' di pazienza.
Emma B.

Quando questa brutta situazione finirà (spero molto presto) la prima cosa che farò sarà andare al parco con i miei amici per stare tutti insieme, a chiacchierare... poi vorrei andare al mare.
Un'altra cosa che non vedo l'ora di fare è andare a mangiare sushi con mia mamma e mia sorella.
Poi inviterò qualche mio amico a casa, per giocare in giardino o alla playstation in camera mia.
Questo periodo di quarantena è stato molto duro... non l'avrei mai detto ma mi manca anche la scuola! 
Mattia

Una favola per il 25 Aprile: lo specchio magico


In un paese vicino a Milano abitavano due bambini, Isabella e Daniele. Ai due bambini piaceva andare in giro anche se non potevano farlo spesso perché, come dicevano i loro genitori “non è sicuro là fuori, c'è il Nazifascismo”. I bambini odiavano quella parola perché faceva star male i loro genitori. 
Un giorno, gironzolando, videro, in una casa disabitata, uno specchio bellissimo, si avvicinarono e nel riflesso si videro sorridenti, senza preoccupazioni, come probabilmente sarebbero stati se non ci fosse stato il Nazifascismo. 
Quella sera lo scrissero nel loro diario segreto, ma poiché non lo nascosero molto bene, il loro papà lo lesse e decise di fare qualcosa: partì e creò un gruppo di uomini come lui, coraggiosi e che volevano la libertà, erano i Partigiani.
Dopo un periodo di Resistenza dei Partigiani, un giorno i due bambini divennero quelli che erano nello specchio, felici e liberi.
Era il 25 aprile 1945.

Irene

giovedì 23 aprile 2020

Diario Virale: VIII settimana


In questi giorni di quarantena, mio papà e mia mamma non lavorano, quindi posso stare più tempo con loro. Di solito mio papà lo vedevo solo la sera e mia mamma due-tre ore al pomeriggio.
Poco prima dell'inizio di questo isolamento ci siamo trasferiti nella casa nuova, quindi adesso ce la stiamo godendo.
Però sinceramente vorrei tanto tornare a scuola, con i miei amici e con i professori (a me stanno simpatici, anche se mi sgridano).
Insomma sono stanco!
A volte esco e vado, con la mascherina, a vedere il fiume, vicino a casa, e a fare la spesa, con tutte le precauzioni. Gioco spesso con mia sorella in giardino e mi diverto, ma ho tanta voglia di uscire con gli amici!
Manuel

La cosa a cui mi sono dedicato di più nel mio tempo libero, in questo periodo, è stato giocare a Fallout 4, il mio videogioco preferito.
Ma ho volentieri interrotto le mie sessioni di gioco, per una settimana, per dare una mano a mio papà e mio zio a creare un nuovo sistema di irrigazione in giardino.
Mi piace occupare il tempo facendo lavori manuali e in questo periodo mi aiutano tanto a non annoiarmi. 
Tommaso

In questo periodo di quarantena, il giorno più bello è stato quello di Pasqua.
Mio papà mi ha chiesto se volessi aiutarlo a cuocere la carne, così avrei imparato a fare la grigliata. Io ho accettato!
Abbiamo pulito il caminetto e ci abbiamo messo della legna sottile. 
Con l’aiuto della Diavolina abbiamo acceso il fuoco. Quando quest'ultimo era bello alto abbiamo aggiunto il carbone. Non appena questo è diventato di colore rosso intenso, ho preso la griglia, l'ho posata sopra al carbone e poi ci ho messo sopra la carne.
Il carbone ardente la arrostiva, bastava girarla ogni tanto. Mio papà controllava come procedeva la cottura.
Una volta pronta la carne, l’abbiamo messa in un grande piatto e portata in casa. 
Nel frattempo mio fratello, con l’aiuto di mia mamma, ha apparecchiato il tavolo, preparato le verdure e fritto le patatine.
Era tutto buonissimo! 
Finito di mangiare, abbiamo aperto le uova di Pasqua e la mamma ha tagliato la focaccia fatta da mio papà e cotta da mio zio Livio. 
Thomas F.

In questo periodo di quarantena non mi sento molto bene, non dal punto di vista fisico, ma dal punto di vista emotivo.
Mi mancano tante persone, in special modo i miei compagni di classe.
In questi giorni li sento spesso, ma mi mancano "fisicamente": vorrei fossero qui con me.
La nostra prima videolezione è stata bellissima: rivedere tutti i miei compagni, anche se non dal vivo, anche se davanti a uno schermo, mi ha emozionato, mi sono anche un po' commossa, perché non li vedevo e non ci parlavo da tanto tempo.
Il prossimo anno "ci divideremo" e il pensiero già mi immalinconisce: con loro ho passato giorni belli e lieti, ma anche momenti bui e difficili e loro ci sono sempre stati per me.
Non so se i miei compagni hanno provato la stessa mia emozione in quella prima videolezione...
Per me quel primo incontro ha avuto un grande valore: finalmente ci eravamo ritrovati dopo esserci lasciati senza sapere che non ci saremo rivisti a breve.... Più che compagni di classe, io li considero una famiglia e li terrò sempre nel mio cuore!
Aurora V.

In questo periodo di quarantena ho imparato tante cose nuove...
Un pomeriggio mio papà mi ha chiesto se volessi imparare a giocare a Scala Quaranta. Ho accettato, così lui mi ha spiegato le regole base, mostrandomele mentre giocava con mia mamma, in modo da farmi capire bene.
All'inizio non volevo giocare a Scala Quaranta perché ero convinta che non mi sarebbe piaciuto ma soprattutto temevo di non esserne capace.
Con il passare del tempo però ci ho provato e ho capito che in fondo non è così male: di giorno in giorno sono sempre più “motivata”!
Oltre a giocare a carte ho anche imparato a cucinare. Per esempio ho imparato a fare i pancake, il tiramisù, i biscotti al cioccolato e anche la crostata.
Queste cose più o meno le sapevo fare anche prima della quarantena, ma in questo periodo, le ho perfezionate, anche grazie ai consigli di cucina di mia mamma.
Ho imparato anche a fare le videochiamate. Adoro farle: la sera con i miei nonni e durante il pomeriggio con i miei amici.
Carolina

mercoledì 22 aprile 2020

Mattina" e "Fratelli" di Giuseppe Ungaretti


MATTINA
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917

M'illumino
d'immenso

(dalla raccolta l’Allegria)


Il chiarore di un'alba illumina un giorno di guerra e invade l'animo del poeta atterrito dalla guerra, che porta con sé soltanto distruzione, lutto e paura della morte. Questa lirica, in apparenza molto semplice, racchiude in sé le caratteristiche principali della poesia ermetica: la brevità della composizione e del verso, l'uso di figure retoriche capaci di sintetizzare grandi concetti nello spazio di poche parole, l'emergere di tematiche autobiografiche e intimistiche che lasciano trasparire gli stati d'animo del poeta, la rottura delle forme metriche tradizionali.



FRATELLI
Mariano, il 15 luglio 1916

Di che reggimento siete
 fratelli?

Parola tremante
nella notte

Foglia appena nata

Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
fragilità

Fratelli

(dalla raccolta l’Allegria)


In una forma essenziale, privata di qualsiasi elemento superfluo (primo fra tutti la punteggiatura), Ungaretti esprime i propri stati d'animo e il proprio punto di vista sulla guerra: violenza, orrore, paura e dolore, che mettono l'uomo di fronte alla consapevolezza della sua fragilità e all'immagine così vicina e presente della morte. In questo scenario desolante, l'individuo riscopre la solidarietà umana, che ha origine in quel sentimento di fratellanza che accomuna tutti gli uomini, rendendoli uguali e uniti a prescindere dall'appartenenza a una trincea, a un esercito, a un Paese.




Poesia: "San Martino del Carso" di Giuseppe Ungaretti

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto

Ma nel cuore
nessuna croce manca

È il mio cuore
il paese più straziato

Valloncello dell’Albero Isolato il 27 agosto 1916

(dalla sezione Il Porto sepolto della raccolta l’Allegria)


Dalla visione realistica di un paese distrutto dalla guerra, il poeta passa alla riflessione sulla fine di persone che gli erano care.
Il «cuore» del poeta diventa sia il cimitero posto a testimonianza dei valori andati perduti, sia il luogo più sconvolto dalla distruzione stessa.
Da un lato c’è il consueto corrispondersi tra paesaggio e interiorità; dall'altro l’interiorità del poeta assume su di sé il compito di restituire alla distruzione una disperata armonia, quasi raccogliendo l’eredità di tutte le assenze.




Giuseppe Ungaretti

Giuseppe Ungaretti, figlio di genitori toscani, nasce nel 1888 ad Alessandria d'Egitto, dove trascorre gli anni della giovinezza. Nel 1912 si reca a Parigi, dove entra in contatto con l'ambiente culturale internazionale e conosce, tra gli altri, il pittore cubista Picasso e il poeta futurista Marinetti. Nel 1914, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, decide di arruolarsi volontario e combatte come fante sul Carso. L'esperienza della guerra, a cui aveva aderito con tanto entusiasmo, lo segna profondamente, ispirandogli le più belle poesie delle sue raccolte. Ungaretti muore a Milano nel 1970.


Dopo aver combattuto sul  Carso e aver visto spegnersi tante giovani vite, Ungaretti comprende che la guerra è molto diversa da come l'aveva immaginata: non gloria, eroismo, coraggio, ma violenza, patimenti d'ogni genere e paura.
E' proprio in questo periodo che maturano i temi della sua poesia:
- l'orrore per la guerra che fa a brandelli case, città e, soprattutto, l'animo umano;
-il sentimento di fratellanza che unisce tutti gli uomini, a prescindere dalla divisa che indossano;
- la fragilità degli uomini e la solidarietà che dovrebbe regnare tra loro, se solo non fossero accecati dagli odi e dalla violenza.

sabato 18 aprile 2020

Le nostre favole al telefonino


Quest'anno ricorrono cent'anni dalla nascita di Gianni Rodari, famoso autore di Favole al telefono. Il protagonista di questo libro è il ragionier Bianchi, di Varese, rappresentante farmaceutico in giro per l'Italia, condannato ad un settimanale pendolarismo, interrotto soltanto la domenica. 
Ogni sera, alle nove in punto, raccontava una favola al telefono alla figlioletta che non riusciva, altrimenti, a dormire.

Noi per rendere omaggio a questo grande autore, abbiamo scritto delle "favole al telefonino", in stile sms, ispirandoci all'esperimento fatto da Fabian Negrin.


Una volta un gatto malandrino,
per sbaglio prese un topolino.
Questo gli disse son io della Disney, non tuo gattaccio!
Il gatto un po' confuso se lo mangiò.

Michele


Gino Contadino prendeva in giro
Gianni Piantazucche
che diceva che i suoi frutti passeggiavano.
Ma un giorno una zucca aggredì il primo:
lui con il fucile la finì.

Omar

Un bambino annoiato,
dal suo amico, venne invitato
a fare un giro nel bosco.
Lì trovarono un tipo losco.
Di loro non si sa più niente:
attenzione alla brutta gente!

Gianmaria S.
Joe sei pronto per il duello?
Joe ha paura: Simo vuole sfidarlo.
Alla stessa ora, al solito posto.
Joe è ancora più impaurito.
Scherzetto, devo finire i compiti!

Simone



Vengo a prenderti! dice l’orco.
Il bimbo continua a leggere,
l’orco va all'ultima pagina.
Come finisce?
L’orco fa entrare nel libro il bimbo e dormono.
Buonanotte!

Carolina



Che bocca grande hai! dice Cappuccetto Rosso.
Per mangiarti meglio urla il lupo.
Il lupo balza dal letto,
Cappuccetto Rosso scappa.
Arriva il cacciatore, gli spara.

Thomas



Pino torna a casa dal lavoro,
trova Babbo Natale svenuto,
cerca di rianimarlo
ma non ci riesce.
Usa l’elettricità,
Babbo Natale si sveglia e mangia Pino.

Roberto



C'era una volta un ragazzino che uccideva le formiche.
Queste gli dissero siamo anche noi esseri viventi.
Il ragazzo non fece più cose cattive:
non fu più crudele.

Alex


In sogno, Lucia e Mattia giocano nel bosco.
Improvvisamente incontrano un gigante buono
che chiede volete venire con me?
Inizia così la loro magnifica avventura.

Mattia


Bu! urlò il lupo.
Cappuccetto Rosso continuò a camminare.
Il lupo la fermò.
Non ti faccio paura?
No! Buongiorno lupo!

Davide

Ti ho portato qui x mangiarti!
L’uomo aprì le tende di un teatrino
Una scimmia disse: Ti ho portato qui x mangiarti!
L’uomo scappò e nn rivide mai più la scimmia.

Gianmaria P.



Ecco sono arrivato! disse il buio.
La bambina rimase immobile.
Il buio disse hai paura?
No, non mi spaventi.
Lo abbracciò e con un sorriso
si addormentarono.

Ginevra


Un bambino, nel giardino dei nonni,
incontrò una fragola.
Le disse: come si bella!
La fragola arrossì,
il bambino la mangiò.

Gaia



All'improvviso Giorno arrivò,
ma Notte non capì.
E’ ora che tu te ne vada,
la luce deve arrivare!
Di colpo fu giorno.

Emma B.


Auuu! Fa il lupo
Mario si gira
Non ti sei spaventato? Domanda il lupo
No, perché? risponde Mario
Perché i lupi fanno paura!
No se ho un’arma dice Mario
Mario spara.

Daniel


Un gatto era sul tetto.
Si appoggiò su una tegola
un uccellino nero con alcune piume blu.
Il gatto vedendo l’uccellino saltò sulla tegola
e l’uccellino volò via.

Emma D.



Un bambino di nome Piero
incontrò un enorme drago sputafuoco
stanotte vi brucerò disse.
Piero e gli altri abitanti della città
rinchiusero il mostro in una grotta.

Marco



Una farfalla cerca un fiore
non lo trova, si posa allora su un filo d’erba.
All'alba con rugiada si bagna, poi il sole le asciuga le ali.
Vola via: cerca un fiore.

Aurora S.



Cenerentola arrivò al castello.
Il principe se ne innamorò,
non badò le altre e
andò a ballare con lei.
Scoccò mezzanotte
e la bellissima ragazza, scappò via.

Greta


Arrivo dice l’orco.
Gianni cerca il flauto
Dove sei piccolo? Sussurra il mostro.
L’orco si avvicina,
Gianni suona il suo flauto
L’orco cade in un sonno eterno
ADDIO!

Valentina


Un bambino si è perso nel bosco,
in cui vive un fantasma.
Cosa ci fai qui? chiede il fantasma.
Il bimbo risponde mi sono perso
e corre via.
Puff il fantasma non c’è più!

Eleonora


Una bimba sta ballando.
Un vampiro fa un grande balzo.
La bimba prende un sasso,
glielo tira e poi scappa.
Il vampiro vola via
e la bambina è in allegria!

Irene


C’era una volta una lumaca
a cui non piaceva essere lenta:
non aveva pazienza.
Una sera imparò che
se non avesse avuto pazienza
non avrebbe assaporato il tramonto.

Tommaso



Si è svegliata! Urlò il cavaliere.
La Fenice avanzò.
Ora ci salverà
La fenice spiccò il volo, emettendo il suo verso.
Fu così che salvò il mondo.

Samuel


Ciao Margherita!
Ciao Davide!
Davide disse: Ti passo a prendere
per fare un giro in Vespa?
Margherita rispose: No grazie, 
sono allergica alle vespe!

Vittoria


Dammi il pallone gridò il bullo.
Il bimbo continuò a giocare.
Il bullo si avvicinò.
Ti prendo e ti picchio!
Prendi questo!
Gli tirò il pallone sul viso,
stordendolo.

Lorenzo


Quando il serpente uscì dalla tana mi accorsi di essere il suo pranzo.
Mi prese con la coda e quando stava per mangiarmi…
la sveglia suonò, con grande sollievo!

Christian M.


Nel cielo di notte può capitare
di vedere la luna e le amiche stelle.
Un giorno la luna si spense all'improvviso
e le stelle le diedero la forza per riaccendersi.

Nora

venerdì 17 aprile 2020

Diario virale: VII settimana



Un pomeriggio guardando una storia su Instagram, ho visto una foto con una faccia a me familiare. Ho chiesto a mio cugino chi fosse quel ragazzo e lui mi ha risposto che si chiamava Davide. Mi è venuto, subito, in mente che all'asilo avevo un amico che si chiamava Davide, che era molto simile a quello della foto, anzi era proprio lui. Quando gli ho scritto e lui mi ha risposto che si ricordava di me, ero molto emozionato. Io me lo ricordavo riccio e biondo, invece ora ha i capelli corti e scuri, però ho riconosciuto il suo volto. All'asilo lui era molto più basso di me, ora invece è alto quasi quanto me. Ci siamo scritti molti messaggi e mi ha raccontato che con alcuni nostri amici dell' asilo ha ancora un bel rapporto di amicizia mentre di altri non è più amico. Ci siamo raccontati come ce la passiamo a casa, in quarantena, e cosa ci piace fare: a tutti e due piace usare il computer e ascoltare la musica, anche se non ci piacciono gli stessi generi. Lui fa basket ed è il più forte della squadra... anche a me piacerebbe giocare a basket il prossimo anno. Ieri sera ho guardato le foto di quando ero piccolo e in una cartella ho trovato delle immagini del mio quarto compleanno, in cui c'era anche lui e gliel'ho inviata. Il prossimo anno scolastico lui andrà a scuola a San Donà di Piave, come me, quindi potremo trovarci di persona, anche se non frequenteremo lo stesso istituto. Sono molto contento di averlo ritrovato e non vedo l'ora di incontrarlo per raccontarci un po' più di noi. Il prossimo anno spero di ritrovare altri vecchi amici ma anche di fare tante altre nuove amicizie. 
Gianmaria P.


La cosa più bella che mi è capitata, in questo periodo di quarantena, è stato passare Pasqua con la mia famiglia.
Di solito in primavera i miei genitori e i miei zii sono occupati a preparare la spiaggia per l'estate, perché abbiamo uno stabilimento balneare, quindi Pasqua non l'abbiamo mai festeggiata veramente, se non lavorando. Quindi per me questa Pasqua è stata molto speciale!
Un'altra cosa molto bella, di questo brutto periodo, è che ho iniziato a fare dolci.
Prima non li facevo mai, perché il pomeriggio ero sempre occupata e mia mamma era spesso indaffarata con le faccende domestiche, ma adesso che sono a casa da scuola, riesco a organizzare meglio la mia giornata e mia mamma ha più tempo libero.
Mi dispiace per tutto quello che sta succedendo ma mai come ora sono riuscita a passare tanto tempo con la mia famiglia, soprattutto con  papà che non vedevo quasi mai. Nonostante tutto questo però spero si torni alla normalità il prima possibile.
Gioia


Il 6 Aprile è stato il mio compleanno: ho compiuto quattordici anni.
Non è stato proprio un compleanno come tutti gli altri.
L’anno scorso ho organizzato un pigiama party con le mie amiche, ma in questo brutto periodo è stato impossibile festeggiarlo con i miei amici, comunque l'ho festeggiato con la mia famiglia e per questo mi ritengo molto fortunata.
Appena mi sono svegliata i miei genitori e le mie sorelle mi hanno fatto gli auguri, poi quando ho acceso il cellulare ho trovato molti messaggi dei miei amici che mi auguravano "buon compleanno", con bellissime dediche e mie foto buffe.
Per tutto questo, nonostante la lontananza, mi sono sentita comunque amata e questo è stato uno dei regali più belli.
Durante la giornata ho ricevuto il mio regalo, che, per fortuna, i miei genitori erano riusciti a comprare prima del lockdown. Mi hanno regalato tutti gli otto DVD di Harry Potter, che sono tra i miei film preferiti. Questo regalo mi è piaciuto molto anche perché adesso, durante questi giorni così monotoni e uguali, so come passare il tempo.
Abbiamo festeggiato e nonostante tutto ho trascorso un compleanno bellissimo, in compagnia della mia famiglia e dei miei amici anche se a distanza.
In questo periodo, sono felice per tutto e soprattutto grata che tutte le persone a cui voglio bene siano qui con me... Comunque ANDRÀ TUTTO BENE!!!
Irene

Dopo due mesi chiuso in casa, credo che le cose più belle che mi siano successe, in quarantena, siano state
- passare tanto tempo con la mia famiglia;
- poter riassaporare le piccole uscite che ora ci sono concesse.
Una giornata particolarmente divertente però c’è stata, in questo periodo.
Una domenica c’era un evento dell'App Pokemon, un gioco che condivido con mio fratello e il mio amico Giosuè: noi ci siamo divertiti a catturare pokemon rari, ce la ridevamo parlando da un giardino all'altro, su chi ne prendeva di più, a volte anche insultandoci scherzosamente.
Giosuè ha il giardino che confina con il mio e così quasi tutti i giorni riusciamo a parlarci (anche se è più un urlarci  che un vero e proprio parlare).
Siamo stati davvero fortunati a poterci vedere anche se in isolamento!
Samuel

Quando finirà la quarantena vorrei ritrovarmi con le mie amiche per passare un pomeriggio insieme, come facevamo prima del Corona Virus.
Vorrei anche fare una festa di compleanno per mia cugina, perché quest'anno ha festeggiato solo con i suoi genitori.
Una cosa che devo assolutamente fare è dello shopping, perché mi va tutto piccolo, non mi va più bene niente, quindi devo comprarmi dei vestiti nuovi.
Poi farò sicuramente dei bei giri in bicicletta!
Gaia

giovedì 16 aprile 2020

"La vita è una stoica forma di resistenza e anche narrare è resistere!" Luis Sepúlveda


Il deserto di Atacama è uno dei territori più estremi della Terra, dove una volta l’anno si verifica un evento che ha un ché di magico. In seguito a una mite pioggia, le piante che giacciono sepolte sotto la sabbia si risvegliano e danno alla luce dei coloratissimi fiori che infuocano il paesaggio. Nel giro di qualche ora, il sole rovente annienta le rose lasciando negli occhi la sensazione di un’allucinazione. Pochi fortunati hanno potuto assistere a questo evento e descriverne la meraviglia.

Ne Le rose di Atacama (Ed. Guanda) Luis Sepúlveda ha scelto di raccontarci la precarietà che accomuna l’esistenza di queste rose a quella di una serie di preziosi individui, nelle cui storie l’autore si è imbattuto. Essi sono al contempo umani qualunque ed eroi. Eroi silenziosi e discreti, il cui valore palpita sotto il deserto delle dittature, della tortura, della violenza e delle privazioni.

Il libro si compone di un insieme di trentacinque storie di uomini e di donne che hanno in comune la volontà di lottare per i propri ideali e di non piegarsi alle prepotenze. I luoghi ove si svolgono le storie narrate toccano tutti gli estremi della terra, dalla Patagonia alla Norvegia, dall'Argentina alla Russia, passando per i campi di sterminio nazisti e le prigioni di Pinochet, le terre lapponi e le isole dell'Adriatico. Tra i ritratti effettuati dall'autore, emergono l'indio dell'Amazzonia che discute del cosmo mentre utilizza i suoi amuleti, un poeta ebreo di Vilnius, un genovese che attraversa la pampa portandosi appresso solo una valigia di dischi, tutti accomunati da una passione vitale.

Ciao Maestro!

Umberto Saba (Trieste 1883-Gorizia 1957)


Umberto Poli nasce a Trieste, all'epoca ancora sotto la dominazione asburgica; solo in seguito adotterà il cognome Saba che in ebraico significa "pane", per rendere omaggio alle sue origini ebraiche. Dopo aver frequentato le scuole commerciali ed aver lavorato per un po' presso un magazzino, si imbarca come mozzo. Più tardi chiede e ottiene la cittadinanza italiana e si stabilisce a Firenze, dove finalmente si dedica agli studi letterari, alla poesia e inizia a frequentare i maggiori intellettuali dell'epoca. Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale si trasferisce nuovamente a Trieste, ormai italiana e apre una libreria.
Nel 1921 inizia a lavorare alla sua maggiore raccolta poetica: il Canzoniere.



Di origine ebrea, Saba vive, durante il fascismo, il dramma della discriminazione e delle persecuzioni. Costretto a fuggire da Trieste, si nasconde prima a Parigi, poi in altre città italiane. Queste esperienze drammatiche sono all'origine delle tematiche principali della sua poesia:
- l'amore per gli aspetti quotidiani e semplici della vita di ogni giorno, per la propria città, la propria moglie e gli affetti più cari;
- la consapevolezza che tutti gli esseri viventi sono soggetti alla comune legge del dolore;
- l'interesse per le emozioni e i sentimenti dell'animo umano.
A differenza di altri poeti di questo periodo, Saba adotta uno stile meno lontano da quello della tradizione e un linguaggio più semplice, meno "ermetico" e oscuro. Egli si definisce infatti un "poeta onesto", che parla cioè nelle sue poesie di affetti e sentimenti veri, con parola chiare e comprensibili.