lunedì 31 gennaio 2022

Le nostre regole sull'uso di WhatsApp

1. Un gruppo WhatsApp va utilizzato per lo scopo per cui è nato

2. Non si offende e non ci deve essere turpiloquio

3. Non si deve violare la privacy altrui, inviando foto o messaggi personali

4. Si deve rispettare l'orario concordato:

dal lunedì al sabato dalle 15.00 alle 19.00

il sabato e la domenica dalle 11.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 19.00

5. I messaggi scritti devono essere comprensibili (no abbreviazioni e/o messaggi frammentati) e si devono usare gli audio solo quando è strettamente necessario

6. Non si deve essere insistenti nell'invio dei messaggi

7. Non si devono inviare catene di Sant'Antonio

8. Gli stickers devono essere usati con parsimonia (massimo 2)

9. Si devono leggere i messaggi anche per evitare risposte multiple (spesso uguali)

10. Non si deve eccedere con i video

IAL

lunedì 24 gennaio 2022

Attività SapereCoop: ASCOLTARE LE IMMAGINI

 


Un silent book è un libro che non si legge, perché è costituito da sole immagini, senza parole.
Con l'esperto di SapereCoop abbiamo "letto" tre silent book: The silent red book, The silent blue book dell'artista Maya Walczak e La Porta della sudcoreana Ji Hyeon Lee.

Non vi racconterò la storia di nessuno di questi libri, perché ogni persona che li "legge" formula l'interpretazione che più le piace, dato che essendoci solo immagini la storia fornisce al "lettore" l'opportunità di crearsi il proprio racconto.

In generale i silent book sono un mezzo, non solo per comunicare messaggi o emozioni, essi forniscono inoltre un modo per raccontare la propria storia, anche a persone di nazionalità diverse.

Per concludere, consiglio a tutti di provare a leggere un silent book: è un'esperienza magica che permette di allenare la propria fantasia!

Michele IIIAL


venerdì 21 gennaio 2022

Caviardage d'inverno

 

Il freddo mi congela
i pomeriggi sono bui
le ore passano veloci

Aurora IIIAL



Sulla neve avevo freddo
maglie mi avvolgevano
ma erano troppo sottili

Matteo IIIAL

venerdì 14 gennaio 2022

Tele e camaleonti: opinioni di un Anonimo sul conformismo

Il conformismo è un fenomeno che tutti vedono sotto una cattiva luce. In realtà il conformismo varia, tanto che può essere sia positivo che negativo. A parare mio lo si può sperimentare a qualsiasi età, però il periodo in cui si è più soggetti a questo processo è sicuramente quello adolescenziale. Il periodo più confusionario di tutti, quando si pensa solo ad essere accettati, inclusi nel gruppo, e se si viene rifiutati si è disposti a stravolgere il proprio carattere e il proprio fisico. Comunque credo di essere stato soggetto a questa evoluzione pure io: una volta, prima delle medie, nel gruppo di amici ero sempre solare e felice ma anche permaloso. Mentre ora sono diverso: non apatico, ma sicuramente più spento. Ciò è dovuto ai miei denti. Da piccolo li trascurai tanto, perciò si sono ingialliti e per quanto io li lavassi non sono tornati bianchi come quelli delle altre persone. Quindi ho pensato che, ridendo meno, la gente non mi avrebbe detto nulla riguardo alla mia bocca, e così accadde. Fortunatamente oggi ci sono le mascherine... Per cui mi estraneo un po' dalla comitiva di amici, ma ci sono comunque persone che mi fanno stare bene e di cui mi piace il carattere; quindi le imito. Un po’ come se io fossi un camaleonte e i miei amici una tela piena di sfumature colorate, nella quale posso mimetizzarmi. Perciò credo che il conformismo sia un qualcosa di positivo finché si mantiene un po’ della propria personalità. Invece diventa negativo quando si stravolge totalmente il proprio carattere e il proprio modo di essere. Il mio parere è che si possa essere sia tele che contemporaneamente camaleonti.


L'adolescenza e i suoi imprevisti

L’adolescenza è un vero e proprio caos: infinite emozioni invadono la mente senza farti capire più nulla… 

Rabbia e tristezza si fanno sentire sempre più frequentemente facendo volar via intere giornate, rovinandole.

Si iniziano a fare dei sacrifici, prendere delle decisioni, organizzare le giornate, prendersi cura di sé  stessi (cosa che in precedenza richiedeva il sostegno dei genitori). Insomma, si impara a vivere!

E’ il periodo dello sviluppo, quando litigi e incomprensioni sono in cima alla classifica degli imprevisti da gestire ed è proprio questa la parte complicata: il controllo delle emozioni.

Iniziamo a conoscerci veramente provando (spesso fallendo) ad accettare i propri cambiamenti fisici: il suono arzillo e squillante della voce dei bambini si trasforma in cupo e rimbombante, alcune parti del corpo si allargano accompagnate dai soliti insulti di questi tempi.

E’ il periodo della sopportazione, forse per il semplice motivo che ci rendiamo conto del vero significato delle opinioni (spesso negative) altrui e dell’importante peso che possono assumere.

Per adeguarsi a queste critiche si cerca di modificare la propria personalità e integrarsi in un gruppo. Proprio per questo durante l’ adolescenza è complicato sentirsi a proprio agio con le altre persone…

Ovviamente si cambia anche caratterialmente: i modi di fare di noi ragazzi/e è palesemente cambiato. Siamo suscettibili, facilmente irritabili e permalosi; tutto ciò perché nella maggior parte dei casi c’è una mancanza di assistenza da parte di una figura adulta. Quella dei genitori è un’altra enorme parentesi difficile da chiudere.

Ormai anche il rapporto con loro è rovinato: parecchie volte ci ritroviamo in disaccordo, situazione che porta noi giovani a fare delle scelte insensate e immature che a loro volta vengono giudicate dal mondo intero.

Non credo di aver esagerato, infatti in quest’età ci si sente sempre al centro dell’attenzione in modo costante con miliardi e miliardi di occhi puntati addosso, bocche che si aprono per contraddirti continuamente e mani pronte a spingerti in fondo a un burrone.

Per risalire questo precipizio, l’unica cosa da fare è resistere e adeguarsi al pianeta Terra e alla sua evoluzione, magari anche scivolando con un piede durante la scalata. Ma è proprio in questo momento che bisogna essere rapidi a riaggrapparsi alla parete del burrone e riprendere la salita.

Questa arrampicata per me rappresenta la crescita: dura, faticosa e colma di imprevisti, ma alla fin fine ognuno arriverà in cima.

Chiara B. IIIDS

martedì 11 gennaio 2022

Che cosa è "il Manifesto della comunicazione non ostile"?

Il Manifesto della comunicazione non ostile è una carta che elenca dieci princìpi utili a migliorare lo stile e il comportamento di chi sta in Rete.  

Se i suoi principi venissero rispettati, la Rete diventerebbe un luogo accogliente e sicuro per tutti.

Ecco il decalogo del Manifesto:

1. Virtuale è reale

Dico e scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona.

2. Si è ciò che si comunica

Le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano.

3. Le parole danno forma al pensiero

Mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quel che penso.

4. Prima di parlare bisogna ascoltare

Nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura.

5. Le parole sono un ponte

Scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli altri.

6. Le parole hanno conseguenze

So che ogni mia parola può avere conseguenze, piccole o grandi.

7. Condividere è una responsabilità

Condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi.

8. Le idee si possono discutere.

Le persone si devono rispettare

Non trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare.

9. Gli insulti non sono argomenti

Non accetto insulti e aggressività, nemmeno a favore della mia tesi.

10. Anche il silenzio comunica

Quando la scelta migliore è tacere, taccio.

lunedì 13 dicembre 2021

Poesia: INVICTUS di William Ernest Henley (1875)


cliccando sopra l'immagine potrete conoscere
 l'origine e la storia della poesia


Dal profondo della notte che mi ricopre

Nera come il pozzo da un polo all'altro

Ringrazio gli dei qualunque essi siano

Per la mia indomabile anima.

Nella stretta morsa delle avversità

Non mi sono tirato indietro né ho gridato.

Sotto i colpi d'ascia della sorte

Il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e lacrime

Incombe solo l'orrore delle ombre.

Eppure la minaccia degli anni

Mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto stretto sia il passaggio,

Quanto piena di castighi la vita,

Io sono il padrone del mio destino:

Io sono il capitano della mia anima.

lunedì 6 dicembre 2021

#ioleggoperchè 2021: grazie per tutti i bei libri che ci avete donato!


Nei libri troviamo sentimenti, illuminazioni, esperienze, evasione, conoscenza, senso, consolazione, divertimento, compagnia... in sostanza la vita. 


Quando leggiamo, prima si crea un rapporto intimo con la storia che quel libro ci racconta, poi sentiamo la necessità di condividere con altri le nostre scoperte, il nostro incontro con la pagina scritta.


Per noi è una vera gioia avere nuove letture da poter condividere e siamo sicuri che ci saranno utili per orientarci nella vita e nel mondo.

GRAZIE!


mercoledì 1 dicembre 2021

giovedì 25 novembre 2021

Film: "I racconti di Parvana" di Nora Twomey (2017)

Nell'oscuro regno dei fondamentalisti islamici afghani, Parvana taglia i suoi lunghi capelli e indossa gli abiti da ragazzo per passare inosservata, mantenere la sua famiglia e ritrovare il papà, imprigionato dai talebani perché insegnava a sua figlia a leggere e a scrivere. 

Tratto dal libro di Deborah Ellis Sotto il burqa.

mercoledì 17 novembre 2021

Il mito di Aracne, la fanciulla che osò sfidare Atena

 

Aracne in un'incisione di Gustave Doré per il dodicesimo canto (c. XII) del Purgatorio

Aracne era una fanciulla abilissima nella tessitura, tanto che girava voce che avesse imparato l'arte direttamente da Atena, mentre lei affermava che fosse la dea ad aver imparato da lei. Ne era tanto sicura che sfidò la dea a duello.

Di lì a poco un'anziana signora si presentò ad Aracne, consigliandole di ritirare la sfida per non causare l'ira della dea. Quando lei replicò con sgarbo, la vecchia uscì dalle proprie spoglie rivelandosi come la dea Atena, e la gara iniziò.

Aracne scelse come tema della sua tessitura gli amori degli dei; il suo lavoro era così perfetto ed ironico verso le astuzie usate dagli dei per raggiungere i propri fini che Atena si adirò, distrusse la tela e colpì Aracne con la sua spola.

Aracne, disperata, cercò di impiccarsi, ma la dea la trasformò in un ragno costringendola a filare e tessere per tutta la vita dalla bocca, punendola così per l'arroganza dimostrata.


giovedì 11 novembre 2021

15-19 novembre: Salone dell'offerta formativa FuoriDiBanco

Il nostro istituto ha deciso di aderire al Forum per l'Orientamento proposto dalla Rete delle scuole di Portogruaro, FuoriDiBanco.

Gli incontri si svolgeranno indicativamente dalle 9:00 alle 10:15 in modalità telematica, nel corso di tutta la prossima settimana, dal 15 al 19 novembre.

In queste giornate, ciascuna classe terza del nostro Istituto si collegherà dalla propria aula alla presentazione di uno specifico Istituto Superiore.


giovedì 4 novembre 2021

4 novembre 2021: centenario del Milite Ignoto

 

foto del Prof. Andrea Maurutto

Il Milite Ignoto o Soldato Ignoto è un militare italiano caduto al fronte durante la prima guerra mondiale e sepolto a Roma sotto la statua della dea Roma all'Altare della Patria al Vittoriano. 

La sua identità resta ignota poiché il corpo fu scelto tra quello di caduti privi di elementi che potessero permetterne il riconoscimento.

La tomba del Milite Ignoto rappresenta simbolicamente tutti i caduti e i dispersi in guerra italiani; è scenario di cerimonie ufficiali che si svolgono annualmente in occasione di festività civili durante le quali il Presidente della Repubblica Italiana e le massime cariche dello Stato rendono omaggio al sacello del Milite Ignoto con la deposizione di una corona d'alloro in ricordo ai caduti e ai dispersi italiani nelle guerre. 

Fu inaugurata solennemente il 4 novembre 1921 con la traslazione da Aquileia dei resti di un soldato, dopo un viaggio in treno speciale attraverso varie città italiane. 

Oggi in occasione delle celebrazioni per i 103 anni della fine della Prima Guerra Mondiale, il nostro Comune ha conferito la cittadinanza onoraria al Milite Ignoto.

venerdì 29 ottobre 2021

Happy Halloween!

 "Saturno che divora i suoi figli" è un dipinto a olio su intonaco trasportato su tela 
del pittore spagnolo Francisco Goya, realizzato nel 1821-1823 e
 conservato al museo del Prado di Madrid. 

Trova la poesia nascosta!

Il Caviardage è un metodo di scrittura creativa, creato da Tina Festa nel 2014, che consiste nel ricavare una poesia, da una pagina di testo preesistente (pagine strappate da libri al macero, articoli di giornali e riviste...) annerendo o colorando tutte le parole che non vengono utilizzate nella composizione del testo poetico. La tecnica base si contamina con svariate tecniche artistiche espressive (collage, pittura, acquerello) per dar vita a poesie visive.

I termine caviardage deriva dalla parola che in lingua francese indica la censura.

Ma mentre comunemente  la censura pone attenzione sulla eliminazione delle parole, la cancellazione nel metodo caviardage diventa il modo per metter in luce le parole salvate, come dice il manifesto qui sotto, di "illuminare le parole che ti chiamano".




giovedì 21 ottobre 2021

Film: "Kirikù e la strega Karabà" di Michel Ocelot (1998)

Il piccolo Kirikù nasce in un villaggio africano che vive da tempo nel terrore. 

La perfida strega Karabà ha divorato tutti gli uomini, pretende dalle donne ori e gioielli e ha fatto prosciugare la sorgente d’acqua, rendendo difficile il lavoro e la vita quotidiana. 

Anche se neonato, Kirikù vuole porre fine al sortilegio, non ha paura e annuncia alla madre di voler partire per sfidare la strega e conoscere il segreto della sua perfidia. 

Dopo aver superato ostacoli e pericoli, Kirikù arriva finalmente alla Montagna Proibita, dove vive un saggio.

Questi lo accoglie, lo elogia per il suo coraggio e gli rivela la verità: Karabà non è malvagia, fa del male solo perché soffre. 

Ed è proprio questa sofferenza che le dà i poteri di strega a cui lei, ora, non vuole rinunciare...


giovedì 14 ottobre 2021

Dino Buzzati e il disastro del Vajont

 


«Come ricostruire ciò che è accaduto, la frana, lo schiantamento delle rupi, il crollo, la cateratta di macigni e di terra nel lago? E l’onda spaventosa, dal cataclisma biblico, che è lievitata gonfiandosi come… Sì come un immenso dorso di balena, ha scavalcato il bordo della diga, è precipitata a picco giù nel burrone, avventurandosi, terrificante bolide di schiuma, verso i paesi addormentati. E il tonfo nel lago il tremito della guerra, l’acqua impazzita, il frastuono della rovina totale, coro di boati stridori, rimbombi, cigolii, scrosci, urla, gemiti, rantoli, invocazioni, pianti? E il silenzio alla fine, quel funesto silenzio di quando l’irreparabile è compiuto, il silenzio stesso che c’è nelle tombe?

Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d’acqua e l’acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso era grande come una montagna e di sotto, sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi. »

Dall’articolo di Dino Buzzati pubblicato sul Corriere della Sera il giorno dopo il disastro del Vajont, accaduto il 9 ottobre del 1963.

giovedì 7 ottobre 2021

giovedì 30 settembre 2021

La scuola resiste!

La scuola resiste! Questo è il tema del cortometraggio su cui alcuni ragazzi della A. Fogazzaro di La Salute di Livenza, hanno lavorato nel dicembre del 2019, partendo dal testo the fun they had di I. Asimov... non sapendo che di lì a poco, a causa della pandemia, la scuola a distanza, dietro uno schermo, sarebbe diventata una realtà.

Alcune scene sono state girate nell’Azienda Agricola Ca' Corniani Genagricola; le riprese sono state curate da un gruppo di alunni dell’I.I.S Scarpa Mattei di Fossalta di Piave.

Il montaggio del film è stato ultimato solo quest'estate, a causa di tutto quello che c'è stato in mezzo, e la prima proiezione del cortometraggio è avvenuta solo sabato 25 settembre scorso nel contesto del Caorle Film Festival, a quasi due anni dal primo ciak. Comunque alla fine ce l'abbiamo fatta!

Cliccando sull'immagine potrete vedere il nostro C'era una volta. Buona visione!



giovedì 23 settembre 2021

Charles Darwin (Shrewsbury, 12 febbraio 1809 – Londra, 19 aprile 1882) e la teoria dell'evoluzione


Il biologo britannico Charles Darwin (che spesso viene ritratto con una lunga barba bianca) da ragazzo fece un viaggio straordinario destinato a riscrivere la storia delle specie viventi.

Tornato in patria, Charles medita a lungo su ciò che ha visto e documentato. Nel frattempo, mette su famiglia, ha dieci figli e trascorre molte ore a cavallo, riflettendo sui meccanismi della natura. Dopo più di vent'anni, pubblica un libro che cambierà per sempre la storia della biologia: L'origine delle specie per selezione naturale. Lì dentro ci sono tutte le teorie che ha elaborato: l'evoluzione delle specie viventi è guidata dalla lotta per la sopravvivenza; le mutazioni genetiche (che perlopiù avvengono per caso) creano specie e varietà sempre nuove; l'ambiente sceglie di volta in volta quelle più adatte, eliminando le altre.

A quel punto le proteste si moltiplicano, perché le sue conclusioni sono in contrasto sia con le idee naturalistiche più diffuse sia con l'interpretazione della Bibbia. Ma Charles ha ragione, e in pochi anni il suo libro diventa un bestseller in tutto il mondo. Lui stesso guadagna fama e onori e viene considerato uni dei più illustri scienziati d'Europa.

Ancora oggi i ricercatori sono convinti che quasi tutte le sue idee siano corrette. Tra queste, il fatto che l'Homo sapiens (ossia l'essere umano moderno) è il frutto di un processo di evoluzione da altre specie animali durato milioni di anni.

tratto da Mega Eroi della Scienza


venerdì 17 settembre 2021

"Giacomo di cristallo" di Gianni Rodari

Una volta, in una città lontana, venne al mondo un bambino trasparente. Era di carne e ossa ma pareva di vetro, e se cadeva non andava in pezzi, ma al più si faceva sulla fronte un bernoccolo trasparente. Si vedeva il suo cuore battere, si vedevano i suoi pensieri guizzare come pesci colorati nella loro vasca.

Una volta, per sbaglio, il bambino disse una bugia, e subito la gente poté vedere come una palla di fuoco dietro la sua fronte: ridisse la verità e la palla di fuoco si dissolse. Per tutto il resto della sua vita non disse più bugie.

Il bambino crebbe, diventò un giovanotto, poi un uomo, e ognuno poteva leggere nei suoi pensieri e indovinare le sue risposte, quando gli facevano una domanda, prima che aprisse bocca. Egli si chiamava Giacomo, ma la gente lo chiamava “Giacomo di cristallo”, e gli voleva bene per la sua lealtà, e vicino a lui tutti diventavano gentili.

Purtroppo, in quel paese, salì al governo un feroce dittatore, e cominciò un periodo di prepotenze, di ingiustizie e di miseria per il popolo. Chi osava protestare spariva senza lasciar traccia. Chi si ribellava era fucilato. I poveri erano perseguitati, umiliati, offesi in cento modi.

La gente taceva e subiva, per timore delle conseguenze.

Ma Giacomo non poteva tacere. Anche se non apriva bocca, i suoi pensieri parlavano per lui: egli era trasparente e tutti leggevano dietro la sua fronte pensieri di sdegno e di condanna per le ingiustizie e le violenze del tiranno. Di nascosto, poi, la gente si ripeteva i pensieri di Giacomo e prendeva speranza.

Il tiranno fece arrestare Giacomo di cristallo e ordinò di gettarlo nella più buia prigione.

Ma allora successe una cosa straordinaria. I muri della cella in cui Giacomo era stato rinchiuso diventarono trasparenti, e dopo di loro anche i muri del carcere, e infine anche le mura esterne. La gente che passava accanto alla prigione vedeva Giacomo seduto sul suo sgabello, come se anche la prigione fosse di cristallo, e continuava a leggere i suoi pensieri. Di notte la prigione spandeva intorno una grande luce e il tiranno nel suo palazzo faceva tirare tutte le tende per non vederla, ma non riusciva ugualmente a dormire.

Giacomo di cristallo, anche in catene, era più forte di lui, perché la verità è più forte di qualsiasi cosa, più luminosa del giorno, più terribile di un uragano.


lunedì 31 maggio 2021

2 Giugno 2021: festa della Repubblica e celebrazione delle nostre radici


Mercoledì 2 giugno, alle ore 10:00, in occasione della Festa della Repubblica ci sarà l'inaugurazione del dipinto realizzato sul muro della delegazione comunale di La Salute di Livenza, dedicato agli scariolanti, cioè ai ‎braccianti che trasportavano la terra per mezzo di carriole durante i lavori di bonifica.

Durante l'inaugurazione verrà letto un adattamento di "Storia de Nane", opera del nostro poeta Romano Pascutto; ad interpretarla saranno Claudio Valese e Steve Ongaro, dell'Associazione Macchia Verde, accompagnati dalla musica di Marco Ridolfo. 

giovedì 22 aprile 2021

In nome della Libertà: Isetto Buoso e Bruno Salvadori

Isetto Buoso fu trucidato per non aver 
detto i nomi dei compagni.

Oltre a Franco Zanon, Isiglò Selci, Bruno Tamanini, vanno aggiunti altri due partigiani, del battaglione "Peruch", alla lista dei caduti: Isetto Buoso (nato il 6.11.1915) e Bruno Salvadori (nato il 7.8.1919).

Vennero catturati a La Salute il pomeriggio del 25 aprile 1945, portati al comando tedesco presso l'amministrazione Romiati dove, nella notte tra il 25 e il 26 aprile, furono interrogati affinché rivelassero i nascondigli dei loro compagni. Al loro rifiuto di collaborare furono pestati a sangue, gli vennero strappate le unghie delle mani e dei piedi, furono infilzati con dei ferri roventi e gettati in un canale.

I loro corpi furono ripescati alcuni giorni dopo.

La ragione di tanta ferocia e accanimento da parte dei tedeschi probabilmente era dovuta al fatto che avevano scoperto che Bruno Salvadori aveva fatto il doppio gioco: sino a qualche giorno prima era stato infatti uno dei loro interpreti.

Bruno Salvadori aveva lavorato anche per la Todt di Caorle
per avere quella libertà di movimento necessaria a fare il partigiano


lunedì 19 aprile 2021

In nome della Libertà: Bruno Tamanini

La folla al funerale di Franco Zanon, Isiglò Selci, Bruno Salvadori, Isetto Buoso, 
Bruno Tamanini
 e Antonio Defendi (di 14 anni, morto in seguito allo scoppio di una bomba a farfalla)

Anche Bruno Tamanini, nato il 24 settembre 1921, fu colpito da una raffica di mitra al capo mentre si trovava in un posto di blocco sopra il ponte di Valle Salici, in località San Giorgio. La vicenda umana di questo partigiano, che apparteneva al battaglione "Boatto", è particolarmente significativa poiché - fuggito dalla prigionia dei tedeschi - trovò la morte combattendo per la liberazione di un paese che non era quello che gli aveva dato i natali. Bruno Tamanini era un giovane di Borgo Valsugana - in provincia di Trento - che, arruolatosi nei carabinieri nel 1940, allo scoppio della guerra era stato mandato in Grecia, dove nell'ottobre del 1943, fu fatto prigioniero dalle truppe tedesche e dalle stesse internato in Germania. Ricoverato all'ospedale di Klagenfurt (Carinzia) per malattia, fuggì nel giugno 1944. Dopo essersi rifugiato per un certo periodo in campagna e a casa, partì per destinazione ignota, fino all'arrivo a San Stino, dove si aggregò alle formazioni partigiane locali con il nome di battaglia "Giulio Valica". Quest'ultimo fu il nome con cui tenne la corrispondenza con la sua famiglia fino al 25 marzo 1945.

venerdì 16 aprile 2021

In nome della Libertà: Isiglò Selci

Isiglò Selci in divisa prima dell'8 settembre

Lo stesso giorno in cui morì Franco Zanon, nei pressi del comando tedesco a San Giorgio fu colpito a morte anche Isiglò Selci, un altro partigiano unitosi al battaglione "Peruch" all'indomani dell'8 settembre, di ritorno dal fronte slavo.

Dopo la morte di Franco Zanon, Isiglò si era diretto all'attacco del comando tedesco, ma una granata lo aveva colpito in pieno. 

Era nato l'11 novembre 1914. 

In paese era noto con il nome di Iglò. Il suo non era in effetti un nome facile da ricordare: glielo aveva scelto il padre, in ricordo di un colonello con il quale aveva combattuto al fronte durante la prima guerra mondiale.

giovedì 15 aprile 2021

In nome della Libertà: Franco Zanon

Franco Zanon - nato il 26 agosto 1920 - era il comandante del battaglione "Peruch". Noto con il nome di battaglia "Friso" ("Achille" secondo altre fonti) perse la vita in occasione di uno scontro violento contro una squadra di tedeschi avvenuto la mattina del 26 aprile 1945, in località Borghetto di La Salute di Livenza. 

"La sera precedente Franco era uscito dal rifugio verso le sei di sera - ha raccontato la sorella Norma - perché aveva ricevuto l'ordine di fare una certa azione. L'ordine lo aveva ancora nel taschino quando è morto. Uscendo dal rifugio si era trovato di fronte due tedeschi che aveva affrontato e disarmato. Uno dei due però era riuscito a scappare ed era andato a chiamare rinforzi. 

Se Franco gli avesse sparato probabilmente si sarebbe salvato, ma mio fratello [...] sapeva che se avesse ammazzato un tedesco ci sarebbe stata una rappresaglia. 

[...] Dopo esser stato ferito a morte fu lasciato per qualche giorno nel pagliaio in cui era stato ammazzato."

Per una strana beffa del destino, coloro che, come Franco, sono stati definiti i "martiri" di La Salute, hanno trovato la morte proprio tra il 25 ed il 26 aprile, date in cui erano già stati decisi i vincitori ed i vinti di una guerra ormai conclusa.

da "San Stino - tra storia e memoria" a cura di Lucia Antonel

La Resistenza

Nell'ottobre del 1922 il re d'Italia aveva nominato presidente del Consiglio dei Ministri Benito Mussolini, capo del Partito Nazionale Fascista, un partito che utilizzava la violenza (compresi gli assassinii) per farsi valere e che disprezzava la democrazia.

Nella seconda metà degli anni trenta Mussolini si alleò con la Germania governata dal partito nazista di Adolf Hitler e iniziò la persecuzione degli ebrei italiani.

Nel giugno del 1940 anche l'Italia entrò nella seconda guerra mondiale, iniziata nel settembre precedente. Nel conflitto si fronteggiarono da un lato il gruppo di paesi guidati da Germania, Italia, Giappone e dall'altro gli Alleati, ossia dapprima Regno Unito, Francia, poi anche l'URSS e gli Stati Uniti d'America.

Dopo i primi successi, la guerra per l'Italia si mise male. Il 25 luglio 1943 il re e alcuni fascisti deposero e imprigionarono Mussolini. Il governo iniziò trattative segrete con gli Alleati. Nel frattempo Hitler trasferì molte truppe in Italia per contrastare la rapida avanzata angloamericana in Sicilia.

L'armistizio tra Regno d'Italia e Alleati fu annunciato per radio l'8 settembre 1943. I tedeschi occuparono tutte le principali città del centro-nord Italia, prendendo il controllo di stazioni ferroviarie e caserme, e liberarono Mussolini. Egli ricostituì il partito fascista e uno stato dittatoriale, cui dette il nome di Repubblica Sociale Italiana.

Nei territori non ancora liberati, al centro e al nord, i prigionieri antifascisti venivano uccisi con torture e rappresaglie collettive, gli ebrei venivano arrestati e deportati nei campi di sterminio, i generi alimentari erano sempre più scarsi e troppo costosi.

Il questa situazione si sviluppò la Resistenza.

Gli uomini e le donne che parteciparono alla Resistenza si chiamavano partigiani.

Alcuni operarono nelle squadre e nei gruppi di città, assaltando i depositi di armi, organizzando attacchi a obiettivi militari e politici. I più salirono in montagna e costituirono bande e formazioni partigiane, che sabotarono ponti e tralicci, assaltarono carceri per liberare prigionieri politici, ebbero scontri a fuoco con il nemico.


La Resistenza si occupò anche della vita civile, compresa l'organizzazione degli ammassi, ossia la raccolta e la distribuzione alla popolazione di prodotti agricoli, in modo che tutti avessero il necessario per vivere. Una parte dei rifornimenti alle bande fu paracadutata da aerei alleati , che effettuavano lanci preannunciati da messaggi in codice trasmessi dall'emittente inglese in lingua italiana Radio Londra.

Tra i civili ci furono inoltre molti episodi di "Resistenza civile", ossia tutte quelle forme di opposizione "disarmata" all'oppressione fascista e nazista: nascondere un prigioniero alleato fuggito dalla prigionia, stampare carte d'identità false per gli ebrei in clandestinità, distribuire volantini per informare la popolazione, ascoltare e divulgare notizie di Radio Londra. I contatti tra i vari settori della Resistenza erano spesso tenuti dalle staffette che, a piedi o in bicicletta, portavano messaggi, comunicazioni, talvolta armi o cibo e che rischiavano l'arresto e la condanna a morte, qualora scoperte.

Nell'Aprile 1945 l'esercito alleato raggiunse il settentrione; il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia proclamò l'insurrezione generale; i partigiani scesero dalle montagne e assieme alle squadre cittadine liberarono da soli Genova, Torino e Milano.

Fascismo e occupanti tedeschi furono sconfitti.

Il 25 aprile 1945 è la data simbolica e ufficiale della Liberazione.

Di essa noi tutti siamo figli.

giovedì 1 aprile 2021

Pablo Picasso (Malaga, 25 ottobre 1881 – Mougins, 8 aprile 1973) e Guernica

Pablo Picasso nacque a Malaga, ma in gioventù si trasferì in diverse città spagnole, per il lavoro del padre, l'insegnante d'arte, José Ruiz Blasco.

Pablo già da piccolissimo dimostrò di aver un grande talento, per cui ebbe un'educazione artistica.

La sua famiglia si stanziò definitivamente a Barcellona, dove Pablo tenne la sua prima mostra personale al Els Quatre Gats, ritrovo di artisti e poeti.

Nel 1900 si recò a Parigi, come tutti i grandi artisti del tempo, e si lasciò trascinare dal fermento culturale della capitale francese.

Tornato in Spagna, iniziò il suo cosiddetto "periodo blu", caratterizzato da opere che raffiguravano soggetti tristi e malinconici, dipinti con tutte le sfumature bel blu. Questo colore, spiegò Picasso, era quello del suo stato d'animo di allora, dovuto alla morte suicida dell'amico Casagemas.

Picasso decise di tornare a Parigi e lì iniziò il "periodo rosa", caratterizzato da quadri più allegri che ritraevano acrobati, ballerini... Questo periodo fu seguito da quello "africano", in cui Picasso trasse ispirazione, per i suoi quadri, dalle maschere rituali africane .

Insieme a George Braque, Picasso fu il fondatore del Cubismo.

Mentre stava per scoppiare la Seconda guerra mondiale, i nazisti bombardarono la Spagna e in particolare rasero al suolo un villaggio basco chiamato Guernica. Da questo tragico fatto, Pablo realizzò un'opera grandiosa e fortemente drammatica, utilizzando solo i toni del grigio.

Guernica diventò una denuncia all'orrore, alla crudeltà e all'ingiustizia delle guerre. Il quadro (3,49 m x 7,77 m) fu presentato all'Esposizione Universale di Parigi del 1937.

Si dice che alcuni ufficiali nazisti, in visita all'Esposizione, chiesero a Picasso: "Avete fatto voi questo orrore?"

"No"- rispose Picasso alludendo al bombardamento e alla distruzione provocata dagli aerei tedeschi - "E' opera vostra."

Così come non temeva di mettersi alla prova con la sua arte, non aveva paura di dire la verità.

Pablo non smise mai di lavorare e di sperimentare. Lo fece fino all'ultimo suo giorno di vita, l'8 aprile 1973. Quando morì aveva novantadue anni.