martedì 28 gennaio 2020

Il nostro incontro con Ennio Trivellin, sopravvissuto al campo di concentramento di Mauthausen


Ennio Trivellin venne arrestato a sedici anni insieme a due compagni di classe perché stavano organizzando la lotta armata contro i nazifascisti (avevano un piccolo arsenale): erano partigiani.
Samuel Carta

Venne condotto prima in una specie di carcere delle SS in un palazzo veronese, poi venne deportato nel campo di concentramento di Bolzano e infine  a Mauthausen (Austria).
Carolina Ronchiato

Lui e gli altri prigionieri fecero il viaggio in carri bestiame, per diversi giorni, senza acqua, senza cibo, senza servizi igienici.
Gianmaria Presottin

Durante il tragitto due uomini riuscirono a scappare facendo un buco sul pavimento del carro... Ennio aveva pensato di scappare dallo stesso foro, ma dal momento che anche suo padre era in mano ai tedeschi e avrebbero potuto ucciderlo per questa sua fuga, rinunciò.
Irene Dal Tin

Ennio rimase a Mauthausen fino a quando il campo venne liberato dagli Americani, il 5 maggio 1945 (fu l'ultimo campo ad essere liberato).
Molin Lorenzo

I suoi compagni non tornarono mai più.
Karen Simondo 



Oggi Ennio (a 92 anni) ci ha raccontato "la vita" nel campo di Mauthausen.
Eleonora Brando

Dopo averlo ascoltato, ci siamo fatti un po' più un'idea di cosa possano esser stati realmente i campi di concentramento.
Silvia Fantinello

All'arrivo a Mauthausen i prigionieri venivano spogliati, gli veniva dato un pigiama a righe, degli zoccoli e venivano rasati (gli lasciavano una striscia di capelli più lunghi in mezzo alla testa per renderli subito riconoscibili in caso di fuga).
Lì erano destinati a morire di fatica, di fame e di sete...  
I deportati dormivano in baracche sovraffollate, piene di pidocchi.
Valentina Gaetani

I prigionieri di Mauthausen dovevano salire un'irregolare scalinata (186 scalini) con dei pesi sulla schiena... in molti non ci riuscivano; a volte erano inseguiti da cani che li sbranavano.
Tommaso Bortoluzzo

Nel campo il nome e cognome dei deportati divenne un numero: le persone non erano più persone, erano "pezzi".
Lodovico Vio

All'appello il numero veniva detto in tedesco, chi non rispondeva immediatamente veniva ucciso con un colpo di pistola alla nuca.
Sara Fantin



Ennio fin dal primo giorno di prigionia continuava a dirsi "Io ce la farò! Sopravviverò! Tornerò a casa!"
Manuel Roman 

Quando sono arrivati gli Americani, Ennio si è tolto il pigiama... era felicissimo, ma è stato ancora più felice quando, una volta, tornato a casa ha scoperto che tutta la sua famiglia era sopravvissuta.
Giosuè Carbonera

L'esperienza di Ennio è stata impressionante, assurda, incredibile...
Mohamed Mtira

...paurosa, triste, potente.
Sharon Gusso

Non dimenticheremo mai quello che ci ha raccontato oggi il signor Ennio!
Aurora Valeri

Ci ha tanto colpito la forza di questa sua testimonianza. Grazie Ennio!
Thomas Freguia 

Un grazie di cuore a Stella Nosella e la sua bambina dal nastro rosso, all'ANED, al Centro Polifunzionale Ca' Corniani, alla Casa Editrice L'orto della cultura, all'Associazione Peter Pan che hanno reso possibile questo importante incontro.

mercoledì 22 gennaio 2020

In ricordo della giovane tedesca di origine ebraica Anna Frank (1929 Francoforte sul Meno - 1945 Campo di concentramento di Bergen-Belsen)

Anna è il simbolo del ricordo. 
Il suo diario è uno dei libri più letti al mondo.

La famiglia di Anna, quando i nazisti presero il potere, dovette trasferirsi dalla Germania ad Amsterdam in Olanda.
Presto Anna, a causa delle nuove leggi sulla razza, non poté più frequentare la scuola o andare in bicicletta. Anche lei, come tutti gli altri ebrei, venne obbligata a portare sui vestiti una stella di stoffa gialla come segno di riconoscimento.
Il padre di Anna si accordò con alcuni operai della sua fabbrica affinché gli portassero i pasti al rifugio dove si nascose con la sua famiglia, quando iniziarono le deportazioni degli ebrei.
Anna sognava di fare la scrittrice; per il suo tredicesimo compleanno le avevano regalato un diario: per gli oltre due anni che rimase nascosta, lei annotò i suoi sentimenti e pensieri in quel diario.
Sfortunatamente la polizia nazista scoprì Anna e la sua famiglia: vennero deportati in campo di concentramento, dove Anna morì di tifo alcuni mesi più tardi.

Mohamed Mtira e Gioia Zia (IIIAL)


venerdì 10 gennaio 2020

Furto al museo


La zona dedicata all'arte del museo era chiusa. 
Era stato rubato nella notte il prezioso quadro di Van Gogh in mostra a Milano.
Perissinotto Beatrice, trentacinque anni, alta 1,66 metri, occhi color nocciola e capelli a caschetto castani, nonché nota investigatrice, era già al lavoro. 
Erano già stati ritrovati alcuni indizi: un guanto grande e blu, una rosa rossa, un biglietto un gessetto bianco e una gomma da masticare, masticata appiccicata al biglietto. Sul biglietto c’era scritto in penna verde “da qui al museo, dieci minuti e sette secondi (da fuori dal cancello)”. Arrivò la segretaria del museo: “Trovato nulla?”, chiese. Beatrice mostrò i quattro oggetti. “Oh!”, ribatté la segretaria. “Il direttore è molto preoccupato, quel quadro vale milioni”. “Lo so”, disse Beatrice secca.
Arrivò un artista molto giovane che frequentava spesso il museo in cerca di ispirazione, il suo nome era Federico “So che quel quadro era molto ammirato da un signore coi capelli neri. Ma non aveva l’aria di essere un ladro.” Mmh” disse Beatrice. Detto questo uscì, camminò svelta verso una casa.
Potrebbe sembrare incredibile, ma in quella zona di Milano c’erano solo due signori coi capelli neri: un lavoratore on-line che usciva di casa solo per ritirare la posta e il postino, che era stato molte volte al museo. Beatrice vide il postino nel suo giardino mentre tagliava l’erba. “Buongiorno” disse Beatrice “Buongiorno!” salutò caloroso il postino. “Come sta?” chiese il postino “Bene, la ringrazio. Sono in servizio, hai saputo del furto…” “ …Al museo? Ma come fare a non saperlo! Ne parlano da ore. Nei pub soprattutto, sembra che non parlino di altro!” 
“Vorrei farle qualche domandina.” Il postino rimase di sasso.
“Cos'ha fatto la notte scorsa?” chiese Beatrice. “Ho dormito nel mio letto, mi sono alzato alle due perché mia figlia piangeva e le ho dato un biberon di latte. Alle cinque e mezza ho cominciato a consegnare le lettere.” Disse lui onesto. “Di quanti centimetri è il quadro?” “Non ne ho idea…” “Con che tecnica è stato dipinto?” “Credo a olio o…” “Va bene può bastare. Posso perquisire un minutino la casa?”
A mezzogiorno e mezzo il postino era stato dichiarato innocente. Beatrice camminò in giro per le strade, stando attenta a chi indossava guanti, ai giardini con rose rosse, a chi masticava gomme… 
Era inverno, alle quattro iniziava a fare buio, ma alle cinque Beatrice era ancora in giro. Poi le venne in mente il biglietto:“da qui al museo, dieci minuti e sette secondi.( da fuori dal cancello)”. Beatrice andò a casa, prese un cronometro e dal museo percorse a piedi camminando diverse vie, fermandosi ogni volta a dieci minuti e sette secondi. Non si fermava mai in un punto con un cancello, si fermava o vicino a un semaforo, o in una curva, in un piccolo parcheggio… erano quasi le otto, faceva molto freddo, provò un'altra via. Dieci e cinque, dieci e sei, dieci e sette. Fermò il cronometro: era davanti a un cancello di un condominio.
Due giorni dopo, era stato fatto un interrogatorio a tutti gli abitanti del condominio di via Dei Rossi. 
C'erano quattro appartamenti: nel primo abitava una giovane coppia; la donna era incinta. Nel secondo abitavano due signori di circa novant'anni, nel terzo due sorelle gemelle di venticinque anni e nel quarto un ragazzone che viveva da solo. Si dimostrarono tutti molto gentili e disponibili. Provarono tutti a riscrivere il biglietto su un foglio di carta; magari così si poteva riconoscere la calligrafia del biglietto. Quella dell’anziana signora ci assomigliava, ma non poteva essere concretamente lei. Beatrice ispezionò tutte le case. Il ragazzo sembrava molto teso, sosteneva di non trovare le chiavi di casa. Poi le trovò, invece. Beatrice entrò, perquisì la casa da cima a fondo, interrogò l’uomo di nuovo; lui si chiamava Joe Robin. Non aveva nulla da nascondere ed era un uomo perbene. Beatrice era convinta che le fosse sfuggito qualcosa, ma cosa? Aveva interrogato tutti e ispezionato le case. Cos'altro poteva fare? Ma certo! Avrebbe sorvegliato il condominio durante la notte! Oltre a quella principale, non c’erano altre porte, perciò avrebbe sorpreso il ladro. Montò una tenda con il consenso delle forze dell’ordine in strada, davanti al condominio. Passò una settimana in bianco. Tornò a casa e dopo una bella dormita suo marito le chiese “Problemi con il ladro? Nostra figlia Gemma è preoccupata per te.” Beatrice sospirò “Lo so è che devo trovare quel ladro, capisci?” “Se ti può essere utile: non tutti gli indizi sono sempre utili, alcuni sono lì per confondere.” “Credo che il guanto e il gessetto non c’entrino nulla.” Ragionò Beatrice “Coraggio, pensa.” Beatrice chiuse gli occhi e pensò a lungo. “Certo!” esclamò “Ho capito! Grazie mille! Sarà la mia ultima notte fuori.”
A mezzanotte una figura con il cappuccio in testa uscì dal condominio, correndo. Beatrice accese la torcia e lo seguì. “Fermo!” gridò. Erano vicini alla stazione dei treni, il malvivente aveva il quadro sottobraccio. Svegliati dalle grida dell’investigatrice, molte persone erano scese in strada a darle una mano, il postino corse davanti a tutti, saltò e prese l’uomo, che venne arrestato. Joe Robin, trentaquattro anni, nativo americano, voleva rivendere il quadro, ma era stato fermato una volta per tutte.

Serena Perissinotto IIAL

Giallo: ...di tutto per soldi



Era il 27 febbraio 2015 e quel giorno ci sarebbe stata una mostra d’arte. Il direttore del museo era andato a controllare che tutto fosse apposto mezz'ora prima, quando ancora nessuno era lì. Qualche minuto dopo sarebbe arrivata anche la segretaria per aiutarlo a sistemare le ultime cose. Appena arrivata indossava un cappotto lungo nero e dei guanti rosa. Tolse il cappotto, lo mise sull'attaccapanni e mise i guanti rosa in tasca quasi come se non volesse che qualcuno li vedesse e poi andò dal direttore che la aspettava in ufficio.
Arrivò l’ora dell’inizio della mostra (alle sette in punto della sera). Era già buio fuori, senza le luci accese non si sarebbe visto nulla. Stranamente le persone venute per visitare il museo erano poche, circa una decina. C’era una famiglia composta da cinque persone, una giovane ragazza che frequentava spesso il museo, due fratelli e una coppia di innamorati. Iniziarono il giro del museo con la segretaria che esponeva loro i quadri e il loro valore, ma ogni due minuti la giovane ragazza che frequentava spesso il museo la interrompeva per aggiungere qualcosa che lei non aveva detto. La segretaria (stranamente non ancora interrotta) stava finendo di “raccontare” il penultimo quadro, ma quasi nessuno la stava ascoltando… forse perché erano tutti ansiosi di arrivare all'ultimo, il più bello e costoso, “Notte stellata” di Van Gogh. Le persone stavano per dirigersi a vedere il quadro, quando saltò la luce per qualche minuto. Appena tornò la luce il quadro “Notte stellata” non c’era più. Le uniche persone presenti al museo erano ancora lì, tranne il direttore che era in ufficio, che, tornata la luce, andò a controllare che fosse tutto apposto e chiamò la polizia per il quadro. Appena arrivata, la polizia notò un particolare che poteva sembrare sospetto. Sotto la parete a cui era appeso il quadro c’era un biglietto con una rosa sopra, c’era scritto: “Una rosa rossa per un quadro blu”, la scrittura era quasi illeggibile, ma sicuramente il ladro l’aveva fatto per non farsi scoprire. Guardando attentamente i sospettati uno dei due fratelli disse: “Io sono Scarret, sono appassionato dei libri gialli e vi potrei aiutare a risolvere il caso, ad esempio, vedo che Edward, mio fratello ha un petalo di rosa sulla scarpa. Edward cercò di giustificarsi dicendo che poteva succedere a chiunque di loro, il ladro stava cercando di incastrarlo! Non c’erano impronte digitali, il ladro aveva sicuramente usato dei guanti. Scarret si guardò silenziosamente intorno, lì non c’era niente, allora provò ad andare a vedere all'entrata, magari lì era caduto un guanto proprio sotto il cappotto. Andando a vedere, notò che c’era un guanto rosa sopra la scrivania della segretaria del direttore. La segretaria disse che non sapeva come fosse finito lì quel guanto, lei l’aveva lasciato nel cappotto appena arrivata. "Stanno cercando di incastrarmi!" disse. La polizia non sapeva chi fosse il colpevole, sembravano tutti coinvolti a parte la coppia e la famiglia che lasciarono andare. La giovane ragazza preferirono trattenerla ancora. Non si sapeva chi fosse stato, quindi, in attesa di altri indizi, vietarono alle persone rimaste (i due fratelli, la segretaria, il direttore e la giovane ragazza) di lasciare la città. Dopo averglielo comunicato li lasciarono andare. Passarono giorni ma ancora nessun indizio era stato trovato. Dopo una settimana Scarret chiamò la polizia per dichiarare che Edward era scomparso ormai da un giorno e non rispondeva al telefono. Un mese dopo fu trovato in Francia che cercava di rivendere il quadro ad un prezzo più alto di ciò che vale (non che valesse poco!). L’aveva fatto perché aveva parenti molto ricchi che volevano lasciare tutta l’eredità a suo fratello perché Edward non era mai stato molto affidabile… ma il suo punto forte era sempre stata la tecnologia, infatti è grazie al suo potenziale che è riuscito a programmare un blackout di pochi minuti al museo e a sapere che il guanto era della segretaria guardando i filmati di sicurezza.
Così Edward venne arrestato e il quadro fu riportato al museo.

Sofia Girardi IIAL

mercoledì 8 gennaio 2020

La storia di Lea e Denise


La storia di Denise inizia a Milano, dove si trasferiscono il padre Carlo Cosco e la madre Lea Garofalo.

Lea rimase incinta di Denise a diciassette anni.
Carlo aveva deciso di trasferirsi a Milano, per gestire un traffico di droga... 
Lea capisce che quello non era l'ambiente dove voleva far crescere sua figlia.
Prima che Carlo venisse arrestato Lea dichiarò al marito il desiderio di andarsene, lui diventò furioso e iniziò a insultarla e a picchiarla. Carlo decise che la moglie sarebbe dovuta morire. 
Lea diventò una testimone di giustizia: iniziò così la sua fuga con Denise, che allora aveva quattro anni.
Un giorno però Lea decide di fidarsi del padre di Denise, per chiedergli dei soldi per far studiare la figlia e garantirle così un buon futuro.
Lea e Carlo si incontrano.
Carlo fa uccidere Lea e fa sciogliere il suo cadavere nell'acido: il corpo venne trovato un anno dopo.
Denise testimoniò contro suo padre: lui venne condannato all'ergastolo.
La ragazza entrò in un programma di protezione.
Nel 2013 si svolsero i funerali di Lea a Milano, dove è sepolta.
Denise salutò la madre in diretta telefonica, dicendo: " Se è successo tutto questo [...] è stato per il mio bene e non smetterò mai di ringraziarti. Ciao Mamma"

Silvia Fantinello e Mohamed Mtira (IIIAL)

martedì 7 gennaio 2020

Franca Viola: "Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare"

nata ad Alcamo il 9 gennaio 1948

Franca ha sempre descritto il gesto eroico con il quale rifiutò di sposare l'uomo che l'aveva rapita come una vicenda normale, come una cosa che andava semplicemente fatta.
Lei è stata la prima donna italiana a rifiutare il cosiddetto "matrimonio riparatore", in un mondo nel quale era considerato un diritto dell'uomo rapire, violentare una donna e poi "riparare" sposandola.
Solo 50 anni fa in Italia le donne subivano soprusi come questo.

A quindici anni Franca si fidanzò con Filippo Melodia, nipote di un potente boss mafioso. Quando il ragazzo venne arrestato, lei lo lasciò.
Filippo, tornato in libertà, decise di rapirla e le usò violenza.
Franca denunciò lo stupratore e Filippo finì in carcere per violenza carnale.
Dopo quella sentenza le donne italiane cominciarono ad ottenere giustizia per questo tipo di reato.

Gioia Abigail Zia e Lodovico Vio (IIIAL)


Teresa Mattei: "La cosa più importante della nostra vita è scegliere da che parte stare"

Genova, 1 febbraio 1921 – Usigliano, 12 marzo 2013

Aveva poco più di vent'anni quando, durante la Seconda Guerra Mondiale, divenne una combattente partigiana, prima come staffetta poi come comandante di compagnia.
Il suo nome di battaglia era "Chicchi".
Il padre era avvocato e dirigente di un partito di opposizione al fascismo, la madre era una linguista e il fratello un docente di chimica, iscritto al Partito Comunista Italiano.
Teresa era stata educata all'antifascismo e al libero pensiero.
Il suo primo grande dolore fu la morte del fratello, ucciso dai Nazisti.
Dopo la guerra, nel 1946 Teresa fu chiamata a partecipare all'Assemblea Costituente, che doveva dare vita alla nascente Costituzione. Al tempo aveva 25 anni.
Ancora oggi Teresa viene riconosciuta come la madre dell'articolo 3 della Costituzione, che afferma l'uguaglianza tra gli uomini.
Fu lei a suggerire la mimosa come simbolo della festa delle donne.
Nel 1947 rimase incinta di un uomo già sposato, lui voleva farla abortire; lei rifiutò e si proclamò "rappresentante nelle istituzioni delle ragazze madri".
Teresa se ne andò dal PCI, per dissenso con la linea politica del partito, che lei riteneva succube del Partito Comunista Sovietico.

Irene Dal Tin e Manuel Roman (IIIAL)

venerdì 20 dicembre 2019

lunedì 16 dicembre 2019

Natale in piazza a La Salute di Livenza

Natale è alle porte e...


noi abbiamo iniziato a festeggiarlo ieri, partecipando ad Aspettando il Natale, la festa in piazza di La Salute di Livenza, organizzata dalle Associazioni Peter Pan, Macchia Verde e il Comitato Giovani, con il Patrocinio del Comune di San Stino di Livenza.



Gli alunni delle classi terze, per l'occasione, hanno preparato una lotteria, con dei premi molto speciali, il cui ricavato andrà a Venezia, recentemente colpita da una pesante acqua alta che ha causato ingenti danni alla città.




Inoltre Gioele, Chiara, Carolina, Aurora e Andreagiulia hanno intrattenuto i più piccoli con delle avventurose storie di elfi e di renne.


Che la magia del Natale sia con voi!

giovedì 12 dicembre 2019

Aspettando il Natale...



Domenica 15 Dicembre 2019 vi aspettiamo in piazza a La Salute di Livenza dalla mattina alle 10.30 per tutta la giornata!

Saremo presenti con una lotteria, i cui premi sono i nostri fantastici manufatti...
giocando con noi farete una donazione che sarà diretta al ripristino di quanto è stato danneggiato, a Venezia, dall'eccezionale alta marea del mese scorso.

Ci saranno tanti laboratori, cioccolata calda, panini e anche Babbo Natale!

Alle 14.30 ci sarà uno spettacolo di burattini.

Alle 15.00 in biblioteca vi racconteremo un po' di storie di Natale.

Alle 18.30 nella Sala del Teatro parrocchiale andrà in scena "Buon Natale brutte streghe", un bellissimo spettacolo teatrale per bambini.

Ci sarà da divertirsi, quindi non mancate!

sabato 7 dicembre 2019

"La pazza pazza corsa" di Jo Nesbø


Mancano cinque giorni a natale quando il ricchissimo proprietario dei Grandi Magazzini Tronz (e improvvisamente dei diritti del Natale) decreta che potrà festeggiare solo chi spenderà una cifra stratosferica in regali entro la vigilia, mentre un corpo di Polizia natalizia imprigionerà senza pietà i contravventori.
A un tratto, tutto sembra mettersi male... ma Bulle, Tina e il dottor Prottor non sono tipi che si scoraggiano e decidono di salvare la festa più bella dell'anno! 
Devono semplicemente farsi aiutare da un Babbo Natale un po' arrugginito nel lavoro, procurarsi una slitta, qualche aviorenna e organizzare le consegne in tutto il mondo: per fortuna hanno come quartier generale la cantina di Prottor, con un campionario di invenzioni strampalate che si riveleranno più che fondamentali...
Una nuova avventura scoppiettante, appassionante e spericolata. Una corsa adrenalinica e folle per chi non si arrende mai!

"Noi, ragazze senza paura" di Daniela Palumbo


Margherita Hack, Denise Garofalo, Franca Rame, Franca Viola, le maestre marchigiane, Ilaria Alpi, Alda Merini, Teresa Mattei... scienziate, giornaliste, maestre, rivoluzionarie: donne italiane molto diverse tra loro, ma tutte indipendenti, fuori dagli schemi, coraggiose.
Note, meno note o sconosciute, le ragazze che hanno ispirato le otto storie di questo libro un giorno hanno guardato in faccia le loro paure e hanno detto "no". A volte pagando un prezzo altissimo, a volte semplicemente scegliendo di vivere la propria vita così come desideravano.
Il loro gesto ha rotto con il passato, abbattuto muri, scardinato pregiudizi e, soprattutto, tracciato la strada per il più grande sogno di ogni ragazza a venire: la libertà.

martedì 3 dicembre 2019

Su "L'infinito" di Giacomo Leopardi



Si può chiudere l'infinito in una bottiglia, in una scatola, in un recinto? No, ma lo si può cantare e consegnare al futuro in quindici endecasillabi sciolti. Se il significato di questi ti è parso oscuro, proverò a parafrasarli.

"Mi è sempre stato caro questo colle solitario e questa siepe che impedisce allo sguardo gran parte dell'orizzonte. Quando mi siedo e resto a fissarla, riesco a immaginare degli spazi sconfinati, al di là di questa, e mi pare di sentire un silenzio assoluto, come mai ve ne sono stati in questo mondo popolato dagli uomini, e avverto una serenità così profonda da restarne turbato. Poi, il suono delle foglie carezzate dal vento mi riporta al presente. E mi viene da paragonare il silenzio che ho immaginato a questo suono. Penso all'idea di eternità, a tutte le epoche passate e dimenticate, e a questa in atto, ancora viva, e alla sua voce. Così il mio pensiero sprofonda in quest'immensità: ed è dolce naufragare in questo mare."

Nel 1819, a ventun'anni, Giacomo Leopardi compose L'infinito, la sua poesia più celebre e una tra le più belle mai scritte. Per raggiungere la siepe, Leopardi doveva solo attraversare il giardino di casa, tagliare per l'orto di un convento ed eccolo arrivato sulla sommità di un colle. Nei giorni privi di foschia, da lì riusciva a vedere il mare. I momenti che prediligeva, li aveva provati seduto di fronte a quella siepe, perso a immaginare.
Ognuno ha la sua siepe, un luogo nel quale stare solo e lasciare che l'immaginazione si muova liberamente nel tempo e nello spazio. Non sappiamo se quell'infinito esista realmente, eppure ci piace provare a immaginarlo. In questo preciso istante, mentre sei seduto e i tuoi occhi scorrono questi segni, la tua mente viaggia indietro di duecento anni e poi in avanti, forse, o chissà dove. Forse la tua "siepe" la stai stringendo tra le mani. Nello spazio finito della pagina di un libro, un luogo d'accesso al tuo splendido naufragio.

pensiero di Daniele Aristarco

mercoledì 20 novembre 2019

"Evoluzione. Riflessioni postume di un australopiteco" di Paolo Silingardi



Il libro Evoluzione. Riflessioni postume di un australopiteco di Paolo Silingardi, ha per protagonista proprio un australopiteco vissuto 4,2 milioni di anni fa.
L'opera ha un tono ironico, a volte sarcastico.
L’australopiteco inizia raccontando l’evoluzione del mondo dal Big Bang ai giorni nostri, passando dalla prime forme di vita ai giganteschi dinosauri, sterminati da un meteorite, alla nascita dei continenti.
A suo avviso la rovina del mondo è iniziata da quando l'uomo ha inventato l'agricoltura: prima sì che ci si godeva la vita, si mangiava, si dormiva, si socializzava, ci si riproduceva poi... si è dovuto iniziare a lavorare!
Da quando l’uomo divenne sapiens i guai si sono susseguiti ad alta velocità.
L’australopiteco dice che l’ homo sapiens aveva il cervello sei volte più sviluppato del suo, ma guardando quello che ha combinato non si direbbe… proprio con il sapiens è iniziato, infatti, quel processo di sfruttamento e mancanza di rispetto del pianeta che sta via via portando il mondo alla rovina!

Il libro è in realtà anche un monologo teatrale, che andrà in scena

Lunedì 2 dicembre 2019 dalle ore 20:30 alle 22:00
all’Auditorium Concordia
in Via Interna 2 a Pordenone
L’ingresso è libero con prenotazione (in Eventbrite) fino ad esaurimento posti.

Non perdetevi l’occasione di vedere questo fantastico spettacolo che unisce umorismo e riflessione!
Tommaso Bortoluzzo

giovedì 14 novembre 2019

lunedì 11 novembre 2019

"A mio fratello bianco" di Léopold Sédar Senghor, poeta senegalese


Caro fratello bianco, quando sono nato ero nero,
quando sono cresciuto ero nero,
quando sto al sole, sono nero.
Quando sono malato, sono nero,
quando io morirò sarò nero.
Mentre tu, uomo bianco, quando sei nato eri rosa,
quando sei cresciuto eri bianco,
quando vai al sole sei
rosso, quando hai freddo sei blu,
quando hai paura sei verde,
quando sei malato sei giallo,
quando morirai sarai grigio.
Allora, di noi due, chi è l'uomo di colore?

 Léopold Sédar Senghor

"Chissà come si divertivano!" di Isaac Asimov (1977)



Margie lo scrisse perfino nel suo diario, quella sera.  Sulla pagina che portava la data 17 maggio 2157, scrisse: “Oggi Tommy ha trovato un vero libro!”
Era un libro antichissimo. Il nonno di Margie aveva detto una volta che, quand'era bambino lui, suo nonno gli aveva detto che c’era stata un’epoca in cui tutte le storie e i racconti erano stampati su carta.
Si voltavano le pagine, che erano gialle e fruscianti, ed era buffissimo leggere parole che se ne stavano ferme invece di muoversi, com’era previsto che facessero: su uno schermo, è logico. E poi, quando si tornava alla pagina precedente, sopra c’erano le stesse parole che loro avevano già letto la prima volta.
- Mamma mia, che spreco – disse Tommy. – Quando uno è arrivato in fondo al libro, che cosa fa? Lo butta via, immagino. Il nostro schermo televisivo deve avere avuto un milione di libri, sopra, ed è ancora buono per chissà quanti altri. Chi si sognerebbe di buttarlo via?
- Lo stesso vale per il mio – disse Margie. 
Aveva undici anni, lei, e non aveva visto tanti telelibri quanti ne aveva visti Tommy. Lui di anni ne aveva tredici.
- Dove l’hai trovato? – gli domandò, - In casa. – Indicò senza guardare, perché era occupatissimo a leggere. 
– In solaio.
- Di cosa parla? - Di scuola.
- Di scuola? – Il tono di Margie era sprezzante. – Cosa c’è da scrivere, sulla scuola? Io, la scuola, la odio....


Se volete sapere come continua cercatelo in una delle antologie dell'autore:
La Terra è abbastanza grande
Il meglio di Asimov 
Le migliori opere di fantascienza 
Tutti i racconti 

martedì 5 novembre 2019

Che cos'è un lipogramma?

Un lipogramma, dal greco lèipo = lascio; e gramma = lettera, è costituito da un testo in cui non può essere usata una determinata lettera. In pratica, si prende un testo normale e lo si riscrive sostituendo ogni parola che contiene la lettera proibita con un suo sinonimo che non la contiene. 

Ai giorni nostri il caso più noto e affascinante di testo lipogrammatico è La disparition (1969) di Georges Perec che fra l’altro ha scritto anche una breve storia del lipogramma. La disparition (in italiano "La scomparsa") è un romanzo di 320 pagine con circa 78.000 parole, scritto senza mai usare la lettera «e», la più ricorrente in francese e la più cara allo scrittore i cui genitori (père, mère) morirono tragicamente, il padre ucciso in guerra nel 1940 e la madre deportata a Auschwitz.


La trama
Il protagonista del romanzo, Anton Vokal, sogna di una scomparsa. A cosa si riferisce il suo sogno? Forse a un misterioso volume sparito dalla biblioteca senza lasciare traccia. O forse alla sua stessa scomparsa sulla quale indagherà l’investigatore Dupin, già protagonista della Lettera rubata di E. A. Poe. o, ancora, si riferisce alla scomparsa della lettera “e”, che nel romanzo non viene scritta nemmeno una volta. Oppure si riferisce alla moltitudine scomparsa, uccisa, sterminata dalla follia nazi-fascista durante la prima metà del secolo scorso. Può darsi che il titolo che Perec ha deciso di dare a questo appassionante giallo si riferisca a tutte le scomparse di cui l’autore ci parla attraverso un ricercato gioco letterario.

domenica 3 novembre 2019

Jacob Lawrence (1917-2000): The Migration of the Negro


Lawrence è un punto di riferimento per tutta l’arte contemporanea che affronta temi sociali ed, in particolare, all'interno dell’ambiente afroamericano. Attraverso la sua carriera di artista, letterato ed insegnante ha trasmesso l’esperienza di molti afroamericani che, come lui stesso, hanno vissuto il dopo guerra e la Grande depressione tra le migrazioni dal sud agricolo al nord industrializzato del paese. I suoi quadri trasmettono la vivacità del quartiere di Harlem di New York in cui Lawrence ha trovato dei soggetti perfetti per restituire nei suoi dipinti la realtà del tempo.



The Migration of the Negro è la serie che racconta l’esodo dalle campagne meridionali di molti afroamericani che si diressero verso il nord del paese che si stava impegnando nel processo di industrializzazione, destinato ad avere grande successo (tanto che portò gli USA ad essere il primo paese per grandezza economica nel XX secolo).
La serie (60 pannelli) è stata realizzata tra il 1940 e il 1941.

Celebrazioni: il Fronte Italiano (1915-1918)


- Cronologia-

1915
26 APRILE
L’Italia aderisce al patto di Londra con l’Intesa.
3 MAGGIO
L’Italia denuncia la Triplice Alleanza.
23 MAGGIO
L’Italia presenta la dichiarazione di guerra all’Austria-Ungheria.
24 MAGGIO
L’Italia comincia le ostilità con l’Austria-Ungheria. Prima veloce avanzata fino al confine militare austriaco.
23 GIUGNO – 7 LUGLIO
Prima battaglia dell’Isonzo, senza risultati rilevanti.
18 LUGLIO - 4 AGOSTO
Seconda battaglia dell’Isonzo, senza risultati rilevanti.
18 OTTOBRE - 4 NOVEMBRE
Terza battaglia dell’Isonzo, con lo scopo di aiutare i serbi. L’offensiva italiana viene respinta.
10 NOVEMBRE – 2 DICEMBRE
Quarta battaglia dell’Isonzo, con scarsi risultati.



1916
11 – 19 MARZO
Quinta battaglia dell’Isonzo, decisa dai francesi per distogliere truppe tedesche dal fronte di Verdun. L’offensiva italiana viene respinta.
15 – 24 MAGGIO
L’esercito austriaco al comando del maresciallo Franz Conrad, scatena un’offensiva nel Trentino.
29 MAGGIO
Gli austriaci occupano Asiago.
4 – 10 GIUGNO
Battaglia sull'altopiano di Asiago.
12 – 16 GIUGNO
L’estremo tentativo austriaco contro il Novegno e il Lemerle fallisce.
16 GIUGNO – 24 LUGLIO
Controffensiva italiana che ottiene risultati parziali.
6 AGOSTO – 16 SETTEMBRE
Sesta battaglia dell’Isonzo. Avanzata italiana e conquista di Gorizia (9 AGOSTO).
27 AGOSTO
L’Italia dichiara guerra alla Germania.
14 – 16 SETTEMBRE
Settima battaglia dell’Isonzo. Offensiva italiana respinta.
10 – 12 OTTOBRE
Ottava battaglia dell’Isonzo. Offensiva italiana respinta.
1 – 4 NOVEMBRE
Nona battaglia dell’Isonzo. Limitati successi italiani.


1917
12 – 28 MAGGIO
Decima battaglia dell’Isonzo. Limitati successi italiani.
4 GIUGNO
Controffensiva austriaca sul Carso, che vanifica in gran parte le recenti conquiste italiane.
10-25 GIUGNO
Offensiva della VI armata italiana sull'altopiano di Asiago (battaglia dell’Ortigara), risoltasi con un sanguinoso fallimento.
17 AGOSTO – 15 SETTEMBRE
Undicesima battaglia dell’Isonzo. Limitati successi tattici italiani (Conquista dell’altopiano della Bainsizza e del Monte Santo).
4 SETTEMBRE
Attacco austriaco sul Carso.
24 OTTOBRE
I tedeschi e gli austriaci rompono il fronte italiano davanti a Tolmino e a Plezzo. Gli italiani devono ripiegare dietro il Tagliamento e quindi dietro il Piave.
8 NOVEMBRE
Armando Diaz sostituisce Luigi Cadorna come capo di stato maggiore del Regio Esercito.
10-26 NOVEMBRE
Battaglia d’arresto italiana sull'altopiano di Asiago, sul Grappa e sul Piave.


1918
15-23 GIUGNO
Offensiva austriaca da Asiago alle foci del Piave; respinta dalle truppe italiane.
24 OTTOBRE – 3 NOVEMBRE
Offensiva che si conclude con la vittoria di Vittorio Veneto e l’armistizio di Villa Giusti.



da "Maledetti Balcani" - Paolo Rumiz racconta la Grande Guerra

contributo fotografico da  #SPUNTIDISTORIA della Prof.ssa Lucia Tracanzan (novembre 2018), approfondimento sulla Prima Guerra Mondiale nel nostro territorio

venerdì 1 novembre 2019

I mostri della festa...



I ragazzi della Fogazzaro sono dei "mostri" a far festa!
Lo hanno dimostrato ieri nel contesto di "la biblioteca stregata", festa di Halloween organizzata dalle Associazioni Peter Pan, Macchia Verde e UpArte con il patrocinio del Comune di San Stino di Livenza,
Tutti gli alunni hanno collaborato all'allestimento della sala, con le loro opere d'arte, ispirate ad Halloween  e magistralmente guidati dalla Professoressa di Arte e Immagine, Susanna Penso.



Inoltre Chiara, Elena, Mattia, Greta, Emilia, Andreagiulia, Aurora e Carolina hanno divertito i più piccolini leggendo in modo molto spassoso "Il mostro peloso" di Henriette Bichonnier, "La strega Rossella" di Julia Donaldson e “Ti mangio!” di John Fardell.



Adesso non resta altro da fare che preparare la prossima festa!



Ci vediamo a Natale!

giovedì 31 ottobre 2019

Per Halloween vi presentiamo il nostro primo "librone" illustrato

leggete anche le immagini...

Londra

Una notte, un losco figuro di nome Edward Hyde aggredisce una bambina e poi scappa via.

L'avvocato Utterson ricorda di aver già sentito parlare di questo uomo: è il beneficiario del testamento del suo grande amico, il Dottor Jekyll.


Utterson chiede spiegazioni a Jekyll: teme che Hyde lo stia ricattando. Il dottore lo rassicura... non c'è niente di cui temere.


L'arma del delitto è un bastone da passeggio che Utterson ha regalato all'amico Jekyll.
Il bastone si è spezzato a causa della violenza con cui è stato scagliato contro il cranio di Carew: metà è sulla scena del crimine e metà è a casa di Hyde.

Jekyll viene informato immediatamente dell'accaduto... dice di avere la lettera di Mr Hyde, nella quale confessa l'assassinio.

Dal confronto della calligrafia di Hyde e Jekyll, si nota che i due hanno una calligrafia MOLTO simile.

Se volete scoprire quale mistero si cela dietro il cattivissimo Hyde... LEGGETE IL LIBRO!

IAL

sabato 26 ottobre 2019

Robert Henry Lawrence Jr. (1935-1967): il primo aspirante astronauta afroamericano

Robert Henry Lawrence Jr. morì mentre istruiva un tirocinante alla tecnica di planata in discesa ripida.
L'8 dicembre 1967, fu espulso dal sedile posteriore orizzontalmente e morì nell'impatto.  
Sono passati 11 anni prima che un altro afroamericano venisse scelto per sottoporsi all'apprendistato per astronauti.

Dopo la morte del marito, pare che la signora Lawrence ricevette molte lettere cariche di odio, che dicevano cose del tipo "sono contento che sia morto, perché ora non ci saranno bestie sulla luna".

L'artista delle Bahamas, Tavares Strachan gli ha reso omaggio con due opere presenti alla Biennale Arte di quest'anno ed è riuscito a realizzare il sogno di Robert Henry Lawrence Jr. di andare nello spazio...
se volete sapere come cliccate  sopra l'immagine della sua opera realizzata con il neon!

Tavares Strachan  "Robert Henry Lawrence Jr."
IIIAL

venerdì 25 ottobre 2019

Cambiamo strada!


10 azioni senza senso che ci "capita" di compiere e che dovremmo evitare
-buttare cartacce per terra, in mare o nel fiume
-sprecare cibo, carta, acqua
-mangiare frutta esotica e/o non di stagione
-stare in chat con gli amici che abitano nel nostro stesso paese
-farci portare in macchina in posti vicini
-buttare l'immondizia senza fare la raccolta differenziata 
-stare chiusi in casa, tutto il giorno, per giocare on line
-accendere la luce durante il giorno
-comprare bottigliette e altre cose con tanti imballaggi di plastica
-comprare cose che non ci servono

IIIAL

giovedì 24 ottobre 2019

Biennale: May you Live in Interesting Times? No!

Ieri, 23 ottobre, noi ragazzi delle classi terze della Fogazzaro siamo andati alla Biennale Arte di Venezia. 
Abbiamo visitato entrambe le sedi espositive: l'Arsenale e i Giardini.
Molte opere hanno come tema la crisi climatica.

All'Arsenale
Trojan (2016-2017), di Yin Xiuzhen, rappresenta una ragazza su un sedile di un aereo in posizione di sicurezza, perché l'aereo sta per precipitare. L'opera è stata realizzata con un telaio metallico e vestiti usati, ed è così grande che ci si può entrare (esattamente come nel cavallo di Troia). Ovviamente l'opera sta ad indicare che noi siamo i passeggeri dell'aereo che sta precipitando, perché non siamo in grado di prenderci cura del nostro pianeta.


Crochet Coral Reef delle australiane Christine e Margaret Wertheim è un incrocio tra scultura e modello botanico biologico, che denuncia la devastazione della barriera corallina.


Otong Nkanga, artista della Nigeria, evidenzia l'inquinamento dei fiumi, a causa del petrolio.



Data-verse 1, 2019 è un'opera di Ryoji Ikeda: una proiezione continua di dati che mostra i cambiamenti negativi della terra a una velocità supersonica.



Jimmie Durham dedica una serie di sculture ai grandi mammiferi che per sopravvivere alla catastrofe ambientale saranno costretti a mutare.



Ai Giardini
La prima opera che abbiamo visto, da lontano sembrava un albero di Natale... Da vicino faceva paura. C'è un intreccio di cavi, una costruzione che si sta demolendo, la terra è nera e ci sono conchiglie e teste artificiali sparse qua e là. 
L'opera è di Korakit Arunanondchai che rappresenta l'inquinamento nella sua terra la Thailandia.


Poi abbiamo visto Do real things happen in moment of rationality? di Nabuqi: una mucca che "gira" in un paesaggio che sembra reale e naturale, mentre in realtà è completamente artificiale.



Il titolo della Biennale è May you Live in Interesting Times, ma forse al posto di interesting si dovrebbe usare l'aggettivo stupid...visto che è proprio la stupidità dell'uomo che ha creato l'allerta ecologica che stiamo vivendo!

Gioia  Abigail Zia